Avatar |
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Un film di James Cameron.
Con Sam Worthington, Zoe Saldana, Sigourney Weaver, Stephen Lang.
continua»
Fantascienza,
Ratings: Kids+13,
durata 162 min.
- USA, Gran Bretagna 2009.
- 20th Century Fox Italia
uscita giovedì 22 settembre 2022.
MYMONETRO
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Tanti film per un film unico
di ExcandarFeedback: |
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martedì 19 gennaio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Quando sono entrato in sala, domenica sera, per vedere Avatar, lo confesso, non sapevo cosa avrei visto. Perché certi film partono con le premesse di essere pietre miliari, di cambiare il cinema, di essere un’esperienza fantastica. Avatar è questo e altro. Tutti l’hanno paragonato a Balla coi Lupi e Pocahontas. In effetti, appena ho visto l’evolversi della storia è stato impossibile non raffrontare Jake Sully al tenente John Dunbar, come se la frontiera americana fosse stata come per magia teletrasportata sul verdeggiante pianeta-paradiso Pandora. E poi vi ho letto un tributo all’animazione di Miyazaki, ai suoi Nausicaa, Laputa e, soprattutto, Mononoke: il dio cervo riecheggia nell’Evya pandoriana, i giganteschi animali che vivono nella foresta molto hanno in comune con quelli del film di Cameron, feroci e benevoli a turno, nel cercare di far trionfare la legge della natura e la sua preservazione; e poi ancora Ashitaka e Jake Sully, stranieri in un mondo che non capiscono ma a cui finiscono, per amore, col legarsi. Avatar mi ha trasmesso un’emozione onirica che pochi altri film mi hanno trasmesso con uguale forza: la trilogia di Guerre Stellari, La storia infinita, il ciclo del Signore degli Anelli. Facile parlarne male, sostenere che ha copiato (molti critici si sono spesi a cercare nuove accuse di plagio dai quattro angoli della Terra). Cameron è stato ed è uno dei maestri del fantastico e, in particolare, del fantascientifico, dove mette mano fa pellicole che sono destinate a ritagliarsi un posto sui libri di Storia e Critica del Cinema. Ma non ha un’idea, una sola che non abbia in qualche modo tratto origine da altro, e come lui il discorso va allargato a una pletora di altri registi, da Spielberg a Sam Raimi. Oggi il cinema di genere non può prescindere dalla letteratura fantastica, dai fumetti, dai manga e da altro cinema di genere. Questo ormai è un assunto, un dogma che va accettato. Oggi non si fanno film che non siano tributi ad altri film, in un percorso simbolico che vuole dare continuità ai sogni in celluloide. Questo può fare un maestro del cinema americano, può saperlo fare, che non è da tutti, e trarne quello che, a mio parere, è il suo unico vero capolavoro. Avatar non è solo una storia di guerra e magia, di natura e tecnologia: non è solo una storia d’amore e morte. E’ anche l’immersione in un mondo che prima che essere quello del digital 3D è quello dell’universo di Pandora, il posto in cui tutti vorremmo vivere e che, immancabilmente, ci manca quando usciamo dalla sala e camminiamo per le strade delle nostre città tutte uguali. Qui troviamo quello che vorremmo, la possibilità di credere in qualcosa, di amare qualcuno e di combattere per ciò in cui crediamo e che amiamo. Qui troviamo il senso di casa che abbiamo smarrito narcotizzati dalle comodità e dalle nevrosi della nostra società piatta e insipida. E questo senso di malinconia c’è lo consegna come pochi altri film.
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