Titolo originale | Ai Weiwei: Evidence |
Anno | 2014 |
Genere | Documentario |
Produzione | Germania |
Durata | 52 minuti |
Regia di | Grit Lederer |
Attori | Eva Mattes, Tom Vogt (II), Weiwei Ai . |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 4 novembre 2014
CONSIGLIATO SÌ
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Artista internazionalmente noto, Ai Weiwei (Pechino, 1957), dopo un arresto in patria nel 2011 senza imputazioni chiare e una detenzione di 81 giorni, non si è più visto restituire i documenti. Impossibilitato a espatriare, vive in un regime di sorveglianza, confinato nel suo studio, da lui costruito alla periferia di Pechino, dove lavora con un gruppo di assistenti e circondato da gatti. Comunica tramite il suo blog e Twitter e con ogni mezzo possibile esprime il suo dissenso verso le autorità cinesi e la loro politica autoritaria e oscurantista. Gereon Sievernich, direttore della galleria Martin-Gropius Bau di Berlino, lo raggiunge a Pechino per curarne la personale più grande mai realizzata e che inaugurerà ad aprile del 2014: Ai Weiwei - Evidence. In mostra saranno foto, video ma soprattutto le grandi installazioni che lo hanno reso famoso, in particolare le sculture in marmo delle isole Diaoyu, contese tra Cina e Giappone, e i 6mila sgabelli di legno. Ma anche la ricostruzione in scala 1:1 della cella in cui l'artista è stato trattenuto e sorvegliato, costretto a posizioni innaturali.
L'obiettivo della mostra e quello del documentario coincidono perfettamente: esibire le prove (il corpo del reato, come la parola evidence indica nel legalese statunitense) a propria difesa e a futura memoria. Ma anche raccontarsi attraverso il rapporto con la propria terra, come quando, esponendo come sculture le armature di ferro raccolte dopo il terremoto di Sichuan del 2008, chiama in causa i responsabili della morte di 5mila bambini. Nel 2012 la vicenda dell'artista cinese era già stata descritta da Alison Klayman in Ai Weiwei - Never Sorry. Anche qui la troupe di Grit Lederer si mette a servizio dell'artista, che si racconta con tono piano, con un effetto di forte contrasto con le violenze subite. S
i rifà ai testi del padre Ai Qing, poeta patriota, che a sua volta subì l'esilio durante la Rivoluzione Culturale per poi essere reintegrato dopo la morte di Mao. Parole che sottolineano l'inscindibilità di arte e attivismo, e aprono ad altri contesti ugualmente privi di libertà, dal paradosso del muro di Berlino alle proteste represse di Piazza Tienanmen. Rientrato in Cina dopo un periodo di studio newyorkese (1981-1993), Ai Weiwei si è concentrato sulla ricerca della verità del suo Paese, mantenendo vive le connessioni con l'estero, come testimonia l'intervento dell'amico e star dell'arte Olafur Eliasson. La ripresa del trasporto delle sue opere via nave verso l'Europa e poi in mostra sono l'equivalente visivo delle parole del padre sulla forza e durevolezza di pensiero, volontà e desiderio degli individui.
In Ai Weiwei - Evidence l'artista fa della propria biografia arte e usa il mezzo per rispondere alle intimidazioni che vorrebbero limitarlo e invece lo motivano a un'espressione sempre più potente e precisa.