Anno | 1997 |
Genere | Thriller, |
Produzione | Austria |
Durata | 103 minuti |
Regia di | Michael Haneke |
Attori | Susanne Lothar, Arno Frisch, Frank Giering, Ulrich Mühe . |
Uscita | lunedì 11 dicembre 2023 |
Tag | Da vedere 1997 |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
MYmonetro | 3,35 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 14 novembre 2023
In una bella villetta sul lago un gruppo di persone, tutte di buon livello, buona borghesia, vivono tranquillamente, ritemprandosi dai soliti stress d... In Italia al Box Office Funny Games ha incassato 86,6 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Georg, sua moglie Anna ed il loro figlioletto Georgie si recano alla loro casa sul lago per trascorrere alcuni giorni di vacanza in compagnia dei vicini, con i quali hanno in programma la consueta partita a tennis. Pochi minuti dopo il loro arrivo, alla villa si presentano due ragazzi in apparenza cortesi ed educati, ma che riveleranno ben presto le proprie intenzioni: per la famiglia, è l'inizio di un incubo ad occhi aperti...
Accolto da polemiche e reazioni controverse alla sua presentazione al Festival di Cannes nel 1997, Funny games è il terzo lungometraggio per il cinema scritto e diretto dal regista austriaco Michael Haneke. Definito da alcuni critici come un vero e proprio horror, il film di Haneke è soprattutto una crudelissima analisi della violenza (fisica e psicologica) che penetra all'improvviso fra le pareti di una tipica casa alto-borghese per sconvolgere la tranquillità di chi vi abita: persone comuni messe di fronte ad una minaccia irrazionale ed oscura, dalla quale è impossibile mettersi in salvo.
Tali persone sono Georg (Ulrich Mühe) ed Anna (Susanne Lothar), che assieme al loro bambino vengono presi in ostaggio e torturati spietatamente da due giovani dall'aria gentile e perbene, e senza sapere perché.
Un ambiente familiare e domestico (la casa sul lago dei due coniugi) diventa così lo scenario claustrofobico di questo thriller agghiacciante, che pur evitando di mostrare la violenza in maniera esplicita (ogni atto sanguinario commesso dai due ragazzi avviene fuori campo) riesce a trasmettere nello spettatore un'insostenibile sensazione di angoscia. I "buffi giochi" di questi due killer vestiti di bianco e dalla glaciale freddezza sono trasformati da Haneke in un'ambigua metafora del Male: un Male privo di senso, quasi metafisico, per il quale il regista rifiuta di fornire qualsiasi tentativo di spiegazione (non conosciamo nulla dell'identità dei due ragazzi, al di là dei loro nomi), rendendo l'intero racconto ancora più enigmatico ed inquietante.
Ad accentuare il disagio dello spettatore è inoltre lo stile narrativo del film, volutamente lucido e realistico, al contrario di quello adottato da Kubrick nell'analogo Arancia meccanica (dove le feroci violenze messe in atto da Alex e dai suoi Drughi erano sempre filtrate attraverso l'occhio del regista). In alcune occasioni, però, Haneke sembra voler contraddire il realismo del film, arrivando perfino ad infrangere la "quarta parete": come quando il personaggio di Paul si rivolge direttamente agli spettatori e ammicca verso la macchina da presa, o quando parla del rapporto fra realtà e fiction (oltre alla sequenza surreale del telecomando). I "funny games" del titolo, dunque, sono anche un gioco a carte scoperte con le aspettative del pubblico, al quale alla fine sarà negata qualsiasi possibilità di catarsi. Sebbene nella seconda parte il film risenta di un certo calo di ritmo, resta senza dubbio un terrificante pugno nello stomaco, destinato ad assumere ben presto l'appellativo di cult. Nel 2007, lo stesso Haneke ne ha realizzato un omonimo remake americano, interpretato da Naomi Watts e Tim Roth.
Un’ agiata famiglia si reca nella propria casa sul lago per trascorrervi una settimana di vacanza. Poco dopo essere arrivati sul posto e aver iniziato a disfare le valigie, si presentano al cancello due giovani vestiti di bianco i quali in apparenza sono giunti per chiedere delle uova; in realtà trasformeranno quella che doveva essere per la famiglia una tranquilla vacanza in un [...] Vai alla recensione »
Le analisi morali hanno il loro valore nel giudicare un'opera, in questo caso un film. E su "funny games" si è dibattuto se sia stato giusto rappresentare il male assoluto come condanna dello stesso, oppure se sia più giusto evitare tale rappresentazione, nascondere il male. O, come fanno in tanti, rappresentarlo ma sconfiggerlo col classico lieto fine.
