Titolo originale | Terrados |
Anno | 2011 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Spagna |
Durata | 76 minuti |
Regia di | Demian Sabini |
Attori | Jéssica Alonso, Óscar Aragonés, Anna Bertran, Josè Maria Blanco, Carolina Cabrerizo Jesús Comaposada, Carol Groot, Alain Hernández, Alex Molero, Pablo Molinero, Magda Puig, Carla Perez, David Resplandí, Jesus Rodriguez, Demian Sabini, Pablo Antonio Sola. |
Tag | Da vedere 2011 |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 30 novembre 2012
Un avvocato che ha perso il lavoro trascorre le giornate, insieme ad altri amici disoccupati, sui tetti delle case spagnole.
CONSIGLIATO SÌ
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Leo ha trent'anni, una fidanzata e una manciata di amici con cui passare i giorni della disoccupazione. Perché Leo un lavoro non ce l'ha più, sfumato con la crisi economica che ha investito la Spagna. Barba incolta e sguardo sommesso, Leo spende il suo tempo sulle terrazze di Barcellona, bevendo, fumando, conversando, godendo del sole e di una brigata vivace di compagni, che provano a sopravvivere col sussidio di disoccupazione. Incalzato dalla fidanzata, che lo vorrebbe sbarbato e 'occupato', Leo fa un colloquio senza troppa convinzione, ricadendo molto presto nell'apatia. Poi un giorno le cose precipitano e con quelle il sentimento della sua compagna, che lo caccia di casa e dalla sua vita. Solo con il suo zaino e il suo carico di vita, trascorsa a fare cose che non voleva fare e a essere chi non voleva essere, Leo scenderà dalla terrazza, provando a progettare un nuovo sé e un futuro a sua misura.
Opera prima di Demian Sabini, Terrados racconta la crisi economica in Spagna attraverso il quotidiano di cinque amici disoccupati che si lasciano vivere sulle terrazze riscaldate da un sole mediterraneo. Archiviata la década dorada dei primi anni Novanta e la vertiginosa quanto effimera crescita di una giovane e moderna socialdemocrazia, la Spagna ha accusato la 'depressione' più di altre economie europee. In questa situazione economica e in questo stato sociale, dove uno spagnolo su quattro è disoccupato, Sabini 'precipita' i suoi personaggi, ritagliando per sé la parte del protagonista. All'ombra e sotto il sole della non occupazione abitano cinque trentenni che si trovano a definire la propria identità, individuale e collettiva, in funzione del loro rapporto con sogni e aspirazioni. Sogni e aspirazioni che si riveleranno inconsistenti e si risolveranno nella fuga (a Formentera), nell'alcol, nella boutade.
Diversamente dai disoccupati dei lunedì al sole di Fernando León de Aranoa, quelli di Sabini non appartengono alla classe operaia, sono figli di un cambiamento sociale e vittime di una disoccupazione più complessa, che ha le sue radici in negligenze governative ma soprattutto bancarie, edilizie e speculative. Diversi ancora dagli indignados che a Madrid rivendicano a gran voce i loro diritti sociali, i 'nullafacenti' di Terrados, refrattari alla strada e alle piazze, infilano le scale e salgono in terrazza a sprecare il tempo e il denaro della sussistenza, intrappolati tra ciò che sono, ciò che sentono di essere e ciò che gli altri vedono in loro. La disoccupazione per i protagonisti è una faccenda (stra)ordinaria, che riempie le giornate e dilata i tempi del film, funzionalmente statico e indolente. Il quotidiano a Barcellona si spende tra colloqui di lavoro andati male e lunghe bevute, dove si esprime tutta la forza di dialoghi ben scritti e personaggi allungati sul pavimento, che metabolizzano la tragedia della disoccupazione secondo i diversi caratteri. Soli con se stessi e privati del progetto su cui avevano fino a quel momento costruito la loro vita, Leo e compagni sprofondano in un 'buco nero' che separa il dentro e il fuori, il sopra e il sotto, il futuro e il passato.
Ridotti a vivere in un tempo libero, scelgono un punto di vista alto e altro da cui guardare la società che gli ha estromessi e a cui vorrebbero ritornare. Soprattutto Leo, spogliato letteralmente dei panni di ieri e 'risolto' a concedersi una seconda chance. Lasciata la terrazza e centrata la porta di casa, (ri)considera di scendere di nuovo in strada, di nuovo nel mondo, di nuovo al mondo.
Avere un'idea. Ecco la chiave suggerita da Sabini per uscire dalla crisi. Speriamo arrivi presto.
Sembra che sia necessario imparare a sopravvivvere alla crisi. Sabini propone di lottaare per riuscire a VIVERE nonostante essa: avere un'idea, amarla, volerla, applicarla. E non importa quale essa sia.
Giornali e TG sembrano volerci insegnare come sopravvivere alla crisi, la pretesa di Sabini è molto più alta: bisogna lottare per riuscire a VIVERE nonostante (o forse grazie) ad essa. Avere un'idea. Amarla. Volerla. Sceglierla. Renderla reale. Quale essa sia non ha poi troppa importanza...