writer58
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domenica 6 marzo 2016
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la congiura del silenzio
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L'Oscar per il miglior film a "Il caso Spotlight" mi pare un eccellente esempio della valenza politica e non tecnica o artistica dei riconoscimenti e delle premiazioni. Il film di McCarthy appare come un'opera "politicamente corretta", che tratta con diligenza un importante caso di cronaca dai risvolti delicati e su un tema particolarmente sensibile: la pedofilia nella chiesa, i tentativi di "insabbiamento" operati dalle gerarchie ecclesiastiche e la rivelazione dello scandalo e delle connivenze grazie a una coraggiosa indagine giornalistica. Gli esiti dell'inchiesta hanno modificato il rapporto tra la chiesa e la società civile di molti paesi occidentali e costituiscono uno snodo importante della storia di questo scorcio di secolo.
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L'Oscar per il miglior film a "Il caso Spotlight" mi pare un eccellente esempio della valenza politica e non tecnica o artistica dei riconoscimenti e delle premiazioni. Il film di McCarthy appare come un'opera "politicamente corretta", che tratta con diligenza un importante caso di cronaca dai risvolti delicati e su un tema particolarmente sensibile: la pedofilia nella chiesa, i tentativi di "insabbiamento" operati dalle gerarchie ecclesiastiche e la rivelazione dello scandalo e delle connivenze grazie a una coraggiosa indagine giornalistica. Gli esiti dell'inchiesta hanno modificato il rapporto tra la chiesa e la società civile di molti paesi occidentali e costituiscono uno snodo importante della storia di questo scorcio di secolo. Tuttavia, al di là della rilevanza delle tematiche, un film va valutato per la qualità della realizzazione e della messa in scena. Altrimenti si riduce all'equivalente di un articolo di cronaca su un giornale. Ed è proprio sul versante della messa in scena, della rappresentazione filmica che il "caso Spotlight" rivela la sua struttura convenzionale e le sue debolezze. Si parte con un'immagine vista centinaia di volte nei film americani. Un collega del giornale sta per andare in pensione, pronuncia un discorsetto infarcito di battute un po' sceme e tutti ridono. Arriva in redazione un nuovo direttore che decide di dare impulso a una vicenda trattata superficialmente e poi ignorata: le molestie subite da numerosi bambini da parte di un prete cattolico. Si mette in moto una macchina giornalistico-investigativa che, un po' per volta, porta alla luce l'ampiezza quasi sistemica dello scandalo (un centinaio di preti coinvolti) e le omissioni delle gerarchie che sapevano, ma non sono intervenute, se non per trasferire i preti pedofili ad altre parrocchie.
La ricostruzione dell'inchiesta, pur formalmente corretta, mi è apparsa priva di tensione e di efficacia: la sceneggiatura segue le vicende in modo lineare, senza salti o rimescolamenti cronologici, come un meccanismo di accumulazione quantitativo di conoscenze e riscontri, le emozioni, nonostante la materia trattata, latitano. Gli attori forniscono una prova discreta (buone le performance di Ruffalo e Slattery nel ruolo di due giornalisti protagonisti dell'inchiesta) ma un po' scolastica, priva di quell'intensità che un soggetto di questo tipo avrebbe meritato. Emerge la concezione molto americana che un gruppo di persone, adeguatamente motivate e disposte a "fare la cosa giusta", possono raggiungere qualunque risultato, anche se devono confrontarsi a una macchina istituzionale eccezionalmente potente come la Chiesa Cattolica. Soprattutto, si sente la mancanza di una regia ispirata, capace di rielaborare un evento di cronaca e trasformarlo in un prodotto cinematografico avvincente. Da troppo tempo, ormai, molte proposte filmiche attingono a piene mani a eventi storici e li riproducono fedelmente, come se fossero una lente di ingrandimento che amplifica, dà risonanza, svela intrecci, rinunciando però a sviluppare una propria proposta autonoma e anticipatrice. "Il caso Spotlight" si inserisce in questo filone che, invece di innovare e sperimentare, si limita a replicare moduli convenzionali e invariabili. In questo caso l'indagine giornalistica, ma gli esempi potrebbero estendersi a tutte quelle proposte che rappresentano topos privilegiati della narrazione contemporanea: accurati prodotti di serie che non sorprendono e semplificano una realtà complessa.
