Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 85 min.
- USA 2008.
- Universal Pictures
uscita venerdì 1febbraio 2008.
MYMONETROCloverfield
valutazione media:
2,82
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
da amante del genere catastrofico questo film mi ha proprio deluso; a parte la pessima idea di utilizzare una telecamera a mano che ha creato solo confusione ci sono state un sacco di imprecisioni(il cellulare che non prendeva in superficie adesso prende nella metropolitana).Oltretutto non centrano le intrusioni delle riprese di lui con la ragazza in questo tipo di film.La cosa forse più deludente è stata la fine del film,o almeno se una fine ci fosse stata,dato che non viene nemmeno fatta vedere la fine della creatura
[+] lascia un commento a stiloso92 »[ - ] lascia un commento a stiloso92 »
Film al limite del patetico,fondamentalmente inutile ed una grande delusione soprattutto se confrontato con le altre opere del regista.
Insomma se dovete proprio vederlo armatevi di sacchetti per il vomito non solo per la trama insostenibile, ma anche perché a causa (o grazie) alle riprese, alla fine del film avrete una forte sensazione di nausea
[+] lascia un commento a dadasasa »[ - ] lascia un commento a dadasasa »
Ho sentito molti pareri discordi su Cloverfield,cioè che Cloverfield non é piaciuto per il fatto della telecamera che si muove troppo.Io non sono d'accordo con loro,perchè secondo me l'idea della telecamera amatoriale mi é piaciuta, poichè é originale e rende il tutto molto più realistico di quel che é già.A livello tecnico poi questo film penso sia sublime,J.J.Abrams é riuscito a fare davvero un ottimo lavoro.Certo,ci sono alcune inconsistenze nella sceneggiatura ma non ci si bada più di tanto,essendo poi sorprendente il risultato finale.
[+] lascia un commento a jak97 »[ - ] lascia un commento a jak97 »
ONESTAMENTE SI PUO' FARE UN PLAUSO ALLA CREATIVITA' ED ALL'INVENTIVA NEL SOGGETTO CHE SEMINA TERRORE NELL'AFFASCINANTE QUARTIERE NEW YORKESE. COME UN PLAUSO AGLI EFFETTI SPECIALI, SPECIALMENTE I PRIMI EPISODI DISASTROSI FINO ALLA SEQUENZA SUL PONTE DI BROOKLIN.. MA SUONA TANTO DI GIA' VISTO E QUESTO LAVORO NON E' ALTRO CHE FIGLIO DI ALTRI FILM "HORROR-REALITY" CON IL MEDESIMO RISULTATO VISIVO CHE NON LASCIA STUPORE IN CHI HA GIA' SPERIMENTATO TALE METODO. UN FILM CHE RISULTA "CLAUSTROFOBICO" COME LA GALLERIA DELLA METROPOLITANA CHE VIENE SCELTA IN UNA SEQUENZA.. INFATTI NON VI SONO ALTRI SBOCCHI NARRATIVI A PARTE LA VIA DI FUGA PRECEDUTA DAL RECUPERARE UNA RAGAZZA AMATA DA UNO DEI PROTAGONISTI.
[+]
ONESTAMENTE SI PUO' FARE UN PLAUSO ALLA CREATIVITA' ED ALL'INVENTIVA NEL SOGGETTO CHE SEMINA TERRORE NELL'AFFASCINANTE QUARTIERE NEW YORKESE. COME UN PLAUSO AGLI EFFETTI SPECIALI, SPECIALMENTE I PRIMI EPISODI DISASTROSI FINO ALLA SEQUENZA SUL PONTE DI BROOKLIN.. MA SUONA TANTO DI GIA' VISTO E QUESTO LAVORO NON E' ALTRO CHE FIGLIO DI ALTRI FILM "HORROR-REALITY" CON IL MEDESIMO RISULTATO VISIVO CHE NON LASCIA STUPORE IN CHI HA GIA' SPERIMENTATO TALE METODO. UN FILM CHE RISULTA "CLAUSTROFOBICO" COME LA GALLERIA DELLA METROPOLITANA CHE VIENE SCELTA IN UNA SEQUENZA.. INFATTI NON VI SONO ALTRI SBOCCHI NARRATIVI A PARTE LA VIA DI FUGA PRECEDUTA DAL RECUPERARE UNA RAGAZZA AMATA DA UNO DEI PROTAGONISTI.
