Anno | 2013 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Giappone |
Durata | 145 minuti |
Regia di | Ayumi Sakamoto |
Attori | Emiko Matsuoka, Ken Mitsuishi, Ryô Nishihara, Seiji Nozoe, Nagisa Umeno . |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 4 settembre 2014
L'esordio alla regia di Ayumi Sakamoto sarà presentato alla Berlinale 2014 nella sezione Forum.
CONSIGLIATO SÌ
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Ayako lavora in un piccolo ufficio, perlopiù annoiandosi e soffrendo di solitudine. Quando incontra Yukari, una compagna ai tempi del liceo costretta a un umiliante lavoro di sorveglianza di un cantiere, le propone di lavorare con lei. Sembra una richiesta dettata dalla solitudine, ma l'intento di Ayako nei confronti di Yukari è di tutt'altra natura.
È sempre più frequente assistere a film giapponesi girati da donne e incentrati su un punto di vista femminile, un cambiamento radicale rispetto alla situazione di qualche decennio fa. Forma di Sakamoto Ayumi, già assistente di Tsukamoto Shinya, è un debutto ambizioso, per la durata e per la modalità in cui è realizzato. 145 minuti totalmente anti-narrativi, senza colonna sonora, con pochi dialoghi e una ricerca insistita della profondità di campo. Ayako e Yukari non sono che figurine sullo sfondo, mai immortalate da un primo piano, che emergono per renderci partecipi di una storia che nasconde molto, ma senza indizi che aiutino a capire cosa. Sarà un piano sequenza fisso di 24 minuti a rivelare i segreti delle due ragazze, in una escalation emozionale finalmente in grado di spazzar via l'eccesso insensato di cortesia che la società giapponese esige. Un climax che in fondo ripropone, da diversa angolazione, qualcosa di già accennato in precedenza, giocando ulteriormente con le inquadrature e lasciando fuori campo l'apparente focus della narrazione, invitando a una nuova lettura della medesima scena e a un ripensamento etico sui personaggi (costantemente intercambiabili nel ruolo di "buoni" o "cattivi").
Espedienti a cui Sakamoto ricorre ripetutamente, mentre lavora su una tensione crescente, costruendo atmosfere di costante inquietudine. Spazi privati violati, un senso di tragedia incombente, la menzogna e falsificazione di uomini e media: temi e stile cari a Michael Haneke e in particolare a Niente da nascondere, ripresi con una continuità stilistica tale da rendere impossibile una coincidenza. Ed è curioso che nel primo film di Sakamoto non si trovino tracce della poetica del suo mentore, bensì l'ascendente così forte di un cineasta europeo. Ma nonostante una sensazione prevalente di opera ideata per sorprendere, tipica di un debutto, Forma convince e mostra una personalità e una padronanza dei mezzi che, se convogliati opportunamente, potranno lasciare un segno nella carriera di Sakamoto.