antonio panariello
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giovedì 15 novembre 2007
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il racconto moderno dell'identità riconquistata
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Ciò che s’impone all’occhio in questo film sono Genova e il suo mare, questa culla in cui piace stare ai due protagonisti (Elsa e Michele) perché perde d’identità, non più topos letterario dell’avventura e del riscatto: lo sa bene Michele, che vende la barca; ma se ne accorge Elsa, che finirà per castigare il sogno in un ufficio (guarda caso, di trasporti navali) tra le avances del titolare.
Ma procediamo per gradi: l’incipit della storia. Unico e felice traguardo, il primo e l’ultimo di una discesa verso la sostanza densa del racconto: la laurea di Elsa. La sua tesi, motivo di una passione che contornerà a intermittenza la (dis)avventura di questa famiglia, parla di un’annunciazione la cui paternità artistica è di lì da accertarsi: il soggetto in questione è una madonna, la stessa che Elsa suppone sia nascosta sotto le rovine di un restauro in atto.
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Ciò che s’impone all’occhio in questo film sono Genova e il suo mare, questa culla in cui piace stare ai due protagonisti (Elsa e Michele) perché perde d’identità, non più topos letterario dell’avventura e del riscatto: lo sa bene Michele, che vende la barca; ma se ne accorge Elsa, che finirà per castigare il sogno in un ufficio (guarda caso, di trasporti navali) tra le avances del titolare.
Ma procediamo per gradi: l’incipit della storia. Unico e felice traguardo, il primo e l’ultimo di una discesa verso la sostanza densa del racconto: la laurea di Elsa. La sua tesi, motivo di una passione che contornerà a intermittenza la (dis)avventura di questa famiglia, parla di un’annunciazione la cui paternità artistica è di lì da accertarsi: il soggetto in questione è una madonna, la stessa che Elsa suppone sia nascosta sotto le rovine di un restauro in atto. Soldini ci indica così l’andamento narrativo, il motore della storia: la ricerca delle certezze, l’annunciazione di un cambiamento in atto.
Da qui in poi,nonostante una breve parentesi di festa,Elsa si sveglia nell’inferno suo e di Michele, la perdita della prima e fondamentale certezza del mondo ordinario di una famiglia: il lavoro. Comincia da questo momento il roboante procedere di domande sotto una pressione tale che ridimensionerà e sposterà il nido familiare: chi guarda, vive impassibile l’improduttività, la regressione a stato infantile di Michele (simbolo di uno stato di patetica disoccupazione, con compagni minacciosamente comici, se non dolcemente violenti – vedi, ad es., “il buco nel muro portante” della nuova casa); ma si partecipa anche alla lotta disarmante di Elsa, al sacrificio del suo tempo speso per l’arte: lo stile realista del film ci riporterà anche all’attuale sconforto sociale, ma la simbologia e la metafora estetica sono così nette da restituire allo spettatore un’annunciazione via via più evidente della catastrofe.
Soldini su una grande impalcatura luminosa e acquatica, rapisce Elsa fino a spegnerne l’amore; priva Michele del suo sogno ricorrente e visivo dell’evasione (la barca “Izmir”) fino ad umiliarlo sotto gli occhi distratti di una figlia volutamente o involontariamente a parte nel caos cittadino; ma c’è un altro universo del racconto, più simbolico ed efficace, quello di cui scrivevo prima: la Genova della madonna e del mare, l’universo al cui vertice compare il padre di Michele - ex marinaio, isolato in una stanza dell’ospizio che ha le fattezze di una claustrofobica sala cinematografica con un acquario come finestra. In questi, lo spettatore esterno,trova il contatto di una narrazione che si smonta,s’ingolfa e s’ingrigisce contagiando lo stesso Michele: nella sintesi marina si sottolinea la deriva dei due eroi, in quell’acquario Michele impara dal padre a leggere l’impassibile sofferenza di Elsa, leggera e volubile come la madonna dell’affresco anche sotto forma di pesce. Qui comincia il climax della storia di Michele, di un racconto fatto di decisa in-azione; ma, per quanto riguarda Elsa?
