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Il ritorno di Cannes, tra le precauzioni e la grandeur

Le parole di Thierry Fremaux, direttore del festival, sull'edizione di luglio, che si farà nonostante tutto e appena in tempo.
di Tommaso Tocci

sabato 22 maggio 2021 - News

Alla fine ce l'ha fatta, Thierry "il testardo". All'ultima curva (si spera) della pandemia, il celebre direttore del festival di Cannes si porta a casa una piccola vittoria, grazie all'edizione 2021 che è ormai prossima a vedere la luce in un inconsueto ma non troppo slot estivo a luglio, con solo un paio di mesi di ritardo rispetto al tradizionale appuntamento di maggio. Eppure dopo un 2020 da incubo anche questa soluzione è stata a lungo in bilico, tra le voci che davano ottobre come possibile "piano C" e mille incertezze sulla logistica. Perfino la conferenza di presentazione è recentemente slittata di una settimana, e vedrà il programma annunciato a inizio giugno.

Per questo Fremaux ora lancia la carica in un'intervista a Variety - e chi meglio di lui, cantore spesso sfacciato della grandeur cannense, custode assoluto della fiamma dal 2004 e sempre in sella nonostante le voci annuali sul suo abbandono? "Ora tutti sanno che Cannes si farà" proclama soddisfatto e con visibile sollievo, tanto da ammettere subito dopo che "nessuno si aspettava una situazione così miracolosa."

In vista della sessantaseiesima edizione del festival più celebre, ci sono truppe da compattare e animi da riscaldare, tra le vaccinazioni che procedono spedite e la Francia che ha appena riaperto i cinema con ingressi record in sala. Se davvero il governo confermerà l'intenzione di abilitare la capienza piena nei cinema a partire dal 30 giugno, Fremaux avrà vinto la sua scommessa, e proprio a una settimana dallo srotolamento del red carpet sulla Croisette.

È andato tutto secondo i nostri piani, come lo avevamo immaginato fin dall'anno scorso. Ora è il momento di fare un grande festival di Cannes, che però i cinefili dovranno condividere con gli abitanti della città e con i turisti.
Thierry Fremaux

Tutti stretti in sala come una volta, dunque (mentre ad esempio alla scorsa Mostra del cinema di Venezia si guardavano film con metà dei sedili vuoti), ma comunque tra mascherine, precauzioni e nuovi schermi, in particolare un grande multiplex nuovo di zecca (dall'architettura "splendida", dice Fremaux) che ne aggiungerà quattro, anche se a una distanza considerevole dal Palazzo che renderà la vita degli spettatori più complicata. Secondo il direttore, però, "potranno andare a passare la giornata al nuovo Cineum e poi tornare in centro la sera per socializzare."

Più schermi, ma non più accreditati, dice Fremaux: "vogliamo offrire un'esperienza di qualità e proiezioni confortevoli." Tutte cose per cui Cannes non è mai stata famosa, e sarà interessante vedere come il festival notoriamente più difficile e intenso da frequentare riuscirà a incorporare le novità. Nel frattempo, la "grande Cannes" auspicata da Fremaux vedrà più film invitati fuori concorso ("il concorso, così come il Théâtre Lumière, non può accogliere tutti, e il mondo intero vuole avere un film a Cannes!"), una sezione Un certain regard ricalibrata su autori giovani, più eventi dal vivo e proiezioni sulla spiaggia.

Tali e tanti sono gli argomenti relativi alla pandemia da discutere, che fa uno strano effetto sentire Fremaux tornare a parlare di quelle che fino al 2019 sembravano le vere emergenze. Dalla famosa "guerra" con Netflix, che riprende da dove era stata messa in pausa ma con animi nel frattempo più calmi ("i film in concorso dovranno uscire nei cinema francesi, e se accettano il fuori concorso saranno i benvenuti: la decisione ora spetta a loro"), alle varie iniziative per la diversità e per la parità di genere, su cui si vedono molti annunci che però continuano a sembrare di facciata. Incoraggiante tuttavia la chiosa di Fremaux: "vogliamo anche fare di Cannes un luogo più accogliente e meno ostile. Deve essere un evento internazionale e universale."

Per quanto riguarda il programma, il numero di film tra cui scegliere non è calato nonostante tutto, e anzi va aggiunto a quelli che nel 2020 avevano scelto di aspettare senza giocarsi le loro carte sul mercato virtuale. Come l'ormai mitologico Benedetta di Paul Verhoeven, o come il ritorno di Leos Carax che aprirà il festival con Annette (protagonisti Adam Driver e Marion Cotillard), e se tutto va come deve andare, con film che aspettano la Croisette da tempo e verranno presto confermati: The french dispatch di Wes Anderson e il nostro Tre piani di Nanni Moretti (che poi arriverà sugli schermi italiani a settembre). La presenza americana sarà come sempre cruciale, e Fremaux non lesina le storie dei vari produttori di Hollywood che amano Cannes e non vedono l'ora di tornare a offrire i loro titoli più imponenti al festival: "la fiducia è tornata, e ho appena avuto l'offerta di un blockbuster planetario che farà felice l'intero pubblico del festival."

Nella grande narrazione visionaria di uno degli uomini più potenti del cinema europeo, dunque, è tempo di tornare: "abbiamo già in testa la musica del festival, composta da Camille Saint-Saëns. Sarà magnifico!" Già, perché Cannes stesso è in fondo illusione, cinema. O forse qualcosa di ancora precedente: "è un'atmosfera particolare, quella di Cannes. Vogliamo tornare a essere al centro delle ovazioni, e anche dei fischi. È un'esperienza viva, come il teatro."


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