5 giorni fuori

Craig è un adolescente in depressione con tendenze suicide. Prende la decisione di rivolgersi a un Pronto Soccorso convincendo il medico di turno di aver bisogno di aiuto. Costui lo invia al reparto psichiatrico dove, visto che l'ala riservata ai giovani è in ristrutturazione, viene messo in osservazione per 5 giorni nel reparto adulti. Ora Craig deve relazionarsi con gli altri pazienti cercando, al contempo, di non far sapere dove si trova ai suoi coetanei, ivi compresa la ragazza di un amico della quale è innamorato da sempre.

Il tema del suicidio è facile da trattare sullo schermo quando lo si declina con le specifiche del dramma. Lo è molto meno quando ci si sposta sul terreno della commedia magari anche con qualche venatura romantica.

Se poi al centro c'è anche un adolescente i problemi aumentano. Questo film, scritto dai due registi (ricordate Half Nelson?) sulla base dal romanzo di Ned Vizzini li bypassa tutti mettendo in scena con grande sensibilità e con la giusta dose di umorismo un tema importante. A partire dalla struttura narrativa che separa il film in capitoli dettati dai 5 giorni (finalmente, diciamolo, con un titolo italiano che fornisce con quel 'fuori' la giusta dose di ambiguità al film) ma anche con improvvisi cambi di ritmo dettati dalle riflessioni di Craig sull'evolvere della propria condizione.

Se Keir Gilchrist ci regala il giusto mutamento di espressioni in relazione al percorso del suo personaggio, Zach Galifianakis abbandona la comicità più facile per fornire le giuste sfaccettature a un uomo che non riesce ad essere padre responsabile nella vita al di fuori del reparto mentre nel suo intimo lo vorrebbe.

Il suo Bobby trova in Craig chi accetta di fargli da figlio disposto ad apprendere. Non si tratta poi solo di questo perché ogni singolo carattere, anche quelli secondari, viene fornito di motivazioni credibili e lo stesso cambiamento nei convincimenti del protagonista evita la retorica al punto da far sottolineare al personaggio stesso il rischio di cadervi. Ne consegue un film ben scritto e ben recitato che non sente assolutamente il peso del quasi decennio trascorso dalla sua realizzazione. 