Il filo nascosto

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Il gioco perverso del dominio Valutazione 3 stelle su cinque

di Zarar


Feedback: 13464 | altri commenti e recensioni di Zarar
lunedì 26 febbraio 2018

‘Il filo nascosto’ è un freddo ed estetizzante esercizio di stile costruito sulla storia di una relazione  borderline. Reynolds Woodcock, uno  stilista di genio senza un briciolo di calore umano, pieno di sé e adorato dalle sue clienti, è  fanaticamente dedito alla ricerca di perfezione nel suo lavoro. Dietro alla sua spavalda sicurezza, un lato oscuro: un Edipo non risolto, complicato da un rapporto ambiguo con una sorella /madre che è la sua ombra. Nel suo mondo di raffinata eleganza e perfezione formale non c’è apparentemente posto per una dissipazione di  tempo ed energie in turbamenti d’amore; è suo costume usare e gettar via belle donne a ripetizione. Finché incontra Alma, sorridente e un po’ goffa cameriera di provincia,  che cattura la sua fantasia, non come oggetto d’amore, piuttosto – perversamente - come crisalide da trasformare in angelica farfalla con i suoi abiti, materia vivente del suo processo creativo. La relazione che pur nasce tra loro non ha per lui altro significato, come le altre che l’hanno preceduta. Ma Alma non è come le altre. Questo legame di totale dominio su di lei l’attrae comunque, come l’attrae l’uomo in sé, ma dopo aver toccato il fondo dell’umiliazione, è lei che prende l’iniziativa: Alma condivide la logica di dominio di lui; ma a patto di   giocare lo stesso gioco, di poter rovesciare quando vuole i rapporti di forza. Conservando silenziosa e imperturbabile il suo sorriso carezzevole, con una ferocia equivalente all’egocentrismo assoluto  del suo partner, lo riduce - temporaneamente -  in una condizione di totale fragilità e abbattimento fisico (come, lo scoprirete da soli…). Ora è lui ad essere del tutto dipendente da lei, a dichiararle amore, a chiederle addirittura di sposarlo. Quando l’uomo ritorna il se stesso intollerabile di prima, Alma non esita a ripetere l’esperimento. E questa volta lui capisce ciò che sta per succedere, ma, sublimazione del suo narcisismo,  accetta le regole del gioco da lui stesso iniziato, e riconosce in lei una dominatrice alla sua altezza, capace di creare un rapporto specialissimo sul filo del rasoio,  al di fuori e al di sopra della banalità quotidiana . Sarà questo – si immagina - il filo che li terrà legati d’ora in poi,  nascosto a tutti tranne che a loro due. Ci sono – naturalmente – tanti tipi di amore, e tutti degni di attenzione e di ‘compassione’ nel senso leopardiano della parola. Ciò che rende questa storia e la sua rappresentazione indigeribile è, a mio parere, una totale mancanza di dimensione umana, anche nei momenti più drammatici. Il film non trasmette emozioni profonde, né stimoli intellettuali più intensi di quelli destati da una partita di scacchi. L’evento che determina uno strappo violento nella disumana perfezione di un sistema tutto imperniato sulla ‘forma’, non ne segna affatto una crisi: la sofferenza è solo fisica, il cambiamento che si determina è solo debolezza psicologica generata dalla sofferenza fisica; l’insieme è solo un’occasione per un temporaneo scambio di ruoli. Il tessuto strappato è ricucito a tempo di record, come il verginale abito da sposa travolto da Reynolds in un momento chiave della storia. Impossibile qualsiasi empatia con  questi personaggi (e con questo film che con sovrana e insieme nevrotica indifferenza li racconta). Stupisce dunque il quasi universale consenso di critica e pubblico, espresso in molti casi con un consumato estetismo che gareggia con quello esibito sullo schermo. E’ l’estetismo elevato a valore supremo la chiave del successo del film? C’è da preoccuparsene. ­­­Una nota a margine: è un caso che la protagonista femminile si chiami Alma, come la controversa celebre moglie di un altro genio, il compositore Mahler? I due vissero una relazione assai complicata e sottilmente perversa, che ha con questa storia molto in comune. 

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gabriella martedì 27 febbraio 2018
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che il nome Alma sia riferito ad Alma Reville, la moglie di Alfred Hitchcock, se ciò che ho letto corrisponde al vero.

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