Titolo originale | Varese: The One All Alone |
Anno | 2009 |
Genere | Documentario |
Produzione | Paesi Bassi |
Durata | 89 minuti |
Regia di | Frank Scheffer |
MYmonetro | 2,67 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento lunedì 10 agosto 2009
CONSIGLIATO NÌ
|
Un viaggio nella vita e nella musica del compositore Edgar Varèse (1883-1965), considerato uno "stratosferico colosso del suono" da Henry Miller e definito un modello da artisti quali John Cage, Frank Zappa e Pierre Boulez.
Un lungo prologo di immagini che ritraggono la natura e il suo manifestarsi apre la riflessione sulle melodie 'visionarie' di Varèse. Visionarie perché ogni suono trova riscontro in un guizzo reale della natura, creando una corrispondenza invisibile ma molto presente tra arpeggio e scienze della terra. L'arte del musicista si fonda sull'assunto che le leggi naturali del cosmo possiedono una musica primordiale, già insita nei movimenti degli organismi viventi o nella crescita di una pianta, così come nei cambiamenti climatici. Vediamo ogni giorno il sole, le nuvole, la pioggia. Ma fatichiamo a comprendere la loro melodia perché è un linguaggio vivo ma nascosto. Varèse riesce a sentirla e trasformarla in un tipo di musica che possiamo capire, malgrado la complessità di ritmo e concordanza, apparentemente irregolare, intrinsecamente armoniosa. Considera la musica come "suono organizzato", si rifà alla formazione dei cristalli di ghiaccio (e altri affascinanti fatti naturali) per sistemare e organizzare note e timbri nuovi. Innovativi perché fanno parte di un ordine della musica rimasto fino a quel momento taciuto.
Non era facile rendere l'intensità della ricerca intellettuale del compositore attraverso una forma di espressione aderente alla realtà visibile come il documentario.
Scheffer fa un'operazione ardita e, sulla base di interviste ad amici e collaboratori di Varèse, sconfina in un mondo di sensazioni e suggestioni personali che ben si assemblano con la sua musica. Così, mentre ascoltiamo il brano "Ionisation", assistiamo a una carrellata di tramonti, alberi piegati dal vento, praterie sconfinate e così via. Lo scorrere di queste fotografie meravigliose contrae però la forza evocativa della musica, finendo per spiegare troppo, accumulando consonanze che la mente, con lo stimolo delle stravaganti altezze tonali di Varèse, dovrebbe creare da sola.