wynorski guiaz '80s
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sabato 12 settembre 2009
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trascinami all'inferno
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La giovane banchiera Christine(Alison Lohman) vive felicemente col fidanzato Clay(Justin Long) e con un piccolo gatto. Un giorno, per ottenere una nomina dal suo capo(David Paymer) Chris nega una proroga alla vecchia e povera signora Ganush(Lorna Raver) che, per vendicarsi, scaglia sulla giovane ragazza una maledizione. Dopo tre giorni di inferno, Christine e Clay tentano una seduta spiritica per placare il demone che incombe sulla ragazza. Grande notizia: Sam Raimi torna a spaventare! Partiamo con una piccola 'immersione' nei vecchi e celeberrimi capolavori del regista, film come la trilogia de La Casa o il recente The Gift, più che altro soffermandoci sui primi. Li, in presenza di un ristretto budget, una storia eccellente, trucchi speciali artigianali ma efficaci e un set lugubre e inquietante, i film erano diventati dei cult dell'horror fantasy del tempo e furono addirittura banditi in molti stati.
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La giovane banchiera Christine(Alison Lohman) vive felicemente col fidanzato Clay(Justin Long) e con un piccolo gatto. Un giorno, per ottenere una nomina dal suo capo(David Paymer) Chris nega una proroga alla vecchia e povera signora Ganush(Lorna Raver) che, per vendicarsi, scaglia sulla giovane ragazza una maledizione. Dopo tre giorni di inferno, Christine e Clay tentano una seduta spiritica per placare il demone che incombe sulla ragazza. Grande notizia: Sam Raimi torna a spaventare! Partiamo con una piccola 'immersione' nei vecchi e celeberrimi capolavori del regista, film come la trilogia de La Casa o il recente The Gift, più che altro soffermandoci sui primi. Li, in presenza di un ristretto budget, una storia eccellente, trucchi speciali artigianali ma efficaci e un set lugubre e inquietante, i film erano diventati dei cult dell'horror fantasy del tempo e furono addirittura banditi in molti stati. Li Raimi giostrava il protagonista Ash J. Williams(il grande Bruce Campbell) facendogliene passare di tutti i colori invece in questo suo nuovo Trascinami All'Inferno, Sam se la prende(e anche ferocemente) con la povera Alison Lohman. I primi dieci minuti di film, ovvero nel terrificante proloco, Sam Raimi e lo sceneggiatore fratello Ivan Raimi mostrano il loro gusto personale e impressionante di come rendere perfetto, sin dalle prime sequenze, una pellicola horror contemporanea. Basti vedere al logo iniziale della Universal stile anni '80 oppure del colpo di scena che arriva quando meno te lo aspetti. Un vero e proprio colpo che ti fa sobbalzare sulla poltrona. La storia prosegue, apparentemente tranquilla, fino all'arrivo della demoniaca Lorna Raver(Ganush) truccata(ottimamente) come vecchia strega e un pò da zombie stile(non è uno scherzo) de La Casa. Da li in poi, il film riserva moltissimi spaventi(mai a buon mercato) che ti fanno spaventare realmente fino ad un finale inaspettato ancora in stile La Casa. Alla fine, il film stupisce, colpisce, impressiona e tiene col fiato serrato per tutta la visione mostrando un modo di fare cinema del tutto personale e che oggi, con i prodotti horror giovanilistici che passano di frequente al cinema, non stona, anzi insegna come girare un perfetto horror seguendo la passione di Sam Raimi e del suo 'divertimento' nel mostrare una storia macabra che sconfina lentamente all'inferno.
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[+] mah...sarà!!
