Giorni e nuvole

E' possibile vivere un'esistenza morale e allo stesso tempo appartenere al guazzabuglio di ipocrisia e opportunismo che è la borghesia italiana? E' umanamente tollerabile un sistema sociale ove la ristrettezza economica sia comunemente percepita come una colpa, un punzone disonorevole di cui doversi vergognare? Una società che anzichè farsi carico dei propri elementi in difficoltà tende a punirli, a ghettizzarli? In Giorni e nuvole l'autore riesce a tratteggiare con poche pennellate un quadro d'insieme estremamente complesso e ricco di implicazioni, e ciò malgrado il linguaggio cinematografico in determinate componenti (fotografia e colonna sonora su tutte), a mio giudizio non sia sfruttato al meglio. La prova della Buy inizia fiaccamente per poi prendere quota nella seconda parte del film. Anche Albanese offre il proprio meglio nel secondo tempo, sebbene rimanga forte il sospetto che dal ruolo di Michele si potesse ottenere qualcosa in più. Un film che racconta delicatamente, senza chiasso, senza retorica autoriale eppure tutt'altro che ottimisticamente, lo sgomento di chi di colpo si ritrovi sbalzato fuori dalla "giostra della produttività". La patinatura da storia "per bene", in cui gli affetti familiari finiscono per rappresentare l'unico possibile rifugio dai marosi di un sistema indifferente e perbenista, associata a ciò che appare come una voluta rinuncia al sarcasmo e al senso di placida "rassegnazione" di cui è intrisa, allontana l'opera di Soldini dal ben più graffiante e fiero cinema di denuncia sociale d'oltremanica. Giorni e nuvole è un film sincero che racconta di un sistema ipocrita. Di un Paese in cui troppo frequentemente la moralità finisce per rappresentare un handicap, un ostacolo sulla strada della felicità.