Anno | 2006 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 85 minuti |
Regia di | Alessandro Angelini |
Attori | Giorgio Pasotti, Giorgio Colangeli, Michela Cescon, Katy Louise Saunders, Sergio Solli Paolo De Vita, Paolo Pierobon. |
Uscita | venerdì 5 gennaio 2007 |
Tag | Da vedere 2006 |
Distribuzione | 01 Distribution |
MYmonetro | 3,72 su 19 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 12 agosto 2019
Fabio, un giovane educatore, lavora in un penitenziario. Qui ritrova il padre che lo ha lasciato quando era ancora un bambino. Ha vinto un premio ai David di Donatello, Il film è stato premiato a Roma Film Festival, In Italia al Box Office L'aria salata ha incassato nelle prime 7 settimane di programmazione 470 mila euro e 129 mila euro nel primo weekend.
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Fabio lavora in carcere come educatore. Fronteggia ogni giorno, con le sue belle maniere, i volti segnati e gli scatti d'ira dei detenuti che vanno a colloquio da lui e s'impegna per far loro trovare la strada giusta, che conduca a un permesso o a uno sconto di pena.
Un giorno, un collega gli affida il caso di un tizio che è appena stato trasferito da un altro penitenziario: Luigi Sparti, assassino, dietro le sbarre da venti calendari.
Quello che né il collega né il carcerato sanno è che Sparti (Colangeli) è il padre di Fabio (Pasotti), sparito da decenni nel nulla per scontare la pena, mentre la sua famiglia, fuori, si ritrovava ugualmente condannata a una vita segnata dal suo gesto.
Nonostante la sorella Cristina si opponga all'idea di cercare il contatto con quell'uomo, Fabio vuole un padre, per colmare il vuoto del passato ora che si affaccia sulla soglia di una vita adulta e Sparti desidera un figlio, perché questo è il suo modo di immaginare un futuro. Quello che si chiedono a vicenda supera apparentemente le loro forze, perché il vecchio non è un modello d'uomo ma un amaro prodotto del carcere, e il figlio non è pronto ad accettarlo. Però nel momento in cui ci proveranno avranno già vinto, anche se quell'aria salata, che si respira in testa e in coda, suggerisce una circolarità di contenuto che non lascia scampo.
Disperato, mai eccessivo, scritto con una semplicità che è raffinato risultato, L'aria salata di Alessandro Angelini è un quadrifoglio autentico in un prato artificiale di copioni redatti in serie per cercare di soddisfare i produttori italiani sempre a caccia di commedie adolescenziali che replichino lo schema di quelle già viste.
Il regista viene dal documentario e sa come non edulcorare la realtà per farla arrivare ai nostri occhi carica di cruda umanità; ottimo Giorgio Pasotti, in equilibrio con sentimento su registri diversi, dall'offeso all'arreso all'emozionato; superbo Giorgio Colangeli, fra i migliori interpreti italiani in circolazione.
Unica debolezza, la figura un po' indistinta di Emma, la fidanzata di Fabio, impersonata da Katy Saunders. D'altronde la ribalta è tutta del confronto padre-figlio, ed è giusto così.
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Fabio (Giorgio Pasotti), è un giovane educatore con la missione di aiutare i detenuti nel loro fragile reinserimento in società. Un giorno conoscerà Sparti (Giorgio Colangeli), un detenuto difficile, con alle spalle vent'anni di galera per omicidio e un passato reciso, in ogni coinvolgimento affettivo. Ma quel passato ritorna, in Fabio e con Fabio: suo figlio.
Il miglior film italiano da molto tempo a questa parte: una eccellente "opera prima" (si scrive così, e fa quasi tenerezza) di Alessandro Angelini, già assistente alla regia di Nanni Moretti in "aprile". La storia, scritta a 4 mani con tale Angelo Carbone (già operatore carcerario, che io sappia): Giorgio Pasotti è un giovane operatore penitenziario, molto legato alla sorella (Monica Cescon, la [...] Vai alla recensione »
Il padre è sempre il padre... L'uomo è naturalmente aggressivo, per natura, è necessario contenerne l'impulsività. Mi è piaciuto, piuttosto crudo, ma efficace.
