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Mia Hansen-Løve stella del BFM: la possibilità dell’avvenire

Il 39esimo Bergamo Film Meeting (in streaming su MYmovies dal 24 aprile al 2 maggio) omaggia il cinema luminoso della regista francese. NOLEGGIA UN FILM A €5,00 OPPURE ABBONATI »
di Marzia Gandolfi

domenica 25 aprile 2021 - mymovieslive

Nel 2006, a ventisei anni, Mia Hansen-Løve firma il suo primo film (Tout est pardonné), formulandola sua idea di cinema e di mondo. Negli anni e nelle successive opere non ha fatto che confermare quell’idea e quella vocazione nutrita da un impressionante lavoro intellettuale. Attrice per Olivier Assayas, che poi sposa, e critica per i Cahiers du cinéma, muove i primi passi in un festival per studenti a Nanterre, prima di debuttare in sala e distinguersi col suo cinema limpido.

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Figlia di due insegnanti di filosofia, i suoi film sono bagliori di vitae di ‘pensiero vivo’, che abita tutti i suoi personaggi come la professoressa di Isabelle Huppert, lettrice di Pascal, Lévinas e Jankélévitch (Le cose che verranno). Mia Hansen-Løve pesca volentieri nella sua biografia, Il padre dei miei figli e Un amore di gioventù sono ispirati alla sua vita, Eden è basato sul percorso musicale di suo fratello, che ha vissuto in qualità di DJ l’ascensione della musica elettronica francese nel corso degli anni Novanta. Le cose che verranno è allo stesso modo una rielaborazione della vita dei suoi genitori, una coppia di lunga data che pratica la stessa professione.

Al cuore del film c’è un’insegnante di filosofia ossessionata dal suo mestiere che perde marito e impiego. La regista sfrutta con delicatezza gli elementi autobiografici, filmando in filigrana un ritratto toccante di sua madre e scrutando più in generale i processi contraddittori del pensiero, la difficoltà di conciliare il proprio desiderio, le proprie convinzioni e le proprie azioni col mondo, restando fedeli a se stessi e alla vita vissuta. Ma il film testimonia pure l’amore dell’autrice per il pensiero in movimento e per i libri che ne sono la materializzazione.

Le biblioteche, onnipresenti nel film, e i libri annotati e scambiati tessono un fil rouge e costruiscono l’avvenire del titolo originale. Quale altro autore ha mai scritto un dramma sullo smarrimento di un volume di Schopenhauer? Ha fatto della perdita dell’opera completa di Lévinas un incidente domestico? Della lettura di “La morte” di Jankélévitch una sequenza ispirata di cinema? Dei libri veri e propri personaggi? Mia Hansen-Løve ha raccolto la sfida e l’ha affrontata con ‘arte’. Tra le immagini e dietro le situazioni, in maniera invisibile, ha messo in tensione astrazioni come la libertà, la radicalità del pensiero, l’emancipazione, preoccupandosi di comprendere cosa significhi pensare liberamente. Il film non dà soluzioni o raccomandazioni, limitandosi a scavare la questione e a inseguire le incarnazioni di questa inquietudine.

Non poteva davvero scegliere musa migliore il Bergamo Film Meeting, che omaggia l’autrice francese mettendo in cartellone la sua opera (sei film e due cortometraggi) in risonanza con la fragilità del momento e la caparbietà di una città che ha pagato alla pandemia un prezzo altissimo. L’avenir del cinema ricomincia a Bergamo da Mia Hansen-Løve e i suoi film che sfidano le tempeste della vita e ricostruiscono sulle macerie, che disegnano più che spiegare, accordando importanza ai silenzi come alle parole. Tra distanza pudica e dolcezza sospesa, le idee circolano con passione e slancio dentro la poesia dei paesaggi e lungo un cammino aperto a tutte le possibilità.


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