| Titolo originale | One Battle After Another |
| Anno | 2025 |
| Genere | Drammatico, Thriller, |
| Produzione | USA |
| Durata | 161 minuti |
| Al cinema | 16 sale cinematografiche |
| Regia di | Paul Thomas Anderson |
| Attori | Leonardo DiCaprio, Sean Penn, Benicio Del Toro, Regina Hall, Teyana Taylor Chase Infiniti, Wood Harris, Alana Haim, D.W. Moffett, John Hoogenakker, Shayna McHayle, Brenda Lorena Garcia, Tracy Todd, Bogdan Szumilas, Jack Trout, Rob Gore, Scott Jordan, Mario Valdez, Paul Grimstad, Brooklyn Demme, Starletta DuPois. |
| Uscita | giovedì 25 settembre 2025 |
| Tag | Da vedere 2025 |
| Distribuzione | Warner Bros Italia |
| MYmonetro | 4,33 su 31 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 24 settembre 2025
Quando il loro malvagio nemico ricompare dopo 16 anni, un gruppo di ex rivoluzionari si riunisce per salvare la figlia di uno di loro. Una battaglia dopo l'altra è 33° in classifica al Box Office. venerdì 21 novembre ha incassato € 1.781,00 e registrato 692.516 presenze.
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ASSOLUTAMENTE SÌ
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Bob Ferguson, rivoluzionario in pensione, ha esploso tutti i suoi colpi nella giovinezza, sognando un mondo migliore al confine tra Messico e USA. Appeso al chiodo l'artiglieria e il nome di battaglia, Ghetto Pat, fa il padre a tempo pieno di Willa, adolescente esperta di arti marziali. Tra una canna e un rimorso prova a proteggerla dal suo passato che puntualmente bussa alla porta e chiede il conto. Dall'ombra riemerge un vecchio nemico, il colonnello Lockjaw, che più di ogni altra cosa vuole integrare un movimento suprematista devoto a San Nicola. Ma Bob e Willa sono un ostacolo alla sua ambizione. Lockjaw rapisce Willa e Bob riprende il fucile.
Paul Thomas Anderson è l'immagine del suo Paese: un ego smisurato alimentato da un'immaginazione senza limiti. Un genio che torna tenacemente alla misteriosa fonte che lo distingue dalla maggioranza dei suoi colleghi: l'ispirazione.
E a ispirarlo è di nuovo una delle grandi leggende invisibili della letteratura americana (l'altra è Salinger), il più inadattabile tra gli inadattabili, Thomas Pynchon e il suo romanzo, "Vineland". Adattamento libero perché dopo Vizio di forma, Anderson sa bene che è impossibile restituirlo, restituire un'opera letteraria indefinibile, considerata una delle più importanti del XX secolo e oggetto di una moltitudine di studi che ha imbarcato gli scaffali delle biblioteche americane.
Cercare di analizzare l'opera di Pynchon è come indossare una vestaglia al contrario, è quello che fa uno dei suoi personaggi. Figuriamoci tradurla in immagini, ridurre a dimensione ragionevole le teorie, i riferimenti scientifici, la manipolazione romanzesca della storia, le riflessioni sulla decadenza, le singolarità erotiche, la genealogia, l'erudizione vertiginosa, le invenzioni deliranti, i discorsi anticapitalisti... Ci ha messo almeno quattro anni Anderson per farne il suo 'grande romanzo americano', un film corrosivo che affronta l'utopia libertaria e la rivoluzione conservatrice attraverso il viaggio del suo eroe anti-establishment: un padre paranoico e smarrito che intraprende una ricerca personale cercando la figlia rapita.
Se il materiale originale va e viene tra la rielezione di Ronald Reagan e gli anni Sessanta/Settanta, Una battaglia dopo l'altra avanza fino agli anni Venti, sotto una probabile presidenza Trump anche se il suo nome non viene mai menzionato. In questo senso, Una battaglia dopo l'altra porta bene il suo titolo: non è un film 'moderno' e forse nemmeno 'attuale', è un film sulle rivoluzioni familiari, politiche, sociali. Anderson mette in evidenza un cambiamento di paradigma generazionale e identitario in un mondo sull'orlo del baratro e in un Paese sempre più autoritario, ma dove continuano a rinascere proteste salutari, necessarie e vitali. Inventa una visione poetica della storia degli Stati Uniti, un cortocircuito temporale che mescola passato e presente, La battaglia di Algeri e Black Lives Matter...
