Un Sundance in tono minore? Forse è presto per dirlo, ma a leggere diversi commentatori americani, il Festival ideato da Robert Redford quest'anno non ha mostrato grandi titoli e ha già fornito diverse delusioni. "Nessun film ha entusiasmato il pubblico finora", ha scritto Jeffrey Wells.

Il critico Erik Childress ha invece scritto "spero proprio che Stories We Tell di Sarah Polley possa salvare un inizio di Sundance veramente orribile, a parte Mud di Jeff Nichols". Anche apprezzare questi due titoli non è un gran complimento alla capacità del Sundance di scoprire cose nuove, visto che si tratta di film tutt'altro che inediti (Mud è stato addirittura presentato in concorso nel 2012 a Cannes, Stories We Tell è stata un'ottima scelta delle Giornate degli Autori veneziane e poi è passato a Toronto).

Di sicuro, la palma di film più vituperato del Festival è andata finora a Two Mothers di Anne Fontaine, storia di due donne (interpretate da Naomi Watts e Robin Wright), che hanno una relazione l'una con il figlio dell'altra, vicenda che già raccontata così sembra facilmente scivolare nel ridicolo involontario e che a detta dei critici fa di tutto per non risollevarsi dal suo status.

Ha fatto discutere per altri versi Don Jon's Addiction, che ha ricevuto pareri contrastanti, ma che soprattutto sembrava un prodotto molto più commerciale (grazie all'attore/regista Joseph Gordon-Levitt e la partecipazione di Scarlett Johansson) di quanto è emerso dopo la visione, visto che l'Hollywood Reporter si chiede se riuscirà a ottenere almeno una R (ossia divieto ai minori di 17 anni non accompagnati) per la crudezza della storia, che affronta senza peli sulla lingua temi come sesso e pornografia. Tuttavia, si parla di offerte di oltre 4 milioni di dollari per questo titolo.

Non mancano ovviamente i film apprezzati e tra questi ha fatto parlare molto Fruitvale, che qualcuno paragona già a Re della terra selvaggia, non tanto per la storia (in questo caso, l'ultima giornata di un uomo che verrà ucciso dalla polizia), quanto per lo status di outsider, il classico film che arriva al Sundance senza enormi aspettative e provoca grande interesse. Per ora, si prevede un acquisto importante (sopra i due milioni di dollari) per i diritti americani, con impegnate società come Weinstein Company, Fox Searchlight, Paramount Pictures e Focus Features. Consensi anche per Ain't Them Bodies Saints, storia di alcuni fuorilegge texani, che hanno portato il regista e sceneggiatore David Lowery a paragoni illustri con il Robert Altman di Gang e il Terrence Malick de La rabbia giovane, oltre ad avere un cast che non passa inosservato, grazie a Rooney Mara e Casey Affleck.

Come sempre poi, al Sundance si possono vedere alcuni documentari molto interessanti e che poi magari faranno incetta di premi (anche all'Oscar). Potrebbe essere il caso di After Tiller, che parla dei pochissimi medici che praticano l'aborto nell'ultimo trimestre della gravidanza. O di The Summit, che racconta una tragica spedizione sul K2, che termina con la morte di 11 alpinisti. Ma forse il titolo più interessante a livello commerciale è Twenty Feet From Stardom, che racconta le vicende di alcune coriste di superstar come Bruce Springsteen e Stevie Wonder. Ad acquistarlo, è stata la Weinstein Radius, la divisione della società dei due celebri fratelli specializzata in uscite in contemporanea in sala e in VOD, che di recente ha adottato questo approccio (ottenendo buoni risultati) per The Wedding Party.

Insomma, anche in un'annata che finora non sembra essere brillante, il Sundance comunque è una vetrina importante per diversi titoli meritevoli. Speriamo che da qui alla fine della rassegna ci siano tanti film che ricevano consensi e che portino a scoprire nuovi talenti...