Uno dei film peggiori che abbia visto. Banale la regia, un'accozzaglia di stereotipi da romanzo d'appendice la sceneggiatura, terribili gli interpreti, a parte Colangeli, una perla in mezzo al letame e forse ingiustamente da me troppo apprezzata, se non altro come sollievo a una sera al cinema da dimenticare. E che ci volevano ancora mettere in questa storia? Il ragazzo che lavora in carcere [...] Vai alla recensione »
Volevo porre una domanda,ma il nome del detenuto Luigi Sparti e' casuale o e' in riferimanto allo Sparti testimone chiave del processo per la strage di Bolognaa? Che fine ha fatto il film che doveva interpretare il gande Gorgio Pasotti "A MANO ARMATA" sulla coppia di terroristi Fioravant-Mambro? Rimango in attesa di risposte. Grazie.
Ci sono film che puoi immaginare sintetizzati in una cosa sola: "L'aria salata" è negli occhi di Giorgio Colangeli. I suoi occhi blu sono il mare che non ha mai potuto attraversare davvero, la luce che non ha avuto, la famiglia che si è negato. Il rimorso, l'amarezza, la consapevolezza bruciante di aver buttato via la propria esistenza. Questo attore, giustamente premiato con un david, è arrivato [...] Vai alla recensione »
La comparsa sulla scena di un regista come Alessandro Angelini e di un'opera prima come il suo L'aria salata (che la prima Festa di Roma ha portato allo scoperto) infondono ottimismo. Per esordire il neoregista si è cimentato con una storia complessa, soprattutto nella costruzione dei personaggi. Che richiedeva maturità e sensibilità. Fabio (Giorgio Pasotti) fa l'educatore nelle carceri, un lavoro [...] Vai alla recensione »
Quando un attore vero finalmente arriva, e conquista tutto lo spazio che vuole – senza fare smorfie, sgolarsi, gigioneggiare – tutti gli altri spariscono. L'aria salata dovrebbe essere la storia di un figlio e di un padre che si ritrovano dopo vent'anni, come in un melodramma, e come in un melodramma stanno uno di qua e l'altro di là dalla barricata.
Un'opera prima italiana. Firmata da un giovane. Alessandro Angelini, che nonostante abbia realizzato finora solo alcuni documentari, dimostra di saper felicemente dominare il mezzo cinema, sia come tecniche sia come espressioni narrative. Sostenute da un'idea di base per nulla consueta, in equilibrio giusto fra il dramma, sempre controllato, e l'emozione asciutta e quasi sommessa.
A chi chiedo perdono,io?», dice quasi urlando Sparti (Giorgio Colangeli) nella bella sequenza che chiude L'aria salata (Italia, 2006, 87'). Nelle sue parole c'è la domanda che troppo a lungo ha evitato di porsi. Prima ha ucciso, e poi ha abbandonato i suoi. Ancora peggio: s'è convinto a farli responsabili della sua stessa decisione di abbandonarli. «Sapevate dove stavo»: questo ha rimproverato a Fabio [...] Vai alla recensione »
È un film che viene da lontano, L'aria salata. Viene dalla Festa di Roma, certo, dove il protagonista Giorgio Colangeli ha vinto il premio come miglior attore del concorso. Ma viene soprattutto dalle esperienze come volontario e assistente sociale che il giovane regista, l'esordiente Alessandro Angelini, ha vissuto nel carcere romano di Rebibbia. E viene dalla lunga camera che Col angeli ha costruito [...] Vai alla recensione »
Alessandro Angelini è uno di quei cineasti «cresciuti» nella palestra del Sacher festival. È lì infatti che lo abbiamo scoperto, presentò nel 98 Fame for your name, un 'incursione nell'hip hop romano, e il documentario è il punto di partenza di questo regista spesso ospite anche al Torino film festival - Ragazzi del Ghana (2000): El Barrilete (2005).
L'aria salata è il primo lungometraggio a soggetto di Alessandro Angelini, cresciuto cinematograficamente come aiuto regista e documentarista: un esordio rigoroso e maturo nella raffigurazione di una vicenda in equilibrio fra il dramma sommessamente lacerante e la cronaca familiare emotivamente controllata, un esordio nato dalla sua esperienza vissuta in anni di volontariato nel carcere romano di Rebibbia. [...] Vai alla recensione »
C'è una figura che ricorre con troppa insistenza nel cinema italiano di questi anni per non attribuirle un valore simbolico. E' la figura del padre assente, indegno o addirittura spregevole, che viene chiamato a riparare questa colpa, ove possibile, o almeno a renderne conto ai figli che per causa sua sono cresciuti male, malissimo. Nelle forme più diverse questo padre "in debito" si incontra nei film [...] Vai alla recensione »
Da una sua esperienza personale (volontario nel carcere di Rebibbia) Alessandro Angelini ha tratto lo spunto per scrivere e dirigere il suo primo lungometraggio per il grande schermo. Che pone al centro dell'attenzione un giovane educatore che si sforza quotidianamente di trovare gli stimoli necessari per portare avanti il suo lavoro con passione e dedizione.
