linus7
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mercoledì 3 giugno 2015
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presentarlo come miglior film di guerra è troppo
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Siamo durante la seconda guerra mondiale, gli americani avanzano in Germania ma sono in netta difficoltà, le truppe tedesche hanno a disposizione degli armamenti e dei carri armati migliori, più moderni e forti. Il film racconta la storia dell'equipaggamento di un carro armato Americano (Fury) composto da 4 soldati uniti e affiatati ai quali viene aggiunta la presenza di un ragazzino che con la guerra è in forte disagio. La crudeltà della guerra, vivere in prima persona certe esperienze, cambieranno sensibilmente il ragazzo che, nonostante tutto, nei momenti di difficoltà non farà mancare il suo supporto e non nasconde la sua sensibilità, il coraggio, le paure.
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Siamo durante la seconda guerra mondiale, gli americani avanzano in Germania ma sono in netta difficoltà, le truppe tedesche hanno a disposizione degli armamenti e dei carri armati migliori, più moderni e forti. Il film racconta la storia dell'equipaggamento di un carro armato Americano (Fury) composto da 4 soldati uniti e affiatati ai quali viene aggiunta la presenza di un ragazzino che con la guerra è in forte disagio. La crudeltà della guerra, vivere in prima persona certe esperienze, cambieranno sensibilmente il ragazzo che, nonostante tutto, nei momenti di difficoltà non farà mancare il suo supporto e non nasconde la sua sensibilità, il coraggio, le paure...
Presentarlo come il miglior film di guerra degli ultimi 30anni è davvero troppo. Un film discreto,si lascia tranquillamente vedere nonostante duri circa 2 ore. Buona regia, buon cast. Troppo poco veritiero in alcune parti, le SS in ogni libro di storia sono descritte come una forza efficace e soprattutto LETALE.....
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biso 93
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martedì 26 maggio 2015
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sorpresa
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davvero non mi aspettavo grandi cose..ma visto che mi piacciono i war movie e visto che il cast era interessante...mi sono convinto a vedere Fury...diretto e sceneggiato da David Ayer sceneggiatore dell'ottimo Training day e regista del duro End of watch. Che dire...Fury e' un war movie ambientato nella seconda guerra mondiale...gli americani avanzano verso berlino..con i tedeschi ormai alle strette. Brad pitt, cosi come tutto il cast offre una notevole interpretazione...da notare laboef e bertnhal, mi sono davvero piaciuti in questo film. La regia e' valida..con scene di guerra davvero realistiche e ben girate..anche se qualche particolare a mio parere e' rivedibile. Il film comunque non mi trasmette l'idea di un pro americano.
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davvero non mi aspettavo grandi cose..ma visto che mi piacciono i war movie e visto che il cast era interessante...mi sono convinto a vedere Fury...diretto e sceneggiato da David Ayer sceneggiatore dell'ottimo Training day e regista del duro End of watch. Che dire...Fury e' un war movie ambientato nella seconda guerra mondiale...gli americani avanzano verso berlino..con i tedeschi ormai alle strette. Brad pitt, cosi come tutto il cast offre una notevole interpretazione...da notare laboef e bertnhal, mi sono davvero piaciuti in questo film. La regia e' valida..con scene di guerra davvero realistiche e ben girate..anche se qualche particolare a mio parere e' rivedibile. Il film comunque non mi trasmette l'idea di un pro americano...anzi il film punta sulla messa in scena realistica degli scontri e dello strazio provocato dalla guerra
..gli ideali sono pacifici..la storia e' violenta! Il finale e' alla trecento...un po spettacolarizzato e un po scontato..ma credo che in fondo ci stia. A mio parere un film superiore a tutti gli altri film di guerra negli ultimi 10 anni.
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napos
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mercoledì 13 maggio 2015
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ridicolo
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Film talmente cretino che imbarazza parlarne. Gli americani sono cinque, i tedesci oltre un centinaio; risultato: quasi tutti i tedeschi crepano e alcuni scappano, mentre gli americani resistono fino all'ultimo e, anzi, oltre l'ultimo uomo. Questa la trama, inframmezzata da scenette infantili in una casa con due ragazze che preparano il pranzo agli invasori.
