Manchester by the Sea |
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Un film di Kenneth Lonergan.
Con Casey Affleck, Michelle Williams, Kyle Chandler, Lucas Hedges, Gretchen Mol.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 135 min.
- USA 2016.
- Universal Pictures
uscita giovedì 16 febbraio 2017.
MYMONETRO
Manchester by the Sea
valutazione media:
3,89
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Sopravviveredi ZararFeedback: 13464 | altri commenti e recensioni di Zarar |
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venerdì 24 febbraio 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
C’è in questo film spiazzante l’atmosfera dei racconti di Elizabeth Strout: un paesaggio (il Maine della Strout, il Massachusetts di Lonergan) dai toni chiari e freddi, un mare gelido e spazzato dal vento, un ambiente di piccola città molto americano, dove consuetudini e riti e codici di comportamento sembrano organizzati per controllare, mediare, rimuovere qualsiasi eccesso o estremo: gioie e dolori, esuberanza giovanile e famiglie disfunzionali, drammi e lacerazioni, malattia e morte. Come la Strout, anche Lonergan esplora questo mondo con sguardo penetrante e ‘onesto’, senza sentimentalismi, attraverso gente qualunque, storie quotidiane, comportamenti adeguati alle aspettative, che tuttavia in momenti chiave scoprono abissi vertiginosi, rivelando – come direbbe Emily Dickinson, “how red the fire rocks below, how insecure the sod…”. I due personaggi chiave sono qui Lee e Patrick Chandler, zio e nipote. Dopo la morte del fratello nella natia Manchester by the Sea, Lee scopre che costui lo ha nominato tutore di Patrick nel suo testamento. Lee, portinaio a Boston (un grande C. Affleck), ci si presenta grigio e apatico in superficie, ma con qualcosa di terribile che preme da dentro – non sappiamo che cosa, all’inizio - qualcosa che esplode episodicamente in accessi improvvisi di aggressività. Lee si sente l’ultima persona adatta ad occuparsi del nipote, eppure non può farne a meno, perché ogni alternativa gli appare impossibile o peggiore. Inizia quindi un difficile percorso, che appare irto di ostacoli per tutti e due. Perché questo adulto cupo e impacciato che non sa che fare di sé e ancora meno del nipote e il ragazzotto spavaldo con il suo sport, la sua band e le sue fidanzatine, hanno ambedue un inferno alle spalle su cui non dicono una parola, ma che emerge dal profondo, quando meno te lo aspetti, in reazioni apparentemente inspiegabili, o in potenti flash back che gettano una luce drammatica sui precari equilibri che i due cercano di mantenere in se stessi e tra loro. Così scopriamo che Lee ha abbandonato Manchester dopo aver causato involontariamente l’incendio della sua casa in cui sono morti i suoi tre figli, dopo esser stato maledetto e abbandonato dalla moglie e trattenuto a forza dal suicidarsi; Patrick da parte sua ha alle spalle una madre alcolizzata e a un certo punto sparita, la malattia senza speranza di un padre adorato che lo ha lasciato ora completamente solo, un tentativo fallito di recuperare i rapporti con la madre . Ferite troppo profonde perché un qualsiasi risarcimento sia possibile, e il regista non fa l’errore di offrire facili soluzioni. Patrick resisterà agli incerti progetti di Lee su di lui: non vorrà seguirlo a Boston, non vorrà continuare a studiare, vedrà il suo futuro nella barca da pesca del padre, la barca dei giorni felici, per salpare verso il mare aperto, lasciandosi alle spalle la morsa del dolore e dei ricordi… Per Lee non è ragionevole né economico, ma lentamente, dal fondo delle ceneri del suo cuore, troverà delle ragioni per cedere e per accettare, riconoscendo in Patrick una capacità di elaborare il lutto (simbolico il momento in cui finalmente il figlio riuscirà a seppellire il padre in terra, dopo il gelido inverno), una vitalità che lui non ha più e che potrà aiutarlo meglio di lui. Le loro strade si divideranno, almeno per il momento, e poi, più in là, chissà. Film emozionante senza far mai appello alle emozioni. Grande regia, ottima recitazione, qualche lentezza.
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