enzo70
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sabato 3 aprile 2021
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semplicemente un capolavoro
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La storia di Jack La Motta, il toro del Bronx, talento e sregolatezza, è stata lo spunto per Martin Scorsese per consegnare al cinema internazionale il più grande attore degli ultimi 50 anni: Robert De Niro. L’interpretazione perfetta ha reso questo film un must, un film citato come modello, per la sua nitida sceneggiatura, per la forza espressiva, per l’essenzialità del racconto. La storia di La Motta è quella dei grandi talenti dello sport che bruciano la vita nel vortice dei loro eccessi: Maradona, Tyson, Cassius Clay, Best, Pantani. La classe deborda dai confini dello sport e li trascina lungo il percorso della trasgressione che, puntualmente, travolge il fisico e la mente.
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La storia di Jack La Motta, il toro del Bronx, talento e sregolatezza, è stata lo spunto per Martin Scorsese per consegnare al cinema internazionale il più grande attore degli ultimi 50 anni: Robert De Niro. L’interpretazione perfetta ha reso questo film un must, un film citato come modello, per la sua nitida sceneggiatura, per la forza espressiva, per l’essenzialità del racconto. La storia di La Motta è quella dei grandi talenti dello sport che bruciano la vita nel vortice dei loro eccessi: Maradona, Tyson, Cassius Clay, Best, Pantani. La classe deborda dai confini dello sport e li trascina lungo il percorso della trasgressione che, puntualmente, travolge il fisico e la mente. Toro scatenato è un manifesto del contrappasso tra grandezze e meschinità degli uomini, la gelosia devastante di Jack è l’emblema dell’assenza di equilibrio. Ma Jack è una brava persona, lo dice alla fine del film, in carcere, tutti i grandissimi atleti finiscono lì, quasi un passaggio obbligato, un sigillo. E continua Jack non meritavo questo, l’immancabile senso di colpa per un incontro venduto esce a galla come nel più classico dei copioni. Un capolavoro.
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inesperto
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martedì 22 settembre 2020
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il de niro delle origini
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Questo biografico da due Oscar rimasto nella storia del cinema racconta la vita del pugile Jake La Motta, dentro e fuori dal ring. Dubbie le qualità umane, ma indubbie quelle pugilistiche, il nostro protagonista viene interpretato molto bene dal giovane De Niro, che per questo ruolo vince la statuetta. Al contrario di quanto sostenuto da molti, non è il realismo sul quadrato il carattere principe dell'opera, ma quello al di fuori: gli aspetti dell'uomo, i suoi rapporti con le persone (prima moglie, fratello, seconda moglie...), il suo essere costantemente al limite di uno scatto d'iracondia, la sua gelosia esacerbata. Basandosi principalmente su questi aspetti, il film risulta inevitabilmente faticoso; colpisce in profondità e non lo si può trattare come un normale passatempo cinematografico, poichè è molto impegnativo da seguire.
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fabio
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venerdì 24 agosto 2018
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un classico di scorsese
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il duo scorsese-deniro al meglio per una storia epica. da vedere
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noodles
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domenica 27 agosto 2017
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grande cult
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Jake La Motta è stato un pugile vissuto nel secondo dopoguerra, un italo-americano nato e cresciuto nel Bronx, testardo, violento e sconsiderato. Il Jake La Motta descitto da Scorsese è un personaggio terribilmente familiare per chiunque sappia osservarlo con attenzione. La brutalità della sua umanità è di un realismo che colpisce profondamente. Si tratta di un uomo insicuro, psicotico, annebbiato dalle sovrastrutture culturali impostegli dall'ambiente in cui è cresciuto. Presuntamente gretto e maschilista, si dimostra capace di provare sentimenti di una delicatezza toccante, ma non riesce a preservarne la bellezza: finisce per abbandonarsi ai vizi, all'ira, all'egoismo, al possesso, è divorato dalla gelosia carnale e l'intera pelicola ne racconta la discesa verso una vita via via più squallida, dopo aver toccato picchi di assoluto successo.