(di sickboy)
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salvo pat
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venerdì 22 ottobre 2010
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drag me to raimi
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Per chi non conosce Raimi e la sua saga più famosa (per me è "la casa", per altri invece sarà "spiderman", che pure gradisco), questo film può risultare quantomeno indigesto. Nessun particolare salto dalla sedia se non in pochissime occasioni. E anche i colpi di scena, per chi è abituato a certi generi di film, non risultano essere indimenticabili. Molti criticheranno le scene al limite del "farsesco", in particolare le lotte tra la protagonista Christine e la zingara. E' straordinaria però la caratterizzazione dei personaggi principali che ci permette di immedesimarci in loro. I rimandi a "la casa" sono evidenti in particolare nelle scena della possessione a casa della medium.
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Per chi non conosce Raimi e la sua saga più famosa (per me è "la casa", per altri invece sarà "spiderman", che pure gradisco), questo film può risultare quantomeno indigesto. Nessun particolare salto dalla sedia se non in pochissime occasioni. E anche i colpi di scena, per chi è abituato a certi generi di film, non risultano essere indimenticabili. Molti criticheranno le scene al limite del "farsesco", in particolare le lotte tra la protagonista Christine e la zingara. E' straordinaria però la caratterizzazione dei personaggi principali che ci permette di immedesimarci in loro. I rimandi a "la casa" sono evidenti in particolare nelle scena della possessione a casa della medium. Sembra davvero di rivedere, a distanza di anni, Ash e company in lotta contro il maligno. Mi auguro davvero che questo lavoro di Raimi non sia un caso isolato e torni a farci spaventare, ridere, riflettere, come pochi sanno fare.
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ciccio capozzi
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giovedì 17 settembre 2009
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le ragazze buone vanno pure all'inferno....
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“DRAG ME TO THE HELL” di SAM RAIMI; USA,09. Chris è una bancaria “normale”: né buona né cattiva. Per dimostrarsi tosta rifiuta una dilazione ad una signora, nonostante l’abbia implorata; costei le lancia una maledizione: una Lamia verrà a prenderla. Regista e sceneggiatore, insieme al fratello Ivan, nonché, produttore, S.R. rivela il talento geniale nel comporre un “classico” film del terrore, dalla trama semplice e incalzante, ma dalla messa in scena solida, che non viene mai meno sia nella tensione che nella costruzione delle situazioni, assurde ma credibili. Senza i soliti i effetti digitali, grazie a “effettisti” tradizionali di gran talento come J. Schwalm, per i meccanici, per quelli visuali J.
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“DRAG ME TO THE HELL” di SAM RAIMI; USA,09. Chris è una bancaria “normale”: né buona né cattiva. Per dimostrarsi tosta rifiuta una dilazione ad una signora, nonostante l’abbia implorata; costei le lancia una maledizione: una Lamia verrà a prenderla. Regista e sceneggiatore, insieme al fratello Ivan, nonché, produttore, S.R. rivela il talento geniale nel comporre un “classico” film del terrore, dalla trama semplice e incalzante, ma dalla messa in scena solida, che non viene mai meno sia nella tensione che nella costruzione delle situazioni, assurde ma credibili. Senza i soliti i effetti digitali, grazie a “effettisti” tradizionali di gran talento come J. Schwalm, per i meccanici, per quelli visuali J.D.Christensen, per il Makeup, Greg Nicotero, costruisce una cornice visionaria di finzione costantemente efficace e terrorizzante. Un film di genere? Certo; ma che suggerisce un apologo morale e politico sul “prendere decisioni”. Cioè il fare che, di fronte all’attuale crisi e all’impoverimento conseguente, obbedisce a regole stabilite senza tener conto dell’umanità e delle conseguenze delle decisioni: perché è in base a quelle che si è giudicati; non in relazione ai suoi effetti. In questo senso il film ci dice che anche la ragazzina più buonina, burrosa e dolce come l’attrice Alison Lohman, perfetta in questo ruolo, si trasforma in un’arpìa
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amandagriss
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giovedì 18 aprile 2013
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ripugnante,divertente,kattivo!