In questa commedia poliedrica, che oscilla tra dramma intimista e action movie senza interruzioni, i personaggi sono innumerevoli. Appaiono, scompaiono e ricompaiono, passandosi il testimone, urtandosi lungo il percorso, mescolandosi costantemente, contaminandosi a vicenda, in una storia frammentata e allucinata, posta sotto il segno del tradimento. Un cocktail esplosivo preparato da Anderson, bombarolo come Ferguson, con umorismo terribile per far emergere le componenti più folli di un'umanità che si sta perdendo in tutto lo spazio che lo schermo gli concede (VistaVision). Un formato scelto per contenere tutte le idee dell'autore. Questo fracasso narrativo, questa intelligente decostruzione del linguaggio e della sintassi, non è priva di effetti collaterali: trame e storie si intrecciano, si sovrappongono, si scontrano, lasciando lo spettatore stordito, come dopo un montante di Sonny Liston.
Convinto da sempre che la politica non si può filmare, Anderson ragiona magnificamente in termini di divertissement. L'umorismo fa parte della natura di Pynchon, l'umorismo serve a tenerci coinvolti, perché Una battaglia dopo l'altra non è un compito in sala sulla storia americana o sul fallimento di tutte le rivoluzioni. Chi vorrebbe vedere un dramma su questo soggetto? E allora l'autore dà fondo alla sua prodigiosa abilità romanzesca e formale per abbattere muri con la fantasia di Bugs Bunny e l'idealismo di Don Quichotte. Soffiando sulla rivalità dei suoi protagonisti, lo aveva già fatto con Il petroliere e The Master, organizza un incontro di box tra due padri (della nazione) che hanno tanto da guadagnare e da perdere. Il risultato è sontuoso, una commedia d'azione lanciata sui battiti accentati di Jonny Greenwood e sui dossi di un tratto stradale da qualche parte tra California e Arizona.
È su quella "river of hills" che culmina e termina il percorso dei suoi eroi stonati, è su quell'asfalto bruciato dal sole che Anderson reinventa quello che William Friedkin considerava la forma cinematografica più pura: l'inseguimento. Meticolosamente coreografata, la corsa tra due e poi tre vetture stupisce per la leggibilità dell'azione. Anderson piega il bitume come sole implacabile, infilando folgoranti via di fuga e invadendo tutto lo spazio, grande tema della letteratura americana. Ma anche qui dobbiamo concordare sui termini, perché a questo giro PTA distorce le topografie. Agrimensore indocile, misura nuovi territori, apre botole, esplora reti sotterranee, spalanca conventi e chiese, sale sui tetti, striscia sulla sabbia, deflagra i confini dove aleggiano le chimere politiche e le cospirazioni. La sua traiettoria è coerente - i suoi film tracciano una coscienza della storia degli Stati Uniti - e prosegue il viaggio in un Paese diviso tra ingegnosità e spazzatura. Anderson non ama i grandi momenti di celebrazione o i film biografici, The Master, atteso come il biopic sul fondatore di Scientology L. Ron Hubbard, non lo è davvero. È nella sua trilogia informale (Il petroliere, The Master, Vizio di forma), a cui sommiamo Una battaglia dopo l'altra, che l'autore cattura sistematicamente e in epoche diverse le nevrosi dell'individuo (individualista), dell'americano tipo, attraverso coppie di personaggi in ritardo o in sintonia coi tempi, legati inesorabilmente da una relazione paterna (Bob -Willa) o sadomasochista (Bob- Lockjaw).
Se ogni fine dei tempi chiama il suo messia, lo stupefacente Bob (Leonardo DiCaprio) non può impedire alla giovane Willa (Chase Infiniti) di riaccendere la fiamma della rivoluzione per distruggere il vecchio mondo e magari autodistruggersi. Sul versante 'cattivi padri della nazione', il post hippy deve invece fare i conti col colonnello di Sean Penn e la sua 'eredità', divenuta sinistra, cavillosa, corrotta. Lo zenith di Bob è passato, la luce non risplende più, è alterata, ridotta dagli occhiali da sole che DiCaprio infila come all'indomani di una notte difficile. Dentro una vecchia vestaglia da 'drugo' cerca di costruire qualcosa a pezzi, affiancato da un maestro di sopravvivenza, un Benicio del Toro lunare e in equilibrio zen come nel cinema dell'altro Anderson. Il divo ha perso la sua innocenza e compone con la sua brillante decadenza, quasi stupito di essere l'eroe del film. L'ex "re del mondo" ha lasciato la prua per il divano, soltanto una canna lo separa ormai dalla violenza e dall'assurdità del mondo che non ha cambiato. La potenza espressiva di Anderson è interamente al servizio dell'umanità dei suoi personaggi, osservati ancora una volta dalla sua California, dalla regione delle foreste di sequoie secolari e dei campi di marijuana, dal rifugio di ex hippie fumatori di marijuana, boscaioli anarcosindacalisti e pescatori di gamberi.