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Jake La Motta è stato un pugile vissuto nel secondo dopoguerra, un italo-americano nato e cresciuto nel Bronx, testardo, violento e sconsiderato. Il Jake La Motta descitto da Scorsese è un personaggio terribilmente familiare per chiunque sappia osservarlo con attenzione. La brutalità della sua umanità è di un realismo che colpisce profondamente. Si tratta di un uomo insicuro, psicotico, annebbiato dalle sovrastrutture culturali impostegli dall'ambiente in cui è cresciuto. Presuntamente gretto e maschilista, si dimostra capace di provare sentimenti di una delicatezza toccante, ma non riesce a preservarne la bellezza: finisce per abbandonarsi ai vizi, all'ira, all'egoismo, al possesso, è divorato dalla gelosia carnale e l'intera pelicola ne racconta la discesa verso una vita via via più squallida, dopo aver toccato picchi di assoluto successo. Il film è di uno squisito realismo, il bianco e nero è una scelta stilistica a dir poco perfetta. Risulta palese che Scorsese abbia scattato una fotografia minuziosa di un universo che consce in dettaglio e a cui si sente inevitabilmente legato. Ciò che emerge è l'assenza netta di una moralità schiacciante, è come se i limiti del protagonista vengano mostrati in modo spietatamente esplicito, ma vi siano altrettante chiare ragioni per cui è possibile giustificarlo. De Niro regala un'intrepretazione superlativa.
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greatsteven
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domenica 13 agosto 2017
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un'estenuante parabola discendente con i guantoni.
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Vita di Jake La Motta, pugile campione mondiale dei pesi medi, individuo dalla contorta psicologia e dall’istinto primordiale di autodistruzione, dal 1941 al 1956: i suoi match, il rapporto complicato col fratello-manager Joey, la relazione non meno difficile con la moglie Vickie, i contatti con la malavita e il mondo delle scommesse per truccare gli incontri, la conquista del titolo internazionale contro Marcel Cerdan nel 1949 e la perdita dello stesso contro Sugar Ray Robinson nel 1951, l’insorgere delle paranoie sentimentali, l’aumento vistoso di peso, il ritiro dalla carriera agonistica, la dura e deplorevole esperienza dietro le sbarre, il successo discreto ottenuto come intrattenitore.
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Vita di Jake La Motta, pugile campione mondiale dei pesi medi, individuo dalla contorta psicologia e dall’istinto primordiale di autodistruzione, dal 1941 al 1956: i suoi match, il rapporto complicato col fratello-manager Joey, la relazione non meno difficile con la moglie Vickie, i contatti con la malavita e il mondo delle scommesse per truccare gli incontri, la conquista del titolo internazionale contro Marcel Cerdan nel 1949 e la perdita dello stesso contro Sugar Ray Robinson nel 1951, l’insorgere delle paranoie sentimentali, l’aumento vistoso di peso, il ritiro dalla carriera agonistica, la dura e deplorevole esperienza dietro le sbarre, il successo discreto ottenuto come intrattenitore. Scorsese racconta un universo nel quale il boxeur protagonista si muove, rivelandosi il risultato inviperito di una società corrotta che crea mostri, anche e soprattutto intaccando le persone che praticano sport a livello professionistico. Ma l’intento del regista italoamericano è precipuamente quello di narrare la vicenda umana e la discesa morale di un uomo che si imbrogliò con ferocia con le sue stesse mani, il suo grido di pietosa e inarrivabile umanità al mondo circostante che faceva di tutto per emarginarlo, e che poi lo ha condotto a commettere atti che lo illudevano di danneggiare gli altri, quando poi arrecavano male quasi esclusivamente a sé stesso. De Niro, ingrassato di ventisette chili per interpretare La Motta dopo il ritiro, regala la migliore interpretazione della sua carriera, premiata con l’Oscar, tracciando al vetriolo un personaggio combattuto che per l’appunto non combatte solo sul ring, ma anche fuori ha a che fare con la sua mente, il suo principale avversario e sicuramente quello più arduo da mettere al tappeto. La Motta, nel quindicennio della sua vita personale che viene mostrato nel film, sembra non crescere mai: si separa dalla prima moglie per una serie di furibondi litigi; vorrebbe sfidare il campione dei pesi massimi, ma crede di avere mani troppo piccole; è ossessionato dal dubbio che la consorte lo tradisca con gli organizzatori delle