Nel finale del racconto filmico, la donna arriva, spiata dal marito, alla cappella per ammirare il restauro finito. l’intera sequenza sblocca finalmente l’inquadratura, che si fa leggera scivolando sulle ali di un angelo del dipinto per cadere da un’altezza vertiginosa in una metafora visiva,Elsa e Michele/Madonna e Arcangelo.La vischiosità amorfa del racconto ci rende finalmente due personaggi nuovi, visti con distacco eppur distinti,padroni di una nuova identità.
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lucio
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domenica 4 novembre 2007
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giorni precari
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Una vicenda più italiana di questa , oggi , non la si potrebbe trovare . La quotidinanità è precaria , il rapporto con gli altri è precario , la capacità di ascolto è precaria . Il lavoro , poi , è precario per definizione . I giovani di oggi devono " mettersi sul mercato " , come se fossero pollame , ortaggi o frutta e verdura . Per loro l'occupazione deve , giocoforza , essere " flessibile " , multiforme e poliedrica .
Il " global market" è questo , bellezza . O ci stai dentro , oppure vai a dormire sotto i ponti di Parigi , di Roma e di Berlino . Il lavoro non è più " a tempo inderminato " . No , per l'amor di Dio . Adesso è " a tempo determinato " , " co.co.co " , o magari " co. co.pro.
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Una vicenda più italiana di questa , oggi , non la si potrebbe trovare . La quotidinanità è precaria , il rapporto con gli altri è precario , la capacità di ascolto è precaria . Il lavoro , poi , è precario per definizione . I giovani di oggi devono " mettersi sul mercato " , come se fossero pollame , ortaggi o frutta e verdura . Per loro l'occupazione deve , giocoforza , essere " flessibile " , multiforme e poliedrica .
Il " global market" è questo , bellezza . O ci stai dentro , oppure vai a dormire sotto i ponti di Parigi , di Roma e di Berlino . Il lavoro non è più " a tempo inderminato " . No , per l'amor di Dio . Adesso è " a tempo determinato " , " co.co.co " , o magari " co. co.pro. " . Sigle squallide che stanno a significare assenza di futuro per tantissimi ragazzi che si trovano a combattere , giorno dopo giorno , con una esistenza grama e senza prospettive . Il film di Soldini offre una spaccato micidiale di questa orribile realtà contemporanea . E lo fa da un'altra angolazione . Quella forse più devastante di tutte : la perdita del lavoro quando si è adulti . In una Genova meravigliosa e struggente ( come Ancona per Nanni Moretti )un manager viene rimosso dall'incarico all'interno di una azienda da lui stesso creata . In un attimo l'impalcatura del benessere crolla sotto la contestuale spinta della mancanza di denaro e delle inevitabili risse in famiglia.
Se in una casa , anche per un breve periodo , vengono a mancare i soldi , cresce l'angoscia per il domani . Come si fa con il mutuo ? Chi paga le bollette ? E da mangiare ? In un mondo ricco di opportunità , di belle macchine e di vacanze esotiche , ecco che si affaccia , improvviso e " inaspettato " , lo spettro pauperistico della mancanza di risorse per andare avanti . La moglie del manager , donna colta e di classe , è costretta a trovare una occupazione per sopravvivere . In tale contesto incontra il ricco di turno che le chiede sesso con il sinistro fascino dello status di uomo potente che infonde sicurezza . Lei cede alle lusinghe e accetta le avances , forse presa da una atavica paura , tutta femmile , che le crea timori e tremori . Il marito disoccupato tenta di trovare una collocazione stabile in un mondo che non è più " suo " . Uscito dall'acquario della mondanità e delle barche a vela il malcapitato è costretto a confrontarsi con il sottobosco delle agenzie interinali : quelle che offrono posti per qualche ora o , quando va bene , per qualche giorno . Due mondi precari dunque si confrontano in una realtà senza volti e senza anima . Il finale del film riavvicina marito e moglie mentre osservano un affresco , simobolo di speranza e di certezze culturali . Soldini chiude la storia con ottimismo e grande bravura . Ma la realtà attuale è complicata e obbliga , noi tutti , ad una seria riflessione sul futuro della società italiana .
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cinevora
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lunedì 12 novembre 2007
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nient'altro che la verità, senza stereotipi.
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Non c’è più la magia di Pane e tulipani: questa volta Soldini racconta una storia così triste e attuale da essere vera. Il risveglio è brusco quando perdi il lavoro, soprattutto se sei benestante.