FINALE INEVITABILMENTE SENZA SORPRESE. NON SI PUO' FARE ALTRO CHE APPREZZARNE LA QUALITA' TECNICA DELLE IMMAGINI CATASTROFICHE MA NON BASTANO PER PROMUOVERE A PIENI VOTI UN FILM CHE RESTA PRIGIONIERO NEL SUO TESSUTO NARRATIVO PRINCIPALE SENZA OFFRIRE ALLO SPETTATORE ULTERIORI "USCITE" VIE DI INTERPRETAZIONE, SOPRATTUTTO CON LA FANTASIA.
VOTO 6--
[-]
[+] lascia un commento a dian71cinema »[ - ] lascia un commento a dian71cinema »
Cloverfield, il monster movie prodotto da J.J. Abrams, è diventato un vero caso cinematografico dilagato sul web attraverso l'innovativo marketing virale creato attorno alla pellicola.
[+]
Cloverfield, il monster movie prodotto da J.J. Abrams, è diventato un vero caso cinematografico dilagato sul web attraverso l'innovativo marketing virale creato attorno alla pellicola. Il film è stato elevato a fenomeno di culto dall'incredibile, appassionato e genuino hype creato sulla cinesfera da fansites e blog di tutto il Mondo.La rete, mai così vigorosa nel portare alla ribalta una pellicola, ha decretato il successo di Cloverfield ancor prima che il mostro preferito da bloggers e fanboys emergesse tra le onde del web per approdare nei cinema: la celeberrima data d'uscita fissata al 1-18-08 non era ancora giunta, eppure il produttore J.J. Abrams aveva già vinto la sua partita.
Ma Cloverfield è o dovrebbe essere anche, soprattutto, un film da giudicare per ciò che si recepisce vivendone l'esperienza cinematografica. Matt Reevesdirige un monster movie molto realistico, semplice ed ingenuo all'apparenza, interpretato da attori volutamente sconosciuti che possano essere accolti e seguiti con familiarità e trasporto dal pubblico.
La narrazione avviene attraverso l'occhio curioso ed indiscreto di una videocamera a mano, sfruttando lo stile handycam reso celebre da Blair Witch Project, che riprende l'angoscia ed il terrore di un gruppo di persone che assiste all'improvvisa distruzione di New York da parte di una enorme creatura mostruosa dalle sconosciute origini.Cloverfield non manca di appassionare godendo di una costante tensione narrativa agevolata dalla breve durata della storia, tuttavia difficilmente sfocia in sequenze particolarmente cariche di apprensione ad elevato tasso di thrilling.
Le brevi apparizioni del terribile mostro, ottimamente ideato e realizzato, non incidono tuttavia come si spera nella costruzione del racconto, non impauriscono e non stuzzicano particolari emozioni deludendo le spasmodiche aspettative createsi in rete a favore di un film davvero per tutti. Il fulcro del pathosè rappresentato dai risvolti umani delle vicende vissute da Marlena Diamond (Lizzy Caplan) e Hud Platt (T.J. Miller), successivamente anche dalle sorti di Beth McIntyre (Odette Yustman): il forte interesse non è generato tanto dal devastante mostro quanto focalizzato sulle vicissitudini di gente comune che vive e soffre un evento inspiegabile che si trasforma ben presto in un incubo ad occhi aperti.
Seppur lodevole nel coinvolgere attivamente lo spettatore, partecipe di un interessante monster movie dai connotati horror e thriller tuttaviaabbastanza deboli, ma comunque impreziosito dall'intero percorso di Marlena Diamond (Lizzy Caplan), probabilmente il personaggio più riuscito della storia, e da pregevoli sequenze come l'attacco dei parassiti a danno dei protagonisti principali in fuga, Cloverfield, considerato esclusivamente nella sua componente filmica e non come operazione commerciale, non fa breccia e perde buona parte del suo vigore, affermandosi certamente come ennesimo successo del geniale J.J. Abrams, ma al contempo comefilm dal fascino ingannatore.
