Titolo originale | Tystnaden |
Anno | 1963 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Svezia |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Ingmar Bergman |
Attori | Ingrid Thulin, Gunnel Lindblom, Jorgen Lindström, Håkan Jahnberg, Birger Malmsten Eduardo Gutiérrez, Lissi Alandh, Leif Forstenberg, Nils Waldt, Karl-Arne Bergman, Eskil Kalling, Birger Lensander, Kristina Olausson, Olof Widgren. |
Tag | Da vedere 1963 |
MYmonetro | 3,54 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 22 giugno 2023
Anna ed Ester sono due sorelle in continuo contrasto. Testimone dei conflitti è Johan, figlio di Anna, al quale la zia morente affiderà la chiave di questa tragedia.
CONSIGLIATO SÌ
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Le sorelle Ester ed Anna sono in viaggio in treno di ritorno dalle vacanze estive. Con loro c'è anche un bambino, Johan, figlio di Anna. A causa di un malore di Ester debbono scendere alla prima stazione e cercare alloggio in un albergo in cui però il personale parla una lingua sconosciuta e sembra non essere in grado di comprenderne altre. Intanto Johan incontra un gruppo di nani che lo fanno partecipare ai loro giochi travestendolo anche da bambina. Mentre Ester cerca di riprendersi in hotel Anna va al cinema e si accorge che nessuno in città prova alcun interesse per ciò stanno facendo gli altri. Prima di poter ripartire tutti e tre i protagonisti verranno coinvolti in esperienze inattese.
La dimensione che domina nel film è indubbiamente onirica ma in questo contesto Bergman continua a perseguire la ricerca di un se stesso che avverte come sdoppiato.
Cosa rappresentano le due sorelle se non i suoi due volti? Da un lato quello dominato dall'egoismo, dalla sensualità, da una ricerca instancabile dell'indipendenza di Anna. Dall'altro quello di una personalità dominata dall'intelletto ma al contempo indebolita da una strana malattia che la costringe a riflettere su se stessa e a riconoscere le proprie 'sciocchezze'. Bergman sembra però interessato a comunicare allo spettatore che il suo non è un ripiegamento masturbatorio (come quella che Anna si concede) su se stesso perché la sua consapevolezza della realtà sociale non è venuta a mancare. Non è allora un caso se dal treno in corsa della sequenza iniziale il piccolo Johan (al quale nel film è affidato il compito della scoperta del mondo) vede passare una lunga fila di carri armati. La misteriosa città in cui lui, la mamma e la zia si trovano a soggiornare provvisoriamente non è un agglomerato urbano in pace. Gli sguardi che il bambino ed Ester le rivolgono dall'alto trovano come corrispettivo una situazione tesa. La percorrono carri carichi di masserizie e i giornali recano annunci incomprensibili per i protagonisti ma che preoccupano la popolazione. Ci sono soldati che ballano nel bar in cui cerca riposo Anna ma un senso di morte pervade gli spazi e si insinua nei gesti. Ester è in viaggio verso la fine ma è Johan a trovarsi dinanzi a un progressivo accumulo di segni in materia. Il suo 'armarsi' per poi uccidere simbolicamente i nani è solo il preludio alle foto di cadaveri in bare ancora aperte, offertegli dal cameriere e nascoste sotto un tappeto dopo averle guardate. Finché i carri armati entrano in città e si fermano davanti all'hotel, legando così anche visivamente la Morte che agisce nella collettività e quello individuale a cui Ester è comunque destinata ad andare incontro in totale solitudine.
Anna ed Ester sono due sorelle che vivono in continuo contrasto. Durante il ritorno dalla villeggiatura, sono costrette a fermarsi in un paesino perché Ester, alcolizzata, ha una crisi. Le loro incomprensioni diventano sempre più profonde, ognuna vive solo per se stessa. Testimone involontario di questa penosa situazione è Johan, figlio di Anna, al quale la zia morente e abbandonata darà uno scritto con la chiave di questa tragedia umana.
In uno scompartimento ferroviario viaggiano, di ritorno in patria, dopo un viaggio di villeggiatura all'estero, due sorelle: Ester ed Anna, e il figlio di questa. Il caldo è soffocante e procura un malore ad Anna, già gravemente malata. Si rende urgente la discesa dal treno alla prima stazione e una sosta in un albergo della città di Timoka, dove si parla una lingua incomprensibile, anche per Anna [...] Vai alla recensione »
Terzo, nonchè capitolo conclusivo di Bergman sulla trilogia del silenzio di Dio. Due sorelle di poli totalmente opposti si ritrovano in una strana cittadina di nome Timoka, assieme a Johan (figlio di Anna), la breve convivenza in albergo, dovuta alla malattia di Ester (I.Thulin) porrà un confronto ed un'analisi, seppur fatta di pochi dialoghi, fra le due donne: una Moralmente etica, [...] Vai alla recensione »
Due sorelle, Anna e Ester, e il figlio di una di loro, la prima, sono costrette a fare tappa in un paesino sconosciuto durante un viaggio, causa l'aggravamento delle condizioni di salute della seconda. La permanenza in albergo acuisce il contrasto tra le due: Anna, giovane e piacente, più istintiva e frivola; Ester, più razionale e resa ancor più inacidita dalla malattia.
Duro nei contenuti, sperimentale nel montaggio e nell'uso del bianco e nero dove c'è lo straordinario apporto di Sven Nykvist (il direttore della fotografia), audace in qualche scena erotica, quasi privo di dialoghi che sono invece una prerogativa di Ingmar Bergman, Il silenzio (1963) è un film che ha fatto epoca nella storia del cinema. Se il pubblico ha finito per legare il nome del regista svedese [...] Vai alla recensione »