great steven
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mercoledì 19 giugno 2019
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nuvole basse fumano su una serenità famigliare.
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GIORNI E NUVOLE (IT, 2007) diretto da SILVIO SOLDINI. Interpretato da ANTONIO ALBANESE, MARGHERITA BUY, ALBA ROHRWACHER, GIUSEPPE BATTISTON, PAOLO SASSANELLI, CARLA SIGNORIS, TECO CELIO, ANTONIO FRANCINI, ARNALDO NINCHI, FABIO TROIANO
Elsa e Michele hanno alle spalle vent’anni di felice matrimonio e vivono nella Genova benestante dei quartieri borghesi. Possono contare su una solida sicurezza affettiva, appena turbata dai rapporti un po’ tesi con la figlia Alice, co-proprietaria e cameriera di un ristorante. La serenità economica ha anche consentito ad Elsa di dimettersi dall’aeroporto presso cui lavorava per conseguire una laurea in storia dell’arte e dedicarsi al restauro di un capannone.
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GIORNI E NUVOLE (IT, 2007) diretto da SILVIO SOLDINI. Interpretato da ANTONIO ALBANESE, MARGHERITA BUY, ALBA ROHRWACHER, GIUSEPPE BATTISTON, PAOLO SASSANELLI, CARLA SIGNORIS, TECO CELIO, ANTONIO FRANCINI, ARNALDO NINCHI, FABIO TROIANO
Elsa e Michele hanno alle spalle vent’anni di felice matrimonio e vivono nella Genova benestante dei quartieri borghesi. Possono contare su una solida sicurezza affettiva, appena turbata dai rapporti un po’ tesi con la figlia Alice, co-proprietaria e cameriera di un ristorante. La serenità economica ha anche consentito ad Elsa di dimettersi dall’aeroporto presso cui lavorava per conseguire una laurea in storia dell’arte e dedicarsi al restauro di un capannone. Ma un brutto giorno questo meraviglioso equilibrio salta: Michele, imprenditore di indole scontrosa, viene silurato dai due soci in affari e decide di aspettare per dopo il termine dei festeggiamenti per la laurea della moglie per comunicarne la triste notizia che dovranno vendere la casa e instaurare un regime generale di ristrettezze economiche. L’acredine con Alice si fa allora più intensa, i litigi di coppia aumentano, i colloqui di lavoro che fa lui si riducono col passare del tempo e son sempre meno promettenti e lei prova a ritagliarsi un piccolo guadagno facendosi assumere da un call center. Il periodo che va dall’esultanza del principio fino al finale aperto è occupato dal logorio della relazione sentimentale, messa a dura prova dai casi della vita, oltre che dalle numerose variabili in gioco che costituiscono immancabilmente pericoli potenziali ad alta tensione. L’ottavo lungometraggio di Soldini si impernia su due temi fondamentali: l’amore coniugale (visto con un particolare occhio disincantato che abbraccia la realtà fino ad avvicinarsi ad essa con efficace veridicità) e la perdita del lavoro in un contesto socioeconomico che si regge sul precariato. Il regista predilige una costruzione della storia basata che metta al primo posto la disillusione emotiva, affinché dimostri che la permanenza del dubbio e della domanda assillante, al giorno d’oggi più che mai, hanno spodestato pressoché definitivamente le certezze che nei tempi passati assicuravano sensazioni più piacevoli e meno guardinghe. L’argomento è sempre stato arduo da raccontare anche in letteratura, per via dell’onnipresenza sibilante di rabbie, rinunce, angosce e mortificazioni. Il distacco dai suoi precedenti film è rivelato dalla cinepresa innanzitutto, che sta addosso ai due protagonisti inseguendoli con piani-sequenza (e qui la fotografia di Ramiro Civita fa il suo lavoro egregiamente), e non in minor misura dalla musica di Giovanni Venosta, che accompagna con carezze ammirevoli la discrezione con cui la vicenda si dipana scena dopo scena. Soldini evita di ripetersi con la leggerezza delle esplosioni umoristiche, le uscite a piedi o in motorino per il fotogenico capoluogo ligure e le aperture panoramiche sul golfo. Molta malinconia e tristezza nella spiegazione di una morale non troppo ottimistica, ma pure un accento toccante che va a posarsi sulla forza non comune di un’unione che, malgrado le asprezze e i vituperi, continua a proseguire senza deteriorarsi. C’è anche la dimensione – incarnata prima di tutto dal personaggio della Rohrwacher – del giovane costretto a diventare adulto in poco tempo, considerata la velocità con cui il sistema circostante pretende evoluzioni accelerate e possibilmente efficienti sulla maturità degli individui che lo mantengono. Albanese e la Buy si distinguono per una formidabile recitazione che si avvale anche degli occhi e di parti del corpo che di norma vengono sottovalutate in quest’aspetto della settima arte. Un fiore all’occhiello per conclusione è la precisione del tratto col quale vengono disegnati i ruoli minori, a partire dal pescatore tuttofare di Battiston per poi procedere con il protettivo fidanzato di Troiano, l’amica affezionata di Signoris, il dirigente libertino della compagnia telefonica di Sassanelli e il padre ex capitano nautico di Ninchi.
