rob8
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sabato 28 luglio 2018
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un universo umano tragicomico e sregolato
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In questa pellicola non mancano i toni grotteschi del mondo espressivo di Ciprì, già responsabile con Franco Maresco di un pugno di lungometraggi stranianti e soprattutto di quella Cinico TV (1992-1996) che ospitata all’interno di Raitre sotto le mentite spoglie di brevi episodi dall’umorismo nero, espresse con i suoi personaggi alienati, sullo sfondo di una Sicilia desolata, una feroce critica sociale in tempi di edonismo trionfante.
Vent’anni dopo la vena corrosiva non è esaurita, in un universo umano parimenti sregolato e tragicomico: dove il capofamiglia tira a campare recuperando, con l’aiuto del figlio e del vecchio padre, ferrame dalle navi in disarmo (ancora relitti marini, come ne La grande bellezza) e dove le figure femminili finiscono, ciascuna a suo modo, vittime delle circostanze.
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In questa pellicola non mancano i toni grotteschi del mondo espressivo di Ciprì, già responsabile con Franco Maresco di un pugno di lungometraggi stranianti e soprattutto di quella Cinico TV (1992-1996) che ospitata all’interno di Raitre sotto le mentite spoglie di brevi episodi dall’umorismo nero, espresse con i suoi personaggi alienati, sullo sfondo di una Sicilia desolata, una feroce critica sociale in tempi di edonismo trionfante.
Vent’anni dopo la vena corrosiva non è esaurita, in un universo umano parimenti sregolato e tragicomico: dove il capofamiglia tira a campare recuperando, con l’aiuto del figlio e del vecchio padre, ferrame dalle navi in disarmo (ancora relitti marini, come ne La grande bellezza) e dove le figure femminili finiscono, ciascuna a suo modo, vittime delle circostanze.
Uno strepitoso Toni Servillo, in una canotta sdrucita, che evoca in negativo quella di Brando e di Girotti, dà vita ad un personaggio tra ironia e sgomento, alla ricerca di un riscatto sociale per la sua famiglia: che rimane invece drammaticamente prigioniera del suo destino.
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dario
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giovedì 21 luglio 2016
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esagerato
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Le contraddizioni non sono poche, il semplicismo abbonda ed è mischiatgo, non benissimo, con un senso di tragedia e di farsa che ha molto di scontato. Gli attori sono maschere, mai simpatiche per l'eccessiva caricatura. Tiene abbastanza bene la regia. meritevole di una sceneggiatura meno asfittica. Infine, il film non convince, sembra un'occasione mancata per troppe sottolineature, sovente gratuite, fini a se stesse.
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stefano capasso
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mercoledì 17 febbraio 2016
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quello che inizia male finisce peggio
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Busu è un uomo di mezza età che passa le giornate nell’ufficio postale della sua città, Palermo, raccontando una storia bizzarra: quella della famiglia Ciraulo, il cui capofamiglia venne ucciso per un graffio sulla sua macchina. La macchina, una Mercedes nuova nuova, era stata acquistata col risarcimento ottenuto dallo stato per le vittime di omicidi di mafia, da cui qualche tempo prima erano stati tragicamente colpiti.
Una commedia drammatica sorprendente questa di Daniele Cipri che tratteggia un ritratto di una famiglia nelle periferie povere di Palermo degli anni 70, alternato alla narrazione del protagonista che è contemporanea. La fotografia nei suoi colori segue attentamente le due epoche diverse e la regia descrive il racconto in modo originale e coinvolgente.
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Busu è un uomo di mezza età che passa le giornate nell’ufficio postale della sua città, Palermo, raccontando una storia bizzarra: quella della famiglia Ciraulo, il cui capofamiglia venne ucciso per un graffio sulla sua macchina. La macchina, una Mercedes nuova nuova, era stata acquistata col risarcimento ottenuto dallo stato per le vittime di omicidi di mafia, da cui qualche tempo prima erano stati tragicamente colpiti.
Una commedia drammatica sorprendente questa di Daniele Cipri che tratteggia un ritratto di una famiglia nelle periferie povere di Palermo degli anni 70, alternato alla narrazione del protagonista che è contemporanea. La fotografia nei suoi colori segue attentamente le due epoche diverse e la regia descrive il racconto in modo originale e coinvolgente. Una storia che inizia e finisce con un assassinio con uno svolgimento che sembra procedere come in un percorso senza uscita. Come dire, tutto quello che si sviluppa in seguito ad una vicenda negativa, se non viene adeguatamente elaborato inevitabilmente finisce in una nuova vicenda negativa.
