Uno scherzo del destino volle che Whitney Houston fu dichiarata morta -salvo l'immediata smentita di un portavoce- nel momento in cui morì il sogno americano, nel settembre del 2001, undici anni in anticipo rispetto alla sorte che l'avrebbe colta un pomeriggio di febbraio, mentre si stava preparando per assistere a una festa organizzata per i Grammy Awards.
Quello che avrebbe rappresentato il definitivo ritorno alle scene dell'artista -l'imminente uscita di Sparkle, remake dell'omonimo film del 1976- è finito per essere il suo canto del cigno. Di lei rimane qualche sporadica apparizione sul grande schermo, e la voce, racchiusa in canzoni divenute classiche nel tempo, quella stessa voce che si era andata affievolendo per il consumo di droghe e altre sostanze. In un'intervista registrata per la televisione a fine 2002 dichiarò che non voleva pensare a se stessa come una tossicodipendente, ma come una donna con una cattiva abitudine. Diceva di aver smesso, di non voler morire.
Gli esordi
Quando esordì nel mondo della musica nel 1985 con l'omonimo esordio in lungo raggiunse immediatamente il successo. Con ben tre singoli finiti in cima alla top ten a stelle e strisce, Whitney Houston divenne il primo album di debutto e il primo album di un'artista femminile a raggiungere un simile risultato. Saving All My Love for You, How Will I Know e Greatest Love of All tracciarono il cammino della cantante; un percorso fatto di canzoni d'amore, come quella che l'avrebbe consacrata anche nel mondo del cinema, l'indimenticabile I Will Always Love You di Dolly Parton, scelta come tema principale di Guardia del corpo. Di lei Mina disse che aveva inventato un modo di cantare, per niente facile, che tutti avevano tentato di imitare. L'inarrivabilità.
Il successo
Il declino fisico e spirituale (prima ancora che artistico) iniziò con il matrimonio con Bobby Brown, all'epoca promettente frontman dei New Edition e in seguito co-autore, co-produttore e interprete della hit My Prerogative. Apparentemente una coppia felice, in casa nascondeva una storia di abuso e dipendenza che solo molto più tardi venne alla luce. Nel frattempo i successi si sommarono e di conseguenza i premi. Lungo la sua carriera Whitney Houston collezionò due Emmy, sei Grammy, trenta Billboard Music Awards, e ventidue American Music Awards, a parte gli innumerevoli dischi d'oro, di platino e l'ennesimo primato: la colonna sonora di Uno sguardo dal cielo, dove intepretava la moglie di un pastore protestante, divenne l'album gospel più venduto di tutti i tempi.
Una voce inarrivabile
Whitney Houston era nata sotto una buona stella. Figlia della cantante gospel Cissy Houston e cugina di Dionne e Dee Dee Warwick, era stata benedetta dalla madrina Aretha Franklyn. La sua voce inarrivabile l'aveva proiettata nell'olimpo degli dei dall'ugola d'oro, e la sua immagine di brava ragazza da chiesa aveva scomodato persino la sua grande rivale d'epoca, Madonna, che si lanciò in una breve campagna-contro che durò il tempo della notizia. Il talento, però, c'era davvero e Whitney inanellò una serie di talenti che l'avrebbero resa immortale. Riascoltando oggi uno dei suoi grandi successi, I Wanna Dance with Somebody (Who Loves Me), viene da pensare che forse, in fondo, voleva solo questo, ballare per la vita con qualcuno che la amasse veramente e che lei avrebbe amato per l'eternità.