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lunedì 19 marzo 2018
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brava!
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Complimenti per la recensione! Davvero perfetta
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enzo70
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lunedì 15 agosto 2016
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un bel modo per raccontare un dramma attuale
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Soldini trova il meglio di tirare fuori il meglio da Margherita Buy e Antonio Albanese, con un film che rappresenta in maniera esemplare l’attualità. Michele è un imprenditore di successo felicemente sposato con Elsa, che si è appena laureata in storia dell’arte. Ma dietro una vita solida e felice si nasconde il baratro della perdita del lavoro e così per la coppia si apre una nuova vita, del tutto priva delle certezze del passato. Michele entra gradualmente in depressione, un uomo a cinquant’anni senza un lavoro e con una famiglia ed un padre malato di Alzheimer da mantenere non sono una cosa semplice. E mentre Michele sprofonda Elsa, all’inizio apparentemente fragile, tira fuori tutto il carattere che serve, va a lavorare in un call center e accetta un posto da segretaria.
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Soldini trova il meglio di tirare fuori il meglio da Margherita Buy e Antonio Albanese, con un film che rappresenta in maniera esemplare l’attualità. Michele è un imprenditore di successo felicemente sposato con Elsa, che si è appena laureata in storia dell’arte. Ma dietro una vita solida e felice si nasconde il baratro della perdita del lavoro e così per la coppia si apre una nuova vita, del tutto priva delle certezze del passato. Michele entra gradualmente in depressione, un uomo a cinquant’anni senza un lavoro e con una famiglia ed un padre malato di Alzheimer da mantenere non sono una cosa semplice. E mentre Michele sprofonda Elsa, all’inizio apparentemente fragile, tira fuori tutto il carattere che serve, va a lavorare in un call center e accetta un posto da segretaria. E nel finale i problemi non si risolveranno, ma la coppia comprende di aver trovato la via giusta. Un film che nella sua essenzialità riesce a raccontare un dramma che molti europei vivono quando perdono il lavoro passato il mezzo del cammin di nostra vita. Ottimi i due protagonisti.
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vanessa zarastro
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sabato 10 gennaio 2015
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genova di classe
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Una sempre più emaciata Margherita Buy e Antonio Albanese costituiscono la coppia borghese protagonista del film di Silvio Soldini. Siamo a Genova all’inizio della crisi e Michele perde il lavoro in una società da lui stesso fondata con un paio di amici. Aspetta un paio di mesi a comunicarlo a Elsa, sua moglie per non distoglierla da una laurea (tardiva) in restauro. Man mano i problemi economici aumentano così come aumenta l’incapacità di Michele ad affrontarli, vendono barca e casa e si trasferiscono in un appartamento modesto e rumoroso di un edificio popolare in una zona intensiva di Genova. Elsa comincerà a lavorare come segretaria e rivelerà un coraggio e una capacità ad affrontare e risolvere i problemi – come spesso le donne sanno fare – assolutamente estranee a Michele che scivola sempre più in una depressione senza uscita.
