giordano stefani
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lunedì 8 giugno 2015
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tra ryan e scarface, un film solido
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Sembra quasi uno spin off di Salvate il soldato Ryan, questo Fury: è pervaso infatti dallo stesso patriottismo americano e dalla stessa crudità nel rappresentare la guerra con le sue orribili atrocità (si calca molto sui particolari di mutilazioni e smembramenti, senza lasciare molto alla fantasia dello spettatore).
un Brad Pitt come sempre molto credibile nel ruolo dell'eroe (antieroe?) sofferente e tormentato vive, in simbiosi con la sua squadra, la stretta finale al nazismo da dentro un carro armato Sherman ed avanza conquistando paese per paese una Germania martoriata ma ancora non arresa a quello che sarebbe stato il suo destino.
Magari la pretesa di realismo conquistata con alcune scene viene meno in altre, (vedere per credere l'assedio finale che ricorda molto gli ultimi minuti di Scarface ed i molti errori tattici), ma sicuramente rimaniamo di fronte a un film solido e convincente che si piazza tra i migliori, o perlomeno tra i più "di impatto" del filone "seconda guerra mondiale", che sembra non andare mai fuori moda ma anzi rimane uno dei più battuti.
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greyhound
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domenica 7 giugno 2015
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non voltare le spalle
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Parlando di Fury non si può dire altro se non che ci si trovi di fronte ad un film di guerra solido, senza fronzoli e poco dedito alla spettacolarizzazione tipica di molti prodotti hollywoodiani. Probabilmente un esempio di cinema non completamente incasellabile nella cinematografia degli anni 2000.
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Parlando di Fury non si può dire altro se non che ci si trovi di fronte ad un film di guerra solido, senza fronzoli e poco dedito alla spettacolarizzazione tipica di molti prodotti hollywoodiani. Probabilmente un esempio di cinema non completamente incasellabile nella cinematografia degli anni 2000.
La storia ruota attorno a cinque persone, quattro veterani del teatro europeo e una recluta inviata al fronte causa mancanza di uomini, che nelle ultime settimane di guerra si trovano ad affrontare un esercito tedesco in ginocchio ma non ancora pronto ad arrendersi. Addentratisi nel territorio nazista si troveranno di fronte e compiranno anche brutalità che difficilmente paiono comprensibili agli occhi di una persona (europea in particolare) di oggi, che la guerra l’ha solamente assaporata attraverso le immagini televisive. Ma probabilmente il reale protagonista, quello occulto, è l’M40 Sherman, il carro armato che protegge i 5 uomini e verso cui gli stessi provano un profondo affetto. Un guscio di lamiera che li protegge dall’orrore esterno. Basta citare a conferma di ciò la frase di Pitt che dichiara in una delle sequenze finali: “Non lo lascio, perché questa è la mia casa”, e anche il fatto che ad esso sia stato assegnato un nome, proprio come si fa con una persona o un animale.
I personaggi sono ben delineati nella loro varietà, dall’ingenua recluta da svezzare per la sua e collettiva sopravvivenza sino al cannoniere, profondamente religioso ma al tempo stesso dispensatore di morte. Al centro di tutto si staglia la figura di Brad Pitt, lo Staff Sergeant Collier, che nonostante all’apparenza si dimostri un uomo cinico e duro (si veda la scena dell’iniziazione del nuovo compagno), in realtà dimostra un legame quasi paterno con i suoi sottoposti a cui cerca di garantire scampoli di leggerezza che permetta loro di mantenere un qualche grado di umanità. La sequenza con le due donne tedesche ne è esempio.
I minuti finali, infine, riassumono alla perfezione che cosa rappresenti essere una squadra. Un gruppo di persone che nonostante si trovi di fronte ad una situazione al limite del sostenibile decide di non arretrare, credendo non tanto all’obiettivo più grande ovvero la protezione dei compagni rimasti nella città, quanto all’uomo che li guida. La scena più emozionante la si ritrova in quei minuti, quando i nostri protagonisti scherzano, bevono e fumano prima della tempesta che li investirà, con un sergente Collier che si dimostrerà anch’esso un uomo in grado di provare paure e conoscitore delle Sacre Scritture e uno Shia LaBeouf piangente di fronte alla visione della Morte. E insieme saranno in grado di dimostrare che forse uno scoglio non saprà fermare il mare, ma certamente essere in grado di proteggere chi ad esso si è affidato.