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Sam Raimi torna al suo primo amore,l'horror,che,in verità,non ha mai abbandonato avendo fondato negli ultimi anni la casa di produzione Ghost House con cui ha portato sul grande schermo prodotti 'di paura' di
sicuro successo al botteghino ma di dubbia,altalenante qualità (come i dittici The Grudge e Boogeyman ed il notevole 30 giorni di buio).Nello specifico,torna all’horror splatter + grottesco (gli stessi ingredienti de La Casa,La Casa 2): la tensione ben dosata,il ritmo incalzante e quella che potremmo definire una risata liberatoria come chiosa a quasi tutte le scene forti,sono la nota distintiva di un autore geniale che ha saputo creare una nuova strada per il cinema dell'orrore,trattarlo dalla prospettiva inusuale e singolare dell'umorismo,facendo numerosi proseliti nei prolifici anni '80 (basti pensare al Peter Jackson prima maniera o anche al più recente Severance).
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Sam Raimi torna al suo primo amore,l'horror,che,in verità,non ha mai abbandonato avendo fondato negli ultimi anni la casa di produzione Ghost House con cui ha portato sul grande schermo prodotti 'di paura' di
sicuro successo al botteghino ma di dubbia,altalenante qualità (come i dittici The Grudge e Boogeyman ed il notevole 30 giorni di buio).Nello specifico,torna all’horror splatter + grottesco (gli stessi ingredienti de La Casa,La Casa 2): la tensione ben dosata,il ritmo incalzante e quella che potremmo definire una risata liberatoria come chiosa a quasi tutte le scene forti,sono la nota distintiva di un autore geniale che ha saputo creare una nuova strada per il cinema dell'orrore,trattarlo dalla prospettiva inusuale e singolare dell'umorismo,facendo numerosi proseliti nei prolifici anni '80 (basti pensare al Peter Jackson prima maniera o anche al più recente Severance).Sfruttando un solido aggancio con la nostra attualità (la piaga dei mutui sulla casa),conscio che la realtà genera mostri e l'horror non è che l'esasperata espressione artistica del veramente mostruoso che abita il nostro quotidiano,Raimi imbastisce una storia 'fantastica',molto vicina a quella raccontata nel romanzo L’occhio del male di Richard Bacham (alias Stephen King),che narra di una giovane impiegata di banca negare un'ulteriore proroga di pagamento sulla casa ad una vecchina che si rivelerà essere una kattivissima zingara,spietata nello scagliarle contro,per vendetta,una tremenda, ferocissima maledizione.Originale,intelligente,atipica,gustosamente disgustosa delizia per palati e stomaci forti,nonché gradita sorpresa per chi si ritrova a ridere di situazioni assolutamente terribili.Raimi osa fino in fondo,è scorretto,sinceramente esagerato,autenticamente cattivo.Rende,così,memorabile ogni 'faccia a faccia' tra la povera fanciulla e l'orrenda megera con tanto di cataratta alla Marilyn Manson; fornisce spessore,robustezza,corposità al film quando decide di non scendere a compromessi (visivi),mostrando senza autocensure la stomachevole natura delle suggestioni/allucinazioni visive ed uditive che tormentano la giovane,fino al punto da vestire lo splatter delle tipiche caratteristiche dei cartoons.Ottimo il commento musicale che ben si amalgama agli effetti sonori sopraffini,sottolineando i momenti di tensione dove il tutto già visto e stravisto (ombre artiglianti,rumori e scricchiolii sinistri,l'intera batteria da cucina che sbatte),per il sapiente utilizzo che se ne fa,si traveste di novità assoluta.Effetti speciali funzionali al racconto che non sovrastano né soffocano la narrazione.Inquadrature esterne della casa assediata dal 'malocchio' nel più classico stile gotico.Importante morale di fondo: non tradire mai se stessi per piegarsi alle regole imposte dal (cinico) vivere sociale.Lieto fine? Non appartiene a questo mondo e nemmeno a questo straordinario regista.