La forma, qui più offensiva e meno rotonda di Licorice Pizza, sposa comunque l'amore e si getta completamente nella vita. Per questo Una battaglia dopo l'altra è un grande film politico e un grande coup de coeur. È l'arte di diventare padre, integrando il passato per prepararsi meglio al futuro. Ma è pure il suo contrario, l'arte di fare la guerra ai propri figli in un clima di ansia e di collera balorda, incarnata da Sean Penn che trova col 'passo' la centratura del suo personaggio e l'illogica superiorità della razza bianca. La sua performance sfida ogni spiegazione razionale per raggiungere una forma di distanziamento satirico. Il brutale scontro tra i processi formali di interiorizzazione e la recitazione enfatica e (volontariamente) tronfia rende problematico qualsiasi tentativo di identificazione con lui. Tra Penn e DiCaprio, Infiniti è l'America da reinventare, la figura travolgente, la figlia a prova di test, la nipote di utopistici combattenti che promettevano un mondo migliore. Ma Anderson non coltiva la nostalgia e concentra il precipitato di un Paese marcio e inebetito. Un terreno fertile per il sogno di Willa, sulla soglia della porta e di un'epoca. Malgrado tutto sarebbe bello avere sedici anni.
Bob Ferguson è uno stravagante padre di mezza età. Capelli lunghi e baffo a manubrio, vive come un reduce di sé stesso, smarrito e in preda alle dipendenze. Sedici anni fa, però, era il faro della French 75, un pugno di rivoluzionari americani uniti da ideali libertari. Quando un vecchio rivale, il colonnello nazionalista Steven J. Lockjaw rapisce la sua unica figlia, è costretto a imbracciare di nuovo il fucile e radunare i vecchi compagni d'armi. Spalleggiato dall'intraprendente Perfidia, farà di tutto per ricongiungersi alla sua creatura.
Quattro anni dopo l'acclamato coming of age Licorice Pizza, Paul Thomas Anderson - come di consueto nella tripla veste di sceneggiatore, regista e co-produttore del film - si lascia ispirare da "Vineland", altro romanzo del decano del postmoderno Thomas Pynchon per Una battaglia dopo l'altra (nel 2014 aveva riletto "Vizio di forma" per trarne il film omonimo).
È il terzo adattamento letterario per il regista californiano: si ricorderà che Il petroliere rielaborava assai liberamente "Petrolio!" di Sinclair.
All star movie tra i più attesi della stagione cinematografica, segna la prima, sospirata collaborazione tra il regista e Di Caprio. L'attore, che ha parlato di un film "incredibilmente epico", dovrà affrontare Sean Penn (al secondo film con Anderson dopo Licorice Pizza) nei panni di un glaciale villain, ma potrà contare sull'apporto di Benicio Del Toro (di nuovo al servizio del cineasta losangelino dopo Vizio di forma) che incarnerà la spalla Sensei Sergio.
Oltre a una Regina Hall ironica come non mai, vedremo in azione anche l'esordiente Chase Infiniti - l'autore di Magnolia conferma il fiuto nel lanciare giovani promesse - e la cantante Teyana Tailor, magnetica in A thousand and one di A. V. Rockwell. Spalleggiano il cast principale Wood Harris, l'emergente rapper Shayna McHayle e la cantante Alana Haim, rivelatasi proprio in Licorice Pizza.
I fantasmi del passato e l'alienazione, le famiglie disfunzionali e gli adulti bambini, il rimpianto e il perdono. Ballando tra black comedy e lisergica satira sociale, tra action movie e focus sulle screpolature emotive dei protagonisti, Anderson rimane fedele a sé stesso e promette un film corale tracimante, ipercinetico, tensivo: fischieranno pallottole, non mancheranno traumi sepolti e riemersi, fughe in auto, intrighi, amori e pedinamenti, bilanciati dai consueti frangenti umoristici e dai noti virtuosismi di regia (piano sequenza e camera a mano, marchio di fabbrica della grammatica stilistica andersoniana).
Una battaglia dopo l'altra conferma, infatti, sin dal trailer un'estetica che occhieggia alla New Hollywood (i numi Scorsese e Altman su tutti), dialoghi sardonici e una scrittura meticolosa per mettere il dito sulle ferite aperte dell'America contemporanea - la questione razziale su tutte - rischiarando, così, "un punto di vista politico e culturale che brucia nella nostra psiche" come ha assicurato Di Caprio.
Benché non sia un blockbuster, secondo Variety il budget del film ha sfiorato i 140 milioni di dollari rispetto ai 100 inizialmente stanziati, diventando, così, il più costoso tra quelli diretti da Anderson.
Come sempre, anche per il film più ambizioso della sua decorata carriera - per la prima volta il regista ricorre al formato IMAX, tipico di spettacoli magniloquenti -, si è contornato di fedelissimi nel cast tecnico: tornano il compositore Greenwood, il compianto assistente alla regia Adam Somner, il direttore della fotografia Bauman, il montatore Jurgensen e il costumista Atwood.
Il film è stato girato in pellicola 35mm VistaVision in più località della California - le contee di Humboldt e Sacramento e il Parco Anza-Borrego - e a El Paso, in Texas. Iniziate a gennaio 2024, le riprese sono terminate in autunno per lungaggini produttive che si sono riverberate anche sul montaggio: dopo le prime disastrose proiezioni campione, Anderson è dovuto tornare in moviola per ridisegnare la trama e consentire al pubblico di trovare maggiore empatia con i protagonisti.