Poco importa che gli americani in realtà combattessero sempre in vantaggio numerico e con copertura aerea assoluta. Poco importa che le waffen ss fossero le migliori truppe del tempo. Qui Brad Pitt è un nuovo Leonida e i tedeschi i nuovi persiani: mostri stupidi e crudeli.
Le scene di guerra sono totalmente fantasiose, i dialoghi pietosi.
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Film talmente cretino che imbarazza parlarne. Gli americani sono cinque, i tedesci oltre un centinaio; risultato: quasi tutti i tedeschi crepano e alcuni scappano, mentre gli americani resistono fino all'ultimo e, anzi, oltre l'ultimo uomo. Questa la trama, inframmezzata da scenette infantili in una casa con due ragazze che preparano il pranzo agli invasori.
Poco importa che gli americani in realtà combattessero sempre in vantaggio numerico e con copertura aerea assoluta. Poco importa che le waffen ss fossero le migliori truppe del tempo. Qui Brad Pitt è un nuovo Leonida e i tedeschi i nuovi persiani: mostri stupidi e crudeli.
Le scene di guerra sono totalmente fantasiose, i dialoghi pietosi. Il resto è silenzio.
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michele
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sabato 25 aprile 2015
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ottimo film
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A fine visione mi è venuta subito una considerazione da fare: penso che possiamo affermare con certezza che Brad Pitt sia il migliore attore di un’intera generazione che ha caratterizzato e dominato il mercato cinematografico negli anni a cavallo tra i 90 e il 2000. Accostandolo ad attori come Tom Cruise, Johnny Deep e tanti altri, notiamo che mentre questi stanno vivendo una parabola discendente a causa di scelte professionali sbagliate e più virate verso un cinema commerciale che si, magari incassa, ma perde notevolmente in qualità, Brad Pitt sceglie con cura i propri progetti, infatti se li produce anche e raramente sbaglia. Con “Fury” siamo di fronte ad un film di guerra puro, raccontato dal punto di vista di un gruppo di soldati alla guida di un carro armato che ha il compito di ripulire dai nemici il passaggio per l’esercito alleato che sta marciando in Europa verso Berlino.
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A fine visione mi è venuta subito una considerazione da fare: penso che possiamo affermare con certezza che Brad Pitt sia il migliore attore di un’intera generazione che ha caratterizzato e dominato il mercato cinematografico negli anni a cavallo tra i 90 e il 2000. Accostandolo ad attori come Tom Cruise, Johnny Deep e tanti altri, notiamo che mentre questi stanno vivendo una parabola discendente a causa di scelte professionali sbagliate e più virate verso un cinema commerciale che si, magari incassa, ma perde notevolmente in qualità, Brad Pitt sceglie con cura i propri progetti, infatti se li produce anche e raramente sbaglia. Con “Fury” siamo di fronte ad un film di guerra puro, raccontato dal punto di vista di un gruppo di soldati alla guida di un carro armato che ha il compito di ripulire dai nemici il passaggio per l’esercito alleato che sta marciando in Europa verso Berlino. Le scene di combattimento sono esaltanti, girate con grande efficacia, tensione e spettacolarità, una spettacolarità che per fortuna non eccede mai tanto da diventare fine a se stessa. Non è infatti la guerra come esaltazione della battaglia a tendere il filo conduttore narrativo del film, quanto piuttosto l’aspetto umano e morale di coloro che la interpretano. Il regista mette in evidenza la sofferenza e la paura degli uomini in maniera davvero pregnante riuscendo così nell’operazione più delicata e importante per il successo di una pellicola, ovvero l’immedesimazione con i protagonisti da parte degli spettatori. Si fondono perfettamente due livelli, quello spettacolare e quello emotivo-empatico ed è sicuramente in quest’ultimo frangente che emerge tutta la bravura di un Pitt che ci regala un’interpretazione davvero intensa, forte e struggente, dura e malinconica al tempo stesso. Crudeltà e sofferenza, azione e adrenalina si fondono poi tutte insieme nella bellissima scena finale che se può risultare un po’ scontata e semplicistica, tra le varie scelte narrative che si potevano effettuare per concludere la storia, ha dalla sua sicuramente il fatto di essere girata con grande stile ed efficacia come del resto lo è tutto il film.