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maurizio meres
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lunedì 22 febbraio 2016
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un film per non dimenticare
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Ottimo film che racconta uno dei più eclatanti casi di pedofilia,l'indignazione fu talmente forte tanto da mettere in discussione tutta la gerarchia ecclesiastica,non tanto per il fatto che uomini malati anche se prelati adescando le loro vittime commettevano uno degli atti più sporchi che mente umana possa concepire,ma la spudorata consapevolezza di alti prelati che coprivano,giustificando gli atti in una vergognosa complicità,con l'autorità che gli era permessa,con un potere anche al di fuori del clero,rendendo complici addirittura i parenti delle stesse vittime facendosi forti della loro fede.
Sceneggiatura perfetta con una impronta giornalistica dov'è tutto deve essere vero ,provato e dimostrato,dialoghi chiari,non ci sono sotto intesi,tutta la storia si basa su fatti di cronaca vera,solo chi non vuole o chiude gli occhi e ce ne sono stati ,fatica nel comprendere questa situazione catastrofica per tutta la chiesa cattolica.
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Ottimo film che racconta uno dei più eclatanti casi di pedofilia,l'indignazione fu talmente forte tanto da mettere in discussione tutta la gerarchia ecclesiastica,non tanto per il fatto che uomini malati anche se prelati adescando le loro vittime commettevano uno degli atti più sporchi che mente umana possa concepire,ma la spudorata consapevolezza di alti prelati che coprivano,giustificando gli atti in una vergognosa complicità,con l'autorità che gli era permessa,con un potere anche al di fuori del clero,rendendo complici addirittura i parenti delle stesse vittime facendosi forti della loro fede.
Sceneggiatura perfetta con una impronta giornalistica dov'è tutto deve essere vero ,provato e dimostrato,dialoghi chiari,non ci sono sotto intesi,tutta la storia si basa su fatti di cronaca vera,solo chi non vuole o chiude gli occhi e ce ne sono stati ,fatica nel comprendere questa situazione catastrofica per tutta la chiesa cattolica.
Bravissimo il regista McCarthy,non mette mai in dubbio la fede cristiana ma espone nel migliore dei modi chi della Fede si approfitta,chi professandola e per soddisfare i propri desideri raggira le speranze di chi crede.
Molto efficace la logica del tutti sapevamo,tutti abbiamo visto e che lo scandalo c'è sempre stato.Attori tutti bravissimi credevano in quello che recitavano,sospinti da una sceneggiatura forte mai illusoria.
Film interessantissimo da vedere senza giudicare la chiesa cattolica nel suo essere,la storia del cattolicesimo è il più intrigato meccanismo che forse l'umanità conosca in quanto sempre dettato da situazioni politiche sociali e dal momento che la persona vive,e da esigenze generazionali e anche se non sembra dai modi di vita.
Inviato da iPad
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maria cristina nascosi sandri
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domenica 21 febbraio 2016
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il silenzio ( non sempre ) e' d'oro...
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Il caso SPOTLIGHT - Rec. di Maria Cristina NASCOSI SANDRI.
E' appena uscito nelle sale italiane Il caso Spotlight, un film di Tom McCarthy – eccellente attore, sceneggiatore e regista statunitense, classe 1966 – dopo esser apparso, in anteprima mondiale, fuori concorso, alla 72a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e, a seguire, al Toronto International Film Festival nella sezione delle presentazioni speciali. Ha ottenuto 3 nominations ai Golden Globe, 3 ai Bafta, 6 agli Oscar, tra cui miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura.
Come spesso è accaduto nella storia del cinema Usa, il nuovo Continente cita se stesso e recita un 'j’accuse' e, alla fine, diretto ed a tutto tondo su uno dei suoi ‘peccati’.
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Il caso SPOTLIGHT - Rec. di Maria Cristina NASCOSI SANDRI.
E' appena uscito nelle sale italiane Il caso Spotlight, un film di Tom McCarthy – eccellente attore, sceneggiatore e regista statunitense, classe 1966 – dopo esser apparso, in anteprima mondiale, fuori concorso, alla 72a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e, a seguire, al Toronto International Film Festival nella sezione delle presentazioni speciali. Ha ottenuto 3 nominations ai Golden Globe, 3 ai Bafta, 6 agli Oscar, tra cui miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura.