scommesse clandestine, coi boss della malavita o addirittura con Joey stesso, arrivando a picchiarlo selvaggiamente in preda ad un raptus; cerca di essere possessivo nella vicenda amorosa con la moglie, la quale rinuncia inizialmente a lasciarlo, ma poi lo fa sul serio e ottiene pure la custodia dei bambini; non riesce a trattenersi nell’alimentazione e ingrassa parecchio fino a dover archiviare il pugilato e rifarsi una faccia non troppo soddisfacente raccontando barzellette e storielle non molto divertenti nei night-club. Un De Niro in stato di grazia che regge le redini della recitazione generale della pellicola con spazi espressivi superlativi ed una intensità drammatica molto convincente, affiancato da un J. Pesci anch’egli molto in forma che evita la facile trappola di fargli da spalla e agisce invece da co-protagonista efficace, interpretando il delicato ruolo del fratello che coordina gli aspetti economici della sua carriera pugilistica e lo incita a comportarsi da combattente sia dentro che fuori dal ring. Lode anche all’ottima C. Moriarty, che sa inventarsi le vesti di una moglie conosciuta per caso dietro la grata di una piscina in un pomeriggio estivo e che ama Jake nonostante le sue frequenti fuoriuscite sadomasochistiche e il suo atteggiamento aggressivo e paranoico, il quale costituisce poi la causa della rottura del loro fragile, ma corretto, matrimonio. Un’altra statuetta andò al montaggio di Thelma Schoonmaker, e si capisce: le sequenze delle lotte fra pugili sono assai emozionanti, e da sole valgono non tutto, ma certamente due buoni terzi dell’intera pellicola, per come appaiono mozzafiato e tengono sul filo del rasoio uno spettatore che si eccita nella raffigurazione di incontri sportivi all’insegna della violenza controllata e della voglia spasmodica di trionfare. Una sceneggiatura, su soggetto del vero Jake La Motta, scritta da Paul Schrader e Mardik Martin, che privilegia i toni scurrili e coloriti per dare un accento di verosimiglianza all’ambiente crudele, sporco e spietato in cui i personaggi si muovono, esprimendo un urlo unanime di ricerca di successi faticosi da conquistare in un’America che abbandonava gli scenari della Seconda Guerra Mondiale uscendone perfino avvantaggiata, per avviarsi al conflitto ideologico con l’Unione Sovietica e perdere a poco a poco gli eroi di un’epoca. E La Motta non può che figurare fra questi. Altrettanto abili sono le prove recitative fornite da F. Vincent nei panni di Salvy (ombroso e carismatico uomo d’affari colluso con la criminalità organizzata e che si becca i cazzotti di Joey per aver tentato di infastidirne la cognata) e di N. Colasanto nelle vesti di Tommy Como, allibratore clandestino che tenta di ammaliare Jake con raggiri economici per fargli guadagnare quattrini infestando di irregolarità i match. Dalla scena introduttiva che vede il protagonista saltellare allenandosi in accappatoio sul ring, all’ultimo fotogramma, in cui lo vediamo che ricorda una commovente sequenza di Fronte del porto (che ha molte zone d’ombra in comune con Raging Bull, principalmente per la dialettica tra fratelli), è uno spettacolo da lasciare a bocca aperta, un affresco di pietà e cinismo mescolati assieme senza soluzioni di continuità e con l’obiettivo conseguito appieno di restituire dignità ad una figura che mai e poi mai merita compassione.
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teppeiuesugi95
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mercoledì 25 marzo 2015
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il miglior film sportivo/biografico/drammatico
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Il miglior film sportivo , biografico e drammatico della storia del cinema con uno dei migliori attori di tutti i tempi e sto parlando del grandissimo ROBERT DE NIRO
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tomdoniphon
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sabato 14 febbraio 2015
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quando de niro era grande
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Dal 1949 al 1951, la vita del pugile americano Jake La Motta, campione mondiale dei pesi medi, detto il "toro del Bronk" per la sua furia e per la sua capacità di incassatore.
"Il più bel film di ambiente pugilistico della storia del cinema" (Morandini), con al centro un pugile cattolico, incapace - come Johnny Boy di "Mean streets" o Travis Bickle di "Taxi driver", o come tanti altri personaggi delle opere di Scorsese - di gestire i propri impulsi autodistruttivi.