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[+] film esilarante...
(di antony m.)
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giuseppetoro
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domenica 19 aprile 2015
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bellissimo!!
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Bellissimo film sulla guerra...questo secondo me è uno dei migliori!
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gianleo67
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sabato 18 aprile 2015
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post d-day to... the end of war
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Nell'Aprile del 1945, quando ormai l'esercito del Reich si asserragliava nella roccaforte di una Berlino prossima a capitolare, le truppe alleate si scontrano con la ostinata resistenza di una fanteria pesante che può contare sulla superiorità tecnica e sulla proverbiale affidabilità dei mezzi corazzati della Wehrmacht. Decisi a conquistare un importante crocevia per l'avanzata verso la meta decisiva, un manipolo di irriducibili marines al comando del sergente Don "Wardaddy" Collier (Brad Pitt), sfonderanno le linee nemiche e condurranno il loro carro armato, ribattezzato 'Fury', nella terra di nessuno di uno scontro eroico ed impari, pronti all'estremo sacrificio pur di non arretrare di fronte alle preponderanti forze nemiche.
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Nell'Aprile del 1945, quando ormai l'esercito del Reich si asserragliava nella roccaforte di una Berlino prossima a capitolare, le truppe alleate si scontrano con la ostinata resistenza di una fanteria pesante che può contare sulla superiorità tecnica e sulla proverbiale affidabilità dei mezzi corazzati della Wehrmacht. Decisi a conquistare un importante crocevia per l'avanzata verso la meta decisiva, un manipolo di irriducibili marines al comando del sergente Don "Wardaddy" Collier (Brad Pitt), sfonderanno le linee nemiche e condurranno il loro carro armato, ribattezzato 'Fury', nella terra di nessuno di uno scontro eroico ed impari, pronti all'estremo sacrificio pur di non arretrare di fronte alle preponderanti forze nemiche.
Giocato sulla classica retorica di un eorismo a stelle e strisce deciso a non far prigionieri e precipitato in uno degli episodi conclusivi dell'ultimo conflitto mondiale, questo war movie frastornante e compatto (almeno come i carri armati che ne sono gli implacabili protagonisti e meccanici dispensatori di morte: in un senso o nell'altro) richiama alla mente il classico archetipo spielberghiano del post D-Day ('Salvate il soldato Ryan' - 1998) tanto nel brutale realismo delle scene di guerra (ricostruite con una dovizia filologica che anche gli storici più esperti potranno ammirare), quanto nelle contraddizioni etiche insite nell'orrore di un conflitto che reclama un debito di sangue quale inevitabile tributo alla speranza di una sopravvivenza personale ed allo scopo più alto del prevalere di un interesse collettivo. Se è vero che il cameratismo da blindato cingolato arruola il 'melting pot' di un assortimento multirazziale ed interconfessionale come nella migliore tradizione di un grande paese in trasferta bellica (manca il 'nero' ma ce ne facciamo un ragione), il 'leitmotiv' di questa retorica marziale sembra essere quello di preservare la propria umanità attraverso l'impietoso rigore che ti fa uccidere un bambino in quanto nemico di guerra e salvare dallo stupro una giovane ariana in quanto ospite innocente, separando così il destino terreno di uomini pronti al massacro come all'estremo sacrificio personale da quello celeste riservato alle anime belle che si limitano a recitare i salmi in tempo di pace. Se fosse stato più giusto portare alle estreme conseguenze la logica di questa forzosa disumanità non è dato sapere, anche e soprattutto perchè l'autore si limita a polarizzare l'attenzione sul buonismo mainstream di una leadership che insegna il male (necessario) di una uccisione a sangue freddo come il bene (opzionale) di una concessione alle tenerezze giovanili, pronto a chiedere il sacrificio dei suoi uomini solo dopo aver concesso il proprio e finalmente condiscendente verso l'inevitabile vigliaccheria di una giovane vita che assumerà