Una battaglia dopo l'altra, per cast stellare, sforzo produttivo, formato cinematografico e appeal del regista, punta a pareggiare i costi realizzativi e soprattutto sparigliare le carte agli Oscar 2026, così da dilatarne lo sfruttamento in sala: si ricorderà che l'ex enfant prodige di Hollywood, dal 1998 ad oggi, ha ricevuto undici candidature dall'Academy tra miglior film, sceneggiatura e regia, senza stringere mai, però, nessuna statuetta.
Annunciato al CinemaCon di Las Vegas ad aprile, Warner Bros lo distribuirà in Italia il 25 settembre, e dal giorno dopo in USA, Canada e UK, posticipando il debutto inizialmente previsto d'estate (8 agosto), la stagione storicamente più remunerativa per il botteghino americano.
Un film bellissimo , diretto magistralmente . L'inizio è come su un ottovolante , la partenza è un po' lenta ma poi inizia la discesa ed è un crescendo di emozioni ed invenzioni . Non un attimo di stanca , ogni scena è una novità . Ce n'è per tutti sia per i vecchi rivoluzionari che per i nuovi approfittatori e la loro cupola di comando [...] Vai alla recensione »
Ancora Thomas Pynchon nella cinematografia di Paul Thomas Anderson, attraverso il rimodellarsi di un altro romanzo - Vineland(id.; 1990) – che cerca di narrare un’altra America. Un’America diversa rispetto alla versione ‘60ies che ci era offerta in Vizio di Forma (Inherent Vice; 2014) ove il retrogusto agrodolce dell’epoca hippie [...] Vai alla recensione »
UNA BATTAGLIA DOPO L’ALTRA – un film di Paul Thomas Anderson, USA, 2025. Con Leonardo DiCaprio, Sean Penn, Benicio Del Toro, Regina Hall, Teyana Taylor e Chase Infiniti.Quando un regista di grande esperienza e creatività come Paul Thomas Anderson — capace di muoversi tra linguaggi cinematografici realistici e visionari — decide di raccontare una storia [...] Vai alla recensione »
UNA BATTAGLIA DOPO L?ALTRA.Come si evince dal titolo la trama del film ? proprio questa, da entrambe le fazioni e per ogni personaggio approfondito. Cos? Paul Thomas Anderson ritorna dopo un buon Licorice Pizza, ma con un appiglio molto pi? particolare e sociopolitico del solito.Pat Calhoun ?Ghetto Pat? e Perfidia ?Beverly Hills? sono due rivoluzionari anarchici di estrema sinistra del gruppo French [...] Vai alla recensione »
Paul Thomas Anderson si conferma un magistrale regista, capace di tenere lo spettatore incollato ad un film audace, per tematica e periodo storico. Il ritmo incessante accompagna e valorizza le performace di attori eccezionali - da segnalare uno Sean Penn versione deluxe nei panni del parossistico e frustrato colonnelo, rappresentante caricaturato di quel suprematismo bianco sempre pi? in voga oltreoceano [...] Vai alla recensione »
Avevo aspettative altissime, complice l’entusiasmo delle recensioni ufficiali che parlavano di un vero capolavoro. In realtà mi sono trovato davanti a una pellicola che lascia ben poco: eccessivamente lunga, segnata da vistosi buchi di trama e da diverse scene che sfiorano l’inverosimile. Di Caprio prova a calarsi nei panni di un “Drugo” contemporaneo, ma il paragone [...] Vai alla recensione »
Un titolo assurdo, una storia tirata per i capelli che non riesce a coinvolgere più di tanto, Di Caprio e Penn a gigioneggiare personaggi improbabili. No, secondo me non ci siamo. Probabilmente il mondo e gli uomini sono cambiati in peggio, probabilmente la tecnologia ci sta appiattendo brutalmente ma un film come Magnolia è lontano anni luce.
In un presente distropico o forse no, una commediaccia infarcita di stereotipi e personaggi al limite della molestia verso lo spettatore. Sceneggiatura imbarazzante nella sua pochezza che si fa notare solo per i dialoghi ai minimi termini e per la quantità inutili di fi... e ca... ripetuti in ogni scena. Di Caprio insopportabile e gli altri nella norma ad eccezione di Sean Penn che [...] Vai alla recensione »
Ok, stiamo parlando di uno dei pi? grandi registi in attivit?, ma sembra un film di Tarantino senza Tarantino, dei Coen senza i Coen. Come Emilia Perez, adorato dai critici e scollegato dalla realt?. Puro cinema? Per carit?, tanta roba ma onestamente mi aspettavo di pi? e anche di meno (nel senso del miele). Forse questo possiamo avere oggi dal cinema americano.