Come spesso è accaduto nella storia del cinema Usa, il nuovo Continente cita se stesso e recita un 'j’accuse' e, alla fine, diretto ed a tutto tondo su uno dei suoi ‘peccati’. Non a caso lo si può definire una sorta di Watergate cattolica: anche le ambientazioni fanno molto ripensare a "Tutti gli uomini del presidente", il bel film di Alan Pakula del 1976 ottimamente interpretato da Dustin Hoffman e Robert Redford, oltre ad una serie di magnifici comprimari.
Nel 2001 un gruppo di giornalisti investigativi denominato Spotlight in forza al Boston Globe, sconvolse la città e l’America intera con una serie di rivelazioni circa la protezione controllata, da parte della Chiesa Cattolica, degli abusi sessuali commessi su minori da oltre settanta sacerdoti locali. Il loro lavoro, premiato col Premio Pulitzer, aprì la strada ad analoghe rivelazioni in più di duecento altre città del mondo. Un film d’inchiesta e d’impegno sociale – donde la definizione da Watergate, chi non lo ricorda? – come non si vedeva da tempo, sulla scia dei film italiani degli anni Settanta dei nostri Damiano Damiani, Francesco Rosi o Pietro Germi, tratti, a volte, dai libri di Sciascia.
E’ un film ‘corretto’, a tratti coraggioso, ma privo di sensazionalismi o morbosità, nella migliore tradizione giornalistica e di denuncia.
"Del resto - ha affermato il regista - non si voleva fare un processo alla Chiesa Cattolica, ma capire il perché di tanto 'silenzio' ed insabbiature...".
Viene sfiorato, molto brevemente, il dramma delle due torri, quell'11 settembre che sconvolse il mondo e che, per un attimo, distoglie il formidabile gruppo Spotlight dall'indagine, un caso? Sicuramente e, per fortuna, la conclusione arriva, comunque.
Un cast davvero stellare lo interpreta: in esso figurano Mark Ruffalo, Rachel Mcadams, Michael Keaton, Stanley Tucci, Liev Schreiber.
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elboliloco
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domenica 14 febbraio 2016
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lo scandalo visto da lontano
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Il caso Spotlight del regista Tom McCarthy, si presenta al pubblico con un curriculum di tutto rispetto. Infatti, vanta 6 candidature agli Oscar: miglior film, miglior regia, miglior attrice non protagonista, miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura originale, miglior montaggio.
Spotlight narra della vera storia del team di giornalisti investigativi del Boston Globe che nel 2002 ha rivelato al mondo la copertura sistematica da parte della Chiesa Cattolica sugli abusi sessuali commessi sui minori da oltre 70 sacerdoti locali, in un’inchiesta premiata con il primo Pulitzer.
Se consideriamo il supporto dell’Academy, l’importanza sociale dei contenuti, un cast stellare con Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel McAdams(tanto per citarne alcuni); sembra proprio che Spotlight abbia tutte le carte in regola per appassionare, sconvolgere, spettinare il pubblico.
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Il caso Spotlight del regista Tom McCarthy, si presenta al pubblico con un curriculum di tutto rispetto. Infatti, vanta 6 candidature agli Oscar: miglior film, miglior regia, miglior attrice non protagonista, miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura originale, miglior montaggio.
Spotlight narra della vera storia del team di giornalisti investigativi del Boston Globe che nel 2002 ha rivelato al mondo la copertura sistematica da parte della Chiesa Cattolica sugli abusi sessuali commessi sui minori da oltre 70 sacerdoti locali, in un’inchiesta premiata con il primo Pulitzer.
Se consideriamo il supporto dell’Academy, l’importanza sociale dei contenuti, un cast stellare con Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel McAdams(tanto per citarne alcuni); sembra proprio che Spotlight abbia tutte le carte in regola per appassionare, sconvolgere, spettinare il pubblico. Qualcuno lo amerà, altri invece lo odieranno.