su di sè gli onori e la gloria di un inevitabile eroismo. Cosè già viste insomma ed insieme, nella impeccabile confezione di una produzione da 80 milioni di dollari, una attendibile ricostruzione delle scene di guerra (dalla messa in salvaguardia di soldati dispersi sul campo alla perizia tecnica nella neutralizzazione delle forze anticarro, dallo scontro ravvicinato di mostri meccanici in moto circolare alla rigida divisione dei compiti all'interno di un fortino cingolato semovente), il montaggio serrato di un action movie senza tempi morti e l'araldica western di soldati (tedeschi) a cavallo, decorazioni della Wehrmacht quali scalpi da conquistare e l'epica resistenza di una Fort Alamo racchiusa nei pochi metri quadrati di uno 'Sherman' battente bandiera americana. Miglior cast al National Board of Review of Motion Pictures 2014 per un film che ha avuto una tormentata distribuzione nostrana (fallimento della Moviemax) con l'uscita prevista solo per il Giugno di quest'anno grazie alla Lucky Red Distribuzione. Per chi crede che l'interno di un carro armato sia uno spazio troppo angusto per farci un film.
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mirror
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lunedì 5 gennaio 2015
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ampiamente evitabile
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il film di per sè è girato benino... ma non se ne sentiva la necessità, film evitabilissimo: evitabile nella regia ed evitabile dallo spettatore...
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peterc
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giovedì 1 gennaio 2015
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buon inizio ma degenera in un ''americanata''
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L' inzio del film è avvincente, schietto e diretto, fa sperare di essere davanti ad un film verosimile, non alla solita pellicola fatta per esaltare l' americano medio. Fino a tre quarti del film difatti è così, i protagonisti vengono fatti apparire come rissosi ed inutilmente violenti, sia fisicamente che psicologicamente. La delusione arriva con un irrealistico finale, poco giustificato, esagerato e che vuole far esaltare lo spettatore medio senza portare nulla di nuovo sullo schermo.
L' idea è molto buona, vincente e con un cast che funziona, ma non convincono le scene di denigrazione della guerra ed ancora meno quelle che vorrebbero esprimere la follia e l' irascibilità generata dal confilitto.
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L' inzio del film è avvincente, schietto e diretto, fa sperare di essere davanti ad un film verosimile, non alla solita pellicola fatta per esaltare l' americano medio. Fino a tre quarti del film difatti è così, i protagonisti vengono fatti apparire come rissosi ed inutilmente violenti, sia fisicamente che psicologicamente. La delusione arriva con un irrealistico finale, poco giustificato, esagerato e che vuole far esaltare lo spettatore medio senza portare nulla di nuovo sullo schermo.
L' idea è molto buona, vincente e con un cast che funziona, ma non convincono le scene di denigrazione della guerra ed ancora meno quelle che vorrebbero esprimere la follia e l' irascibilità generata dal confilitto.
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spacexion
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lunedì 10 novembre 2014
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claustrofobico e appassionante
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Germania, Aprile 1945. Gli ultimi combattimenti della seconda guerra mondiale dilaniano le pianure tedesche. Un esercito alleato, stanco e disilluso, combatte campo per campo, casa per casa, per conquistare ogni metro utile alla vittoria contro il nazismo. Fury è la casa di cinque carristi veterani, partiti 4 anni prima dall'Africa. Veterani induriti dalla guerra, dall'orrore, dalla sofferenza, avanzano verso Berlino, una città dopo l'altra, una battaglia dopo l'altra. A muoverli non sono più gli ideali, come per il battaglione incaricato di salvare il soldato Ryan, né la voglia di eroismo, ormai lontano ricordo dei film con Robert Mitchum o John Wayne ma solo l'odio per il nemico e il bisogno di sopravvivere, costi quel che costi.
