Titolo originale | Smrt u Sarajevu |
Anno | 2016 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia, Bosnia-Herzegovina |
Durata | 85 minuti |
Regia di | Danis Tanovic |
Attori | Snezana Markovic, Izudin Bajrovic, Vedrana Seksan, Muhamed Hadzovic, Faketa Salihbegovic Edin Avdagic Koja, Jacques Weber, Aleksandar Seksan, Boris Ler, Luna Zimic Mijovic, Ermin Sijamija, Amar Selimovic, Mugdim Avdagic, Rijad Gvozden, Alija Aljevic, Snezana Vidovic, Vedrana Bozinovic, Muagdim Avdagic, Dino Sarija, Nadia Cvitanovic, Andjela Kusic, Bojan Hadzihalilovic, Nihad Kresevljakovic. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 20 febbraio 2017
Un film drammatico per raccontare le difficoltà della società contemporanea, caratterizzata da un'assenza sempre maggiore di moralità. Il film è stato premiato al Festival di Berlino,
CONSIGLIATO NÌ
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All'Hotel Europa a Sarajevo ci si sta preparando per accogliere gli ospiti che arriveranno in numero cospicuo per la celebrazione del centenario dell'assassinio dell'Arciduca Ferdinando da parte di Gavrilo Princip. L'hotel versa in cattive acque e da due mesi i dipendenti non ricevono lo stipendio. Quindi ritengono che sia giunta l'occasione di scioperare avendo a disposizione un forte richiamo mediatico. Il direttore consente invece l'uso di metodi intimidatori perché ciò non avvenga. Intanto sulla terrazza si sta realizzando una serie di interviste per uno speciale in commemorazione dell'evento mentre il relatore principale della celebrazione è nella propria suite inconsapevole di essere ripreso da una telecamera nascosta.
Danis Tanovic si avvale per questo film del monologo di Bernard-Henry Lévy 'Hotel Europe' che vedeva sulla scena un uomo che, nella sua stanza di albergo, sta ripassando il discorso che deve tenere in occasione dell'anniversario dell'uccisione dell'Arciduca Ferdinando. Ne fa però una trasposizione che ingloba l'idea dello scrittore francese ma la costringe in una confezione la cui data di scadenza risulta ormai trascorsa. Perché da sempre l'hotel, con la sua permeabilità a una narrazione multipla, è stato una location che ha consentito agli sceneggiatori un ampio ventaglo di variazioni. Il problema qui però è che siamo di fronte all'ennesima della serie e neppure troppo originale. Perché la memoria corre a Bobby di Emilio Estevez del 2006 tutto ambientato nell'hotel in cui stava per giungere (e trovare la morte) Robert Kennedy. Lo struttura è analoga: andando dalle cucine al parcheggio e dalla suite presidenziale alla reception si incontrano personaggi dalle tipologie più diverse con un elemento aggiuntivo e, in questo caso, pericoloso: l'intenzione più o meno esplicita di fare dell'hotel una metafora della situazione odierna di una città (Sarajevo) e di una regione (la Bosnia Erzegovina). Tutto si trova in un equilibrio precario tra la perfetta riuscita e il disfacimento totale, tra il senso di responsabilità e la prevaricazione sessista, tra lo scontro e l'attrazione tra opposti che hanno paura di assomigliarsi troppo. Questo porta ad un eccessivo accumulo di elementi in un film a cui non fa difetto il ritmo narrativo ma a cui manca lo sguardo ancora vergine, ma grazie a ciò decisamente più efficace, del film d'esordio del regista: No Man's Land.