È quanto succede ai due protagonisti, Elsa e Michele, che vivono l’ipotesi peggiore, ma del tutto plausibile.
Lo sfondo della crisi è Genova, che da tempo vive la sua personale recessione legata al porto.
La coppia scivola verso il basso, senza appigli, nessun paracadute. Perde il contatto con la realtà precedente, dove c’era tempo per amare l’arte, e anche per amarsi l’un l’altra senza chiedere «Quanto costa?».
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Non c’è più la magia di Pane e tulipani: questa volta Soldini racconta una storia così triste e attuale da essere vera. Il risveglio è brusco quando perdi il lavoro, soprattutto se sei benestante.
È quanto succede ai due protagonisti, Elsa e Michele, che vivono l’ipotesi peggiore, ma del tutto plausibile.
Lo sfondo della crisi è Genova, che da tempo vive la sua personale recessione legata al porto.
La coppia scivola verso il basso, senza appigli, nessun paracadute. Perde il contatto con la realtà precedente, dove c’era tempo per amare l’arte, e anche per amarsi l’un l’altra senza chiedere «Quanto costa?».
Elsa e Michele non sono stereotipi borghesi, ma due persone generose, che accettano la nuova situazione e si rimboccano le maniche. Peccato che siano del tutto impreparati: paradossalmente un operaio non specializzato ha più chance di un manager, forse perché ha meno pretese, oppure perché il mondo del lavoro cerca soltanto individui usa e getta.
Michele mette da parte i souvenir, rimandando i viaggi a tempi migliori. Per rendere sopportabile a Elsa la sua nuova condizione di donna lavoratrice, di cui si vergogna con le amiche, tenta disperatamente di recuperare un po’ di spazio nella minuscola casa in cui devono trasferirsi.
Così accartoccia le bottiglie di plastica, e con esse appiattisce anche la sua dignità.
Il conto più salato da pagare è quello emotivo, la vera prova da superare. Non sappiamo se la loro storia avrà un lieto fine, ma la conclusione lascia sperare che, avendo toccato il fondo, potranno almeno uscire a riveder le stelle.
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[+] che ce frega che ce 'mporta
(di anonimo892901)
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milomar
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domenica 3 febbraio 2008
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treu, biagi, d'antona, d'alema, berlusconi...
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Film bello e interessante. Soprattutto, "Giorni e nuvole" è un film attuale, come da oltre 30 anni è attuale la ricerca drammatica di un posto di lavoro per un over 40 (ma anche per un under). Ricordo un altro bel film della fine degli anni '90 con lo stesso soggetto, protagonista il grandissimo Sergio Castellitto: Hotel Paura.
C'è qualche incongruenza nella sceneggiatura che comunque non inficia il senso d'angoscia che attanaglia i protagonisti e lo spettatore.
Molto ben studiati sono gli aspetti psicologici dei personaggi, anche dei comprimari. Il finale "consolatorio", così definito dai soliti critici soloni, forse è è "meno consolatorio" di quel che appare.
Margherita Buy e Antonio Albanese danno il meglio di loro stessi.
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Film bello e interessante. Soprattutto, "Giorni e nuvole" è un film attuale, come da oltre 30 anni è attuale la ricerca drammatica di un posto di lavoro per un over 40 (ma anche per un under). Ricordo un altro bel film della fine degli anni '90 con lo stesso soggetto, protagonista il grandissimo Sergio Castellitto: Hotel Paura.
C'è qualche incongruenza nella sceneggiatura che comunque non inficia il senso d'angoscia che attanaglia i protagonisti e lo spettatore.
Molto ben studiati sono gli aspetti psicologici dei personaggi, anche dei comprimari. Il finale "consolatorio", così definito dai soliti critici soloni, forse è è "meno consolatorio" di quel che appare.
Margherita Buy e Antonio Albanese danno il meglio di loro stessi. Albanese è un pò l'"uomo d'acqua dolce" che ben conosciamo, ma più realistico.
La Buy, attrice solitamente poco varia e un pò monocorde, ci consegna un'interpretazione da Oscar che rivaluta alla grande una carriera anche troppo fortunata.
