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Harry Potter, una maratona di effetti speciali

Tecnologie sempre più sofisticate per il quinto capitolo della saga.
di Gabriele Niola

Una gara di resistenza

mercoledì 11 luglio 2007 - Making Of

Una gara di resistenza
Se i film fossero discipline sportive ogni film della saga di Harry Potter, per l'utilizzo continuo, massiccio e accurato degli effetti speciali, sarebbe una maratona a sé.
Più in evidenza dei film della saga di Il Signore Degli Anelli (dove a un certo punto molte soluzioni vengono date per scontate) e con più inserti di qualsiasi film di fantascienza (dove come nella vita reale la tecnologia tende a sostituire la magia) i film di Harry Potter ogni volta sono un vero tour de force degli effetti visivi.
Nel cinema molto spesso gli effetti speciali sono utilizzati per realizzare ambientazioni e dare un certo respiro alle situazioni, in un modo quindi che risulta invisibile allo spettatore medio, e solo in qualche caso sono il centro dell'azione e dell'attenzione dello spettatore. In Harry Potter invece gli effetti speciali sono quasi sempre il fuoco della scena, quasi sempre dunque gli occhi del pubblico sono puntati su di loro.
Per questo ogni Harry Potter è una lunga maratona, una lunga gara nella quale non ci si può mai distrarre e nella quale in ogni momento occorre impegnarsi al massimo.

Questioni di scenografie e di colori
Per il quinto episodio della saga, Harry Potter e l'Ordine della Fenice, la regia passa da Mike Newell a David Yates ma rimane immutata l'atmosfera cupa e dark, segno della direzione che ha preso l'evoluzione della saga. Oltre a questo i due episodi sono collegati anche a livello tecnico, molti personaggi e situazioni infatti si ripetono e quindi necessitano del medesimo team tecnico e della medesima realizzazione.
Data l'atmosfera più cupa e seriosa, questa volta manca il tripudio di piccoli effetti, piccole magie ed esseri soprannaturali che dominava ogni scena nei precedenti episodi, molto del film è affidato alle scenografie (costruite dal vero e in digitale) e ai colori, e meno alle componenti aggiuntive. Le inquadrature sono decisamente meno dense del solito, si opta per un deciso minimalismo, anche nello strutturare quegli ambienti finora inediti.
Uno dei pochi effetti "episodici" in questo senso è quello della faccia di Sirius Black (Gary Oldman) che appare nel fuoco. La realizzazione inizialmente doveva prevedere la fusione di fuoco reale e di una ripresa fatta davanti a un bluescreen del viso di Gary Oldman, ma dato che era necessario un movimento di macchina si è optato per l'uso del motion capture.
Gary Oldman ha quindi recitato la sua parte davanti a cinque macchine da presa disposte intorno a lui a 180°, le quali hanno catturato i suoi movimenti per applicarli all'animazione del fuoco. Poi per aggiungere credibilità al tutto la superficie del viso è stata mischiata con ceneri e particolari del viso che cadono sul fuoco.

I Dissennatori animati sott'acqua
Una delle realizzazioni migliori del film possono essere considerati i Dissennatori, le creature dalle fattezze semiumane che agiscono per volere del Ministero della magia. La loro realizzazione è stata affidata all'Industrial Light And Magic (sono stati molti e diversi gli studi impiegati nella lavorazione del film), che ha adottato un sistema ibrido. Per dare idea del movimento lento e spettrale dei Dissennatori infatti hanno utilizzato le immagini di un pupazzo ripreso sott'acqua. Queste poi sono state modificate aggiungendo le vesti spettrali animate con un consueto software di animazione per vestiti, avendo però l'accortezza di rallentare tutti i movimenti per accordarli a quelli rallentati del pupazzo sott'acqua.
Oltre all'Industrial Light And Magic però il merito va anche ad Alfonso Cuaròn, regista del terzo episodio della saga, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, nel quale questi personaggi fanno la loro comparsa per la prima volta, che per primo ha preso la decisione di rappresentarli come esseri che si muovono molto lentamente e non in maniera frenetica come era previsto da principio. Cuaròn disse: "Questi sanno che ti prenderanno e non hanno la minima fretta. Si muovono lentamente, come fossero dei reali. Una forza inarrestabile".

L'irriconoscibile Ralph Fiennes
Ma il cuore di tutto è chiaramente Voldemort, il signore del male, colui che non può essere nominato, che fa la sua comparsa nell'episodio precedente ma che ha il suo ruolo decisivo anche in questo film.
Voldemort è la classica figura maligna carismatica, la cui comparsa è centellinata perchè meno si vede più è spaventoso. Dunque quando è in scena deve essere all'altezza delle aspettative.
Come spesso è accaduto nella storia del cinema, il male viene reso attraverso una forma umana deforme, una sorta di deviazione dalla normalità che rifletta la deviazione interiore. La base è chiaramente Ralph Fiennes, a cui oltre al trucco vengono applicate delle modifiche in post produzione, come per esempio l'impossibile naso inesistente.
In questi casi lo sforzo è tutto nel creare continuità tra la parte del viso modificata (il naso) e il resto della faccia, continuità nella forma e nel colore. C'erano dunque nasi sudati, nasi raggrinziti, nasi rilassati, illuminati, all'oscuro... da applicare in tutte le possibili situazioni.

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