E' un ossimoro uccidere manifestando un formalismo verso la vittima che sarebbe piuttosto appropriato per un incontro ufficiale tra estranei. Il comportamento dei carnefici e' presentato in modo così asettico, che la loro formale educazione lascia stupiti. Il destino delle vittime e' ineluttabile e lo si capisce da subito. E' proprio questo aspetto forse che lascia aperta [...] Vai alla recensione »
Come mia abitudine cerco di sapere il meno possibile dei film che guarderò. Anche per questa ragione la prima versione di Funny Games è stato un vero pugno allo stomaco. Una situazione ordinaria e già vissuta da molti di noi (come un vicino che chiede un favore) si trasforma inaspettatamente in un terribile incubo con un'agghiacciante crescendo. Inevitabile è l'incapacità dei protagonisti, come dello [...] Vai alla recensione »
Tutto è gratuito. La violenza, naturalmente. Il parlare e filosofare a vuoto, senza un perchè. Il ferire, lo sbeffeggiare, l'uccidere. Le filastrocche da bambini, del tempo in cui non ci si cura della morte, e quindi la si può anche dare. Ma hanno forse un senso i quiz musicali che sanno di reiterato "dejà-vù" estivo? Il riassettare una barca, attendendo che passino giorni sempre uguali, lindi, ordinati, [...] Vai alla recensione »
E' inutile vedere il film come un cosmo ripieno di elementi da captare per lo spettatore. Io non do una vera interpretazione, perchè il film non mi trasmette niente. E' lento, irrisoluto e per certi versi noioso. Sicuramente l'ambiente privo di colonna sonora(sia originale che non) non è pane per i denti dello spettatore medio, che a guardare il film ci passa il tempo.
Ho deciso di fare un film che denuncia il Neonazismo. In questo film si vedono due adolescenti che rifondano il partito Nazista e decidono di sterminare tutti gli ebrei. Fin dall'inizio lo spettatore deve essere sicuro che non rappresento qualcosa, verso il quale esercito un distacco critico. Nono ... quello che lo spettatore deve percepire è che io sto organizzando deliberatamente uno spettacoli [...] Vai alla recensione »
Al di là della faciloneria estrema, di un film che propone solamente violenza insensata senza una grossa morale dietro (mi dai un budget e un film simile te lo giro pure io), ho trovato altamente irritante un dettaglio: l'atteggiamento della famiglia vittima, al limite del passivo. Se ne stanno lì compassati e privi di reazione. Non dico di ribellione eroica, ma proprio di qualsivoglia emozione: sembrano [...] Vai alla recensione »
Funny Games vuol dire giochi buffi, giochi divertenti: un titolo sardonico per il film austriaco di Michael Haneke che ha provocato polemiche e paure, turbato la critica internazionale al festival di Cannes 1997, allarmato Wim Wenders e suscitato molte discussioni sulla violenza al cinema. Non è un film bello e neppure brutto: ma ha un'efficacia terribile, con mezzi di grande semplicità spaventa più [...] Vai alla recensione »
Chissà su quanti e quali schermi della molteplice e multiforme dimensione social contemporanea, sarebbero riprodotte oggi le immagini del gioco al massacro che il glaciale Paul e il nevrotico Peter infliggono all' iconica e laica trinità famigliare austriaca - padre, madre e figlio di una benestante, linda e colta borghesia - nell'interno/inferno domestico di un sadico e rituale Kammerspiel raggelato. [...] Vai alla recensione »
Padre, madre e figlio si trovano in auto in direzione della loro casa al lago ascoltando musica classica. La camera segue l'auto dall'alto ricordando vagamente l'incipit di Shining, quando ad un tratto un brano - extradiegetico - dei Naked City squarcia brutalmente l'armonia che lo spettatore stava respirando. Uno strappo netto che interrompe la serena quotidianità alto-borghese dell'allegra famigliola [...] Vai alla recensione »
Ferocia antiborghese a parte (Haneke ha citato il Teorema di Pasolini e L'Angelo Sterminatore di Bunuel), il regista austriaco gioca a destrutturare gli schemi classici del thriller americano, stravolgendone il linguaggio e i segni (inquadra di continuo un coltello che si presuppone sarà un mezzo di fuga e non lo sarà), per indurre lo spettatore ad una (auto)riflessione sulla violenza e la morbosità [...] Vai alla recensione »