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facce da cinema
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domenica 7 giugno 2015
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la guerra secondo david ayer sul grande schermo
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L'arte della guerra - 'Fury' Riflessioni (no spoiler) Germania, Aprile 1945. Hitler tenta disperatamente di fermare le truppe russe che avanzano da est e quelle americane che dilagano a Ovest. Tutti gli uomini tedeschi, compresi donne e bambini sono chiamati alle armi. Il sergente Don Collier (#BradPitt), è il capo di un manipolo di soldati, a bordo di un carro armato, ribattezzato Fury, e ha il preciso compito di sfondare le linee nemiche. Il film in oggetto, è un tentativo di David Ayer di affrontare la guerra nella sua essenza di dinamicità e terrore fisico ed emotivo.
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L'arte della guerra - 'Fury' Riflessioni (no spoiler) Germania, Aprile 1945. Hitler tenta disperatamente di fermare le truppe russe che avanzano da est e quelle americane che dilagano a Ovest. Tutti gli uomini tedeschi, compresi donne e bambini sono chiamati alle armi. Il sergente Don Collier (#BradPitt), è il capo di un manipolo di soldati, a bordo di un carro armato, ribattezzato Fury, e ha il preciso compito di sfondare le linee nemiche. Il film in oggetto, è un tentativo di David Ayer di affrontare la guerra nella sua essenza di dinamicità e terrore fisico ed emotivo. Per i primi tratti ci viene crudamente proposto il contrasto fra i soldati inermi dinanzi l'ammasso di compagni morti dopo le varie battaglie, e quella di un giovane dattilografo, sbattuto sul fronte a combattere, che ravvisa tutto con estremo stupore e disfacimento. Il rischio di incorrere nelle cosiddette "americanate" è considerevole. Le banalità dei dialoghi o delle reazioni "tipo" dei personaggi potrebbero essere giustificate se il tema fosse incentrato quasi esclusivamente sulle battaglie e sul modo di fare guerra. La pellicola invece si propone di lasciare il segno, dando luce agli stati d'animo e ai sentimenti dei personaggi, riuscendoci solo in parte. Esporsi su un tema tanto inflazionato ma al contempo tanto difficile come quello sulla guerra, porta facilmente a deludere le aspettative degli amanti del genere; Brad Pitt ci fornisce una visione matura e completa del personaggio, ma probabilmente non ci dà nulla per poterci immedesimare in esso e coinvolgerci emotivamente. D'altronde per questo genere di film, la vera forza del regista dovrebbe essere quella di far penetrare lo spettatore nelle rovinose tragedie che vivono i poveri soldati quotidianamente. Promuovere quest'opera come un capolavoro sarebbe un insulto per colossal come 'Salvate il soldato Ryan', ma nonostante tutto ci teniamo a precisare che nel complesso la pellicola è di buon livello e che può comunque presentare ampi spunti di riflessione. Delusi, ma non troppo!
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j kudo
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domenica 7 giugno 2015
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uno sguardo sulla guerra da un'altra prospettiva
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Fury è un bel film , nel suo genere direi ottimo anche se non un capolavoro . Le sequenze sono molto realistiche e alcune parti del film mi hanno coinvolto molto . I personaggi sono costruiti molto bene e gli interpreti sono ottimi ( bel lavoro Brad) . Un film sulla guerra non banale , fatto di battute semplici ma significative .
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jaylee
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domenica 7 giugno 2015
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la guerra non finisce mai. punto.
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“La Guerra non finisce mai tranquillamente” è il payoff di questo film di David Ayer e, senza voler anticipare niente, in qualche modo racchiude tutta la storia dell’equipaggio del tank “Fury” che avanza nella Germania ormai alla fine della Resistenza, ma non per questo meno pericolosa. I nemici sono le SS, ma anche una Wehrmacht ormai ridotta ad arruolare donne e bambini.
L’equipaggio è composto dal sergente Collier e i suoi 4 soldati, un fanatico religioso, un immigrato messicano, un bifolco della Georgiae un dattilografo sbattuto in prima linea, essendo ormai anche l’esercito USA allo stremo (come si lascia sfuggire qualcuno all’inzio guardando un campo militare “difficile credere che stiamo vincendo”).
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“La Guerra non finisce mai tranquillamente” è il payoff di questo film di David Ayer e, senza voler anticipare niente, in qualche modo racchiude tutta la storia dell’equipaggio del tank “Fury” che avanza nella Germania ormai alla fine della Resistenza, ma non per questo meno pericolosa. I nemici sono le SS, ma anche una Wehrmacht ormai ridotta ad arruolare donne e bambini.