Un film che dovrebbe essere visto da tutti quei politici e giuslavoristi (chi cazzo sono quest'ultimi è impossibile saperlo) che sanno solo pontificare sul "lavoro degli altri", senza essere entrati in prima persona nel cosiddetto "mercato del lavoro". Mercato che in Italia è assolutamente dopato da leggi inique.
milomar
p.s.:un grazie sentito a D'Antona, Biagi, Ichino, Treu, D'Alema, Berlusconi, Fini, Prodi, Bossi, Casini, Rutelli e merdacce simili.
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[+] tu sei fuori!!!
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gianluca stanzani
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sabato 21 marzo 2009
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amore precario
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Mentre Elsa (Margherita Buy) collabora al restauro di un antico affresco, argomento di tesi per la sua imminente laurea in storia dell'arte, Michele (Antonio Albanese) lavora come dirigente presso una società nautica da lui stesso creata con altri due soci. A Genova la coppia sembra vivere serenamente le gioie di un rapporto consolidato, con l'ausilio di quell'agiatezza economica che non guasta a farne da collante. Un bell'appartamento di proprietà, la domestica, un piccolo natante attraccato in porto, il mantenimento della moglie agli studi universitari, le cenette con gli amici, una figlia già fuori di casa... insomma quella tranquillità che la sicurezza di un buon posto di lavoro può giustamente dare.
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Mentre Elsa (Margherita Buy) collabora al restauro di un antico affresco, argomento di tesi per la sua imminente laurea in storia dell'arte, Michele (Antonio Albanese) lavora come dirigente presso una società nautica da lui stesso creata con altri due soci. A Genova la coppia sembra vivere serenamente le gioie di un rapporto consolidato, con l'ausilio di quell'agiatezza economica che non guasta a farne da collante. Un bell'appartamento di proprietà, la domestica, un piccolo natante attraccato in porto, il mantenimento della moglie agli studi universitari, le cenette con gli amici, una figlia già fuori di casa... insomma quella tranquillità che la sicurezza di un buon posto di lavoro può giustamente dare. Ma Michele è appena stato estromesso dagli altri soci della sua ditta tenendone all'oscuro la moglie per oltre due mesi; improvvisamente si rompe quell'armonia che pareva immutabile. Improvvisamente piomba la tensione tra i due, cala quel senso di oppressione e impotenza di fronte alla messa in discussione dei capisaldi familiari (economici e non solo). L'amore non può tutto, l'amore non può sopperire alla mancanza di un posto di lavoro; ma mentre Elsa non si perde d'animo e si rimbocca le maniche, Michele dopo un po' crolla, incapace di reagire al personale senso di fallimento e imbarazzo sociale. Il film racconta un dramma di strettissima attualità, trasmettendo quelle umane emozioni e riflessioni che poche pellicole al giorno d'oggi sono in grado di dare. Sul finale, Soldini pare incapace di dare all'opera la degna svolta che meriterebbe.
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vanessa zarastro
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sabato 10 gennaio 2015
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genova di classe
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Una sempre più emaciata Margherita Buy e Antonio Albanese costituiscono la coppia borghese protagonista del film di Silvio Soldini. Siamo a Genova all’inizio della crisi e Michele perde il lavoro in una società da lui stesso fondata con un paio di amici. Aspetta un paio di mesi a comunicarlo a Elsa, sua moglie per non distoglierla da una laurea (tardiva) in restauro. Man mano i problemi economici aumentano così come aumenta l’incapacità di Michele ad affrontarli, vendono barca e casa e si trasferiscono in un appartamento modesto e rumoroso di un edificio popolare in una zona intensiva di Genova. Elsa comincerà a lavorare come segretaria e rivelerà un coraggio e una capacità ad affrontare e risolvere i problemi – come spesso le donne sanno fare – assolutamente estranee a Michele che scivola sempre più in una depressione senza uscita.
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Una sempre più emaciata Margherita Buy e Antonio Albanese costituiscono la coppia borghese protagonista del film di Silvio Soldini. Siamo a Genova all’inizio della crisi e Michele perde il lavoro in una società da lui stesso fondata con un paio di amici. Aspetta un paio di mesi a comunicarlo a Elsa, sua moglie per non distoglierla da una laurea (tardiva) in restauro. Man mano i problemi economici aumentano così come aumenta l’incapacità di Michele ad affrontarli, vendono barca e casa e si trasferiscono in un appartamento modesto e rumoroso di un edificio popolare in una zona intensiva di Genova. Elsa comincerà a lavorare come segretaria e rivelerà un coraggio e una capacità ad affrontare e risolvere i problemi – come spesso le donne sanno fare – assolutamente estranee a Michele che scivola sempre più in una depressione senza uscita. Anche il rapporto tra lui e la figlia Alice – Alba Rohrwacher – cambierà solo quando le parti del forte e del debole si ribalteranno.
