Anno | 2019 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Regia di | Ava DuVernay |
Attori | Jovan Adepo, Reginald L. Barnes, Asante Blackk, Marsha Stephanie Blake, Kylie Bunbury Chris Chalk, Bryan Terrell Clark, Jim Cleary, Justin Cunningham, Omar J. Dorsey, Jharrel Jerome, Aunjanue Ellis, Niecy Nash, John Leguizamo, Michael Kenneth Williams, Vera Farmiga. |
Tag | Da vedere 2019 |
MYmonetro | 3,22 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento martedì 11 giugno 2019
Cinque ragazzi vengono condannati per uno stupro che non hanno mai commesso. La serie ha ottenuto 9 candidature e vinto un premio ai Emmy Awards, 4 candidature e vinto 2 Critics Choice Award, 1 candidatura a SAG Awards, 1 candidatura a Directors Guild, 1 candidatura a Producers Guild, La serie è stato premiato a AFI Awards,
CONSIGLIATO SÌ
|
New York, 19 aprile 1989. Un codazzo di adolescenti si addensa lungo le strade di Harlem ed entra rumorosamente in Central Park. Alcuni di loro infastidiscono dei ciclisti, addirittura malmenano e derubano dei jogger. La polizia accorre e arresta a casaccio neri e ispanici, con l'accusa di "adunata sediziosa". Qualche ora dopo, sempre a Central Park, una donna viene ritrovata in fin di vita, stuprata, picchiata e abbandonata tra i cespugli. La procuratrice Linda Fairstein (Felicity Huffman) decide all'istante chi sono i colpevoli: «ogni ragazzo nero che era nel parco ieri notte è un sospettato». Cinque minorenni tra i 14 e i 16 anni cedono alla pressione di un violento interrogatorio e confessano un crimine che non hanno commesso: sarà l'inizio di un incubo.
When They See Us è un docudrama in stile true crime ma non ha misteri da svelare, ha una verità da raccontare: un sistema giudiziario razzista ha distrutto le vite di cinque ragazzi innocenti.
Il caso della "Central Park jogger" ebbe al tempo enorme risonanza, anche perché lo stupro fu interpretato come segnale ultimo di un'emergenza sicurezza, mentre il clima di paura e il desiderio collettivo di vendetta venivano alimentati da figure cittadine di spicco come Donald Trump o il sindaco Ed Koch. I media accettarono acriticamente la versione della polizia e descrissero i ragazzi in maniera disumanizzante, usando metafore animalesche, in un esempio di scuola di pessimo giornalismo. Il risultato fu l'assurda condanna dei cinque minorenni, scagionati solo nel 2002 dallo stupratore seriale Matias Reyes, già condannato all'ergastolo, che dopo anni di silenzio confessò anche l'aggressione di Central Park. Dopo il documentario del 2012 realizzato da Ken e Sarah Burns, la miniserie in quattro episodi prodotta da Netflix torna sul caso con Ava DuVernay come creatrice, sceneggiatrice e regista. DuVernay ha dichiarato che uno dei suoi obiettivi principali era umanizzare gli ex ragazzi, ormai adulti, in un'operazione speculare a quella condotta dalla stampa dell'epoca. La questione dell'empatia infatti è centrale: come è stato spesso fatto notare, la reazione delle istituzioni e dei media fu diversa quando trenta ragazzi bianchi uccisero Yusuf Hawkins a Brooklin pochi mesi dopo i fatti di Central Park, o quando una donna nera fu violentata e gettata dal tetto di un palazzo pochi giorni prima. DuVernay dunque lascia ai margini avvocati, procuratori distrettuali e poliziotti, perché la storia che vuole raccontare è innanzitutto quella di Yusef Salaam, Antron McCray, Raymond Santana, Kevin Richardson e Korey Wise, le cui vite sono state spezzate non da un errore giudiziario ma da una decisione istituzionale cosciente e indifendibile.
La chiarezza del messaggio precede tutto il resto, per cui la storia viene presentata in maniera lineare e in ordine cronologico, con i quattro episodi a scandire metronomicamente l'arco della vicenda: l'arresto e gli interrogatori, il processo, il trauma del carcere, la difficoltà di reinserirsi nella società, la liberazione finale. L'attenzione alla leggibilità è però anche il difetto principale di When They See Us: ad esempio, se da un lato DuVernay ama frapporre ostacoli tra la telecamera e la scena, giocare con la messa a fuoco e riprendere da angolazioni non scontate, dall'altro questo lavoro stilistico stride contro una sceneggiatura che sembra reclamare il primo piano e il campo/controcampo come mezzi più naturali di realizzazione. Allo stesso modo, nonostante l'ottima interpretazione di Jharrel Jerome, risultano come un corpo estraneo le sequenze allucinatorie inserite nel quarto episodio per rappresentare la terribile esperienza carceraria di Korey Wise. Per quanto a tratti un po' legnosa, When They See Us raggiunge sicuramente l'intento di farci partecipare emotivamente alla terribile ingiustizia subita dai cinque ragazzi, tratteggiando i contorni di una vicenda che tocca questioni centrali della società statunitense: i conflitti razziali, i diritti civili, l'equità del sistema giudiziario, la brutalità della polizia, il momento in cui i singoli vengono triturati dal sistema perché «non si tratta più di giustizia, avvocato. Si tratta di politica».
La violenza che sottende la programmaticità di un discorso mediatico che fa della parola l'arma discriminatoria da puntare contro le comunità degli afroamericani e dei latinos è al centro del lavoro della Alexandra Bell. La Bell è un'artista multidisciplinare che ha raccontato, nell'installazione "No Humans Involved: After Sylvia Wynter", le distorsioni razziste della copertura giornalistica a firma [...] Vai alla recensione »