Bianco

Film 2011 | Horror 78 min.

Anno2011
GenereHorror
ProduzioneItalia
Durata78 minuti
Regia diRoberto Di Vito
AttoriIgor Mattei, Paolo Franceschini, Cosimo Blanda, Claudio Cipriani, Lucia Nicolini, Monika Malinowska, Claudia Borioni, Rita Carlini, Massimiliano Fedeli, Giovanni Piccirillo .
MYmonetro 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Roberto Di Vito. Un film con Igor Mattei, Paolo Franceschini, Cosimo Blanda, Claudio Cipriani, Lucia Nicolini, Monika Malinowska, Claudia Borioni, Rita Carlini, Massimiliano Fedeli, Giovanni Piccirillo. Genere Horror - Italia, 2011, durata 78 minuti. - MYmonetro 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 3 giugno 2015

Il primo lungometraggio di Roberto Di Vito racconta la storia di uomo sospeso tra il sogno e la realtà.

Consigliato nì!
2,50/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO NÌ
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Cinema
Trailer
Bianco: il non luogo dell'anima, tra videoarte e sperimentazione.
Recensione di Roberta Montella
Recensione di Roberta Montella

Un uomo si sveglia e si ritrova in una stanza, legato mani e piedi sopra un letto, con gli occhi e la bocca coperti da una benda bianca. Il bianco è l'unico colore che si intravede attraverso le palpebre semichiuse. L'immobilità è la sola condizione possibile. Non resta che vagare con la mente, attraverso ricordi perduti, forse neanche mai vissuti.
A metà tra sogno e realtà, tra incubo e fantasia, Roberto di Vito racconta uno stato d'animo più che una storia. E lo fa grazie ad una sceneggiatura ridotta ai minimi termini, che lascia esplodere gli effetti visivi e soggettivi della macchina da presa. La trama fitta della fascia attorno agli occhi stringe l'obbiettivo della telecamera, mostrando lo spaesamento di un occhio limitato. Anche quando la fascia viene tolta, la vista rivela una stanza dove le mattonelle sono bianche, come il vestito dell'uomo. Questo colore destabilizza e rassicura. È simbolo di purezza, ma anche di silenzio e freddezza. Al contrario del colore nero, quello della figura misteriosa che l'uomo sogna ogni notte. Lo spettatore si aspetterebbe un altro colore per un horror: il rosso vermiglio, il rosso del sangue della vittima. Ma questo film ha ben altre pretese. L'occhio umano è come l'occhio della cinepresa: le inquadrature e le scelte stilistiche sono intrise di metacinematografia. Che cos'è il cinema se non un occhio che guarda, osserva, spia?
Pur essendo una pellicola di genere e nonostante a tratti fallisca nel tentativo di provocare una sensazione di puro terrore, racconta comunque la storia di una vittima indifesa contro gli oscuri sentimenti dell'animo e della mente. Lo spunto è ripreso da un corto omonimo, girato nel 2010, e dal passato professionale dello stesso Di Vito: il regista proviene infatti dalla scuola dei maestri dell'horror come Dario Argento. Ha composto le musiche, ha scritto, prodotto e diretto questo lungometraggio, girato a costo zero, con un solo obiettivo: realizzare il racconto "di un sequestro di persona, di una situazione di attesa irrisolta ambientata in un non-luogo".
La video arte, la sperimentazione visiva e le tecniche narrative tradizionali sostengono un approccio lento e onirico per uno sviluppo altrettanto surreale. La voce fuori campo, di colui che più tardi scopriremo chiamarsi Luigi Mariotti, è indispensabile per penetrare nella psiche dell'uomo. Luigi racconta la sua vita, fatta di amori agognati, di viaggi mai intrapresi, di una paura costante nell'affrontare la quotidianità, il mondo, la vita stessa. Pur con qualche difetto di forma, lo spettatore è in grado di comprendere il mare di inadeguatezza e solitudine in cui naufraga il protagonista. Come nella situazione del suo rapimento, l'uomo è una persona immobile anche nella vita. Non è in grado di agire ma si trova perennemente in uno stato di torpore, in un dormiveglia pauroso ma anche piacevole, che non lascia scampo né offre la possibilità di un cambiamento. Si tratta solo di un eterno limbo di sospensione e fragilità.
I rapitori scoprono di aver preso la persona sbagliata. Ma ciò non allevia il dolore di Luigi, che nel frattempo non è stato cercato da nessun familiare, amico o conoscente. Non una sola persona si è accorta della sua scomparsa. E l'uomo matura la convinzione di essere egli stesso il proprio peggior nemico, in lotta perpetua contro i mostri generati dal suo mondo interiore.

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