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thx1138
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martedì 30 novembre 2010
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l'inferno del nostro quotidiano
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Sono passati più di vent'anni da quando Sam Raimi, con "La Casa" e il suo sequel, ha insegnato ad uno stupefatto pubblico che con un horror ci si potesse anche divertire oltre che terrorizzarsi, che al sangue e alla tragedia si potesse mescolare anche la commedia. Allora il pubblico godeva delle eroiche gesta di Ash (Bruce Campbell), rideva di lui e con lui, entusiasmato dalla sua folle lotta contro il demone candriano. Oggi, con "Drag me to hell", si assiste alle peripezie della giovane donna in carriera, Christine Brown, interpretata da Alison Lohman (che non sarà Campbell ma i suoi sforzi sono per lo meno accettabili), che dopo aver scelto di non concedere una terza proproga per il pagamento del mutuo a un'anziana, disperata, buffa ed inquietante gitana ( un'entusiasmante Lorna Raver), si vede scagliare dalla vecchia una terribile maledizione: la protagonista dovrà vedersela con una Lamia, uno spirito maligno che si impossesserà della sua anima trascinandola all'inferno dopo tre giorni: la lotta sarà senza quartiere e le armi a disposizione varie, compresi sacrifici apotropaici,medium e sensitivi.
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Sono passati più di vent'anni da quando Sam Raimi, con "La Casa" e il suo sequel, ha insegnato ad uno stupefatto pubblico che con un horror ci si potesse anche divertire oltre che terrorizzarsi, che al sangue e alla tragedia si potesse mescolare anche la commedia. Allora il pubblico godeva delle eroiche gesta di Ash (Bruce Campbell), rideva di lui e con lui, entusiasmato dalla sua folle lotta contro il demone candriano. Oggi, con "Drag me to hell", si assiste alle peripezie della giovane donna in carriera, Christine Brown, interpretata da Alison Lohman (che non sarà Campbell ma i suoi sforzi sono per lo meno accettabili), che dopo aver scelto di non concedere una terza proproga per il pagamento del mutuo a un'anziana, disperata, buffa ed inquietante gitana ( un'entusiasmante Lorna Raver), si vede scagliare dalla vecchia una terribile maledizione: la protagonista dovrà vedersela con una Lamia, uno spirito maligno che si impossesserà della sua anima trascinandola all'inferno dopo tre giorni: la lotta sarà senza quartiere e le armi a disposizione varie, compresi sacrifici apotropaici,medium e sensitivi. Il genio di Raimi, rituffatosi in un catartico horror, genere a lui assai congeniale, dopo due decadi è intatto, immutato: il mix tra commedia e horror funziona benissimo, ancora una volta,alcune scene sono davvero da antologia (la protagonista che inciampa sulla bara della vecchia e che si ritroverà sopra il suo corpo ne è un vivido esempio), gag brillanti e presunti colpi di scena si susseguono con ritmo serrato e incalzante. Ma, evoluzione la chiamano, questa volta, diversamente dal passato, c'è di più: Raimi invita il pubblico a riflettere sul decadimento dei nostri giorni, su un presente nel quale non c'è spazio per sentimenti come la pietà, l'amore o la solidarietà,dove l'hobbesiano homo homini lupus non è affatto un brocardo utopistico, un presente in cui la Lohman, per ottenere una promozione rinuncerà ai suoi valori morali di brava ragazza di campagna senza batter ciglio; lo incita a specchiarsi nel buio del suo quotidiano, un inferno costellato da scelte immorali ma quasi obbligate da una ricerca ossessivo-compulsiva del successo e dell'affermazione personale ad ogni costo riservandosi anche lo spazio per una satira non tanto sottile del sistema bancario americano e non; quasi lo sfida a confrontarsi con l'ideale di uomo moderno, lontano da cabala e superstizione, quando la Lohman paga diecimila dollari una medium per liberarla dal demone. Insomma questa volta, si è anche moralmente coinvolti da una sceneggiatura che, eccetto per qualche sbavatura dovuta ad un eccesso di zelo nel ricercare la giusta tensione narrativa, i fratelli Raimi costruiscono abilmente, quasi scherzando con tutti i clichè tradizionali , giocando sul labile filo dei conflitti interiori dello spettatore che, con l'eroina di turno dovrà compiere scelte difficili che vanno ben oltre il "credere/non credere" tipico di ogni horror convenzionale. Nel finale del film saranno in molti a storcere il naso per un colpo di scena largamente e forse volutamente preannunciato ma che ha il grande merito di non esser per nulla conciliante.Un horror personalissimo, tragico e comico, schizofrenico, caotico,entusiasmante e a volte un pò scontato, prorio come il nostro presente.