Quando si dice: il successo ti rende libero. E’ questo che devono aver pensato i realizzatori di “Lost”, J.J. Abrams e Matt Reeves, quando si sono visti accettare l’idea di questo “Cloverfield”, esperimento audace e forzato di cinema d’azione catastrofico. Non si spiega altrimenti la totale libertà filmica qui adottata, in sostanza 74 minuti più titoli di coda di camera a mano alle prese con un disastro alieno a Manhattan, quindi sempre una situazione in un divenire frenetico, sbalzi, interruzioni, movimenti bruschi. Anche per lo spettatore più paziente risulta difficile e problematica la visione, però giustamente le qualità dei responsabili di “Cloverfield” non si può limitare solamente all’aspetto tecnico, comunque pregnante. Questo disaster movie in effetti ha spopolato negli States, nonostante la sua evidente difficoltà di fruizione: di certo non esplicita, ma neanche sotterranea è la riproposta dell’incubo post 11/9, oramai presenza aleggiante su gran parte della produzione degli Studios, quasi come marchio identificatore di un certo tipo di cinema: è come se la riproposizione di un incubo distruttivo rappresentasse una forma di cementificazione delle paure collettive americane, una sorta di tragedia umana riappacificatrice, un punto di riferimento che rappresenta paradossalmente un motivo di identità nazionale. Certo, oltre all’effetto 11/9, non si può non rammentare la similitudine, almeno come incipit, vedi il ritrovamento casuale della telecamera, a quel “Blair Witch Project”, di cui sembra sia stata copiata la strategia di marketing promozionale: qui però la differenza la fa Abrams, che si diletta a tratteggiare, nella prima mezz’ora del film, la classe media americana post adolescenziale e a delineare con maggior impegno le figure dei protagonisti, in modo tale da dare comunque una parvenza di interesse per l’intreccio narrato.
“Cloverfield” dal punto di vista cinematografico invece si fa apprezzare per la capacità di creare momenti di vera angoscia e suspense, figlie di gran parte delle opere del filone disaster movie, certamente qui amplificate dall’immediatezza dei riscontri visivi, e in sintesi per l’abilità di amalgama dei nostri Abrahams e Murray nel dare vigore ad un climax di paure e emozioni incessanti, quasi che alla fine si è contenti di terminare un’esperienza visiva totalizzante e fortemente partecipativa che, al di là del convincimento sulla qualità dell’opera, non può lasciare indifferenti.
Cloverfield, il monster movie prodotto da J.J. Abrams, è diventato un vero caso cinematografico dilagato sul web attraverso l'innovativo marketing virale creato attorno alla pellicola. Il film è stato elevato a fenomeno di culto dall'incredibile, appassionato e genuino hype creato sulla cinesfera da fansites e blog di tutto il Mondo.La rete, mai così vigorosa nel portare alla ribalta una pellicola, ha decretato il successo di Cloverfield ancor prima che il mostro preferito da bloggers e fanboys emergesse tra le onde del web per approdare nei cinema: la celeberrima data d'uscita fissata al 1-18-08 non era ancora giunta, eppure il produttore J.J. Abrams aveva già vinto la sua partita.
Ma Cloverfield è o dovrebbe essere anche, soprattutto, un film da giudicare per ciò che si recepisce vivendone l'esperienza cinematografica. Matt Reevesdirige un monster movie molto realistico, semplice ed ingenuo all'apparenza, interpretato da attori volutamente sconosciuti che possano essere accolti e seguiti con familiarità e trasporto dal pubblico.
La narrazione avviene attraverso l'occhio curioso ed indiscreto di una videocamera a mano, sfruttando lo stile handycam reso celebre da Blair Witch Project, che riprende l'angoscia ed il terrore di un gruppo di persone che assiste all'improvvisa distruzione di New York da parte di una enorme creatura mostruosa dalle sconosciute origini.Cloverfield non manca di appassionare godendo di una costante tensione narrativa agevolata dalla breve durata della storia, tuttavia difficilmente sfocia in sequenze particolarmente cariche di apprensione ad elevato tasso di thrilling.