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Una sempre più emaciata Margherita Buy e Antonio Albanese costituiscono la coppia borghese protagonista del film di Silvio Soldini. Siamo a Genova all’inizio della crisi e Michele perde il lavoro in una società da lui stesso fondata con un paio di amici. Aspetta un paio di mesi a comunicarlo a Elsa, sua moglie per non distoglierla da una laurea (tardiva) in restauro. Man mano i problemi economici aumentano così come aumenta l’incapacità di Michele ad affrontarli, vendono barca e casa e si trasferiscono in un appartamento modesto e rumoroso di un edificio popolare in una zona intensiva di Genova. Elsa comincerà a lavorare come segretaria e rivelerà un coraggio e una capacità ad affrontare e risolvere i problemi – come spesso le donne sanno fare – assolutamente estranee a Michele che scivola sempre più in una depressione senza uscita. Anche il rapporto tra lui e la figlia Alice – Alba Rohrwacher – cambierà solo quando le parti del forte e del debole si ribalteranno.
“Giorni e nuvole” di Soldini è un film poetico dove è ben rappresentata la perdita di identità per il protagonista che aveva vissuto con il valore del lavoro – e del successo economico - come realizzazione. Man mano scopre una serie di piccole cose e di rapporti umani che vanno al di là della classe sociale. Peccato che il finale convenzionale e, come si dice oggi, buonista sia un po’ deludente rispetto a tutta l’impalcatura scenica crescente del film.
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filippo catani
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venerdì 16 novembre 2012
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una storia di grande attualità
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Genova. Una coppia della borghesia cittadina vive tranquillamente la propria esistenza in quanto il marito lavora e guadagna bene e la moglie si è appena laureata in Storia dell'arte e si occupa gratuitamente di un importante restauro. I problemi nascono quando l'uomo viene allontanato dalla società che aveva contribuito a fondare per delle divergenze sui licenziamenti e la coppia sarà costretta a rivedere il proprio stile di vita e la moglie dovrà cercare lavoro mentre il marito non riesce a trovarne uno.
Questo film di Soldini è senza dubbio di grandissima attualità e tocca vicende che sono sotto gli occhi di tutti. Infatti non solo il nostro paese deve fare quotidianamente i conti con un terribile tasso di disoccupazione giovanile ma allo stesso tempo deve affrontare anche il problema di chi a 45-50 viene sbattuto fuori dal mercato del lavoro e non sa come rientrarci.
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Genova. Una coppia della borghesia cittadina vive tranquillamente la propria esistenza in quanto il marito lavora e guadagna bene e la moglie si è appena laureata in Storia dell'arte e si occupa gratuitamente di un importante restauro. I problemi nascono quando l'uomo viene allontanato dalla società che aveva contribuito a fondare per delle divergenze sui licenziamenti e la coppia sarà costretta a rivedere il proprio stile di vita e la moglie dovrà cercare lavoro mentre il marito non riesce a trovarne uno.
Questo film di Soldini è senza dubbio di grandissima attualità e tocca vicende che sono sotto gli occhi di tutti. Infatti non solo il nostro paese deve fare quotidianamente i conti con un terribile tasso di disoccupazione giovanile ma allo stesso tempo deve affrontare anche il problema di chi a 45-50 viene sbattuto fuori dal mercato del lavoro e non sa come rientrarci. Ed è veramente frustrante vedere la sequenza di porte in faccia che l'ottimo Albanese riceve per scivolare verso la ricerca di un lavoro meno qualificato pur di averne uno. E l'unica ciambella di salvataggio pare ottenerla da due suoi ex operai con cui si mette a tinteggiare case e con cui parla dei suoi problemi e dei viaggi a vuoto nei centri per l'impiego. Ovviamente una situazione del genere non può che riflettersi e abbattersi anche sulle persone che gli stanno più a stretto contatto. Così la Buy dovrà cercare ogni sorta di lavoro, partendo dall'immancabile call center, e la figlia cercherà di aiutare la famiglia nonostante il difficile rapporto che la lega al padre. Una discesa agli inferi con tentativo di risalita che purtroppo in tanti anzi troppi stanno sperimentando sulla loro nuda pelle.
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gianluca78
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sabato 11 giugno 2011
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toccante affresco sentimentale
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La vita di due conviventi, sconvolta dalla perdita di certezze materiali, e sentimentali, raccontata con estrema sensibilità e abilità visiva.Soldini, entra nella vita di tutti i giorni, e penetra con forza nell'animo di noi tutti, dissolvendo certezze e minando punti fermi, del cuore.
Senza eccedere, stilisticamente, ma con la fermazza di colui, la vita sa che sapore ha.Semplicemente, affidandosi alla duttilità di Antonio Albanese( Straordinario), e all'eccellente bravura di Margherita Buy ( Dolce e Intensa),ad una sceneggiatura corposa e mai banale e ad una luce visiva che ci vuol comunicare, la nascita di una nuova vita, dopo la tempesta.