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carudaca
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venerdì 11 luglio 2014
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una famiglia
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dentro un'atmosfera dai toni grigi, dai volti spenti, dalle faccie senza sorrisi, ma che a tratti suscitano il riso, vivono i personaggio di questo dramma inspiegabile. E' stato il figlio è un film che si lascia guardare con gli stessi occhi, ma non le orecchie dell'attonito spettatore di Busu (Tancredi), non sente, ma percepisce la gravità del racconto, la tristezza di quei giorni, il dolore di quelle madri. Servillo maestro di se stesso si racconta attraverso il suo personaggio nella complessità del suo ego che qui sembra venir fuori prepotente, in fondo nella povertà di questa famiglia egli è se stesso, gradasso e perduto, come perduto sarà Nicola.
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dentro un'atmosfera dai toni grigi, dai volti spenti, dalle faccie senza sorrisi, ma che a tratti suscitano il riso, vivono i personaggio di questo dramma inspiegabile. E' stato il figlio è un film che si lascia guardare con gli stessi occhi, ma non le orecchie dell'attonito spettatore di Busu (Tancredi), non sente, ma percepisce la gravità del racconto, la tristezza di quei giorni, il dolore di quelle madri. Servillo maestro di se stesso si racconta attraverso il suo personaggio nella complessità del suo ego che qui sembra venir fuori prepotente, in fondo nella povertà di questa famiglia egli è se stesso, gradasso e perduto, come perduto sarà Nicola.
La vicenda narrà la morte di una bambina uccisa per caso, narra la disperata discesa nella confusione degli animi travolti dal dolore prima e dall'inconsapevolezza poi.
Non basterà denaro bagnato di sangue a risollevarne le sorti, la famiglia già in bilico sulle fragilità dei singoli animi, annega nell'inconsistenza del denaro quando messo in mano a chi non lo ha mai posseduto.
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fabio1957
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mercoledì 12 marzo 2014
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buono
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Film "desolatamente" riuscito, che riporta con grande efficacia lo squallore esistenziale e sociale di un sottoproletariato povero di denaro e di spirito. Ottima la sceneggiatura e la recitazione, anche se a tratti la pellicola è eccessivamente caricaturale e grottesca, come d'altronde è nello stile del regista.
Da vedere
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maria f.
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martedì 26 novembre 2013
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evviva i buoni film!
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Famiglia meridionale che vive arrangiandosi.
Da sempre tirano a campare con un unico introito. Senza grandi pretese.
Si accontentano di quei pochi “piccioli” che il capofamiglia racimola vendendo ferro estratto da imbarcazioni in disuso.
Insomma, sopravvivono.
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Famiglia meridionale che vive arrangiandosi.
Da sempre tirano a campare con un unico introito. Senza grandi pretese.
Si accontentano di quei pochi “piccioli” che il capofamiglia racimola vendendo ferro estratto da imbarcazioni in disuso.
Insomma, sopravvivono.
Serenella di otto anni, la figlia prediletta con un carattere volitivo muore a causa di un proiettile vagante e la famiglia beneficia di un rimborso molto cospicuo messo a disposizione dallo Stato.
Nell’attesa di riscuotere, contraggono debiti, per cui quando finalmente entreranno in possesso del denaro, al netto del dovuto, resterà loro una somma che insieme decidono di investire nell’acquisto di una Mercedes.
Tancredi, il fratello maggiore invece, a causa del suo carattere schivo e discreto non è tenuto in molta considerazione, continuamente vessato dal padre, riesce ad avere una bella intesa solo col nonno, che lo accetta senza giudicarlo rispettando i suoi tempi e non facendolo sentire mai inadeguato per quel suo vivere la vita sempre con la testa fra le nuvole e a un ritmo lento rispetto all’ambiente di adolescenti del quartiere .
La sua autostima è ai minimi termini .
La sola volta che ha voluto dimostrare a se stesso di poter essere in grado di fare qualcosa di diverso, sollecitato a trasgredire dal cugino Masino - apprezzato da tutti per i suoi traffici, ha sottratto al padre le chiavi della Mercedes provocando l’ira selvaggia di questi che accortosi di quanto avvenuto, continuava come un ossesso a inveire e a pestarlo malamente, fino all’intervento di Masino che per interrompere quella violenza uccide l’inviperito padre.
I Ciraulo restano così senza fonte di sostentamento.
