Titolo originale | Chatrak |
Anno | 2010 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia, India |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Vimukthi Jayasundara |
Attori | Paoli Dam . |
Tag | Da vedere 2010 |
MYmonetro | 3,29 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 2 maggio 2011
Il regista Vimukthi Jayasundara torna in India per raccontare la storia di due fratelli alla ricerca di una vita migliore.
CONSIGLIATO SÌ
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In una foresta bengalese, un giovane incontra un soldato europeo. Intanto l'architetto Rahul è tornato a Calcutta per seguire i lavori di un grande cantiere dopo aver lavorato a lungo a Dubai. Qui ritrova la fidanzata Paoli, che l'ha atteso per tutto il tempo, e scopre che il fratello è da qualche tempo impazzito ed è andato a vivere come un selvaggio nella foresta. Così un pulmino si mette in viaggio alla ricerca dell'uomo.
Jayasundara, al terzo lungometraggio dopo La terra abbandonata e Between two Worlds (in concorso a Venezia nel 2009), prosegue un coerente discorso autoriale di un cinema rarefatto, spezzettato, fatto di suggestioni e associazioni più che di narrazione e di spiegazione. Chatrak"(Funghi) è costruito sul contrasto tra una città in espansione ("qui erano tutte risaie" dice un muratore) e la foresta. Il luogo del sogno (a Rahul chiedono dei grattacieli di Dubai) e dei comportamenti utilitaristici, contro quello del rapporto con la natura, con la tradizione e in fondo con sé stessi. C'è il ricordo di una guerra non lontana (con il soldato europeo non a suo agio nel ruolo di occupante) e una componente magica con un finale miracolistico affidato a una tartaruga. Il regista mette molti simboli, anche di difficile comprensione per lo spettatore occidentale, si affida molto alle sensazioni che passano, creando inquietudine da una parte e fascinazione dall'altra. La frammentazione degli episodi e il loro nesso non ben chiaro non facilita il compito dello spettatore, cui tocca completare il puzzle. Resta il film di un cineasta di indubbio talento che ha margini di crescita e porta con lucida consapevolezza e senza pietismi le immagini di un mondo ai margini, stretto nella lotta tra passato e futuro. E che tocchi proprio a un animale che va piano e lontano il tocco salvifico è un segno non casuale.