Titolo originale | A Espada e a Rosa |
Anno | 2010 |
Genere | Commedia |
Produzione | Portogallo, Francia |
Durata | 145 minuti |
Regia di | João Nicolau |
Attori | Mike Biberstein, José Mário Branco, Luís Miguel Cintra, Alice Contreiras, Tiago Fagulha Pedro Faro, Joana Cunha Ferreira, Hugo Leitão, Luís Lima Barreto, Manuel Mesquita, Nuno Pino Custódio, Mariana Ricardo, Ligia Soares. |
MYmonetro | 2,59 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 30 luglio 2010
Manuel dice addio alla sua routine e si imbarca su un vascello del 15imo secolo dove vige ancora la legge dei pirati
CONSIGLIATO NÌ
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Manel vive a Lisbona con un gatto e l'ossessione maniacale per l'ordine casalingo. La sua vita non è fatta di altro: scansa amici e nemici, colf ed esattori delle tasse. Dopo un incidente in macchina decide di mollare tutto e imbarcarsi su una caravella portoghese del XV secolo assieme ad una comunità sotto legge piratesca. Quando uno di loro tradisce il patto iniziale e si suicida di fronte a tutti, la vita a bordo si trasforma in un inferno. Che cos'è il plutex? Il film ci svela un segreto, portandoci in un passato lontanissimo, fino a raggiungere il big bang. Lo strano elemento che rende invisibili proviene proprio dallo scoppio che ha originato il mondo; in quel particolare surrogato di positività creatrice c'è una potenza che, se assunta, malgrado qualche acciacco fisico, permette di diventare invisibili e influire sul comportamento degli Altri. Così, quello che all'inizio potrebbe sembrare un rispettoso tentativo di allontanarsi da una vita consumistica si trasforma in un fuorviante sistema di regole che segue la filosofia piratesca. Il regista Nicolau indaga nei dubbi dell'apatico protagonista. Tra un inserto surreale e l'altro, vediamo come la figura del ragazzo che prende la strada della redenzione sia il simbolo di una società malsana, alla deriva come la caravella del clan. Molto ironico nella prima parte, più serio e complesso nella seconda, il film ci narra una storia oscura, ricca di riferimenti difficili da comprendere, e ci lascia senza una vera e propria risposta. Le domande rimangono sospese in un canale di emozioni che riconosciamo ma di cui non riusciamo a farne parte. Il linguaggio criptico del lungometraggio ci mette alla prova. È un quiz senza aiuti, un cruciverba infinito che disprezza la chiarezza delle parole. Ma la poca trasparenza del film ci fa pensare che, dietro alle scelte eccentriche del contenuto, ci sia davvero poca cosa.