Paul Thomas Anderson firma un pessimo film in Una battaglia dopo l’altra, da vergognarsi. Cerchiamo di capire il perché, e perché stiamo assistendo ad un declino inesorabile dei film degli Stati Uniti. Se i film rappresentano la libertà di pensiero, è la libertà di pensiero che si sta drasticamente riducendo negli Stati Uniti.
Questo cosiddetto film ? l'ennesima dimostrazione del fatto che l'industria culturale, in particolare americana, ? completamente impazzita e ideologizzata, al punto di proporre come capolavoro questa accozzaglia di scene orribili e sgangherate, messe una dopo l'altra a casaccio per quasi 3 ore. Chi ama il Cinema, ma anche solo chi non vuole essere preso in giro, dovrebbe dare il minimo dei voti a questa [...] Vai alla recensione »
Questo cosiddetto film rappresenta l'ennesima dimostrazione del fatto che l'industria culturale, in particolare americana, ? completamente impazzita e ideologizzata, al punto di proporre come capolavoro questa accozzaglia di scene orribili e sgangherate, messe una dopo l'altra a casaccio per quasi 3 ore. Chi ama il Cinema, ma anche solo chi non vuole essere preso in giro, dovrebbe dare il minimo dei [...] Vai alla recensione »
Sinceramente sono rimasto un po' deluso. Quello che ho notato nel film è che nonostante i temi abbastanza forti come la repressione dell'immigrazione e la protesta antigovernativa, il film secondo me, scivola nella retorica e nella esagerata forzatura di alcuni personaggi inverosimili e quasi comici. Alla fine ci sono delle banalità tipicamente americane che potevano essere evitate [...] Vai alla recensione »
Se volete farvi convincere che gli immigrati clandestini sono martiri oppressi dal sistema capitalista, che la rivolta armata (a suon di attentati dinamitardi, mitra, incendi, assassini) ? la giusta risposta dei buoni contro i cattivi, che i bianchi occidentali sono una stirpe di nazifascisti omofobi da sterminare, risparmiate 9 Euro ma soprattutto tre ore del vostro prezioso tempo e andate a un comizio [...] Vai alla recensione »
Da una produzione come l WB e attori di qual calibro ti aspetteresti un film per lo meno passabile, invece. Storia scontata e banale. Contesto incompresibile. Personaggi senza alcuna profilazione psicologica, solo reazione emotive agli aventi. Nemmeno le scene di scontro riescono a sollevare un minimo di adrenalina. Non si salva proprio nulla
Non riesco a salvare molto da questo film crudo, violento e senza senso. Ovviamente molto bravi gli attori. Ma il resto terribile.
RISCHIA DI DIVENTARE UN NUOVO CLASSICO. DA VEDERE. PUNTO
Sopravvalutato. Gli attori tutti bravissimi i ma la recitazione non basta. Troppo lungo per una trama che lascia a desiderare. Volevano provare a ripetere un capolavoro come Pulp Fiction ma non ci sono riusciti.
Rischia di diventare un nuovo classico. Da vedere. Punto.
Terribile, tempo buttato, una americanata terrificante, non capisco come un regista così raffinato e si sia prestato a una porcheria del genere, il cast stellare non basta minimamente a compensare. Tra le altre cose, i momenti comici completamente fuori luogo, è come se la produzione avesse imposto al regista di inserire delle parti per rendere tutto più pop.
Mi aspettavo chiss? che e mi sono trovato di fronte a un?accozzaglia di scene scoordinate, incomprensibili e inutilmente angoscianti. Situazioni paradossali e simboliche sconfinano troppo nell?assurdo e nel patetico. Bisogna dire, comunque, che c?? qualche colpo di genio mentre il finale ? americano al 100%? invece di imparare dall?esperienza si loda il perpetuarsi dell?errore.
un susseguirsi di sparatorie e inseguimenti. Ovviamente spettacolari. Per fortuna ci sono almeno alcuni scorci di paesaggio molto belli. Visto perch? ho guardato male gli orari del cinema.
Una storia in cui il personaggio di Di Caprio ? inutile, non ha nessuna funzione. Senza di lui ci sarebbe stato lo stesso svolgimento di fatti, inalterati. Film sopravvalutato.
Paul Thomas Anderson prende in prestito Jeffrey Lebowski dai fratelli Coen, ora si chiama Bob Ferguson ha qualche chilo in meno e la fedina penale di anarco-bombarolo. L’opera del cineasta americano è quanto mai attuale, la paura delle diversità e l’alibi alle umane ipocrisie prende la forma della purezza e della paranoia genetica, ma è una cattiva consigliera: [...] Vai alla recensione »
Il film ti prende e le quasi tre ore volano. La sceggiatura è frenetica, diversi passaggi sono poco realistici, i personaggi molto caratterizzati a tratti carcaturali ma ben recitati. Notevole é Sean Penn nella parte del colonnello lockjaw (mandibolaserrata) ma bravo anche Di Caprio sebbene ultimamente sembri prigioniero di una recitazione un po' sopra le righe.