“Giorni e nuvole” di Soldini è un film poetico dove è ben rappresentata la perdita di identità per il protagonista che aveva vissuto con il valore del lavoro – e del successo economico - come realizzazione. Man mano scopre una serie di piccole cose e di rapporti umani che vanno al di là della classe sociale. Peccato che il finale convenzionale e, come si dice oggi, buonista sia un po’ deludente rispetto a tutta l’impalcatura scenica crescente del film.
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nadia
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venerdì 16 novembre 2007
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così è la vita
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Giorni che passano leggeri,impalpabili come le nuvole che,non a caso,costituiscono la prima inquadratura durante la seduta di laurea di Elsa ma anche plumbei,minacciosi come le onde grigie che solcano lo stesso cielo durante il film.Più che Genova città prevale il paesaggio,indicativo appunto dello scorrere del tempo,che è simbolo di un'atmosfera.E’ un viaggio nella quotidianità in cui il dinamismo è interiore,per questo alcuni,sbagliando,l’hanno accusato di una certa lentezza.Una lotta combattuta insieme,ma con spirito diverso:uno pratico,realista,l’altro non ancora abituato alla nuova realtà,fermo al ”prima”,incapace di riprogettarsi.Soldini abbandona in questa pellicola “la leggerezza” a cui ci aveva abituato ma non del tutto.
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Giorni che passano leggeri,impalpabili come le nuvole che,non a caso,costituiscono la prima inquadratura durante la seduta di laurea di Elsa ma anche plumbei,minacciosi come le onde grigie che solcano lo stesso cielo durante il film.Più che Genova città prevale il paesaggio,indicativo appunto dello scorrere del tempo,che è simbolo di un'atmosfera.E’ un viaggio nella quotidianità in cui il dinamismo è interiore,per questo alcuni,sbagliando,l’hanno accusato di una certa lentezza.Una lotta combattuta insieme,ma con spirito diverso:uno pratico,realista,l’altro non ancora abituato alla nuova realtà,fermo al ”prima”,incapace di riprogettarsi.Soldini abbandona in questa pellicola “la leggerezza” a cui ci aveva abituato ma non del tutto.La inserisce,a ben guardare,nelle pieghe di un rapporto di coppia che non si spezzerà.L’ultima scena,di fronte ad un “cielo” stellato è un soffio di speranza in cui i 2 attori,davvero bravi,danno il meglio delle proprie doti.Dimostrando anche ai peggiori esterofili che l’unico effetto speciale che conti davvero è il talento.
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[+] ops, scusa
(di anonimo892901)
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[+] e' una bella rappresentazione di genova
(di giada)
[ - ] e' una bella rappresentazione di genova
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filippo catani
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venerdì 16 novembre 2012
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una storia di grande attualità
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Genova. Una coppia della borghesia cittadina vive tranquillamente la propria esistenza in quanto il marito lavora e guadagna bene e la moglie si è appena laureata in Storia dell'arte e si occupa gratuitamente di un importante restauro. I problemi nascono quando l'uomo viene allontanato dalla società che aveva contribuito a fondare per delle divergenze sui licenziamenti e la coppia sarà costretta a rivedere il proprio stile di vita e la moglie dovrà cercare lavoro mentre il marito non riesce a trovarne uno.
Questo film di Soldini è senza dubbio di grandissima attualità e tocca vicende che sono sotto gli occhi di tutti. Infatti non solo il nostro paese deve fare quotidianamente i conti con un terribile tasso di disoccupazione giovanile ma allo stesso tempo deve affrontare anche il problema di chi a 45-50 viene sbattuto fuori dal mercato del lavoro e non sa come rientrarci.
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Genova. Una coppia della borghesia cittadina vive tranquillamente la propria esistenza in quanto il marito lavora e guadagna bene e la moglie si è appena laureata in Storia dell'arte e si occupa gratuitamente di un importante restauro. I problemi nascono quando l'uomo viene allontanato dalla società che aveva contribuito a fondare per delle divergenze sui licenziamenti e la coppia sarà costretta a rivedere il proprio stile di vita e la moglie dovrà cercare lavoro mentre il marito non riesce a trovarne uno.
