Il caso Spotlight |
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Un film di Tom McCarthy.
Con Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams, Liev Schreiber.
continua»
Titolo originale Spotlight.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 128 min.
- USA 2015.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 18 febbraio 2016.
MYMONETRO
Il caso Spotlight
valutazione media:
3,12
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La congiura del silenziodi Writer58Feedback: 53218 | altri commenti e recensioni di Writer58 |
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domenica 6 marzo 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'Oscar per il miglior film a "Il caso Spotlight" mi pare un eccellente esempio della valenza politica e non tecnica o artistica dei riconoscimenti e delle premiazioni. Il film di McCarthy appare come un'opera "politicamente corretta", che tratta con diligenza un importante caso di cronaca dai risvolti delicati e su un tema particolarmente sensibile: la pedofilia nella chiesa, i tentativi di "insabbiamento" operati dalle gerarchie ecclesiastiche e la rivelazione dello scandalo e delle connivenze grazie a una coraggiosa indagine giornalistica. Gli esiti dell'inchiesta hanno modificato il rapporto tra la chiesa e la società civile di molti paesi occidentali e costituiscono uno snodo importante della storia di questo scorcio di secolo. Tuttavia, al di là della rilevanza delle tematiche, un film va valutato per la qualità della realizzazione e della messa in scena. Altrimenti si riduce all'equivalente di un articolo di cronaca su un giornale. Ed è proprio sul versante della messa in scena, della rappresentazione filmica che il "caso Spotlight" rivela la sua struttura convenzionale e le sue debolezze. Si parte con un'immagine vista centinaia di volte nei film americani. Un collega del giornale sta per andare in pensione, pronuncia un discorsetto infarcito di battute un po' sceme e tutti ridono. Arriva in redazione un nuovo direttore che decide di dare impulso a una vicenda trattata superficialmente e poi ignorata: le molestie subite da numerosi bambini da parte di un prete cattolico. Si mette in moto una macchina giornalistico-investigativa che, un po' per volta, porta alla luce l'ampiezza quasi sistemica dello scandalo (un centinaio di preti coinvolti) e le omissioni delle gerarchie che sapevano, ma non sono intervenute, se non per trasferire i preti pedofili ad altre parrocchie. La ricostruzione dell'inchiesta, pur formalmente corretta, mi è apparsa priva di tensione e di efficacia: la sceneggiatura segue le vicende in modo lineare, senza salti o rimescolamenti cronologici, come un meccanismo di accumulazione quantitativo di conoscenze e riscontri, le emozioni, nonostante la materia trattata, latitano. Gli attori forniscono una prova discreta (buone le performance di Ruffalo e Slattery nel ruolo di due giornalisti protagonisti dell'inchiesta) ma un po' scolastica, priva di quell'intensità che un soggetto di questo tipo avrebbe meritato. Emerge la concezione molto americana che un gruppo di persone, adeguatamente motivate e disposte a "fare la cosa giusta", possono raggiungere qualunque risultato, anche se devono confrontarsi a una macchina istituzionale eccezionalmente potente come la Chiesa Cattolica. Soprattutto, si sente la mancanza di una regia ispirata, capace di rielaborare un evento di cronaca e trasformarlo in un prodotto cinematografico avvincente. Da troppo tempo, ormai, molte proposte filmiche attingono a piene mani a eventi storici e li riproducono fedelmente, come se fossero una lente di ingrandimento che amplifica, dà risonanza, svela intrecci, rinunciando però a sviluppare una propria proposta autonoma e anticipatrice. "Il caso Spotlight" si inserisce in questo filone che, invece di innovare e sperimentare, si limita a replicare moduli convenzionali e invariabili. In questo caso l'indagine giornalistica, ma gli esempi potrebbero estendersi a tutte quelle proposte che rappresentano topos privilegiati della narrazione contemporanea: accurati prodotti di serie che non sorprendono e semplificano una realtà complessa.
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