Magistrali le riprese degli incontri di boxe, che sono filmati con una libertà formale che in parte rimanda a Welles e, in parte, a Pasolini ("Il vangelo secondo Matteo").
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Dal 1949 al 1951, la vita del pugile americano Jake La Motta, campione mondiale dei pesi medi, detto il "toro del Bronk" per la sua furia e per la sua capacità di incassatore.
"Il più bel film di ambiente pugilistico della storia del cinema" (Morandini), con al centro un pugile cattolico, incapace - come Johnny Boy di "Mean streets" o Travis Bickle di "Taxi driver", o come tanti altri personaggi delle opere di Scorsese - di gestire i propri impulsi autodistruttivi.
Magistrali le riprese degli incontri di boxe, che sono filmati con una libertà formale che in parte rimanda a Welles e, in parte, a Pasolini ("Il vangelo secondo Matteo").
Indimenticabile interpretazione di De Niro, ingrassato di oltre 30 chili per calarsi nella parte del pugile invecchiato (che vediamo recitare le battute di Marlon Brando in "Fronte del Porto"); era questo il periodo d'oro dell'attore: periodo, questo, che va indicativamente dal 1973 (Mean Streets) al 1995 (Casinò). Dopo, purtroppo, De Niro non riuscirà a ritrovare l'energia (e forse la stessa voglia di recitare) che lo avevano reso mitico; come giustamente ha osservato Amelio, "da un paio di lustri non lo riconosco più: sullo schermo vedo un signore con la stessa smorfia sulle labbra, tra il disgusto, l'indifferenza e la noia. I suoi fuochi sembrano spenti da un bel pò e io non ci posso credere. Rivoglio il De Niro di prima".
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darkovic
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domenica 18 gennaio 2015
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il toro del bronx
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Un bravo Martin Scorsese,ottima la scelta del bianco e nero, dirige egregiamente un immenso Robert De Niro,, che ha interpretato magnificamente il campione,in molte scene d'incontri sembra di vedere proprio il pugile , ed un fantastico Joe Pesci ,che poi ,se non sbaglio,un decennio dopo vincera' con lo stesso regista il meritato Oscar con quel capolavoro di. Quei bravi ragazzi.
Premetto che voglio rivederlo a breve perche' dopo lunga e desiderosa attesa sono un po' rimasto deluso e stranito
Non conoscendo per niente la storia del campione di box Italoamericano Jack La Motta mi e' sembrato che la sceneggiatura , fosse un po' incompleta,non mi aspettavo un documentario naturalmente ma mi e' sembrato che sia stato dato troppo risalto alla presentazione della personalita' paranoica e e agli eccessi di gelosia e violenza dell'uomo ed agli incontri,questo forse e' normale,ma mi sarebbe piaciuto che la sceneggiatura ,se non sbaglio tratta dall'autobiografia dello stesso campione ,adattata e sceneggiata da Mardik Martin e modificata da Paul Schrader,avesse spaziato un po' di piu' su altre situazioni legate al campione.
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Un bravo Martin Scorsese,ottima la scelta del bianco e nero, dirige egregiamente un immenso Robert De Niro,, che ha interpretato magnificamente il campione,in molte scene d'incontri sembra di vedere proprio il pugile , ed un fantastico Joe Pesci ,che poi ,se non sbaglio,un decennio dopo vincera' con lo stesso regista il meritato Oscar con quel capolavoro di. Quei bravi ragazzi.
Premetto che voglio rivederlo a breve perche' dopo lunga e desiderosa attesa sono un po' rimasto deluso e stranito
Non conoscendo per niente la storia del campione di box Italoamericano Jack La Motta mi e' sembrato che la sceneggiatura , fosse un po' incompleta,non mi aspettavo un documentario naturalmente ma mi e' sembrato che sia stato dato troppo risalto alla presentazione della personalita' paranoica e e agli eccessi di gelosia e violenza dell'uomo ed agli incontri,questo forse e' normale,ma mi sarebbe piaciuto che la sceneggiatura ,se non sbaglio tratta dall'autobiografia dello stesso campione ,adattata e sceneggiata da Mardik Martin e modificata da Paul Schrader,avesse spaziato un po' di piu' su altre situazioni legate al campione.
