Titolo originale | Lumea e a Mea |
Anno | 2015 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Romania |
Durata | 104 minuti |
Regia di | Nicolae Constantin Tanase |
Attori | Iulia Ciochina, Hritcu Florin, Ana Maria Guran, Oana Rusu, Ana Vatamanu Crina Muresan, Mircea Rusu, Alexandru Gatstramb, Iulia Alexandra Dinu, Ionut Niculae. |
MYmonetro | 2,95 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento domenica 24 gennaio 2016
Con coraggio e determinazione larisa e pronta a fare di tutto pur di realizzare i propri sogni.
CONSIGLIATO SÌ
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Larisa è un'adolescente alla deriva. Socialmente indigente, condivide l'appartamento con il
patrigno manesco, la mamma sottomessa e la nonna paralitica a cui cambia il pannolone.
A scuola subisce i soprusi di Ana, rampolla facinorosa della famiglia più ricca e influente
del paese, con la quale si contende le attenzioni del giovane Florin, spavaldo e
disinteressato. Le fanno compagnia le amiche Aurora e Olimpia, le uniche che si prendono
cura di lei e sono capaci di rispettarla.
Realizzato con un budget limitato e attori semi-esordienti, Lumea e a mea è il primo
lungometraggio del rumeno Nicolae Constantin Tnase. Dalla sua il regista possiede un
ottimo senso drammatico e una capacità lampante di costruire la narrazione per simboli di
immediata lettura. Così ad esempio, dopo averci mostrato in modo sincero un amplesso
forzato tra la protagonista (sorprende la debuttante Ana Maria Guran) e il ragazzo che ne
prende la verginità, il regista ci presenta un'inquadratura in cui osserviamo la ragazza sola
di fianco allo specchio. È un'idea semplice ma efficace quando raddoppia il vuoto in
scena, rende l'attrice spettatrice di se stessa, riducendola nuovamente a quel ruolo di
passività a cui prima l'avevamo vista indotta. Ancora, quando Larisa viene richiamata nello
studio del dirigente scolastico per il diverbio avuto con la sua rivale in amore, la ragazza
capisce di essere in trappola, e con lei lo spettatore, mentre gira gli occhi verso un pesce
rosso che si dibatte nel perimetro ristretto di un acquario. Questo diventa infatti oggetto
della sua ribellione quando, in un impeto di rabbia, ne rovescia il contenuto a terra.
L'acqua è uno degli elementi chiave del film: ricorre diverse volte e quasi sempre col
valore di una forza soverchiante, distruttrice o puramente liberatoria, fino a inondare la
scena nella sequenza conclusiva, di grande impatto benché di gusto discutibile. La regia è
matura ma ancora imperfetta, la macchina da presa si muove in modo a tratti convulso e
c'è un uso ridondante del rallentatore. Alcuni personaggi, così Florin e Ana (Iulia Ciochin,
già incontrata nel film a più mani Love Bus: Five Love Stories from Bucharest), difettano di
una caratterizzazione adeguata. Analogamente lo spazio tra le mura domestiche, che
tanto peso sembrava avere sulla carta, resta mera appendice. La stessa protagonista,
tratteggiata in modo esemplare, manca però di uno sviluppo narrativo concreto.
Teenager
tipica della generazione post-millennials, Larisa è una vittima arrogante di una società che
non è più in grado di dare risposte culturali al suo disagio. Convinta di salire sul carro dei
vincitori passando per la via più breve, accetta seppur a malincuore quella degradazione
che la mette in condizione di acquisire uno status. La vediamo ora esca ora predatrice, e
Tanase è bravissimo a intercettare questa oscillazione che ci porta a prendere le sue parti
per poi squalificarla ai nostri occhi. Ma non è poi capace di tirare le somme e sbaglia il
finale in modo fragoroso, lasciando un'ambiguità che il titolo non scioglie: il mondo è suo,
o potrà esserlo. Ma è un mondo giusto?
La sedicenne Larisa vive in una piccola citta sul mare, in cui contano soprattutto l'apparenza e i soldi. Con coraggio e determinazione Larisa e pronta a fare di tutto pur di realizzare i propri sogni.