Anno | 2012 |
Genere | Thriller, |
Produzione | USA |
Durata | 91 minuti |
Regia di | Ruben Mazzoleni |
Attori | Michael Jefferson, Aaron Barcelo, Frances E. Koepenick, Rachel Brookner, Juan Cruz Pochat Kazy Tauginas, Alec Beard, Peter Reznikoff, Robert Ross, Ginger Grace, Anthony M. Pizzuto, Charles Kopelson, Eric Vill Springer, Sasha Kelly, Teniece Divya Johnson, Juan Tourn. |
Uscita | giovedì 18 aprile 2013 |
Distribuzione | Microcinema |
MYmonetro | 2,92 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 4 giugno 2013
Cosa faresti se il tuo migliore amico ti chiedesse di tenere una borsa per una notte senza sapere quello che c'è dentro?
CONSIGLIATO SÌ
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New York ai nostri giorni. Joe e Nick sono amici da lungo tempo. L'uno vive di espedienti, ha un padre alcolizzato e un fratello che soffre di ritardo mentale. L'altro ha una madre affettuosa e ha deciso di intraprendere la carriera legale dividendosi tra università e praticantato in uno studio. Un giorno Joe chiede a Nick di tenere una borsa, di cui deve ignorare il contenuto, fino all'indomani. È l'inizio dei loro guai.
Ruben Mazzoleni, laureato al DAMS di Torino, è stato assistente alla regia di Montaldo, Argento e Tavarelli fino a quando, qualche anno fa, ha deciso di trasferirsi nella Grande Mela. Lì ha evidentemente deciso di frequentare gli ambienti del cinema indipendente ed ora, con un film costato 50.000 dollari, esordisce al cinema con un'opera di cui co-firma la sceneggiatura con Juan Cruz Pochat che è anche produttore. Il soggetto non brilla per originalità (l'ansia di un malvivente da mezza tacca per una restituzione di denaro è stata proposta più volte e di recente ne ricordiamo un modello di alta qualità in Pusher di Nicolas Winding Refn) ma sono le scelte stilistiche a rendere questo esordio promettente. A partire da un intenso bianco e nero (alla fotografia Daniele Napolitano) che sottolinea, con note cromatiche che ricordano il primo Jarmusch, il vuoto esistenziale dei due protagonisti. La scelta di concentrarsi nella parte centrale su Joe e Nick lasciando sullo sfondo chi sta dando loro la caccia è rivelatrice in proposito. Sono le loro vite che scorrono quasi per inerzia ma che starebbero per trovare un senso in due figure femminili, che cercano un sostegno reciproco confidando nella possibilità di un'amicizia virile che vada oltre le contingenze del momento. Il tutto ambientato in una New York quasi priva di gente nelle strade, con spazi vuoti in cui alcune situazioni cruciali dal punto di vista narrativo vengono riprese in campo lunghissimo. Quasi che la desolazione delle location, osservate con lo sguardo di chi viene da fuori e conosce e presumibilmente ama il cinema americano, costituisse un baricentro di perdizione. Come la stazione quasi deserta in cui si può trovare l'amore di una vita di cui non è dato però conoscere la durata.
La prima opera del neo-regista non è da sottovalutare. Coraggiosa e affascinante l'idea del bianco e nero, la trama è sufficientemente coinvolgente e i protagonisti interpretano, a mio parere, perfettamente la parte. L'amicizia tra i due ragazzi è il fulcro del film, il loro forte legame sembra potersi toccare con mano, non importa quali saranno le conseguenze delle varie scelte, quello che conta è [...] Vai alla recensione »
«Cosa faresti se il tuo migliore amico ti chiedesse di tenere una borsa per una notte senza sapere quello che c'è dentro?». Ruota intorno a questo quesito il primo lungometraggio di Ruben Mazzoleni, regista italiano che vive a NewYork. Dove è ambientata la storia di Nick e Joe, due amici agli antipodi, legati da uno spirito di fratellanza; non solo Giuda, però, tradì per denaro.
Il primo lungometraggio di Ruben Mazzoleni, un neo-noir che prende spunto da un colpo andato male, non è riuscito benissimo. In nessun momento i protagonisti di questa storia sembrano realmente coinvolti nella trama. Ma l'atmosfera del film, girato in bianco e nero e in digitale, per tutta New York, nel complesso funziona. I dialoghi, volutamente caricati, contribuiscono a dare una sorta di credibilità [...] Vai alla recensione »