Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Irlanda |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Kirsten Sheridan |
Attori | Kate Brennan, Jack Reynor, Shane Curry, Ciaran McCabe . |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 21 febbraio 2012
Un film drammatico ambientato a Dublino con protagonisti sei giovani ragazzi.
CONSIGLIATO SÌ
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Cinque ragazzi entrano in una villa di Dublino e danno vita ad un party distruttivo. Nel corso di una notte di alcol e droga vandalizzano ogni spazio della casa, in assenza dei proprietari. L'arrivo di un vicino loro coetaneo cambia le dinamiche di gruppo. Inoltre, si fa sempre più evidente che la taciturna Jeannie nasconde un segreto e ha organizzato quell'incursione per un preciso motivo.
Nell'immagine di Jeannie che si toglie le scarpe al suo ingresso in casa, salvo poi non far nulla per impedirne la distruzione e anzi dare allo spazio il colpo di grazia (in tutti sensi, perché la sua mano è più artistica delle altre), c'è un'indicazione importante: quello in cui ci stiamo per inoltrare, insieme ai giovani vandali, è un rituale premeditato, non un'esplosione caotica del caso.
Il film della figlia di Jim Sheridan (apprezzata sceneggiatrice di In America) punta dritto verso il finale che tutti possiamo supporre in partenza ma, nel mezzo, dà prova di una capacità speciale di rilanciare senza sosta: ci trascina verso apici di tensione drammatica, tuttavia scontata, per poi sorprenderci cambiando tono e direzione all'ultimissimo minuto. È così, per esempio, che lo spettro dello stupro si ribalta in un incontro sessuale appassionato e consenziente o che, più in generale, la ricchezza si fa povertà (con l'immagine evangelica della grotta) e la fine nuovo inizio.
Il pericolo di scadere nel pacchiano non è sempre eluso e non c'è dubbio che le scene di interazione tra i personaggi, e in particolare quelle che restringono il gruppo ad una coppia, non siano tutte allo stesso livello, ma è evidente il lavoro di improvvisazione che è stato fatto dagli attori. Se il risultato non è altissimo in materia di dialoghi, sono però estremamente credibili la dinamica relazionale e i sentimenti di rabbia, gelosia, nichilismo che punteggiano la nottata.
Non siamo certo di fronte ad una metafora potente, ad un "Signore delle mosche", ma nemmeno ad un videoclip allungato, totalmente privo di sentimento. Il film porta all'esterno il conflitto interiore profondo e potente di Jeannie, raccontandone la trasformazione da bambina a donna. L'energia c'è tutta, attendiamo, per le prossime prove, un po' più di sostanza.