Questa è la copertina, il trailer mediatico che fa da apripista al lancio del film. Mi dispiacerà deludervi, tuttavia, Il caso Spotlight rappresenta, secondo il mio punto di vista, un’occasione mancata. Molto probabilmente otterrà la vittoria in almeno la metà delle categorie per le quali è candidato agli Oscar, ma rimarrà un classico esempio di strumentalizzazione di un piaga sociale, manipolata e romanzata per generare guadagni: avete mai visto un quadro fatto solo di cornice?
La pedofilia nel mondo ecclesiastico è un tema molto delicato e bisogna riconoscere che il regista è stato bravo nell’aver trattato con perizia e con competenza contenutistica tutte le vicissitudini di questa triste pagina del clero d’oltreoceano, ma questo non basta. Se c’è un reato ci sono anche delle vittime e dei carnefici; in questo film le due figure assumono profili aleatori. Come se gli addetti ai lavori non si fossero voluti sporcare le mani con le lacrime e con il sangue di chi, purtroppo, si è arreso agli abusi o di chi continua a pagarne le conseguenze nel silenzio. Sono veramente pochi i momenti in cui le vittime e i mandanti di questi soprusi ricoprono un ruolo principale all’interno del plot. Il film si dilunga nel descrivere la cornice, tralasciando, quasi dimenticando, le tinte accese e i soggetti straziati di un quadro terrificante.
È un film d’uffico nel pieno significato del termine. Le vittime, coloro che avrebbero dovuto rappresentare i veri protagonisti di Spotlight, assumono un ruolo puramente marginale, così come i vescovi e i preti responsabili delle mostruosità corporali e burocratiche messe in atto. Scartoffie, centralini impazziti, corridoi di tribunali, riunioni editoriali e caffè bollenti poggiati su scrivanie disordinate non possono essere i fulcri di una sceneggiatura che tratta di reati a sfondo sessuale su minori.
In un oceano di mediocrità, spicca la prestazione attoriale di Mark Ruffalo, perfettamente a suo agio nel ruolo di reporter stropicciato apparentemente inaffidabile, ma caparbio e fedele alla sua funzione di paladino della carta stampata. Ruolo che potrebbe regalargli una statuetta come miglior attore non protagonista.
Il successo al botteghino non deve escludere la crudezza e l’autenticità dei contenuti e viceversa. In questo caso si è preferito attingere dalla realtà a dosi centellinate, a favore della classica formula di successo preventivato.
Spotlight è indubbiamente un progetto corale, recitato da ottimi attori che hanno interpretato con perizia e professionalità i ruoli assegnati, ma è anche un film burocratico, piatto, chiuso in se stesso, ridondante, macchinoso, privo di pathos che non rende giustizia al dolore e alle sofferenze di migliaia di vite rovinate dall’omertà e della subdola ambiguità di una casta che da due mila anni a questa parte si è macchiata di tanti, troppi crimini che sono rimasti lì, in un limbo di condanne smorzate e vite annullate. Occasione sprecata, un film molto ben impacchettato che al di là di sparuti picchi emozionali, verrà ricordato per un frenetico via vai di bravissimi reporter divisi tra tribunale, curia, famiglia e redazione.
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lbavassano
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sabato 20 febbraio 2016
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cinema civile americano
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Inevitabilmente devono essere presi in considerazione almeno due livelli interpretativi dopo la visione di film di questo genere. La fondamentale importanza di una libera stampa per la vita civile e democratica di un paese, di un giornalismo libero da condizionamenti politici e sociali quale in Italia da troppo tempo, forse da sempre, manca. La capacità dell'industria cinematografica statunitense, certo non esente da ombre pesanti, di mettere al servizio di simili storie il meglio delle proprie risorse (tecnici, sceneggiatori, attori e registi) per realizzare prodotti impeccabili sotto ogni punto di vista, avvincenti e coinvolgenti dalla prima all'ultima scena, capaci di scuotere le nostre coscienze.
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Inevitabilmente devono essere presi in considerazione almeno due livelli interpretativi dopo la visione di film di questo genere. La fondamentale importanza di una libera stampa per la vita civile e democratica di un paese, di un giornalismo libero da condizionamenti politici e sociali quale in Italia da troppo tempo, forse da sempre, manca. La capacità dell'industria cinematografica statunitense, certo non esente da ombre pesanti, di mettere al servizio di simili storie il meglio delle proprie risorse (tecnici, sceneggiatori, attori e registi) per realizzare prodotti impeccabili sotto ogni punto di vista, avvincenti e coinvolgenti dalla prima all'ultima scena, capaci di scuotere le nostre coscienze.