Questo film di Soldini è senza dubbio di grandissima attualità e tocca vicende che sono sotto gli occhi di tutti. Infatti non solo il nostro paese deve fare quotidianamente i conti con un terribile tasso di disoccupazione giovanile ma allo stesso tempo deve affrontare anche il problema di chi a 45-50 viene sbattuto fuori dal mercato del lavoro e non sa come rientrarci. Ed è veramente frustrante vedere la sequenza di porte in faccia che l'ottimo Albanese riceve per scivolare verso la ricerca di un lavoro meno qualificato pur di averne uno. E l'unica ciambella di salvataggio pare ottenerla da due suoi ex operai con cui si mette a tinteggiare case e con cui parla dei suoi problemi e dei viaggi a vuoto nei centri per l'impiego. Ovviamente una situazione del genere non può che riflettersi e abbattersi anche sulle persone che gli stanno più a stretto contatto. Così la Buy dovrà cercare ogni sorta di lavoro, partendo dall'immancabile call center, e la figlia cercherà di aiutare la famiglia nonostante il difficile rapporto che la lega al padre. Una discesa agli inferi con tentativo di risalita che purtroppo in tanti anzi troppi stanno sperimentando sulla loro nuda pelle.
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great steven
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mercoledì 19 giugno 2019
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nuvole basse fumano su una serenità famigliare.
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GIORNI E NUVOLE (IT, 2007) diretto da SILVIO SOLDINI. Interpretato da ANTONIO ALBANESE, MARGHERITA BUY, ALBA ROHRWACHER, GIUSEPPE BATTISTON, PAOLO SASSANELLI, CARLA SIGNORIS, TECO CELIO, ANTONIO FRANCINI, ARNALDO NINCHI, FABIO TROIANO
Elsa e Michele hanno alle spalle vent’anni di felice matrimonio e vivono nella Genova benestante dei quartieri borghesi. Possono contare su una solida sicurezza affettiva, appena turbata dai rapporti un po’ tesi con la figlia Alice, co-proprietaria e cameriera di un ristorante. La serenità economica ha anche consentito ad Elsa di dimettersi dall’aeroporto presso cui lavorava per conseguire una laurea in storia dell’arte e dedicarsi al restauro di un capannone.
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GIORNI E NUVOLE (IT, 2007) diretto da SILVIO SOLDINI. Interpretato da ANTONIO ALBANESE, MARGHERITA BUY, ALBA ROHRWACHER, GIUSEPPE BATTISTON, PAOLO SASSANELLI, CARLA SIGNORIS, TECO CELIO, ANTONIO FRANCINI, ARNALDO NINCHI, FABIO TROIANO
Elsa e Michele hanno alle spalle vent’anni di felice matrimonio e vivono nella Genova benestante dei quartieri borghesi. Possono contare su una solida sicurezza affettiva, appena turbata dai rapporti un po’ tesi con la figlia Alice, co-proprietaria e cameriera di un ristorante. La serenità economica ha anche consentito ad Elsa di dimettersi dall’aeroporto presso cui lavorava per conseguire una laurea in storia dell’arte e dedicarsi al restauro di un capannone. Ma un brutto giorno questo meraviglioso equilibrio salta: Michele, imprenditore di indole scontrosa, viene silurato dai due soci in affari e decide di aspettare per dopo il termine dei festeggiamenti per la laurea della moglie per comunicarne la triste notizia che dovranno vendere la casa e instaurare un regime generale di ristrettezze economiche. L’acredine con Alice si fa allora più intensa, i litigi di coppia aumentano, i colloqui di lavoro che fa lui si riducono col passare del tempo e son sempre meno promettenti e lei prova a ritagliarsi un piccolo guadagno facendosi assumere da un call center. Il periodo che va dall’esultanza del principio fino al finale aperto è occupato dal logorio della relazione sentimentale, messa a dura prova dai casi della vita, oltre che dalle numerose variabili in gioco che costituiscono immancabilmente pericoli potenziali ad alta tensione. L’ottavo lungometraggio di Soldini si impernia su due temi fondamentali: l’amore coniugale (visto con un particolare occhio disincantato che abbraccia la realtà fino ad avvicinarsi ad essa con efficace veridicità) e la perdita del lavoro in un contesto socioeconomico che si regge sul precariato. Il regista predilige una costruzione della storia basata che metta al primo posto la disillusione emotiva, affinché dimostri che la permanenza