Giorni e nuvole |
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Un film di Silvio Soldini.
Con Margherita Buy, Antonio Albanese, Giuseppe Battiston, Alba Rohrwacher, Carla Signoris.
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Drammatico,
durata 116 min.
- Italia, Svizzera 2007.
- Warner Bros Italia
uscita venerdì 26 ottobre 2007.
MYMONETRO
Giorni e nuvole
valutazione media:
3,20
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Precaria realtà per il nuovo film di Soldinidi AdrianoFeedback: 0 |
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domenica 28 ottobre 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Bel film. Storia minima, che sembra straniante e straniata se la si guarda con l'occhio di vede una cosa che non lo riguarda, invece è una storia reale oltre che realistica, accaduta a migliaia di persone prima del nostro Michele (Antonio Albanese). La perdita del lavoro, l'impossibilità e la difficoltà di trovarne uno qualificato, uno pari alle proprie aspettattive non è molto diverso dal dover scendere da una posizione manageriale ad una di livello inferiore, come accade a Michele appunto. E sempre come accade nella vita comune anche nel film il personaggio femminile, Elsa (Margherita Buy) si tira su le maniche e riesce con più decisione a rinunciare, per un po', alle sue aspirazioni per farsi obiettiva portatrice di realtà. Ma dalla realtà non si sfugge, dalla psicologia non c'è scampo così, come è sicuramente successo a molti dei precari trovatisi senza arte né parte in un mondo che richiede solo schiavi, soprattutto se di una certa generazione lavorativa, la perdita di lavoro, l'assenza di lavoro, diventa perdita di sé, perdita di affetti, sentimenti, amore. Perdita di stima. Perdita d'amore. Ricerca nel nuovo. Sono i tre punti, le tre maglie di una catena a cui non si sfugge. Che danno il tempo all'amore nel precariato. A Soldini sfugge un cenno un nuovo cenno di realtà trattando dei ruoli all'interno della coppia, alle difficoltà del moderno amore precario. La parità di ruoli non esiste e in fondo Soldini ci dice che il ruolo dell'uomo, anche visto da una donna forte e preparata, dev'essere comunque quello di un "più forte", di procacciotore di economia forse, comunque del portatore di un ruolo talmente definito dalla storia che, quando viene meno, fa sgretolare la vita del "maschio". In questa ottica possiamo dire trattarsi d'analisi di coppia borghese, ma se di "coppia borghese" ha ancora qualche vago senso parlare oggi non ne parlerei per questo film che, mi ripeto, ha in sé la luce del reale. Da notare il ruolo della macchina da presa. Soldini la usa per darci le emozioni dei personaggi, per leggere nelel rughe delle loro ansie e paure. Per farci sentire socrrere le incertezze sulle pupille una dopo l'altra. In fondo il paeseaggio, Genova, il mare, sono puro corollario e credo si possa dire che per tutto il film la distazna media di osservazioni si aggiri intorno al metro. In questo modo vediamo una regia che serve gli attori e i personaggi, che si fa cameriere emozionale per restituire alla storia narrata il suo medium ideale. E non so in quatni abbiano colto poi l'omaggio a Scorsese. Quando la figlia di Michele ed Elsa va via sbattendo la porta, Albanese pronucia la battutta "Alice non abita più qui" bellissimo rimando al film del 1974 al quale Soldini deve sicuramente qualcosa.
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