Titolo originale | Hae-byeon-eui Yeo-in |
Anno | 2006 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 127 minuti |
Regia di | Hong Sang-soo |
Attori | Kim Seung-woo, Ko Hyun-jung, Kim Tae-woo, Song Seon-mi, Lee Ki-woo, Oh Tae-kyung Choi Ban-ya. |
MYmonetro | 3,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 11 febbraio 2013
Un regista e il suo scenografo lavorano al loro nuovo film su una spiaggia, innamorandosi della stessa donna. Al Box Office Usa Woman on the Beach ha incassato 11,5 mila dollari .
CONSIGLIATO SÌ
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Due amici si recano su una spiaggia in compagnia di una ragazza, con la malcelata intenzione di corteggiarla ambedue. Chi avrà la meglio instaurerà una relazione con lei, salvo complicarla nei modi più strani.
Già dal titolo di Woman on the Beach Hong Sang-soo richiama in qualche modo se stesso, riferendosi a un tipico titolo di quadro come quel Virgin Stripped Bare by Her Bachelors che lo lanciò prendeva nome da un'opera di Duchamp. Hong Sang-soo è un autore catapultato da un'epoca passata, in cui il mondo dell'arte e il ruolo dell'artista ricoprivano una posizione centrale, tale da permettere loro di rimirarsi in uno specchio, in un continuo gioco di simboli e di riferimenti in loop. Il cinema di Hong Sang-soo, nel bene e nel male, è rimasto uno degli ultimi esempi - specie nel variegato cinema sudcoreano, dominato dai generi - di poetica indistruttibile, di fiducia cieca nella potenza del cinema e della sua capacità affabulatoria. Mantenendo la lusinghiera media di due film all'anno, Hong riesce a raccontare quella che per molti versi è la stessa storia, con variazioni minime sul tema trattato: talora in bianco e nero, talaltra a colori, le immagini che scorrono sono quelle di uomini incompiuti, di rapporti mancati, di dialoghi involuti. Caratteristiche che hanno portato i più ad accostare Hong Sang-soo a Eric Rohmer, quando è forse Resnais di Smoking/No Smoking e il suo lavoro di analisi metatestuale - che si interroga sulle ragioni stesse dell'arte dello storytelling, squarciandole dall'interno - il riferimento più prossimo.
Woman on the Beach si iscrive pienamente nella poetica di Hong Sang-soo, ancora una volta con un protagonista-alter ego proveniente dal mondo del cinema e intento a scrivere una sceneggiatura, ancora una volta con una o più donne affascinanti quanto impenetrabili, osservate con un lieve tocco di misoginia e una ossimorica ma solida consapevolezza della loro maggiore profondità d'animo (specie se accostata all'eterna sindrome di Peter Pan che accompagna i personaggi maschili). E ancora una volta con i suoi inconfondibili zoom che esercitano drasticamente una cesura tra l'occhio con camera fissa dell'osservatore distaccato e l'improvviso istinto voyeuristico del curioso; un topos che si ripete (tutto o quasi è iterazione nell'universo di Hong Sang-soo) indefinitamente, fino a creare un effetto umoristico, coadiuvato da stacchetti musicali in sintonia. Un teatro di quell'assurdo che è la vita, orchestrato con la mano salda di uno dei pochi surrealisti sotto mentite spoglie che ci sia in circolazione.
"Woman on the Beach", vaudeville à la coréenne Pour qui ne connaîtrait pas encore Hong Sang-soo, il faut rappeler deux choses essentielles. La première est que ce jeune homme taciturne représente depuis plus de dix ans (son premier long métrage, Le jour où le cochon est tombé dans le puits, date de 1996) la pointe extrême du cinéma d'auteur coréen.