I membri della famiglia, rivelandosi tutti famelici, capeggiati dalla cinica nonna decidono che poiché Tancredi non sarebbe in grado di “camparli” dovrà sostituirsi all’assassino Masino che in cambio s’impegnerà a mantenerli tutti per tutta la vita.
La figura del nonno in questa parte finale del film, scompare, facendoci intendere che per quanto amasse il nipote non avrebbe mai rinunciato all’opportunità di continuare a essere sostentato, e così il ragazzo abbandonato dalle persone che avrebbero dovuto proteggerlo, acconsente allo scambio di persona perché incapace di opporsi, e convinto che la sua inadeguatezza a mantenerli tuttti, sia un motivo valido di colpevolezza.
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no_data
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venerdì 27 settembre 2013
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eccellente
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L'ambientazione ed i colori riportano ad una storia di Verga, ambientata ai giorni nostri.
Magistrale la recitazione di tutto il cast.
Ottime le musiche, bellissima la storia di Alajmo.
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erixon
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giovedì 26 settembre 2013
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operazione commerciale ben riuscita
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Operazione commerciale deludente da parte di un Alajmo che si vende alla Mondadori e di un Ciprì che si vende ad Alajmo perdendo completamente il vero "senso cinico". Ovvio l'obiettivo reciproco di conquistare il pubblico non italiano con scene archetipiche. Il momento dell'acquisto della Mercedes è la scena souvenir per eccellenza. Davvero di basso rango. Troppo facile dire che questo film lascia un vuoto (la frase stessa lascia un vuoto sonoro...). Impossibile affermare che questa storia parli di Sicilia. Può accadere in qualunque cittadina del Tennessee o della Mongolia. Cambierebbe la scenografia, la musica, gli abiti. E quindi? Cosa ci lascia questo film? Cosa ci dice? Che i giovani d'oggi sono "cani senza padrone"? Che l'uomo medio vive per la sua auto? Devo pensare che il messaggio sociale sul precariato sia la motivazione di questa sceneggiatura? Non credo.
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Operazione commerciale deludente da parte di un Alajmo che si vende alla Mondadori e di un Ciprì che si vende ad Alajmo perdendo completamente il vero "senso cinico". Ovvio l'obiettivo reciproco di conquistare il pubblico non italiano con scene archetipiche. Il momento dell'acquisto della Mercedes è la scena souvenir per eccellenza. Davvero di basso rango. Troppo facile dire che questo film lascia un vuoto (la frase stessa lascia un vuoto sonoro...). Impossibile affermare che questa storia parli di Sicilia. Può accadere in qualunque cittadina del Tennessee o della Mongolia. Cambierebbe la scenografia, la musica, gli abiti. E quindi? Cosa ci lascia questo film? Cosa ci dice? Che i giovani d'oggi sono "cani senza padrone"? Che l'uomo medio vive per la sua auto? Devo pensare che il messaggio sociale sul precariato sia la motivazione di questa sceneggiatura? Non credo. Penso che il vero obiettivo fosse arrivare a Cannes, vendere tante copie del libro, come si dice in Sicilia, "per fare scruscio". Si sollevano un paio di stelle nel mio voto, solo per gli attori. Una stella è Civiletti, che poteva fare molto più cinema nel suo passato, superiore a Servillo di mille spanne. Seconda stella è Gino Carista in due minuti di scena ha regalato l'unico vero attimo di sicilianità.
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rita branca
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martedì 24 settembre 2013
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poveri anche di buon senso
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E’ stato il figlio, film (2012) di Daniele Ciprì con Toni Servillo, Giselda Volodi, Fabrizio Falco, Aurora Quattrocchi, Benedetto Ranelli, Mauro Spitaleri, Piero Misuraca, Alfredo Castro, Alessia Zammitti
Intenso film drammatico, dal forte sapore neorealista, ispirato al romanzo omonimo di Roberto Alajmo e ad un fatto di cronaca risalente alla Palermo degli anni settanta, quando la poverissima famiglia Ciraulo, costituita da padre, madre, il figlio ventenne, Serenella, una bambina intorno agli 8 anni e vecchi genitori paterni è colpita dalla tragica morte della piccola durante una sparatoria mafiosa, evento che cambia radicalmente la vita di queste creature in lunga attesa del risarcimento predisposto dallo stato.