Buon film, dinamico e "om the road". Ho quasi il sospetto che tutte le motivazioni politiche (immigrati, suprematisti, poteri occulti, ecc.) siano solo un pretesto per fare un bell'action movie. E poi c'è il consolatorio lieto fine, tutti i cattivi muoiono, i buoni sopravvivono. Che si può volere di più?
Bel ritmo, bella sceneggiatura, regia come al solito originale.
Finalmente un film originale e innovativo e non la solita storia che punta quasi sempre sulle stesse idee: la commedia per tutta la famiglia; la storia d’amore; la storia di rivalsa; il dramma sentimentale.... Se andate al cinema per rilassarvi cambiate sala se amate i film che vi lasciano senza fiato andate a godervi uno Sean Penn superlativo una colonna sonora suggestiva e vibrante [...] Vai alla recensione »
Una trama contemporanea, avvincente, ben sviluppata e recitata. Regia splendente. Alcune scene bellissime. Due ore e quaranta passate in un baleno. Ottimo film. Sicuramente uno dei migliori dell'anno.
Le battaglie che Paul Thomas Anderson intraprende con i suoi film sono sempre contro le ideologie, in generale, e, cinematograficamente, contro i recinti di genere, seguendo il filo di una narrazione che vaga e che, solo se gli interessa, chiude il cerchio. Così ha girato film sorprendenti, come Boogie Nights - L'altra Hollywood (1997), Magnolia (1999), Il petroliere (2007), The Master (2012), passando [...] Vai alla recensione »
Liberamente ispirato a Vineland del sommo Thomas Pynchon. Dal romanzo labirintico, Anderson piglia ciò che gli pare e ne fa un film pieno di gente pieno di storie e tuttavia rettilineo. Frenetico, nel primo atto (bombarolo) e nel terzo (western). Governato dal puro piacere di fare cinema (rivoltoso e comico, e grandioso e intimista). Ieri. Leo DiCaprio dai molti nomi e la sua compagna di vita e di [...] Vai alla recensione »
E' un'America totalmente polarizzata quella che racconta Paul Thomas Anderson in Una battaglia dopo l'altra: da un lato suprematisti bianchi violenti e ipocriti, dall'altro rivoluzionari idealisti, cialtroni, spietati e fragili. I primi sono una versione aggiornata del Ku Klux Klan, con le magliette Lacoste al posto dei cappucci e un'utilizzazione della religione cristiana tanto esibita quanto blasfema: [...] Vai alla recensione »
Voto 10: questo è Cinema con la C maiuscola. Paul Thomas Anderson ci racconta com'è cambiata l'America reaganiana raccontata e perculata da Thomas Pynchon nel suo «Vineland». Ispirandosi all'utopia di quel racconto lo destruttura e lo fa suo raccontandoci quell'America che ha votato per ben due volte presidente Donald Trump. Siamo all'anno zero di questo nuovo secolo, l'America è in preda a crack [...] Vai alla recensione »
Ritorniamo su Una battaglia dopo l'altra di Paul Thomas Anderson, dopo il primo weekend, per ribadire che è in questo momento il film da vedere assolutamente al cinema assieme a La voce di Hind Rajab. La partenza, in Italia e nel resto del mondo, non è stata travolgente dal punto di vista degli incassi (quasi 9 milioni di dollari in America ma nella sola giornata di venerdì; in Italia ieri, domenica, [...] Vai alla recensione »
Decimo film diretto da Paul Thomas Anderson, già dato come protagonista certo dell'imminente stagione dei premi, Una battaglia dopo l'altra sembrerebbe a prima vista un esperimento atipico per il regista di Magnolia; quasi una provocatoria deviazione - nel segno di uno sguardo più pop e rutilante - dai binari di un cinema che finora aveva mantenuto precise coordinate di riconoscibilità, e che anche [...] Vai alla recensione »
Non è la prima volta che il cineasta Paul Thomas Anderson (PTA) incontra lo scrittore Thomas Pynchon, il suo gemello per medium d'elezione diverso. Dopo Inherent Vice (Vizio di forma) nel 2014, tocca a Vineland, che liberamente adatta con Una battaglia dopo l'altra, titolo belligerante e vieppiù esistenziale. I due procedono per accumulo, straniamento, lateralità, iterazione, e ancora azzardo, cercando [...] Vai alla recensione »
«C'è la terza guerra mondiale qua fuori». Paul Thomas Anderson vi invita alla festa della rivoluzione: accorrete numerosi, please. Che il mondo, in fondo, si può cambiarlo pure in vestaglia: parola di DiCaprio (e prima di lui, anche del Drugo Lebowski...). È un film antagonista e illuminato questo, grottesco e arrabbiato, che spinge, sgomita, sbatte.