Sopratutto mi e' sembrato avesse ''buchi'in varie parti , sulla situazione dell'incontro truccato ,molto importante perche sembra ebbe un impatto tragico sulla personalita' del campione ,e sopratutto sulla parabola discendente dell'atleta sino ad arrivare a fare l'intrattenitore,sembra con non grandi risultati , nei locali in cui il boxeour investi' a fine carriera.
Sembra che il regista fosse in un periodo brutto ,ed abbia dovuto anche farsi aiutare dal padre, regista,per certe scene,sembra avesse problemi di depressione,per cui fu anche ricoverato,dovuti anche alla dipendenza da cocaina
Comunque tra poco me lo rivedro' e come per le opere piu belle, vedro' un film diverso
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filippo catani
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venerdì 19 dicembre 2014
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magistrali scorsese e de niro
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Il film narra le vicende di Jake la Motta alias il Toro del Bronx campione mondiale dei pesi medi che alla ferocia sul ring alternava insicurezza, violenza e gelosia fuori da esso.
Realizzato con la consulenza dello stesso Jake, il film non è solo un film sulla boxe anche se la "nobile arte" ne è il fulcro con le sue epiche battaglie all'ultimo sangue e purtroppo con le sue combine legate da sempre alle scommesse clandestine. Il film è anche e soprattutto su La Motta pugile italo-americano che cercava di portare avanti uno stile di lotta e di vita tutto suo coadiuvato dalla figura dell'inseparabile fratello. Dai fasti del titolo mondiale raggiunto nel 1949 fino alla caduta agli inferi dell'avanspettacolo nei primi anni '60.
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Il film narra le vicende di Jake la Motta alias il Toro del Bronx campione mondiale dei pesi medi che alla ferocia sul ring alternava insicurezza, violenza e gelosia fuori da esso.
Realizzato con la consulenza dello stesso Jake, il film non è solo un film sulla boxe anche se la "nobile arte" ne è il fulcro con le sue epiche battaglie all'ultimo sangue e purtroppo con le sue combine legate da sempre alle scommesse clandestine. Il film è anche e soprattutto su La Motta pugile italo-americano che cercava di portare avanti uno stile di lotta e di vita tutto suo coadiuvato dalla figura dell'inseparabile fratello. Dai fasti del titolo mondiale raggiunto nel 1949 fino alla caduta agli inferi dell'avanspettacolo nei primi anni '60. In mezzo tanta violenza nel ring ma anche fuori e soprattutto un carattere che portava Jake all'autodistruzione facendo fatalmente allontanare tutti coloro che provavano a stargli vicino. L'aver poi deciso di partecipare ad una combine sarà un episodio che ne segnerà per sempre carriera e personalità. Scorsese è perfettamente a suo agio nel raccontare la storia di un italoamericano del Bronx. La scelta di girare il film in bianco e nero conferisce alla storia ulteriore credibilità e spessore facendo respirare proprio l'aria e i personaggi che popolavano la New York anni '40-'50. Tutto questo però non sarebbe stato possibile senza la magistrale interpretazione di uno straordinario De Niro quì in uno dei suoi tre migliori ruoli insieme a quelli ne Il Cacciatore e in Taxi Driver. Sottoposto a un duro lavoro fisico, l'attore risponde con una prestazione straordinaria da vero dominatore del ring. Merito anche di una meravigliosa "spalla" che ha le fattezze di Joe Pesci anche lui in una delle migliori interpretazioni della carriera. Bellissima già da sola sarebbe la sequenza iniziale con i titoli di testa con Jake/De Niro che boxa da solo a rendere già perfettamente l'idea della solitudine del personaggio.
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cizeta
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martedì 11 febbraio 2014
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unico...
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Probabilmente stiamo parlando di uno dei 10 migliori film della storia cinematografica statunitense... inutile cercare di recensire e/o commentare una pellicola di tale spessore.
Il film descrive in modo perfetto la parabola ascendente/discendente del pugile La Motta: le paranoie che accompagnano il protagonista lo porteranno a sgretolare le sue poche certezze familiari devastando la sua carriera sportiva.
Un film che tutti dovrebbero guardare. Unico nella sua regia e nella sua fotografia. In tutta la pellicola è evidente il pathos di De Niro di dare il meglio di se (forse il suo miglior film) riuscendoci alla perfezione.
Voto personale: 10 - Film perfetto!
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