Anno | 2014 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Palestina |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Najwa Najjar |
Attori | Kal Naga, Souad Massi, Maisa Abd Elhadi, Walid Abdul Salam, Malak Ermileh Nisreen Faour, Suhail Haddad, Louise Heem, Khaled Hourani, Khaled Masso, Areen Omari, Iman Oun. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento domenica 10 aprile 2016
Film candidato agli Oscar della talentuosa regista palestinese Najwa Najjar.
CONSIGLIATO SÌ
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Il palestinese Tareq, arrestato e condannato a dieci anni di carcere come sospetto autore di un attentato a soldati israeliani, torna al suo paese d'origine a fine detenzione e scopre che la moglie e la figlia sono scomparse. La donna è morta e la bambina è stata data in adozione. Riesce a risalire al luogo in cui era stata mandata, vi si reca ed inizia a lavorare come idraulico e posatore di condotte d'acqua. Intanto una bambina dal carattere ribelle attrae la sua attenzione destando in lui il bisogno di proteggerla da una società che è maschilista sin dall'infanzia.
Il film che ha rappresentato la Palestina alla selezione per l'Academy Awards 2014 come film straniero fa esplicito riferimento a quanto accaduto nel 2002 a Wadi al-Haramieh (che tradotto letteralmente in arabo significa "valle dei ladri"). Qui un cecchino di nome Thaer Hamad uccise 10 soldati israeliani di stanza a un checkpoint.
La regista Najwa Najiar immagina quanto accade a distanza di dieci anni non solo per delineare il ritratto di un uomo alla ricerca della propria figlia ma anche per allargare lo sguardo al rapporto tra israeliani e palestinesi. Proprio nelle due parti in contrasto il film ha trovato detrattori. Gli israeliani hanno visto nel personaggio di Tareq un'idealizzazione di coloro che ritengono un vile attentatore e che invece viene descritto come un resistente all'occupazione, omicida suo malgrado. I palestinesi hanno invece sottolineato quelle che considerano inesattezze (il mancato festeggiamento collettivo al ritorno di colui che è considerato un prigioniero politico) o mancanze di aderenza al modo di esprimersi (verbalmente e non) dei palestinesi, scegliendo un protagonista egiziano e una co-protagonista algerina. Molteplici sono sicuramente gli elementi di interesse per chi ha vissuto quelle situazioni e tuttora risiede nei territori occupati. A uno sguardo esterno però, più che la vicenda che vede Tareq inserirsi in una comunità che non conosce e sentirsi paternamente attratto dalla piccola Malak (un'attrice al suo esordio veramente efficace), dinamica che assume progressivamente i toni del mèlo popolare, è un altro aspetto che risulta originale e anche coraggioso. Perché Najiar attribuisce all'imprenditore Adel non solo le caratteristiche dell'uomo viscido che vuol circuire la protagonista approfittando della sua condizione non facile. Adel è anche colui che tradisce i propri connazionali con il classico stile che potremmo definire 'mafioso': offre loro aiuti singoli e al contempo li depreda del bene più prezioso.
Se si aggiunge a ciò il fatto che Tareq viene inizialmente nascosto da monaci e suore e che lui e la moglie sono cristiani si può comprendere come questo film meriti, per la propria particolarità, una visione.