Titolo originale | Taegukgi hwinalrimyeo |
Anno | 2004 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 143 minuti |
Regia di | Je-kyu Kang |
Attori | Eun-ju Lee, Hyeong-jin Kong, Jang Dong-Gun, Bin Won . |
Uscita | venerdì 4 agosto 2006 |
MYmonetro | 2,59 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 17 marzo 2015
Jin-tae e Jin-seok sono fratelli: il primo, lustrascarpe, lavora per mandare all'università il minore. I suoi piani vengono sconvolti dallo scoppio della guerra: l'arruolamento dei due e la furia del conflitto metteranno alla prova il loro legame.
CONSIGLIATO NÌ
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Due fratelli, un unico destino. Siamo negli anni '50, in Oriente sta per esplodere una delle prime micce della Guerra Fredda: la guerra di Corea. Jin-tae e Jin-seok vengono coinvolti nel conflitto contro gli invasori comunisti del Nord, ma reagiscono in maniera diametralmente opposta. Il fratello maggiore si rende protagonista di imprese eroiche diventando in breve una macchina da guerra; il più piccolo ripudia l'atrocità della violenza. I due vivranno così un conflitto nel conflitto.
Se solo si potessero scindere con una sorta di "menù fai da te" le sezioni di gratuito patetismo dalle sequenze caotiche e sanguinolente delle azioni di battaglia, questo Brothers Of War ne avrebbe solo da guadagnare. La Guerra di Corea, una delle più feroci del secondo dopo Guerra, trova degna rappresentazione in una pellicola che non lesina nulla quanto a realismo e brutalità. Guerra intestina, praticamente un'inutile guerra civile al termine della quale si tornò all'assetto di partenza, imperialismo cinese contro mondo libero: un conflitto ancora più atroce proprio perché vide protagonista un popolo contro se stesso, frartelli contro fratelli.
Prorpio l'idea simbolica di narrare la storia di una guerra civile al fianco di due fratelli - prima inseparabili sostenitori della stessa causa, poi acerrimi nemici - è la chiave di questo flim coreano. Uno dei due - fino alla fine non si sa se il maggiore o il minore - è un uomo anziano che ai giorni nostri viene chiamato al riconoscimento dei resti del fratello morto 50 anni prima in battaglia. É da qui che parte il flash back di quegli anni bui. Il tema del ricordo è l'assoluto protagonista: il ricordo della guerra, ma anche il ricordo dei tempi felici affogato tra trincee e bunker.
E la violenza è tutta sullo schermo senza censura, filtri o spettacolarizzazioni di sorta, proprio per evidenziare il contrasto. Il ricordo è un ralenty - spesso stucchevole - accompagnato da temi musicali ariosi e lacrimevoli; il conflitto è rapido, serrato incontenibile e catastrofico. Un accostmento scontato forse, eppure commovente e sconvolgente come solo la barbarie della guerra sa esserlo.
Un'equipe di archeologi coreani ritrova i resti di un uomo di nome Jin-seok, morto negli anni '50 durante la guerra di Corea. Si scoprirà che in realtà quello scheletro appartiene a Jin-tae, fratello maggiore di Jin-seok. Da qui inizia la lunga storia in flashback della giovinezza perduta dei due ragazzi. L'idilliaco rapporto fraterno, fatto di calme e serene giornate, viene dunque messo alla prova dall'improvviso scoppio di un sanguinoso conflitto che vedrà la trasformazione di Jin-tae in un brutale fanatico della guerra, irriconoscibile agli occhi del fratello.
Un film di guerra infarcito di stereotipi e pessime citazioni dai più celebri classici del genere. Il regista Je-gyu Kang, autore anche della sceneggiatura, alterna momenti esteticamente riusciti, quelli dai toni concitati delle scene di combattimento, girate con una realistica macchina a spalla (in quanto a sangue e violenza, si sa, i coreani ci sanno fare), ad altri colmi di disarmante retorica, soprattutto a livello di dialoghi (i soldati vanno all'attacco al grido di "Ammazziamoli senza pietà!", "Cane rognoso!" e "Brutto bastardo!").
Rovinati dall'interpretazione inebetita degli attori e dal pessimo doppiaggio italiano, i suoi personaggi, caricature dei marines dei classici della guerra di Coppola e Kubrick, si presentano dunque come macchiette prive di qualunque spessore o credibilità, accompagnate continuamente da una sdolcinata colonna sonora da spot Barilla a sottolineare in maniera didascalica i momenti più intimi e profondi.