Un padre, un figlio, una figlia. E il carcere. E il passato che ritorna, inatteso, minaccioso. Dopo il successo ottenuto alla festa di Roma, dove Giorgio Colangeli ha ottenuto un meritatissimo premio come miglior attore, arriva in sala il bel debutto di Alessandro Angelini. Come molti (o troppi?) film italiani di questi anni, anche L'aria salata cerca tracce della crisi d'identità vissuta dal nostro [...] Vai alla recensione »
Ecco un film italiano che si segnala per l'originalità e la secchezza del racconto. L'aria salata di Alessandro Angelini racconta di Fabio (Giorgio Pasotti), giovane assistente sociale a Rebibbia, coinvolto in un programma di reinserimento dei detenuti; costoro non di rado vedono in lui solo la possibilità di ottenere qualche agevolazione. È l'incontro con Sparti (Giorgio Colangeli), condannato a trent'anni [...] Vai alla recensione »
Meritatissimo il premio a Giorgio Colangeli per la migliore interpretazione maschile alla Festa di Roma dove L'aria salata è stato presentato in anteprima, ma anche Giorgio Pasotti, l'altro protagonista dell'opera prima di Alessandro Angelini, è una bella conferma. Dopo aver indossato i panni dell'uxoricida in Quale amore, il giovane attore qui scivola con duttilità in quelli di Fabio, l'educatore [...] Vai alla recensione »
Il regista Angelini ha fatto volontariato nel carcere romano di Rebibbia: da quella esperienza, dice, e dai racconti di detenuti, educatori, agenti di custodia, sono nati l'interesse per l'ambiente e l'idea che pure le famiglie dei carcerati in qualche modo passino la vita in prigione. II film si è poi sviluppato piuttosto sul rapporto figlio-padre, sui segreti a volte occultati oltre la superficie [...] Vai alla recensione »
C'è un nuovo regista in città. Si chiama Alessandro Angelini, ha un bel curriculum di aiuto-regista (soprattutto con Moretti e Calopresti) ma non avrebbe mai potuto girare un esordio come L'aria salata se nel suo passato non ci fosse un'esperienza di volontariato nel carcere di Rebibbia. Il che dimostra due cose: che per fare i registi conoscere la vita può non essere indispensabile, ma sicuramente [...] Vai alla recensione »
Tra i film della giornata il più intenso mi è parso L'aria salata, esordio di Alessandro Angelini che affronta un tema diffide (il carcere) con buona conoscenza del mezzo cinematografico e un'esatta percezione delle psicologie dei personaggi. Le quali sono, diciamo subito, abbastanza complicate. Fabio (Giorgio Pasotti) è un giovane educatore che si occupa del reinserimento dei detenuti nella società. [...] Vai alla recensione »
Fabio lavora da educatore in un carcere col compito, se possibile, di reinserire nella società coloro che vi sono reclusi. Un giorno si trova dinanzi un anziano omicida. È suo padre, che non aveva mai visto e volutamente ignorato. È l'ottimo incipit, questo, di L'aria salata, debutto nel lungometraggio di Alessandro Angelini: una trovata che il debuttante non spreco, ma che anzi riesce a impiegare [...] Vai alla recensione »
La tragedia irrompe sulla Festa del Cinema. Niente più mondanità, vanità e «red carpet» da esibire nella Capitale ferita e nella giornata in cui la stessa Monica Bellucci dice che «è da stupidi parlare di cinema», ben venga un film come L'Aria salata, in concorso per «Cinema 2006» a indurre alla riflessione. L'opera d'esordio del giovane regista Alessandro Angelini (sua la sceneggiatura scritta assieme [...] Vai alla recensione »
Cinema italiano: due camere e una cella. Ma Angelini non si fa imprigionare dalle evidenti ristrettezze di budget. Un figlio frustrato e rabbioso (Pasotti) lavora come educatore con i detenuti e incontra in carcere il padre (Giorgio Colangeli, faccia dura da Edward Bunker) che non ha mai conosciuto. Il genitore è un ex omicida. Nervi tesi. Tesissimi.