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vittorio alrik
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domenica 10 giugno 2012
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choke on it, bitch!!
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Con questo film Sam Raimi ritorna al genere di film che più lo ha reso celebre, lo splatter. Le caratteristiche sono chiare, non è un film commerciale in cui il tocco del regista si vede. Christine Brown, interpretata alla perfezione da Alison Lohan, giovane ragazza intraprendente, è una donna che da sola cerca di farsi spazio nel mondo del lavoro e che cerca di avere la meglio sul suo collega, altro pretendente alla promozione ad assistente manager (o ad un altro ruolo del genere....non ho il film davanti quindi scusatemi se erro. In ogni caso entrambi ambiscono ad un ruolo di più responsabilità all'interno della loro banca). E per ottenere questo posto, avrà bisogno di farsi vedere come una "tosta" dal dirigente.
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Con questo film Sam Raimi ritorna al genere di film che più lo ha reso celebre, lo splatter. Le caratteristiche sono chiare, non è un film commerciale in cui il tocco del regista si vede. Christine Brown, interpretata alla perfezione da Alison Lohan, giovane ragazza intraprendente, è una donna che da sola cerca di farsi spazio nel mondo del lavoro e che cerca di avere la meglio sul suo collega, altro pretendente alla promozione ad assistente manager (o ad un altro ruolo del genere....non ho il film davanti quindi scusatemi se erro. In ogni caso entrambi ambiscono ad un ruolo di più responsabilità all'interno della loro banca). E per ottenere questo posto, avrà bisogno di farsi vedere come una "tosta" dal dirigente. Arriva l'occasione quando rifiuterà una proroga per il pagamento del mutuo ad un'anziana zingara, inquietante donna che per una malattia ha perso l'occhio destro, di fatto sancendo in questo modo il suo sfratto. Adirata per l'umiliazione, quest'ultima lancerà alla sventurata inconsapevole di cui sopra parlavo(si, la giovane Alison Lohan) La maledizione del capretto incazzato Lamia, il quale cercherà in tutti i modi di ucciderla. La capacità di Raimi sta nel trovare gli attori adatti per ogni ruolo, come aveva già fatto con Tobey Maguire nel suo "Spider-man" e con Bruce Campbell nella trilogia de "La Casa" (no, non quella spiderman, i film dei supereroi si fanno per comprarsi le barche, e non vuole suonare come critica) . E il personaggio di Christine ci ricorda proprio quello di Ash, che da vittima ignara e completamente smarrita cerca in qualche modo, facendosi forza di vincere la malignità, senza farsi fermare da nulla,anche al costo di tagliarsi una mano o di uccidere il proprio gattino da immolare a un demone.
Un film che in fin dei conti fa anche un po' pensare, senza però, come il calzolaio, andare oltre la propria scarpa.
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matteo manganelli
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lunedì 13 maggio 2013
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potentissimo horror dai connotati politici
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Dopo 17 anni Sam Raimi, autore di pellicole di ottimo livello come Spiderman 2, di cult indimenticabili come La Casa e L'armata delle tenebre, torna all'horror. O meglio, a quella che è la sua versione del cinema horror, efficace ma anche grottesca. Con un budget medio-basso per un film americano, un'idea non tanto originale ma sviluppata in modo interessante, Drag Me to Hell è molto più di quello che sembra: sotto le false spoglie di un normale horror di serie B, Raimi ha voluto nascondere una pesante critica alla medio-borghesia americana.