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lalli
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domenica 15 maggio 2011
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semplice e intensa
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un bel film semplice e toccante. bravissimi tutti gli attori.
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tittola
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martedì 13 luglio 2010
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suo marito è l'unica persona che mi ha aiutato
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Giorni e nuvole mi è piaciuto molto. Le nuvole non sono solo quelle del presente, ma anche quelle del passato. Michele sembra un uomo ancora non riconciliato con se stesso e con la propria storia, tant'è che in un momento di difficoltà non sa reagire. Va a cercare il padre, come un bambino che ha ancora bisogno di coccole, ma si rende conto che suo padre ormai sa solo guardare i pesci, lui bisognoso di essere accudito. Si capisce che il loro rapporto non è mai stato gratificante per Michele, e forse questa ferita non si è ancora rimarginata. Forse proprio a causa di questa ferita Michele è incapace di umiltà, di senso della realtà, di fiducia in se stesso.
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Giorni e nuvole mi è piaciuto molto. Le nuvole non sono solo quelle del presente, ma anche quelle del passato. Michele sembra un uomo ancora non riconciliato con se stesso e con la propria storia, tant'è che in un momento di difficoltà non sa reagire. Va a cercare il padre, come un bambino che ha ancora bisogno di coccole, ma si rende conto che suo padre ormai sa solo guardare i pesci, lui bisognoso di essere accudito. Si capisce che il loro rapporto non è mai stato gratificante per Michele, e forse questa ferita non si è ancora rimarginata. Forse proprio a causa di questa ferita Michele è incapace di umiltà, di senso della realtà, di fiducia in se stesso. E, per proiezione, diventa critico verso gli altri, soprattutto verso sua figlia. Michele si riconcilia con se stesso nel momento in cui riesce ad accettare suo padre, sua figlia e il fidanzato della figlia per quello che sono, scoprendo che nelle relazioni si può essere costruttivi. Michele forse trova se stesso nel momento in cui inizia ad occuparsi degli altri (e viceversa) - mi ha colpito il commento del vicino cui si rompe la lavatrice "suo marito è l'unica persona che mi ha aiutato" - quindi porta il padre all'acquario e lo tratta per quello che è godendo della loro relazione, aiuta la figlia e il fidanzato con i conti, e continuerà a farlo, ed io penso che potrebbe avere un futuro proprio come commercialista. Scopre, infine, che gli altri gli vogliono bene per quello che è e non per il lavoro che faceva e per i soldi che aveva. Ricordiamo che il motivo per cui ha perso il lavoro è che voleva proteggere i più deboli. Proprio questa sua debolezza si rivelerà invece la sua forza.
Elsa secondo me è un personaggio molto umano e molto femminile. Di quella femminiltà che è docilità e combattività allo stesso tempo. Non giudica gli altri, ma li accoglie, pur rimanendo se stessa e dicendo quello che pensa. Sa entrare nella storia con grande senso della realtà. Non giudica se stessa per aver tradito il marito, e non giudica infine neanche il marito.
La figlia è semplice come la mamma. Fa quello che le piace ed è felice della propria vita, forse perché ama. Michele ridiventa bambino anche con lei, diventando lui figlio bisognoso di un letto quando va via di casa per aver litigato con Elsa.
Paradossalmente, però, questo film, accanto alla speranza di poter andare avanti e ricominciare, cambiando le proprie abitudini di vita, forse non volendo lascia passare un messaggio opposto e contraddittorio, cioè che finché ci sono i soldi si va avanti, mentre quando le difficoltà economiche diventano insopportabili si vacilla.
L'ho visto una sola volta, forse rivedendolo avrò altri spunti di riflessione. Tittola
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andrew77
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martedì 13 luglio 2010
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il disagio della disoccupazione
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Un film realista che racconta la triste storia di un dirigente che, in età matura, perde il proprio lavoro. Da quel momento la sua vita e quella della sua famiglia subiscono un radicale cambiamento negativo. Tutte le certezze familiari, economiche, sociali decadono drasticamente. E' il baratro, dal quale cerca il protagonista cerca di salvarsi con "tutte" le sue forze senza però riuscirvi. Tutti coloro che lo circondano o già lavorano o riescono a trovare lavoro, lui invece trova delle difficoltà insormontabili.