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Germania, Aprile 1945. Gli ultimi combattimenti della seconda guerra mondiale dilaniano le pianure tedesche. Un esercito alleato, stanco e disilluso, combatte campo per campo, casa per casa, per conquistare ogni metro utile alla vittoria contro il nazismo. Fury è la casa di cinque carristi veterani, partiti 4 anni prima dall'Africa. Veterani induriti dalla guerra, dall'orrore, dalla sofferenza, avanzano verso Berlino, una città dopo l'altra, una battaglia dopo l'altra. A muoverli non sono più gli ideali, come per il battaglione incaricato di salvare il soldato Ryan, né la voglia di eroismo, ormai lontano ricordo dei film con Robert Mitchum o John Wayne ma solo l'odio per il nemico e il bisogno di sopravvivere, costi quel che costi.
Perso il mitragliere, sostituito da un novello arruolato di formazione dattilografo, il sergente Wardaddy (Brad Pitt) porterà Fury verso la sua ultima battaglia, verso un destino già tracciato. Né eroi, né "cattivi", i personaggi raccontati da David Ayer smitizzano (ma senza distruggerlo) l'eroe americano, in quello che sembra un riassunto finale, una sorta di Bignami, di tutti i racconti di guerra di Hollywood, da "Il sergente York" fino al Soldato Ryan, passando da "Platoon" e "The Hurt Locker". Avanzano, Wardaddy e i suoi uomini, attrraverso il dolore della guerra, le soddisfazioni delle battaglie vinte e la gratitudine (verso il cielo? Il destino? O Dio?) di essere ancora, semplicemente, in vita.. A muoverli è un misto di dovere, sete di vendetta, imbruttimento a seguito delle atrocità di cui essi sono testimoni: una dolorosa discesa negli inferi a cui viene sottoposto suo malgrado il giovano dattilografo Norman (Logan Lerman), diventato mitragliere del carro forse per un errore burocratico (ma seguiamo tutti un sentiero tracciato dal destino) e che imparerà dolorosamente che per sopravvivere in guerra è necessario fare compromessi coi propri ideali e le proprie convinzioni.
Fury è un film di guerra insolito, fuori dai canoni classici. Claustrofobico ma appassionante, eroico ma non troppo, sembra ridisegnare i confini dei film sulla seconda guerra mondiale sin dalla premessa, introducendo lo spettatore nel periodo più crepuscolare e per certi versi meno conosciuto del conflitto. Truculento nella sua volontà di realismo, con un finale inverosimile dai tempi oniricamente dilattati, "Fury" appare come un oggetto insolito che malgrado tutto piace. Piace soprattutto la descrizione di quell' impero ormai finito e sul baratro del'inferno che è la Germania nazista del 1945 e che, nella sua romantica quanto macabra caduta, cerca di trascinare con sé l'intero universo.
La salvezza (intesa sia come salvezza fisica, la sopravvivenza in guerra, che come salvezza dell'anima), tema ricorrente e esplicito nelle parole del meccanico Boyd "Bible" Swan (un bravissimo LaBoeuf), diventa allora una questione di scelta individuale e di gruppo (o meglio, di comunità). David Ayer sembra voler dire che non si può combattere il male assoluto senza sporcarsi le mani ma che in certi momenti il destino ci guida verso degli incroci in cui le strade tra il bene e il male si dividono: quello è il momento di fare la scelta giusta, indipendentemente dall'atteggiamento (anche reprimevole) che si può avere avuto tra un incrocio e l'altro. Gli uomini di Fury sapranno fare la scelta giusta.
Dispiace qualche ingenuità tecnica (la cittadina tedesca che pare di cartapesta, una notte che scende precipitosamente sulla battaglia finale forse per risparmiare qualche comparsa e un po' di effetti speciali) che sembra sottolineare un budget forse un po' stretto.
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