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Dopo 17 anni Sam Raimi, autore di pellicole di ottimo livello come Spiderman 2, di cult indimenticabili come La Casa e L'armata delle tenebre, torna all'horror. O meglio, a quella che è la sua versione del cinema horror, efficace ma anche grottesca. Con un budget medio-basso per un film americano, un'idea non tanto originale ma sviluppata in modo interessante, Drag Me to Hell è molto più di quello che sembra: sotto le false spoglie di un normale horror di serie B, Raimi ha voluto nascondere una pesante critica alla medio-borghesia americana. Mi spiego. La nostra protagonista, sceglie per egoistiche motivazioni di non concedere la proroga a Mrs. Ganush. Tutto ciò che avviene in seguito è semplicemente un'allegorica esagerazione di ciò che dovrebbe accadere realmente a quelli che per i propri tornaconti ammazzerebbero pure la madre. E' vero che il film soffre per colpa di effetti speciali mediocri (forse voluti) e per colpa di un'identità mai definibile tra il grottesco e l'horror, ma resta una sperimentazione particolarmente interessante firmata da un regista di talento, che riesce a girare pellicole di un determinato genere stravolgendolo e non prendendosi mai troppo sul serio. Il finale, poi, chiude il cerchio in maniera perfetta e, per chi lo ha visto, dico che se non fosse stato esattamente così da 7 saremmo passati a 5 immediatamente. Guardatevelo, perchè merita.
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critichetti
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domenica 10 gennaio 2016
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andiamo,si può fare molto meglio (spoiler alert!)
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Questo è il classico film che parte benissimo ma poi si perde lungo andare con idee stupide.Partiamo però dalle cose belle:Raimi sembra essere tornato quello di una volta,infatti in tanti casi sembra di rivedere "La casa",perfino nelle musiche.La storia nasce con un'idea carina,perchè una maledizione gitana ha sempre il suo fascino e l'attrice che interpreta la vecchia zingara riesce a caratterizzarla molto bene.Peccato gli errori innanzitutto strutturali,in quanto la "Lamia",questo demone che è stato scelto per il film non è affatto quello che è descritto nella pellicola,bensì un demone che catturava bambini;ma in più ci sono anche errori di scelta nella sceneggiatura:c'è infatti un abuso di scene stomachevoli che però sono fini a loro stesse,non sono quelle scene che veramente disgustano e fanno inquietare,tanto che dopo pochi minuti che sono passate ve le sarete scordate.
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Questo è il classico film che parte benissimo ma poi si perde lungo andare con idee stupide.Partiamo però dalle cose belle:Raimi sembra essere tornato quello di una volta,infatti in tanti casi sembra di rivedere "La casa",perfino nelle musiche.La storia nasce con un'idea carina,perchè una maledizione gitana ha sempre il suo fascino e l'attrice che interpreta la vecchia zingara riesce a caratterizzarla molto bene.Peccato gli errori innanzitutto strutturali,in quanto la "Lamia",questo demone che è stato scelto per il film non è affatto quello che è descritto nella pellicola,bensì un demone che catturava bambini;ma in più ci sono anche errori di scelta nella sceneggiatura:c'è infatti un abuso di scene stomachevoli che però sono fini a loro stesse,non sono quelle scene che veramente disgustano e fanno inquietare,tanto che dopo pochi minuti che sono passate ve le sarete scordate.E anche se si cerca di giustificare il problema dicendo che il film vuole anche essere comico,non basta per renderle accettabili.Il resto è ben poca tensione mista a qualche salto sulla sedia (questi ultimi,va detto,resi bene) e alcune scene inutilmente lunghe,come quella iniziale della maledizione:la ragazza aveva tutto il tempo per scappare ben prima che la zingara le lanciasse la maledizione,ma invece resta sul posto senza far niente e anche qualche trashata (tipo il gatto pupazzosissimo sputato fuori dalla bocca durante la seduta spiritica).Quindi in sintesi un'idea bellissima sfruttata veramente male.Davvero,risparmiate il vostro tempo ed evitatelo
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gianleo67
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venerdì 8 gennaio 2016
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the last three days of alison lohman
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Nel tentativo di convincere il suo capo a darle la promozione che merita, la giovane bancaria Christine rifiuta la proroga di un mutuo che finisce per mettere sulla strada ed umiliare un'anziana signora di origini slave ed a provocarne così la morte. Non prima però che la vecchia megera scagli su di lei la maledizione di una Lamia, antico demone della tradizione classica che perseguita per tre giorni la prorpia vittima prima di reclamarne irrevocabilmente l'anima.