Secondo me ciò che va sottolineato è che il lavoro, l'agiatezza economica del capo famiglia condiziona gli equilibri familiari: se dal punto di vista professionale la moglie e la figlia reagiscono positivamente contribuendo al bilancio familiare, dal punto di vista umano scadono totalmente.
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Un film realista che racconta la triste storia di un dirigente che, in età matura, perde il proprio lavoro. Da quel momento la sua vita e quella della sua famiglia subiscono un radicale cambiamento negativo. Tutte le certezze familiari, economiche, sociali decadono drasticamente. E' il baratro, dal quale cerca il protagonista cerca di salvarsi con "tutte" le sue forze senza però riuscirvi. Tutti coloro che lo circondano o già lavorano o riescono a trovare lavoro, lui invece trova delle difficoltà insormontabili.
Secondo me ciò che va sottolineato è che il lavoro, l'agiatezza economica del capo famiglia condiziona gli equilibri familiari: se dal punto di vista professionale la moglie e la figlia reagiscono positivamente contribuendo al bilancio familiare, dal punto di vista umano scadono totalmente. La figlia si allontana volontariam dal nucleo familiare, e addirittura la moglie si concede fisicamente al suo datore di lavoro. Come dire, tutto bene (fedeltà, amore, affetto,...) qd il marito assicura la bella vita, qd invece lui cade, tutto è permesso...
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migna
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domenica 7 febbraio 2010
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basta neorealisti
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Come disse Orson Welles, "in Italia basta prendere una macchina da presa e metterci delle persone davanti per far credere che si è registi". La citazione ben si addice a questo "Giorni e nuvole". Il film è deprimente e su questo credo non ci siano dubbi. Qulcuno gentilmente mi vuole spiegare cosa ci sia da apprezzare in questo ennesimo estratto dall'encicolpedia della sfiga? Dobbiamo veramente applaudire un regista perché è bravo a raccontare la vita che viviamo tutti i giorni, senza veli e senza traccia di approfondimento (psicologico, sociale, quello che volete)? È questo il cinema italiano del nuovo millennio? La vogliamo chiudere una volta per tutte la parabola del neorealismo? Rossellini è morto, ma sono convinto che se qualcuno ne tirasse fuori una pellicola incompiuta, magari da completare con qualche tecnologia all'avanguardia, e la facesse uscire nelle sale sarebbe un gran successo.
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Come disse Orson Welles, "in Italia basta prendere una macchina da presa e metterci delle persone davanti per far credere che si è registi". La citazione ben si addice a questo "Giorni e nuvole". Il film è deprimente e su questo credo non ci siano dubbi. Qulcuno gentilmente mi vuole spiegare cosa ci sia da apprezzare in questo ennesimo estratto dall'encicolpedia della sfiga? Dobbiamo veramente applaudire un regista perché è bravo a raccontare la vita che viviamo tutti i giorni, senza veli e senza traccia di approfondimento (psicologico, sociale, quello che volete)? È questo il cinema italiano del nuovo millennio? La vogliamo chiudere una volta per tutte la parabola del neorealismo? Rossellini è morto, ma sono convinto che se qualcuno ne tirasse fuori una pellicola incompiuta, magari da completare con qualche tecnologia all'avanguardia, e la facesse uscire nelle sale sarebbe un gran successo. Basterebbe il giusto numero di marchette in TV e un bel cammeo di Margherita Buy in BN con la migliore delle sue espressioni tristi, di quelle da far piangere per simpatia anche la cassiera, la maschera, il bibitaro e il porchettaro fuori dal cinema.
Ho visto da poco "Tra le nuvole", simile al nostro nel titolo e, in parte, anche nella tematica. La perdita del lavoro qui è cornice mentre nel film di Soldini è il perno sui cui si svolge tutta la storia. Ciononostante, la poesia, l'analisi profonda dei personaggi, l'ironia, la serietà e allo stesso tempo la delicatezza con cui viene trattato il tema, sono cose che nel nostro paese e, di riflesso, nel film di Soldini mancano e basta. Per fortuna che abbiamo un Soldini più famoso in Italia, Giovanni, incarnazione sì di uno stereotipo ("l'italiano marinaio")... ma che stereotipo!
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