del dubbio e della domanda assillante, al giorno d’oggi più che mai, hanno spodestato pressoché definitivamente le certezze che nei tempi passati assicuravano sensazioni più piacevoli e meno guardinghe. L’argomento è sempre stato arduo da raccontare anche in letteratura, per via dell’onnipresenza sibilante di rabbie, rinunce, angosce e mortificazioni. Il distacco dai suoi precedenti film è rivelato dalla cinepresa innanzitutto, che sta addosso ai due protagonisti inseguendoli con piani-sequenza (e qui la fotografia di Ramiro Civita fa il suo lavoro egregiamente), e non in minor misura dalla musica di Giovanni Venosta, che accompagna con carezze ammirevoli la discrezione con cui la vicenda si dipana scena dopo scena. Soldini evita di ripetersi con la leggerezza delle esplosioni umoristiche, le uscite a piedi o in motorino per il fotogenico capoluogo ligure e le aperture panoramiche sul golfo. Molta malinconia e tristezza nella spiegazione di una morale non troppo ottimistica, ma pure un accento toccante che va a posarsi sulla forza non comune di un’unione che, malgrado le asprezze e i vituperi, continua a proseguire senza deteriorarsi. C’è anche la dimensione – incarnata prima di tutto dal personaggio della Rohrwacher – del giovane costretto a diventare adulto in poco tempo, considerata la velocità con cui il sistema circostante pretende evoluzioni accelerate e possibilmente efficienti sulla maturità degli individui che lo mantengono. Albanese e la Buy si distinguono per una formidabile recitazione che si avvale anche degli occhi e di parti del corpo che di norma vengono sottovalutate in quest’aspetto della settima arte. Un fiore all’occhiello per conclusione è la precisione del tratto col quale vengono disegnati i ruoli minori, a partire dal pescatore tuttofare di Battiston per poi procedere con il protettivo fidanzato di Troiano, l’amica affezionata di Signoris, il dirigente libertino della compagnia telefonica di Sassanelli e il padre ex capitano nautico di Ninchi.
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andrew77
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martedì 13 luglio 2010
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il disagio della disoccupazione
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Un film realista che racconta la triste storia di un dirigente che, in età matura, perde il proprio lavoro. Da quel momento la sua vita e quella della sua famiglia subiscono un radicale cambiamento negativo. Tutte le certezze familiari, economiche, sociali decadono drasticamente. E' il baratro, dal quale cerca il protagonista cerca di salvarsi con "tutte" le sue forze senza però riuscirvi. Tutti coloro che lo circondano o già lavorano o riescono a trovare lavoro, lui invece trova delle difficoltà insormontabili.
Secondo me ciò che va sottolineato è che il lavoro, l'agiatezza economica del capo famiglia condiziona gli equilibri familiari: se dal punto di vista professionale la moglie e la figlia reagiscono positivamente contribuendo al bilancio familiare, dal punto di vista umano scadono totalmente.
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Un film realista che racconta la triste storia di un dirigente che, in età matura, perde il proprio lavoro. Da quel momento la sua vita e quella della sua famiglia subiscono un radicale cambiamento negativo. Tutte le certezze familiari, economiche, sociali decadono drasticamente. E' il baratro, dal quale cerca il protagonista cerca di salvarsi con "tutte" le sue forze senza però riuscirvi. Tutti coloro che lo circondano o già lavorano o riescono a trovare lavoro, lui invece trova delle difficoltà insormontabili.
Secondo me ciò che va sottolineato è che il lavoro, l'agiatezza economica del capo famiglia condiziona gli equilibri familiari: se dal punto di vista professionale la moglie e la figlia reagiscono positivamente contribuendo al bilancio familiare, dal punto di vista umano scadono totalmente. La figlia si allontana volontariam dal nucleo familiare, e addirittura la moglie si concede fisicamente al suo datore di lavoro. Come dire, tutto bene (fedeltà, amore, affetto,...) qd il marito assicura la bella vita, qd invece lui cade, tutto è permesso...
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