Paul Thomas Anderson è senza dubbio uno dei maggiori cineasti viventi, impegnato in un discorso personale e ampio quanto a generi e soggetti. Con "Una battaglia dopo l'altra" torna a ispirarsi a Thomas Pynchon (era già accaduto con il favoloso "Vizio di forma"), nella fattispecie a "Vineland", per costruire però un racconto lontano dalla letterarietà, di cinema puro, come raramente accade di esperire. [...] Vai alla recensione »
Dopo Vizio di forma, Paul Thomas Anderson trae di nuovo ispirazione da Thomas Pynchon; e ci vorrebbe un saggio per analizzare come Una battaglia dopo l'altra, pur rispecchiando la filosofia anarcoide del grande scrittore - dietro ai tumulti umani c'è un disegno o è tutto frutto del caso? - si incammini per una sua personalissima strada, riflettendo con ironica spregiudicatezza l'attuale realtà di un [...] Vai alla recensione »
Strepitoso. Un film di quelli veri, pieno di storie e personaggi, di parole e di azione, di nostalgia e di rivoluzione. Dirige Paul Thomas Anderson, il genio di "Magnolia", di "Ubriaco d'amore", di "Il filo nascosto" e dello sfortunato "Licorice Pizza" che attirò pochi spettatori (non c'entra con la pizza all'ananas: sono i vinili, e con quel nome c'era un negozio a San Francisco).
Una descrizione degli Stati Uniti di ieri e di oggi come non si vedeva da tempo, tratta dal romanzo leggendario di un autore non meno mitizzato, "Vineland" di Thomas Pynchon: "Una battaglia dopo l'altra" di Paul Thomas Anderson ("Il petroliere", "The Master", "Vizio di forma") visualizza sullo schermo le incoerenze di un paese mille volte contraddittorio, tra rivoluzioni sotterranee e cripto-reazionari, [...] Vai alla recensione »
Dopo aver adattato nel 2015 il romanzo di Thomas Pynchon Vizio di forma, Paul Thomas Anderson si è ispirato piuttosto liberamente a Vineland per dar vita a un bizzarro thriller d'azione, animato da un'energia degna di un fumetto pulp e da un'indignazione politica mutante, tenendo sempre a tavoletta il pedale del gas. È una rivisitazione dell'ormai riconoscibile idea anderson-pynchoniana di controcultura [...] Vai alla recensione »
'Ora e sempre Resistenza": lo slogan sessantottino si attanaglia perfettamente al film di Anderson. Sì, perché Bob, Leonardo DiCaprio, in gioventù ha combattuto sognando un mondo migliore, ma sedici anni dopo, diventato padre di Willa, sembra aver abbandonato la militanza rivoluzionaria. II passato però ritorna nei panni di Sean Penn, lo spietato colonnello Lockjaw, e Bob deve riprendere in mano il [...] Vai alla recensione »
In un'ambientazione degna di un western classico, P.T. Anderson firma una (volutamente) intricata odissea in sinergia con attori grandiosi, da DiCaprio a Penn e Del Toro. Con "Una battaglia dopo l'altra", infatti, liberamente tratto dal romanzo di Thomas Pynchon Vineland che racconta i postumi della sbornia dei militanti antagonisti sessantottini nell'impatto con l'onda conservatrice reaganiana degli [...] Vai alla recensione »
Un gruppo di rivoluzionar* dai nomi bizzarri mette a ferro e fuoco l'America di una quindicina d'anni fa ma perde tutto. Le battaglie, l'onore, la libertà. Le donne sono nere, smisurate, stupende, così sfrenatamente sexy da confondere i poliziotti che dovrebbero arrestarle, e anche se stesse. I maschi sono bianchi, indecisi, totalmente soggiogati da quelle superdonne pronte a tutto.
Lanciata sulle brucianti strade di un'America gentrificata ed isolata, la guerra portata avanti dai personaggi di Una battaglia dopo l'altra aderisce oggi con la situazione sociopolitica dell'amministrazione trumpiana, in cui il dissenso, anche solo semplicemente quello verbale e intellettuale, vuole essere controllato, represso, silenziato, utilizzando strumentalmente eventi e circostanze (si veda [...] Vai alla recensione »
Dopo una giovinezza di rivolte, rapine e sostegno paramilitare alle migrazioni a fianco della moglie guerrigliera Perfidia, nera femminista machista in un passato prossimo che contiene il remoto anni '60/70 hippie & Black Panther, DiCaprio torna a impugnare il fucile in un presente d'umore trumpiano: Sean Penn, militare razzista con l'ideologia incisa nelle pallottole e nel grugno, autore di un ricatto [...] Vai alla recensione »
Dopo Vizio di forma, Anderson porta sul grande schermo un'altra opera di Pynchon ispirata a Vineland, in chiave attuale. Bob (DiCaprio) - ex attivista ancora vittima dei fantasmi del passato - viene stravolto dal ritorno di un ostinato nemico (Sean Penn) e dalla scomparsa della figlia. II regista racconta la crudeltà Usa senza censure, con un ritmo battente, un tocco sarcastico e geniale.