Le brevi apparizioni del terribile mostro, ottimamente ideato e realizzato, non incidono tuttavia come si spera nella costruzione del racconto, non impauriscono e non stuzzicano particolari emozioni deludendo le spasmodiche aspettative createsi in rete a favore di un film davvero per tutti. Il fulcro del pathosè rappresentato dai risvolti umani delle vicende vissute da Marlena Diamond (Lizzy Caplan) e Hud Platt (T.J. Miller), successivamente anche dalle sorti di Beth McIntyre (Odette Yustman): il forte interesse non è generato tanto dal devastante mostro quanto focalizzato sulle vicissitudini di gente comune che vive e soffre un evento inspiegabile che si trasforma ben presto in un incubo ad occhi aperti.
Seppur lodevole nel coinvolgere attivamente lo spettatore, partecipe di un interessante monster movie dai connotati horror e thriller tuttaviaabbastanza deboli, ma comunque impreziosito dall'intero percorso di Marlena Diamond (Lizzy Caplan), probabilmente il personaggio più riuscito della storia, e da pregevoli sequenze come l'attacco dei parassiti a danno dei protagonisti principali in fuga, Cloverfield, considerato esclusivamente nella sua componente filmica e non come operazione commerciale, non fa breccia e perde buona parte del suo vigore, affermandosi certamente come ennesimo successo del geniale J.J. Abrams, ma al contempo comefilm dal fascino ingannatore.
Quando si dice: il successo ti rende libero. E’ questo che devono aver pensato i realizzatori di “Lost”, J.J. Abrams e Matt Reeves, quando si sono visti accettare l’idea di questo “Cloverfield”, esperimento audace e forzato di cinema d’azione catastrofico. Non si spiega altrimenti la totale libertà filmica qui adottata, in sostanza 74 minuti più titoli di coda di camera a mano alle prese con un disastro alieno a Manhattan, quindi sempre una situazione in un divenire frenetico, sbalzi, interruzioni, movimenti bruschi. Anche per lo spettatore più paziente risulta difficile e problematica la visione, però giustamente le qualità dei responsabili di “Cloverfield” non si può limitare solamente all’aspetto tecnico, comunque pregnante. Questo disaster movie in effetti ha spopolato negli States, nonostante la sua evidente difficoltà di fruizione: di certo non esplicita, ma neanche sotterranea è la riproposta dell’incubo post 11/9, oramai presenza aleggiante su gran parte della produzione degli Studios, quasi come marchio identificatore di un certo tipo di cinema: è come se la riproposizione di un incubo distruttivo rappresentasse una forma di cementificazione delle paure collettive americane, una sorta di tragedia umana riappacificatrice, un punto di riferimento che rappresenta paradossalmente un motivo di identità nazionale. Certo, oltre all’effetto 11/9, non si può non rammentare la similitudine, almeno come incipit, vedi il ritrovamento casuale della telecamera, a quel “Blair Witch Project”, di cui sembra sia stata copiata la strategia di marketing promozionale: qui però la differenza la fa Abrams, che si diletta a tratteggiare, nella prima mezz’ora del film, la classe media americana post adolescenziale e a delineare con maggior impegno le figure dei protagonisti, in modo tale da dare comunque una parvenza di interesse per l’intreccio narrato.
“Cloverfield” dal punto di vista cinematografico invece si fa apprezzare per la capacità di creare momenti di vera angoscia e suspense, figlie di gran parte delle opere del filone disaster movie, certamente qui amplificate dall’immediatezza dei riscontri visivi, e in sintesi per l’abilità di amalgama dei nostri Abrahams e Murray nel dare vigore ad un climax di paure e emozioni incessanti, quasi che alla fine si è contenti di terminare un’esperienza visiva totalizzante e fortemente partecipativa che, al di là del convincimento sulla qualità dell’opera, non può lasciare indifferenti.
[-]
[+] lascia un commento a andyflash77 »[ - ] lascia un commento a andyflash77 »