sy979
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domenica 22 novembre 2009
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fumo negli occhi
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Un film tanto annunciato, ma che ha prodotto scarsi risultati.
La prematura scomparsa di Ledger anzichè essere camuffata, nel film è stata a dir poco ridondante...il cambio dei volti all'interno del viaggio onirico al di là dello specchio, è stata sottolineata per tutte e tre le volte.
L'idea di Gilliam è, come spesso accade nelle sue creazioni, originale e visionaria, ma purtroppo questa volta si è trovato penalizzato da un accadimento improvviso ed ha dovuto porvi rimedio.
Rimane comunque indiscutibilmente ottima l'ultima interpretazione di Ledger, come d'altronde quella dei suoi sostituti (Depp, Farrell, Law).
Ho trovato ottima la scenografia e la fotografia del film, come d'altronde davvero notevoli i costumi.
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apelotto
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sabato 21 novembre 2009
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un bel film, orginale e coinvolgente ...
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SECONDO ME SI MERITA 4 STELLINE, LA STORIA E' ORIGINALE E COINVOLGENTE, ADATTO AD UN PUBBLICO IMPEGNATO, PER CHI NON HA VOGLIA DI FILM TROPPO CONTORTI LO SCONSIGLIO VIVAMNETE POTRESTE RIMANERE DELUSI PERCHE' QUESTO FILM E' TUTTO FUORCHE' UNA COMMEDIETTA ANCHE SE E' FACILE CADERE IN INGANNO. ATTORI DI SPESSORE, BRAVISSIMI COSI COME IL REGISTA, E' UNO DEI POCHI FILM CHE ULTIMAMENTO VALE IL BIGLIETTO.
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ultimoboyscout
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sabato 21 novembre 2009
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delusione.
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Aspettavo da tempo l'uscita del film e devo dire che non mi ha entusiasmato. Premetto che non amo i fantasy, però in questo caso la noia la fa veramente da padrona. Salvo le storie nei mondi immaginari, bellissime per ambientazioni e colori, ma la storia nel mondo reale è fiacca e confusa. Cast stellare mitico Ledger. Pochi minuti ma di qualità con la sua fantastica mimica facciale per Depp.
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merrique
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venerdì 20 novembre 2009
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peccato per parnassus
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Il film è invero un po' lento. In verità, mi aspettavo un finale migliore. L'ho trovato un flm notevolmentepessimista, ove non c'è perdono, non c'è bontà (se non quella, fin troppo pura e irreale, non chè egoisticamente adolescenziale, della protagonista femminile), non c'è redenzione. Non mi è piaciuto, ma credo che questo sia dovuto solo all'estrema negatività dei personaggi. Più che una commemorazione di Heat Ledger, mi è sembrato un requiem alla sua scomparsa!Insomma, magari le intenzioni con le quali hanno finito di girare il film saranno state sicuramente le migliori, tuttavia ciò non toglie che il risultato non sia stato dei migliori.
Mi spiace, ma la verità è che mi ha delusa!
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malussen
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venerdì 20 novembre 2009
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che dire terry gilliam!!
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incredibile originalità come sempre, ma poi?
ben poco, buona l'interpretazione da parte degli attori, troppo poco per sperare in un film di successo...
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readcarpet
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venerdì 20 novembre 2009
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parnassus
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Difficile concentrare in una recensione tutte le considerazioni riguardanti il film e il regista. Quindi comincerò dagli attori e la loro interpretazione perfetta di se stessi: senza che questo mini la credibilità (!) del personaggio, è certo che le tre star di supporto sanno di avere poco tempo a disposizione per rendersi riconoscibili. Decidono quindi di accentuare espressioni e "tic" che hanno reso celebri le loro carriere.
Ma il baraccone mediatico che ha preceduto Parnassus e i suoi attori non può oscurare l'occhio dello spettatore durante la visione, semmai metterlo in guardia prima! La creazione di personaggi, ambientazioni, luci (guarda caso il direttore della fotografia è italiano!) non può essere liquidato con un "commerciale".