L’equipaggio è composto dal sergente Collier e i suoi 4 soldati, un fanatico religioso, un immigrato messicano, un bifolco della Georgiae un dattilografo sbattuto in prima linea, essendo ormai anche l’esercito USA allo stremo (come si lascia sfuggire qualcuno all’inzio guardando un campo militare “difficile credere che stiamo vincendo”).
Fury, da un punto di vista dello sviluppo, appare un film di guerra nella tradizione più classica del cinema USA che va dalla metà degli anni ’80 in poi, quello non platinato alla John Wayne per intendersi, ma quello fangoso, lurido e sporco (in ogni senso), che deve più le sue radici al filone del Vietnam (Platoon, Apocalypse Now, Full Metal Jacket), una guerra subito ripudiata, piuttosto che alla Seconda Guerra Mondiale, che ha sempre goduto di uno status di “guerra giusta nonostante tutto” (ed in effetti, se l’Oscurità del Nazi-Fascismo fu sconfitta, fu principalmente, anche se non esclusivamente, merito degli USA).
L’originalità del film, risiede nella famiglia che si forma all’interno del Fury, vera e propria casa su cingoli, con tutte le dinamiche tipiche del patriarca che guida, educa, premia, punisce e viene sfidato dal resto del team, dove addirittura si può ritrovare la figura della madre (Il soldato “Bibbia”, che lo affianca e si distacca dagli altri per molti versi) e i figli, quello ribelle e scapestrato , quello docile ed inquadrato, e quello giovane ed inesperto. Più che le scene di combattimento, alcune delle quali davvero spettacolari e mozzafiato, come la sfida tra i 3 Sherman USA e il Tiger Nazista, o l’avanzamento nel primo paese o lo scontro finale col plotone SS, Fury trova però i suoi punti più alti in momenti più intimi: Collier che si apparta un secondo dal resto del team per mettersi la testa nelle mani dalla disperazione in ginocchio, la cena a base di uova con le ragazze tedesche, o l’attesa dell’ultimo scontro all’interno del tank.
Pur privo della poetica di altri film di guerra (ci viene in mente La Sottile Linea Rossa, di molto superiore a questo, ma anche Salvate il Sodato Ryan e Flags of our Fathers, qui decisamente più in linea come modello di rappresentazione), Fury è un buon film, nobilitato da una fotografia ottima (splendida l’inquadratura finale del Fury, una specie di masso che divide le acque di un fiume fatto di fango, persone e cadaveri), musiche molto azzeccate e interpretazioni molto valide, Brad Pitt in testa.
Il Finale è emblematico e ci riprorta al payoff: Collier sceglierà comunque il combattimento, anche in una situazione disperata, non per difendere la posizione, ma in realtà in assenza di una reale alternativa alla Vita di Guerra, che ormai ha scavato dentro di lui un abisso, nobile e terribile allo stesso tempo, e senza speranza. Come disse un altro famoso film di guerra: “la prima vittima è l’innocenza”… anche se il culmine del combattimento, l’ultimo incontro di Norman con un soldato SS, sarà decisamente sorprendente: la guerra ci fa credere di essere diversi, e ci fa dimenticare che l’unica cosa che conta quando sei giovane è vivere, ed essere vivo.(www.versionekowalski.it)
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thief
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domenica 7 giugno 2015
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gli ideali sono pacifici, la storia è violenta
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Fury, una storia ( non ho trovato la storicità di questa ) che racconta il lato più oscuro delle guerra, nella quale non era rimasto più alcun residuo di umanità tra americani e nazisti in Germania. Dove viene a crearsi una situazione di violenza esasperata, che David Ayer mette in scena usando il carrarmato come testa d'ariete per sfondare i dubbi di chiunque pensi che la guerra, specilmente la fine, non sia stata di una disumanità assurda. I nemici vengono uccisi tutti, se possibile, e giustiziati al momento, anche solo per spiegare che cosa è la guerra a un ragazzino esitante. L'azione distruttiva ma organizzata diventa, in questo caso, un progetto di cinema e una lettura storica, che bene o male ricorda quella dei Novanta, riassumibile nel vecchio detto: era un lavoro sporco, ma qualcuno doveva pur farlo.