Esiste un terzo livello che risulta inevitabile prendere in considerazione dopo la visione di film di questo genere, il senso di schifo e di rabbia verso un'istituzione che da secoli copre le peggiori nefandezze (non singoli casi, pur sempre spregevoli, ma un vero e proprio sistema), che mette a tacere tale orrore pretendendo di insegnarci la morale, minacciando i castighi della dannazione eterna.
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francesco2
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martedì 8 marzo 2016
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protagonisti coraggiosi, il film no
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Recentemente ho visto il bellissimo "The Big Short", che fonde un umorismo grottesco con quel documentarismo crudo, ed al contempo sofferto, caro a Michael Moore. "Spotlight", purtroppo, è un film abbastanza diverso. E' certamente compatto e spesso ben interpretato,si pensi alla Mc Adams, ad un Keaton quasi irriconoscibile ed ad un Mark Ruffalo perfetto, eppure tanto criticato alcuni anni fa.
Il film, paradossalmente, avrebbe elementi per andare molto oltre, si pensi alla bomba -tutt'altro che solo mediatica, purtroppo- dell'11 settembre, ma quando mette a fuoco i paradossi della vicenda fa l'opposto rispetto ai suoi protagonisti:non va mai oltre, ed annacqua tutto in "spunti" didascalici come la giornalista che smette di andare a Messa, oppure il libro regalato dal prete.
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Recentemente ho visto il bellissimo "The Big Short", che fonde un umorismo grottesco con quel documentarismo crudo, ed al contempo sofferto, caro a Michael Moore. "Spotlight", purtroppo, è un film abbastanza diverso. E' certamente compatto e spesso ben interpretato,si pensi alla Mc Adams, ad un Keaton quasi irriconoscibile ed ad un Mark Ruffalo perfetto, eppure tanto criticato alcuni anni fa.
Il film, paradossalmente, avrebbe elementi per andare molto oltre, si pensi alla bomba -tutt'altro che solo mediatica, purtroppo- dell'11 settembre, ma quando mette a fuoco i paradossi della vicenda fa l'opposto rispetto ai suoi protagonisti:non va mai oltre, ed annacqua tutto in "spunti" didascalici come la giornalista che smette di andare a Messa, oppure il libro regalato dal prete.
Ma allora, molto più che a "The Big Short", la mente va allo scolastico "Philomena" di Frears, che ripartiva i ruoli in commedia, anzi in tragedia, senza nerbo nell'affrontare la vicenda ed i protagonisti.
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lukebiba94
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lunedì 22 febbraio 2016
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capolavoro da oscar
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Questo film tratta la storia vera dell’inchiesta giornalistica condotta da alcuni membri del Boston Globe che fece emergere numerosi casi pedofilia, rimasti impuniti per anni, perpetrati da alcuni parrocchiani della città di Boston.
Questo film ha una regia e soprattutto una sceneggiatura eccezionale, senza sbavature, né punti morti. Il ritmo serrato di questo “thriller capolavoro” coinvolge lo spettatore in maniera sempre crescente con il susseguirsi di continui colpi di scena che lasciano senza fiato. Il regista ha saputo mediare alla perfezione tra il lato “adrenalinico” del film e il lato più drammatico della vicenda (le testimonianze dei sopravvissuti), il quale è gestito in modo da non trasformare l’intera vicenda in un eccessivo melodramma.
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Questo film tratta la storia vera dell’inchiesta giornalistica condotta da alcuni membri del Boston Globe che fece emergere numerosi casi pedofilia, rimasti impuniti per anni, perpetrati da alcuni parrocchiani della città di Boston.
Questo film ha una regia e soprattutto una sceneggiatura eccezionale, senza sbavature, né punti morti. Il ritmo serrato di questo “thriller capolavoro” coinvolge lo spettatore in maniera sempre crescente con il susseguirsi di continui colpi di scena che lasciano senza fiato. Il regista ha saputo mediare alla perfezione tra il lato “adrenalinico” del film e il lato più drammatico della vicenda (le testimonianze dei sopravvissuti), il quale è gestito in modo da non trasformare l’intera vicenda in un eccessivo melodramma. Da non sottovalutare la grande performance di tutto il cast, tra cui svetta la straordinaria performance di Mark Ruffalo, il quale dimostra un coinvolgimento emotivo sempre crescente man mano che l’inchiesta svela i suoi lati più scabrosi e assurdi.
