Titolo originale | Familien Rheinwald |
Anno | 2010 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Danimarca |
Regia di | Pernille Fischer Christensen |
Attori | Jesper Christensen, Anne Louise Hassing, Lene Maria Christensen, Pilou Asbæk, Line Kruse Coco Hjardemaal. |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 29 gennaio 2010
CONSIGLIATO NÌ
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Ditte appartiene alla terza generazione di una famiglia di panettieri che, immigrata dalla Germania, è divenuta fornitore ufficiale di Palazzo Reale (siamo in Danimarca). La giovane donna però ha altri progetti. Convive con un ragazzo ed entrambi si occupano di arte. Quando le viene offerta la possibilità di lavorare per un'importante galleria newyorchese Ditte è pronta per fare le valigie. Intervengono però due elementi che modificano profondamente i suoi progetti. Il padre, che sembrava guarito da una forma tumorale si vede scoprire un tumore inoperabile al cervello e nel frattempo la ragazza si scopre incinta. Deve ora decidere se continuare a coltivare i propri sogni professionali o fare scelte profondamente diverse.
E' passato del tempo (poco però) da quando Pernille Fischer Christensen presentava a Berlino A Soap conquistando l'Orso d'argento, il Premio come miglior opera prima e il successivo Premio nazionale della critica danese. Era il 2007 e la regista sembrava pronta per essere una certezza del panorama cinematografico europeo. A distanza di pochi anni e al suo terzo film delude però le attese con un'opera che si regge solo grazie alle notevoli prestazioni dei protagonisti. E' in particolare la prestazione di Jesper Christensen a risultare particolarmente convincente. L'attore, nel ruolo del padre, riesce ad apportare al film tutte le variazioni di stato d'animo di un uomo che si crede guarito e ricomincia a vivere per poi precipitare nella consapevolezza dell'incurabilità di un nuovo male. A questo si lega il terrore di veder disperdere un patrimonio di conoscenza e di cultura del cibo che nessuno in famiglia sembra voler portare avanti. La sua emotività tormentata viene proposta con grande professionalità e partecipazione. Purtroppo però, al di là di questo, il film riserva poche sorprese tranne quella (decisamente fuori luogo) della canzoncina allegra che accompagna i titoli di coda di un dramma.