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Fury, una storia ( non ho trovato la storicità di questa ) che racconta il lato più oscuro delle guerra, nella quale non era rimasto più alcun residuo di umanità tra americani e nazisti in Germania. Dove viene a crearsi una situazione di violenza esasperata, che David Ayer mette in scena usando il carrarmato come testa d'ariete per sfondare i dubbi di chiunque pensi che la guerra, specilmente la fine, non sia stata di una disumanità assurda. I nemici vengono uccisi tutti, se possibile, e giustiziati al momento, anche solo per spiegare che cosa è la guerra a un ragazzino esitante. L'azione distruttiva ma organizzata diventa, in questo caso, un progetto di cinema e una lettura storica, che bene o male ricorda quella dei Novanta, riassumibile nel vecchio detto: era un lavoro sporco, ma qualcuno doveva pur farlo. Non tocca ai critici, forse, dire se va bene così e se le cose fossero un po' più complicate di come ce le racconta Ayer. Però posso dire che il film è carico di una violenza sfrontata come se volesse ricordarci come è stata veramente la guerra, lasciando da parte i libri di storia, dove vengono raccontati solo le cause e le conseguenze, ma delle storie simili a fury non vi è traccia. Sono passati anni dalla fine della seconda guerra però ancora oggi mi chiedo cosa abbia spinto cosi tanta gente a combattere con tanta forza anche quando ormai la sorte delconflitto era già stata decisa. Come si poteva reclutare i bambini ( questo fatto spesso tralasciato dai libri di scuola) ed impiccare chi non lo permetteva? Arrendersi era cosi orribile o forse era meglio uccidere con le ultime forze o suicidarsi. Non so, non è facile descrivere un periodo cosi orribile della storia. Però Ayer, comunque, ha messo in piedi un film forte e dignitoso, lasciando anche spazio, nella paradossale conclusione, a un gesto di carità imprevista.
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no_data
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sabato 6 giugno 2015
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accozzaglia di frasi che vorrebbero essere epiche
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Manca john waine ma brad pitt lo sostituisce bene. Super valutato film dove le parti migliori e potenti sono le scene di guerra. Poi film pieno di luoghi comuni del genere, contraddittoriamente militarista, con il vigliacco che diventa eroe, con l'eroe che si immola, senza sapere bene il perché, con i tedeschi tutti cattivi tranne qualcuno raro, con ragazze belle e innamorate e gli occhi azzurri che muoiono, con disprezzo della vita improbabile in una prospettiva occidentale, a meno che non si ammetta, tra citazioni bibliche varie, con peccatori che alla fine si scoprono biblisti, che anche gli americani a modo loro non sono dei fondamentalisti islamici. Cui piace pensare, come Bonvi ironicamente metteva in bocca ai tedeschi nelle sue vignette, "che bello morire in un campo di grano con il sole che ti bacia sulla fronte".
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Manca john waine ma brad pitt lo sostituisce bene. Super valutato film dove le parti migliori e potenti sono le scene di guerra. Poi film pieno di luoghi comuni del genere, contraddittoriamente militarista, con il vigliacco che diventa eroe, con l'eroe che si immola, senza sapere bene il perché, con i tedeschi tutti cattivi tranne qualcuno raro, con ragazze belle e innamorate e gli occhi azzurri che muoiono, con disprezzo della vita improbabile in una prospettiva occidentale, a meno che non si ammetta, tra citazioni bibliche varie, con peccatori che alla fine si scoprono biblisti, che anche gli americani a modo loro non sono dei fondamentalisti islamici. Cui piace pensare, come Bonvi ironicamente metteva in bocca ai tedeschi nelle sue vignette, "che bello morire in un campo di grano con il sole che ti bacia sulla fronte". Qui di ironia però non c'è. Fare il carrista è il più bel mestiere del mondo. E poichè mi domando spesso "ma perchè qs film in questo tempo? È la risposta ne è una chiave di interpretazione, Anche qui mi domando preoccupato il perchè di questo film in questo tempo?
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alex2044
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sabato 6 giugno 2015
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non sempre gli ideali sono positivi
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Un film sulla seconda guerra mondiale fatto in modo molto professionale . Gli attori sono tutti bravi , con una menzione particolare per Brad Pitt ed un'apertura importante per Logan Lerman ,un giovane attore veramente interessante . Le scene di guerra sono coinvolgenti . Con picchi positivi ,lo scontro finale ed il duello con il tigre e qualche caduta , il paese occupato un po' troppo di cartapesta ma sostanzialmente la ricostruzione storica è quella che gli appassionati del genere si aspettano . Il politicamente corretto è rispettato , i nostri non sempre sono buoni e le popolazioni civili sono le vere vittime insomma la guerra è uno schifo . Qualche volta, come in questo caso , obbligatoria ma rimane uno schifo .
