Toro scatenato

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Un film di Martin Scorsese. Con Robert De Niro, Joe Pesci, Cathy Moriarty, Coley Wallace.
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Titolo originale Raging Bull. Biografico, durata 129 min. - USA 1980. - Lucky Red uscita lunedì 8 maggio 2023. - VM 14 - MYMONETRO Toro scatenato * * * * 1/2 valutazione media: 4,52 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Un'estenuante parabola discendente con i guantoni. Valutazione 4 stelle su cinque

di GreatSteven


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domenica 13 agosto 2017

Vita di Jake La Motta, pugile campione mondiale dei pesi medi, individuo dalla contorta psicologia e dall’istinto primordiale di autodistruzione, dal 1941 al 1956: i suoi match, il rapporto complicato col fratello-manager Joey, la relazione non meno difficile con la moglie Vickie, i contatti con la malavita e il mondo delle scommesse per truccare gli incontri, la conquista del titolo internazionale contro Marcel Cerdan nel 1949 e la perdita dello stesso contro Sugar Ray Robinson nel 1951, l’insorgere delle paranoie sentimentali, l’aumento vistoso di peso, il ritiro dalla carriera agonistica, la dura e deplorevole esperienza dietro le sbarre, il successo discreto ottenuto come intrattenitore. Scorsese racconta un universo nel quale il boxeur protagonista si muove, rivelandosi il risultato inviperito di una società corrotta che crea mostri, anche e soprattutto intaccando le persone che praticano sport a livello professionistico. Ma l’intento del regista italoamericano è precipuamente quello di narrare la vicenda umana e la discesa morale di un uomo che si imbrogliò con ferocia con le sue stesse mani, il suo grido di pietosa e inarrivabile umanità al mondo circostante che faceva di tutto per emarginarlo, e che poi lo ha condotto a commettere atti che lo illudevano di danneggiare gli altri, quando poi arrecavano male quasi esclusivamente a sé stesso. De Niro, ingrassato di ventisette chili per interpretare La Motta dopo il ritiro, regala la migliore interpretazione della sua carriera, premiata con l’Oscar, tracciando al vetriolo un personaggio combattuto che per l’appunto non combatte solo sul ring, ma anche fuori ha a che fare con la sua mente, il suo principale avversario e sicuramente quello più arduo da mettere al tappeto. La Motta, nel quindicennio della sua vita personale che viene mostrato nel film, sembra non crescere mai: si separa dalla prima moglie per una serie di furibondi litigi; vorrebbe sfidare il campione dei pesi massimi, ma crede di avere mani troppo piccole; è ossessionato dal dubbio che la consorte lo tradisca con gli organizzatori delle scommesse clandestine, coi boss della malavita o addirittura con Joey stesso, arrivando a picchiarlo selvaggiamente in preda ad un raptus; cerca di essere possessivo nella vicenda amorosa con la moglie, la quale rinuncia inizialmente a lasciarlo, ma poi lo fa sul serio e ottiene pure la custodia dei bambini; non riesce a trattenersi nell’alimentazione e ingrassa parecchio fino a dover archiviare il pugilato e rifarsi una faccia non troppo soddisfacente raccontando barzellette e storielle non molto divertenti nei night-club. Un De Niro in stato di grazia che regge le redini della recitazione generale della pellicola con spazi espressivi superlativi ed una intensità drammatica molto convincente, affiancato da un J. Pesci anch’egli molto in forma che evita la facile trappola di fargli da spalla e agisce invece da co-protagonista efficace, interpretando il delicato ruolo del fratello che coordina gli aspetti economici della sua carriera pugilistica e lo incita a comportarsi da combattente sia dentro che fuori dal ring. Lode anche all’ottima C. Moriarty, che sa inventarsi le vesti di una moglie conosciuta per caso dietro la grata di una piscina in un pomeriggio estivo e che ama Jake nonostante le sue frequenti fuoriuscite sadomasochistiche e il suo atteggiamento aggressivo e paranoico, il quale costituisce poi la causa della rottura del loro fragile, ma corretto, matrimonio. Un’altra statuetta andò al montaggio di Thelma Schoonmaker, e si capisce: le sequenze delle lotte fra pugili sono assai emozionanti, e da sole valgono non tutto, ma certamente due buoni terzi dell’intera pellicola, per come appaiono mozzafiato e tengono sul filo del rasoio uno spettatore che si eccita nella raffigurazione di incontri sportivi all’insegna della violenza controllata e della voglia spasmodica di trionfare. Una sceneggiatura, su soggetto del vero Jake La Motta, scritta da Paul Schrader e Mardik Martin, che privilegia i toni scurrili e coloriti per dare un accento di verosimiglianza all’ambiente crudele, sporco e spietato in cui i personaggi si muovono, esprimendo un urlo unanime di ricerca di successi faticosi da conquistare in un’America che abbandonava gli scenari della Seconda Guerra Mondiale uscendone perfino avvantaggiata, per avviarsi al conflitto ideologico con l’Unione Sovietica e perdere a poco a poco gli eroi di un’epoca. E La Motta non può che figurare fra questi. Altrettanto abili sono le prove recitative fornite da F. Vincent nei panni di Salvy (ombroso e carismatico uomo d’affari colluso con la criminalità organizzata e che si becca i cazzotti di Joey per aver tentato di infastidirne la cognata) e di N. Colasanto nelle vesti di Tommy Como, allibratore clandestino che tenta di ammaliare Jake con raggiri economici per fargli guadagnare quattrini infestando di irregolarità i match. Dalla scena introduttiva che vede il protagonista saltellare allenandosi in accappatoio sul ring, all’ultimo fotogramma, in cui lo vediamo che ricorda una commovente sequenza di Fronte del porto (che ha molte zone d’ombra in comune con Raging Bull, principalmente per la dialettica tra fratelli), è uno spettacolo da lasciare a bocca aperta, un affresco di pietà e cinismo mescolati assieme senza soluzioni di continuità e con l’obiettivo conseguito appieno di restituire dignità ad una figura che mai e poi mai merita compassione.

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