Dopo tre lustri passati a sperimentare nuovi generi ed una propensione per il fantastico che sembrava rivolta solo a rinverdire l'immaginario tecnologico e metamorfico del blockbuster Marvel con Tobey Maguire, il genio dello splatter movie artigianale anni'80 di Sam Raimi torna alla carica con un film che sembra condensarne tanto le tematiche orrifiche che lo hanno reso famoso quanto l'irridente spirito iconoclasta che si fa beffe degli inveterati pregiudizi sociali che da sempre serpeggiano nelle stratificazioni della società americana.
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Nel tentativo di convincere il suo capo a darle la promozione che merita, la giovane bancaria Christine rifiuta la proroga di un mutuo che finisce per mettere sulla strada ed umiliare un'anziana signora di origini slave ed a provocarne così la morte. Non prima però che la vecchia megera scagli su di lei la maledizione di una Lamia, antico demone della tradizione classica che perseguita per tre giorni la prorpia vittima prima di reclamarne irrevocabilmente l'anima.
Dopo tre lustri passati a sperimentare nuovi generi ed una propensione per il fantastico che sembrava rivolta solo a rinverdire l'immaginario tecnologico e metamorfico del blockbuster Marvel con Tobey Maguire, il genio dello splatter movie artigianale anni'80 di Sam Raimi torna alla carica con un film che sembra condensarne tanto le tematiche orrifiche che lo hanno reso famoso quanto l'irridente spirito iconoclasta che si fa beffe degli inveterati pregiudizi sociali che da sempre serpeggiano nelle stratificazioni della società americana. Ne esce fuori un festival del politicamente scorretto che utilizza lo stalking-horror del solito demone persecutore come nemesi e contrappasso per la cattiva coscienza di un'ambizione sociale pronta a mettere la sordina alle proprie remore etiche ed utilizzare gli strumenti a disposizione di una ben remunerata competenza esoterica pur di trarsi fuori dagli impicci. Tutto sembra avere un prezzo per i personaggi di questa catena di Sant'Antonio degli oggetti maledetti, ignari tuttavia che le brame di una feroce ed implacabile creatura degli inferi riguardano qualcosa di molto più prezioso ed immateriale di un ricco conto in banca o di una lussuosa residenza estiva a Cape Code. Forte di un armamentario che riesce ancora ad agitare la scenografia di un universo di poltergheist fatto di oggetti inanimati che improvvisamente prendono vita ed un virtuosismo registico che crea tensione ed aspettative con pochi, studiati movimenti di macchina, lo zio Sam dell'horror a stelle e strisce trama nell'ombra con un essere sfuggente ed umbratile facendosi beffe delle certezze del razionalismo ('Non possiamo tentare di comprendere il mondo con il solo intelletto' C.Jung da 'Tipi psicologici') e mostrandosi impietoso tanto con il pregiudizio e la decadenza fisica degli strati meno abbienti (ex ragazzine paffutelle di campagna in cerca di riscatto professionale, vecchie bacucche marcescenti in grado di scatenare potenze sovraumane, spregiudicati yuppie dagli occhi a mandorla arrivisti e senza scrupoli) quanto con la solita retorica animalista del 'No Animals Were Harmed' dei titoli di coda smentito dal cattivo esempio di micetti orrendamente trucidati e agnelli sacrificali pronti ad essere sgozzati senza alcuna pietà. Insomma, dietro la patina di un cinema di genere finalmente normalizzato e rientrato nei canoni di una più pacificata retorica narrativa, il vecchio maestro torna a graffiare con gli elementi di una intelligente e dissimulata forza iconoclasta che insinua il sospetto che non sempre la