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E’ stato il figlio, film (2012) di Daniele Ciprì con Toni Servillo, Giselda Volodi, Fabrizio Falco, Aurora Quattrocchi, Benedetto Ranelli, Mauro Spitaleri, Piero Misuraca, Alfredo Castro, Alessia Zammitti
Intenso film drammatico, dal forte sapore neorealista, ispirato al romanzo omonimo di Roberto Alajmo e ad un fatto di cronaca risalente alla Palermo degli anni settanta, quando la poverissima famiglia Ciraulo, costituita da padre, madre, il figlio ventenne, Serenella, una bambina intorno agli 8 anni e vecchi genitori paterni è colpita dalla tragica morte della piccola durante una sparatoria mafiosa, evento che cambia radicalmente la vita di queste creature in lunga attesa del risarcimento predisposto dallo stato.
Tale calvario è raccontato nella prima inquadratura da Busu, un personaggio bizzarro che, seduto all’interno di un ufficio postale, racconta il fatto ai cittadini in attesa del loro turno agli sportelli e che non sembra avere alcuna fretta, infatti lo si vedrà nuovamente alla fine, quando a conclusione della mattinata, l’ufficio postale si svuota e lui si avvicina ad uno sportello con una serie di carte e l’impiegato, che evidentemente lo conosce bene, gli chiede se non si sia ancora stancato…. di raccontare quella storia, che evidentemente è per lui un’ossessione e, a ragion veduta.
Solo alla fine si scopre di chi si tratta.
Quando finalmente, arrivano i sospirati soldi, dopo che si sono indebitati anche grazie a prestiti usurai, il capofamiglia decide che il miglior utilizzo è l’acquisto di una lussuosa Mercedes che permetterà loro di mostrare al mondo il loro nuovo status di ricchi, falso, naturalmente, poiché tutto viene investito nell’acquisto che peggiora la loro esistenza, in quanto il timore che la macchina scompaia o venga danneggiata, diventa un’ossessione che indebolisce anche la voglia di lavorare nell’ottuso e ingenuo padre di famiglia, interpretato magnificamente da Toni Servillo. Ma non è tutto, ciò è solo l’inizio della fine, perché incoraggiato da un cugino coinvolto in affari loschi, il figlio trafuga le chiavi, guida la macchina e ne graffia una fiancata che, una volta scoperta, fa uscire di senno il genitore, il quale prima malmena impietosamente lui e poi il cugino chiamato in suo soccorso e che, offeso per la mancanza di rispetto, non esita a sparare uccidendo l’uomo. Ciò getta nella disperazione le due donne, che sono consapevoli delle difficoltà che tale tragedia porta al nucleo familiare dal punto di vista economico e una soluzione inaspettata e decisamente cinica viene trovata dalla vecchia madre.
Encomiabile la recitazione di tutti gli interpreti, bella fotografia.
Rita Branca
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stefano bruzzone
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mercoledì 18 settembre 2013
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incomprensibile
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nonostante la critica l'abbia osannato e nonostante una prova, seppur monocorde, convincente del bravo Servillo, a me non è piaciuto per niente. la storia di questa famiglia siciliana che, prima della perdita della figlia in un regolamento di conti, non si capisce come campa e solo dopo la morte della ragazzina viene fuori che non hanno nemmeno i soldi per mangiare. in attesa dei 200milioni di risarcimento che lo stato destina alle vittime di mafia, fanno debiti con uno strozzino per tirare avanti. all'arrivo dei soldi lui (ma perchè poi???) decide di comperare una fiammante mercedes per girare e farla vedere a tutti. sarà la sua rovina. una sceneggiatura leggera a mio avviso con una storia raccontata solo in modo superficiale e senza un filo logico apparente, compresa la scelta dell'acquisto di una mercedes.
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nonostante la critica l'abbia osannato e nonostante una prova, seppur monocorde, convincente del bravo Servillo, a me non è piaciuto per niente. la storia di questa famiglia siciliana che, prima della perdita della figlia in un regolamento di conti, non si capisce come campa e solo dopo la morte della ragazzina viene fuori che non hanno nemmeno i soldi per mangiare. in attesa dei 200milioni di risarcimento che lo stato destina alle vittime di mafia, fanno debiti con uno strozzino per tirare avanti. all'arrivo dei soldi lui (ma perchè poi???) decide di comperare una fiammante mercedes per girare e farla vedere a tutti. sarà la sua rovina. una sceneggiatura leggera a mio avviso con una storia raccontata solo in modo superficiale e senza un filo logico apparente, compresa la scelta dell'acquisto di una mercedes. incomprensibile anche il perchè ci debba essere un uomo seduto in posta che racconta tutta la storia...mah. grottesco, anche troppo. bella solo la fotografia.
Voto: 5
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[+] forse ti è sfuggito qualcosa...
(di beppe65)
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