Spero che il film venga adeguatamente premiato alla cerimonia degli oscar e che metta fine all’ambiguo atteggiamento delle autorità ecclesiastiche nei confronti dei preti pedofili.
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nanni
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giovedì 10 marzo 2016
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il caso spotlight
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Se “Il caso Spotlight” avesse avuto solamente l’intenzione di (ri)informarci sulla, peraltro arcinota, questione dei preti pedofili nella città di Boston, avrebbe avuto il demerito di (ri)arrivare, diciamo così, sulla notizia con almeno una decina d'anni di ritardo. In realtà il vero imputato, del bellissimo lavoro di McCarty, è la città stessa. E' la colta, tradizionalmente democratica e borghese Boston che, mentre cerca attraverso il lavoro d'inchiesta della redazione di Spotlight di inchiodare alle proprie responsabilità le gerarchie ecclesiastiche della città che coprirono gli abusi sessuali sui minori, processa se stessa e ne svela, sorprendendoci, la sua dimensione colpevolmente e diffusamente omertosa.
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Se “Il caso Spotlight” avesse avuto solamente l’intenzione di (ri)informarci sulla, peraltro arcinota, questione dei preti pedofili nella città di Boston, avrebbe avuto il demerito di (ri)arrivare, diciamo così, sulla notizia con almeno una decina d'anni di ritardo. In realtà il vero imputato, del bellissimo lavoro di McCarty, è la città stessa. E' la colta, tradizionalmente democratica e borghese Boston che, mentre cerca attraverso il lavoro d'inchiesta della redazione di Spotlight di inchiodare alle proprie responsabilità le gerarchie ecclesiastiche della città che coprirono gli abusi sessuali sui minori, processa se stessa e ne svela, sorprendendoci, la sua dimensione colpevolmente e diffusamente omertosa. Il merito del film sta tutto nel tentativo, riuscito, di chiarire come l'elemento CONSERVATORE, coinvolgendo imprevedibilmente tutto e tutti, impedisca alla comunità di guardarsi dentro ed in profondità. E come sempre accade è solo grazie ad un corpo estraneo e casuale (nel nostro caso il nuovo Direttore del Globe) che si apra uno squarcio sulla tanto sognata, sempre evocata e troppo spesso irraggiungibile verità. Il film, asciutto e rigoroso, con Mark Ruffalo su tutti, è imperdibile. Ciao Nanni
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[+] tana libera tutti!
(di dandeber)
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filippo catani
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lunedì 29 febbraio 2016
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il dramma della pedofilia
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Boston. Un gruppo di giornalisti specializzati in inchieste scomode al Boston Globe indaga sugli abusi commessi dai preti sui minori e sulle connivenze delle gerarchie ecclesiastiche per coprire tali misfatti.
Giustamente premiato come miglior film dell'anno, Spotlight rilancia il grande cinema americano d'inchiesta che ha avuto grandi titoli negli anni '70. Un maniera secca, reale e senza fronzoli il film ci offre le vite di un gruppo di giornalisti che misero a repentaglio la loro carriera e non solo per svelare le terribili malefatte del clero di Boston e le coperture che c'erano a diversi livelli anche nella società civile specialmente con certi avvocati che avevano messo in piedi un terribile sistema di parcelle.
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Boston. Un gruppo di giornalisti specializzati in inchieste scomode al Boston Globe indaga sugli abusi commessi dai preti sui minori e sulle connivenze delle gerarchie ecclesiastiche per coprire tali misfatti.