bontà e l'onestà siano ricambiate ed è pronto a sprofondare la favola d'amore di una graziosa e rassicurante protagonista negli abissi fiammeggianti della dannazione eterna. Forse un pò debole su alcune scelte di montaggio che penalizzano la tenuta della tensione e precipitano il finale nello scontato raccordo con l'incipit, si avvale delle ottime musiche di Christopher Young e del fascino discreto della bionda e bella Alison Lohman, già ambigua regina di cuori in White Oleander di Peter Kosminsky e in Where the Truth Lies di Atom Egoyam. Presentato al Festival di Cannes 2009 nella sezione Proiezioni di mezzanotte, è premiato in alcuni festival minori a da un box office relativamente tiepido che per questa volta non trascina la Universal nell'inferno senza speranza del disastro commerciale. Chi semina vento...
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renato c.
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lunedì 6 aprile 2015
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horror fine a se stsso
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Stavolta sono d'accordo con i detrattori! E' un film che si basa tutto a mostrare scene raccapriccianti se non da vomito! Comunque ne contesto lo schema: Per quanto possa essere forte un demone, Dio non permetterà mai che un innocente o un pentito venga trascinato nell'inferno per l'eternità! La protaginista era innocente? No! Non era senza peccato! E' stato grave che abbia negato una ulteriore proroga a quella che essa credeva una povera vecchia (anche se poi in realtà era una strega!) solo per ambire al posto di vice-direttore! Ma poi se ne è pentita, tant'è vero che è andata a cercare la nipote! Poi anche quando aveva cercato di dare il "bottone maledetto" al suo collega disonesto, alla fine non ne ha il coraggio! Quindi pentita in tutti i campi! E solo per uno scambio di buste viene dannata ad andare all'inferno per l'eternità!? Questo e proprio l'antitesi del cristianesimo del Dio buono e misericordioso che ogni cristiano autentico ha imparato a conoscere e ad amare!
Una figura positiva!? Quella del fidanzato, che nonostante vedeva che la sua amata era "disturbata" non l'abbandona, come avrebbe voluto sua madre, ma è pronto anche a pagare $ 10.
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Stavolta sono d'accordo con i detrattori! E' un film che si basa tutto a mostrare scene raccapriccianti se non da vomito! Comunque ne contesto lo schema: Per quanto possa essere forte un demone, Dio non permetterà mai che un innocente o un pentito venga trascinato nell'inferno per l'eternità! La protaginista era innocente? No! Non era senza peccato! E' stato grave che abbia negato una ulteriore proroga a quella che essa credeva una povera vecchia (anche se poi in realtà era una strega!) solo per ambire al posto di vice-direttore! Ma poi se ne è pentita, tant'è vero che è andata a cercare la nipote! Poi anche quando aveva cercato di dare il "bottone maledetto" al suo collega disonesto, alla fine non ne ha il coraggio! Quindi pentita in tutti i campi! E solo per uno scambio di buste viene dannata ad andare all'inferno per l'eternità!? Questo e proprio l'antitesi del cristianesimo del Dio buono e misericordioso che ogni cristiano autentico ha imparato a conoscere e ad amare!
Una figura positiva!? Quella del fidanzato, che nonostante vedeva che la sua amata era "disturbata" non l'abbandona, come avrebbe voluto sua madre, ma è pronto anche a pagare $ 10.000,per una terapia in cui non crede ma pur di tentare di salvare l'amata sarebbe disposto a tutto!!
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