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Un film sulla seconda guerra mondiale fatto in modo molto professionale . Gli attori sono tutti bravi , con una menzione particolare per Brad Pitt ed un'apertura importante per Logan Lerman ,un giovane attore veramente interessante . Le scene di guerra sono coinvolgenti . Con picchi positivi ,lo scontro finale ed il duello con il tigre e qualche caduta , il paese occupato un po' troppo di cartapesta ma sostanzialmente la ricostruzione storica è quella che gli appassionati del genere si aspettano . Il politicamente corretto è rispettato , i nostri non sempre sono buoni e le popolazioni civili sono le vere vittime insomma la guerra è uno schifo . Qualche volta, come in questo caso , obbligatoria ma rimane uno schifo . Per il resto ottima regia e due ore e passa con una buona tensione e pochi momenti di noia . Piccola precisazione : gli ideali non sempre sono positivi e la II guerra mondiale ne è la dimostrazione più evidente : i nazisti avevano degli ideali ma, se sono quelli che loro propagandavano , è meglio non averne .
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tarantasio
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sabato 6 giugno 2015
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indiani e cow boy
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Molto bravo Brad Pitt ottimamente calato nella parte assegnatagli, belle le ricostruzioni, la fotografia, le scene, gli allestimenti, bravo il regista, coinvolgenti le atmosfere, assurda la storia e la sceneggiatura da film western carica di elementi alla moda che devono piacere in questo preciso momento, a partire dalla pettinatura del nostro eroe di gran moda sulla costa californiana, all'introduzione del cecchino camaleontico, figura di recente riscoperta e di successo filmico e completamente fuori luogo nel contesto della battaglia, ai personaggi paranoici di ispirazione Tarantinica, tutti elementi inseriti, a mio parere, per fare cassetta e che finiscono per svilire un bel film.
Nella battaglia finale il carro armato diventa un inutile Fort Alamo e sinceramente speravo che i messicani ci mettessero meno tempo a sopraffare i nostri eroi in quanto l'assurda battaglia mi aveva sinceramente stancato.
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Molto bravo Brad Pitt ottimamente calato nella parte assegnatagli, belle le ricostruzioni, la fotografia, le scene, gli allestimenti, bravo il regista, coinvolgenti le atmosfere, assurda la storia e la sceneggiatura da film western carica di elementi alla moda che devono piacere in questo preciso momento, a partire dalla pettinatura del nostro eroe di gran moda sulla costa californiana, all'introduzione del cecchino camaleontico, figura di recente riscoperta e di successo filmico e completamente fuori luogo nel contesto della battaglia, ai personaggi paranoici di ispirazione Tarantinica, tutti elementi inseriti, a mio parere, per fare cassetta e che finiscono per svilire un bel film.
Nella battaglia finale il carro armato diventa un inutile Fort Alamo e sinceramente speravo che i messicani ci mettessero meno tempo a sopraffare i nostri eroi in quanto l'assurda battaglia mi aveva sinceramente stancato. Per rendere tutto più epico e spettacolare, il nostro attento e carismatico eroe, deve pure recuperare le munizioni che ha dimenticato fuori dal carro. Gli sparano addosso in 300 ( gli indiani gli tirano le frecce, i messicani le palle di cannone ) , la sua sagoma ( aggrappata alla diligenza circondata ) si staglia per momenti infiniti sul fondale rosso delle fiamme, ma l'inquadrata soldataglia nazista, addestrata solo a marciare ed a compiere nefandezze, non sa sparare e deve ricorrere all'improbabile cecchino che per altro non lo colpisce neppure in modo definitivo consentendoci così di assistere all'eroica agonia. Sbruffonata americana.
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[+] un cecchino da rimandare a scuola!
(di bizantino73)
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dariotto
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venerdì 5 giugno 2015
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la guerra vista da un carro armato
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\bel film fatto realisticamente, e finalmente si fà vedere che la guerra e guerra ,nella quale non esistono buoni e puri ,ma che in fondo tutti sono con buoni sentimenti ,a parte gli esaltati.ci è piaciuto non lo riguarderemmo solo per l angoscia e la tristezza che lascia questo bellissimo film,grandi i protagonisti pitt convincente . da vedere
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