Chi è Paul Thomas Anderson? Forse il miglior regista americano in attività. In pochi sanno cogliere come lui il vero spirito del cinema, riescono a destreggiarsi tra i generi e a portare sullo schermo l'essere umano con tutte le sue ombre e contraddizioni. Una battaglia dopo l'altra è uno dei migliori film dell'anno. Dopo Licorice Pizza, il budget aumenta e nel cast brillano Leonardo DiCaprio (lanciato [...] Vai alla recensione »
Paul Thomas Anderson dopo Vizio di Forma (2014) sceneggia liberamente, e dirige, un altro romanzo dello scrittore Thomas Pynchon Vineland, pubblicato nel 1990, provando a renderlo contemporaneo. Riassumere le trame dei romanzi di Pynchon non è mai semplice per alcuni caratteristici tratti di incomprensibilità nelle sue cupe valutazioni del mondo con personaggi oscuri o grotteschi.
Antonio Gramsci scriveva che «ogni movimento rivoluzionario è romantico, per definizione». È difficile immaginare che Thomas Pynchon - e ancor meno Paul Thomas Anderson - abbiano mai letto quella frase, eppure in Una battaglia dopo l'altra (firmato da Anderson) come già in Vineland (romanzo di Pynchon del 1990 da cui il film deriva), rivoluzione e romanticismo sono due elementi inscindibili, due passioni [...] Vai alla recensione »
Tra azione, spy, comedy e molto altro, arriva al cinema - dal 25 settembre, distribuito da Warner Bros. Pictures - il nuovo attesissimo film di Paul Thomas Anderson, Una battaglia dopo l'altra. Ispirato al romanzo del 1990 di Thomas Pynchon, "Vineland", il film è interpretato da Leonardo DiCaprio, Sean Penn, Benicio del Toro, Regina Hall, Teyana Taylor e Chase Infiniti al suo debutto cinematografico. Bob [...] Vai alla recensione »
«Che ore sono?». Se solo Bob Ferguson avesse la risposta a questa domanda, il film finirebbe molto prima. Ma Bob (un Leonardo DiCaprio di eccelsa inettitudine) ha sepolto sotto lustri di inerzia e marijuana quei codici mandati a memoria nella sua militanza coi rivoluzionari French 75 e ora, conciato come un incrocio tra il Drugo Lebowski e il Doc Sportello di Vizio di forma (l'altro titolo di Paul [...] Vai alla recensione »
Un semplice interludio, i due ultimi lungometraggi "sentimentali" girati da Paul Thomas Anderson? Oppure, verosimilmente, uno sguardo maggiormente diretto su ciò che lo ha sempre interessato? Vero, sia Il filo nascosto (2017) che Licorice Pizza (2021) a prima vista potrebbero sembrare film anomali nella filmografia di Anderson. Invece è l'esatto contrario.
"Si vede che non hai mai avuto figli!" sbrocca lo squinternato Di Caprio all'attempato e zelante militante dall'altra parte del telefono, quando scopre che la parola d'ordine che da giorni non ricorda più è "Il tempo non esiste, ma ci controlla sempre". E invece il tempo esiste eccome, perdio! sembra suggerirci questo padre scombussolato dal fallimento della sua rivoluzione e da quella libertà che [...] Vai alla recensione »
«Mi sento Tony Montana!» urla la rivoluzionaria Perfidia Beverly Hills (Teyana Taylor) mentre scarica incinta un intero caricatore del mitra sparando a caso verso il nulla in un'inquadratura chiaro omaggio a Gomorra (2008) di Matteo Garrone, che citava anche lui quel Montana sanguinario protagonista di Scarface (1983). È una delle prime scene del maestoso Una battaglia dopo l'altra di Paul Thomas Anderson, [...] Vai alla recensione »
Si sa fin dai tempi di Small Talk at 125th and Lenox e Pieces of a Man, prime incursioni di Gil Scott-Heron nel campo della musica, che "la rivoluzione non sarà trasmessa in televisione". L'unica possibilità, scartando anche il caotico mondo dei social network, è continuare a credere nel cinema, nella sua libertà, apparente o concreta che sia. Si attendeva come acqua nel deserto un film come One Battle [...] Vai alla recensione »
Una battaglia dopo l'altra, lo stesso campo, lo stesso sguardo: Paul Thomas Anderson. Al decimo lungometraggio, il 55enne regista americano ritrova lo scrittore Thomas Pynchon di cui adatta liberamente - dopo Inherent Vice (Vizio di forma) nel 2014 - Vineland, votandosi a un affresco empatico e coraggioso, scanzonato e straziato, carnale e radicale dell'America ieri, oggi e - scommettiamo - domani. Si [...] Vai alla recensione »