Titolo originale | Carl Th. Dreyer: My métier |
Anno | 1995 |
Genere | Documentario, Biografico |
Produzione | Danimarca |
Durata | 96 minuti |
Regia di | Torben Skjødt Jensen |
Attori | Clara Pontoppidan, Hélène Falconetti, Lisbeth Movin, Preben Lerdorff Rye, Jørgen Roos Birgitte Federspiel, Henning Bendtsen, Baard Owe, Axel Strøbye, Brian Patterson, David Bateson, Carl Theodor Dreyer. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro |
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Ultimo aggiornamento martedì 21 giugno 2016
Una ricca raccolta di ricordi e riflessioni su uno dei massimi maestri del cinema di tutti I tempi.
CONSIGLIATO N.D.
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Dreyer è un giovane giornalista a Copenaghen quando viene coinvolto nell'industria del cinema danese. Scrive script e per alcuni anni è l'editor a Nordisk Film. Dopo questi anni di apprendistato ha l'opportunità di dirigere il suo primo film nel 1917. Dreyer voleva che i suoi film portassero la sua impronta personale nei minimi dettagli, e già nei suoi primi muti è possibile trovare tratti stilistici che caratterizzano la sua intera produzione fino al suo ultimo film nel 1964. I primi sono di impostazione naturalisticha, per Dreyer il realismo non è un'arte in sé, solo il realismo psicologico lo è. Il suo interesse principale non è la vita all'esterno, ma quella interiore, la vita emotiva degli esseri umani. Le emozioni sono più visibili nelle espressioni facciali, e i film di Dreyer sono pieni di primi piani di volti umani. Catturando le sottili, espressioni visive dei caratteri, Dreyer cerca di rivelare i sentimenti che celano e le tempeste che infuriano all'interno. sebbene de son molti i film finiscono in tragedia, il suo intento è sempre quello di creare un inno al trionfo dell'anima sulla vita. Il carattere di Dreyer era complesso e contraddittorio come i personaggi dei suoi film. Composto nella sua testardaggine, non ha accettato alcun compromesso artistico.
Una ricca raccolta di ricordi e riflessioni su uno dei massimi maestri del cinema di tutti I tempi. Scopo di questo documentario è proprio quello di illuminare un artista che è stato troppo poco compreso dai suoi contemporanei. Per farlo, si muove attraverso interviste, rari filmati d'archivio e documenti di diversa natura, ritraendolo come un austero perfezionista, ma anche uomo appassionato dotato di un genuino senso dell'umorismo.