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Difficile concentrare in una recensione tutte le considerazioni riguardanti il film e il regista. Quindi comincerò dagli attori e la loro interpretazione perfetta di se stessi: senza che questo mini la credibilità (!) del personaggio, è certo che le tre star di supporto sanno di avere poco tempo a disposizione per rendersi riconoscibili. Decidono quindi di accentuare espressioni e "tic" che hanno reso celebri le loro carriere.
Ma il baraccone mediatico che ha preceduto Parnassus e i suoi attori non può oscurare l'occhio dello spettatore durante la visione, semmai metterlo in guardia prima! La creazione di personaggi, ambientazioni, luci (guarda caso il direttore della fotografia è italiano!) non può essere liquidato con un "commerciale". Alcune trovate sono degne del miglior Gilliam, quello degli anni ottanta, inizio anni novanta per intenderci. E a differenza di film come i fratelli Grimm, questa volta il regista ha qualcosa da raccontare, una storia compiuta, al servizio della quale mettere la sua indiscutibile fantasia (e i finalmente all'altezza effetti speciali). Si perdoni quindi la gigioneria con cui si dilungano alcune scene (purtroppo anche il finale), e si goda del circo di colori e invenzioni (merce rara nel cinema di oggi) che Gilliam mette a nostra disposizione.
La delusione che leggo in molti commenti, la posso forse ricondurre a una certa assuefazione del pubblico a immagini e storie già viste. Peccato mortale se si sceglie di passare la serata con Terry Gilliam
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paolo allegra
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mercoledì 18 novembre 2009
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il cinema come re-invenzione dell'immagine
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In bilico tra Fellini e Méliès, il film è da VEDERE più che da analizzare, la trama passa quasi in secondo piano rispetto al trionfo dell'immagine in sé stessa. La visionarietà la fa padrona, sostenuta da un gruppo di solisti di straordinario livello recitativo. I personaggi ed i loro interpreti sono assolutamente indimenticabili ma quel che rimane in mente è la fantasmagoria dell'invenzione scenica. Strepitoso, è l'unico aggettivo che mi viene in mente.
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sandrovi
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lunedì 16 novembre 2009
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da una buona idea un film confuso
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Ho fatto fatica a resistere fino all'ultima scena; un film che nella prima parte non gira.
E' una storia ricca soprattutto di allegorie ma che mi ha lasciato molto perplesso sulla sua capacità di raccontarsi e dall'assurdità di certe situazioni.
Una serata persa
sandro
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fra diavolo
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lunedì 16 novembre 2009
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l'immagine o la storia?
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Se il cinema si è sempre diviso tra immagine e storia, come eterno polo dialettico e di scontro, Gilliam traccia un bilancio. E per farlo parte dalla povertà delle storie e da una ricchezza ancora inesplorata dell'immagine. Personalmente trovo di un fascino unico la scelta di Gilliam, vera e propria dichiarazione di poetica, di rifarsi a un filone che è sempre rimasto minoritario in un mondo come quello anglosassone, ma che è da considerarsi l'origine del cinema. L'atto del guardare, la visione, ipnotica e onirica, diremmo magica, sono da subito in primo piano in "Parnassus", film che gravita completamente attorno a un carrozzone povero e angusto, l'immagine prima - e qui è il primo tributo al "cinema delle attrazioni", che Gilliam sembra dirci non avere oggi più spazio, esattamente come il microcosmo di Parnassus - in grado di creare mondi fantastici, ancor più magici proprio perché di cartone: ricordiamo ancora i paesaggi del cinema espressionista e surrealista, con l'incertezza del dentro/fuori e la facilità di smarrire ogni logica attraverso questo diaframma che è lo specchio.
