Il lupo

Film 2007 | Drammatico 89 min.

Regia di Stefano Calvagna. Un film con Massimo Bonetti, Antonella Ponziani, Enrico Montesano, Maurizio Mattioli, Mirko Petrini. Cast completo Genere Drammatico - Italia, 2007, durata 89 minuti. Uscita cinema venerdì 23 marzo 2007 - MYmonetro 2,16 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 25 luglio 2011

Il film ripercorre le tappe di un fatto di cronaca nera che ha tenuto con il fiato sospeso l'Italia intera. In Italia al Box Office Il lupo ha incassato nelle prime 4 settimane di programmazione 22,1 mila euro e 9,4 mila euro nel primo weekend.

Consigliato no!
2,16/5
MYMOVIES 1,00
CRITICA
PUBBLICO 3,32
CONSIGLIATO NÌ
Produzione indipendente per un film ispirato alla storia di Liboni.
Recensione di Marzia Gandolfi
giovedì 22 marzo 2007
Recensione di Marzia Gandolfi
giovedì 22 marzo 2007

Franco Scattoni, detto il Lupo, ha ucciso un carabiniere durante un semplice controllo di routine. Senza un motivo, senza pietà. Inizia così la sua breve latitanza tra Roma e l'Umbria dove vive sua sorella, orfana come lui di un padre malato e suicida. Il suo sogno è quello di raggiungere il Marocco e la giovane compagna incinta di suo figlio. Braccato dalle forze dell'ordine e dalla furia vendicativa del colonnello Franchini, padre del ragazzo ucciso, Scattoni viene riconosciuto e segnalato ai vigili urbani vicino al Circo Massimo. Raggiunto da Franchini i due avranno un drammatico confronto prima che il Lupo tenti la fuga portando con sé un ostaggio.
Per evitare problemi legali e riuscire a distribuire il film il nome di Luciano Liboni non si fa mai ma il protagonista de Il lupo, Franco Scattoni, condivide con l'originale lo stesso background familiare e culturale: un'infanzia difficile trascorsa con una madre fragile e un padre schizofrenico, l'adolescenza in riformatorio e, fuori di lì, i furti, le rapine, le estorsioni e un escalation di episodi criminali che lo condurranno all'omicidio.
L'uomo che nel 2004 uccise a S. Agata Feltria l'appuntato Alessandro Giorgioni e con la sua latitanza gettò nel panico la capitale ha liberamente ispirato il regista Stefano Calvagna. Il film a tesi (viviamo in un pericoloso Stato di polizia che uccide a freddo i delinquenti invece di recuperarli) registra numerose incongruenze rispetto ai fatti di cronaca, ammette licenze intollerabili più che poetiche, disegna Liboni come un eroe contro l'immorale colonnello dei carabinieri pronto a compiere qualsiasi infamia per vendicare il figlio, compresa quella di infilare una pistola nello zaino del fuggitivo per istigarlo ad aprire il fuoco e legittimarne l'esecuzione.
Nessuno impediva all'ultrà Calvagna di costruire un gangster movie nei luoghi neri di Roma o un gangsteristico-civile dalle parti di Rosi o di Damiani, o ancora un Romanzo criminale glamour e mitizzante, con ragazzi criminali a fronte di uno Stato nemico. Nessuno delegittima un cinema spiacevolmente diretto nel rappresentare i poliziotti e gli sfondi suburbani in cui operano banditi che rievocano in flashback la propria infanzia violata. L'operazione diventa invece ambigua nel momento in cui Il lupo, dichiarato dal regista "film-verità", rivela di essere un prodotto di finzione narrativa. Lo spettatore, che ignora la cronaca dei fatti, difficilmente distinguerà quelli reali da quelli finzionali. L'immaginario di Calvagna è politico, schierato e inneggiante, come le scritte pro-Liboni sui muri di Roma, come i fiori deposti post-mortem sul luogo della cattura. Se il film di Calvagna termina con una poesia dedicata al Lupo, ennesimo tentativo di creare un'impossibile empatia tra l'uomo e lo spettatore, suona civile citare Pasolini: "Perché i poliziotti sono figli di poveri, vengono da periferie, contadine o urbane che siano...".

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STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Gian Luigi Rondi
Il Tempo

Vita e morte di un criminale, qui nascosto sotto un nome fittizio, ma conservandogli quel soprannome di Lupo con cui lo indicava a Roma la cronaca nera all'inizio di questo secolo. Il Lupo, dunque. Veniva dalla provincia, dove aveva una sorella tranquilla ma un padre demente che aveva finito per suicidarsi. Con pochi amici e nessuna banda attorno, preferendo, i suoi furti soprattutto di auto e di moto, [...] Vai alla recensione »

Roberta Bottari
Il Messaggero

Un uomo detto "il Lupo" (Massimo Bonetti) ha ucciso un carabiniere senza pietà: il ragazzo dell'Arma gli aveva semplicemente chiesto i documenti, un controllo di routine. È così che per il Lupo, braccato dall'Arma e dal padre del ragazzo ucciso, il colonnello Franchini (Enrico Montesano), inizia la latitanza. Che finisce quando dei vigili urbani lo riconoscono al Circo Massimo.

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