Giustamente premiato come miglior film dell'anno, Spotlight rilancia il grande cinema americano d'inchiesta che ha avuto grandi titoli negli anni '70. Un maniera secca, reale e senza fronzoli il film ci offre le vite di un gruppo di giornalisti che misero a repentaglio la loro carriera e non solo per svelare le terribili malefatte del clero di Boston e le coperture che c'erano a diversi livelli anche nella società civile specialmente con certi avvocati che avevano messo in piedi un terribile sistema di parcelle. Un film asciutto ben scritto e recitato che arriva come un pugno allo stomaco dello spettatore allibito nel vedere come nel corso di decenni le denunce di abusi fossero cadute nel nulla o peggio ancora insabbiate gettando nello sconforto le poche vittime che ebbero il coraggio di denunciare. Ribadiamo giustamente premiato quale miglior film in quanto c'è sempre più bisogno di cinema impegnato di qualità.
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elpanez
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mercoledì 24 febbraio 2016
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una pellicola importante,di prestigio e necessaria
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NO SPOILER: Il caso Spotlight è un film che parla di quattro giornalisti/ investigatori che lavorano in segreto per trarne articoli importanti e inaspettati agli abitanti del giornale in cui pubblicano. In questo caso si parla di una falla ecclesiastica, ove vengono accusati preti di aver molestato bambini. Sembra tutto normale, ma una volta finiti i titoli di coda questa pellicola vi lascerà un impronta enorme e vi farà riflettere sulla dedizione e l’importanza che si da proprio lavoro e quello che diamo per scontato e inverosimile ma che in realtà è tutto vero, tale da provare disgusto data l’esplicità con cui vengono narrati i fatti.
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NO SPOILER: Il caso Spotlight è un film che parla di quattro giornalisti/ investigatori che lavorano in segreto per trarne articoli importanti e inaspettati agli abitanti del giornale in cui pubblicano. In questo caso si parla di una falla ecclesiastica, ove vengono accusati preti di aver molestato bambini. Sembra tutto normale, ma una volta finiti i titoli di coda questa pellicola vi lascerà un impronta enorme e vi farà riflettere sulla dedizione e l’importanza che si da proprio lavoro e quello che diamo per scontato e inverosimile ma che in realtà è tutto vero, tale da provare disgusto data l’esplicità con cui vengono narrati i fatti.
La regia è spontanea e originale. I piani sequenza sono molto simmetrici e puliti. C’è molta cura nei dettagli ed il soggetto è sempre al centro preciso della cinepresa. Il film non cala mai per tutta la durata di due ore e sette minuti anche se si prende tempo a narrare i fatti in modo per niente monotono ma sempre con qualche novità che ti porta a voler vedere la pellicola fino alla fine.
La sceneggiatura è il mozzafiato, i movimenti degli attori sono così reali e spontanei, senza dover evidenziare una tale importanza in una determinata azione ma mettendo tutto sullo stesso piano che rende la trama intrigante e molto verosimile. I dialoghi sono fantastici, hanno un nesso tra di essi anche tra scene che distano quasi 30 minuti l’una dall’altra. Ogni domanda mentale che ci si pone viene risposta in continuazione con l’avanzare del film. Inoltre i dialoghi danno vita ad aforismi profondi e toccanti che godono di ampie interpretazioni. Solida e profonda.
La fotografia è degna di nota, sempre accesa e luminescente che evidenzia bene i caratteri dei protagonisti, tali da notare le loro imperfezioni, ma da rendere tutto più reale. A tratti potrebbe sembrare troppo accecante e non idonea al contesto del film ma la si potrebbe vedere da mille modi diversi se la si pensasse così.
Gli attori straordinari, entrano nella parte. Mark Ruffalo carismatico al massimo e credibile in ogni sua sfumatura, così come la McAdams e Michael Keaton. Il rapporto che nasce fra i personaggi è studiato e fatto bene, vi è una evoluzione durante la trama nel quale ognuno dei protagonisti ricopre un ruolo portante, ben preciso e dettagliato restando in quell’ambito lavorativo senza entrare troppo in quello emotivo, sentimentale o familiare in modo da banalizzare certe parti e andare fuori tema.
Durante il film, purtroppo, si perde un po’ il senso del tempo e ci si chiede quanto né sia passato tra una scena e l’altra, ma sicuramente non compromette l’andazzo e la visione generale del film.
Infine siamo di fronte ad un film maturo, che scava dentro le proprie emozioni facendoti vivere un dramma interessante ed utile anche alla nostra attualità. Una pellicola importante, di prestigio, efficace e necessaria.
Per ulteriori informazioni YOUTUBE: elpanez
Buona Serata!
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