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Se il cinema si è sempre diviso tra immagine e storia, come eterno polo dialettico e di scontro, Gilliam traccia un bilancio. E per farlo parte dalla povertà delle storie e da una ricchezza ancora inesplorata dell'immagine. Personalmente trovo di un fascino unico la scelta di Gilliam, vera e propria dichiarazione di poetica, di rifarsi a un filone che è sempre rimasto minoritario in un mondo come quello anglosassone, ma che è da considerarsi l'origine del cinema. L'atto del guardare, la visione, ipnotica e onirica, diremmo magica, sono da subito in primo piano in "Parnassus", film che gravita completamente attorno a un carrozzone povero e angusto, l'immagine prima - e qui è il primo tributo al "cinema delle attrazioni", che Gilliam sembra dirci non avere oggi più spazio, esattamente come il microcosmo di Parnassus - in grado di creare mondi fantastici, ancor più magici proprio perché di cartone: ricordiamo ancora i paesaggi del cinema espressionista e surrealista, con l'incertezza del dentro/fuori e la facilità di smarrire ogni logica attraverso questo diaframma che è lo specchio. Lo spettatore che abbandona la logica e si lascia sedurre da queste immagini entra veramente nella mente di Parnassuss, e talvolta gli è poi difficile riemergere indenne, come per le anime contese in quel mondo appunto. Ma qui sta il pezzo di bravura di Gilliam. Il regista sembra accogliere in pieno la lezione per cui "la storia contiene molte immagini, ma l'immagine contiene molte storie": Parnassus non è una fantasmagoria caotica, ma un'immagine iniziale (il baraccone dei teatranti) da cui sorgono una moltitudine di storie (forse per questo qualcuno non riesce a tenerne il filo), che sono, come vuole appunto il cinema dello sguardo, possibilità, aperture: e si ritorna allo specchio del Dottor Parnassus, che al pari dello sguardo della macchina da presa, invita ad entrarvi non solo i personaggi, ma l'occhio dello spettatore curioso. Lo specchio è dunque metafora di questo cinema? Forse. Perché l'ironia di Gilliam, nelle parole di Parnassus stesso in una delle scene finali, dopo averci convinto per tutto il tempo che abbiamo assistendo davvero a qualcosa di sovrannaturale e alogico, ci rivela che esistono non magie ma solo trucchi (il fischietto d'oro, che potrebbe essere mezzo magico e fiabesco per eccellenza, si rivela davvero tale: solo l'abilità di Tony lo fa diventare astuzia tutta umana di sopravvivenza). E d'altra parte, a confondere ancora lo spettatore Gilliam si lascia andare a un finale davvero fiabesco: come a dire, lo spettacolo non finisce. E la narrazione? Complessa, frammentaria, distorta, ma straordinaria riproposizione di conflitti eterni (si va ovviamente da Faust alle tentazioni evangeliche, in chiave moderna, secondo il consiglio di Tony per lo spettacolo Imaginarium...) che si ricompongono naturalmente, come ci svela il flashback del monastero: tutte fanno parte di quell'unica grande Storia, che è la volontà umana di raccontare. E la Storia eterna, che racchiude tutte le narrazioni e tutte le immagini trova il suo ennesimo, finale modo di rappresentazione nel teatro di cartapesta per bambini, che restano unici possibili spettatori di uno spettacolo delle attrazioni ridotto ai minimi termini, ma che lo spettatore continua a guardare, a identificare come magico, per la Storia che ha raccontato e per la sua qualità di resistente microcosmo magico pronto a far risorgere altre storie. Non male per chi è partito da un'immagine logora.
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[+] ma tu hai mai letto kundera?
(di giancojazz)
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fabioisxdo
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domenica 15 novembre 2009
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piacevolmente stupito
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Veramente ottimo. Il regista trasmette il suo messaggio al pubblico facendo ricorso più a volte al linguaggio allegorico, lo arricchisce di dettagli, senza mai attuare una rappresentazione troppo cervellotica del film. Gli interpreti sono magnifici, ma su di loro pochi erano i dubbi. Piacevole è la finezza con cui sono state curate certe scene.
Nonostante questo, sconsiglio vivamente il film a chi in genere è abituato ad andare a vedere e aprezza i film trash italiani. E' ovvio che quel tipo di pubblico rimarrà deluso.
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