|
L'Oscar per il miglior film a "Il caso Spotlight" mi pare un eccellente esempio della valenza politica e non tecnica o artistica dei riconoscimenti e delle premiazioni. Il film di McCarthy appare come un'opera "politicamente corretta", che tratta con diligenza un importante caso di cronaca dai risvolti delicati e su un tema particolarmente sensibile: la pedofilia nella chiesa, i tentativi di "insabbiamento" operati dalle gerarchie ecclesiastiche e la rivelazione dello scandalo e delle connivenze grazie a una coraggiosa indagine giornalistica. Gli esiti dell'inchiesta hanno modificato il rapporto tra la chiesa e la società civile di molti paesi occidentali e costituiscono uno snodo importante della storia di questo scorcio di secolo. Tuttavia, al di là della rilevanza delle tematiche, un film va valutato per la qualità della realizzazione e della messa in scena. Altrimenti si riduce all'equivalente di un articolo di cronaca su un giornale. Ed è proprio sul versante della messa in scena, della rappresentazione filmica che il "caso Spotlight" rivela la sua struttura convenzionale e le sue debolezze. Si parte con un'immagine vista centinaia di volte nei film americani. Un collega del giornale sta per andare in pensione, pronuncia un discorsetto infarcito di battute un po' sceme e tutti ridono. Arriva in redazione un nuovo direttore che decide di dare impulso a una vicenda trattata superficialmente e poi ignorata: le molestie subite da numerosi bambini da parte di un prete cattolico. Si mette in moto una macchina giornalistico-investigativa che, un po' per volta, porta alla luce l'ampiezza quasi sistemica dello scandalo (un centinaio di preti coinvolti) e le omissioni delle gerarchie che sapevano, ma non sono intervenute, se non per trasferire i preti pedofili ad altre parrocchie.
La ricostruzione dell'inchiesta, pur formalmente corretta, mi è apparsa priva di tensione e di efficacia: la sceneggiatura segue le vicende in modo lineare, senza salti o rimescolamenti cronologici, come un meccanismo di accumulazione quantitativo di conoscenze e riscontri, le emozioni, nonostante la materia trattata, latitano. Gli attori forniscono una prova discreta (buone le performance di Ruffalo e Slattery nel ruolo di due giornalisti protagonisti dell'inchiesta) ma un po' scolastica, priva di quell'intensità che un soggetto di questo tipo avrebbe meritato. Emerge la concezione molto americana che un gruppo di persone, adeguatamente motivate e disposte a "fare la cosa giusta", possono raggiungere qualunque risultato, anche se devono confrontarsi a una macchina istituzionale eccezionalmente potente come la Chiesa Cattolica. Soprattutto, si sente la mancanza di una regia ispirata, capace di rielaborare un evento di cronaca e trasformarlo in un prodotto cinematografico avvincente. Da troppo tempo, ormai, molte proposte filmiche attingono a piene mani a eventi storici e li riproducono fedelmente, come se fossero una lente di ingrandimento che amplifica, dà risonanza, svela intrecci, rinunciando però a sviluppare una propria proposta autonoma e anticipatrice. "Il caso Spotlight" si inserisce in questo filone che, invece di innovare e sperimentare, si limita a replicare moduli convenzionali e invariabili. In questo caso l'indagine giornalistica, ma gli esempi potrebbero estendersi a tutte quelle proposte che rappresentano topos privilegiati della narrazione contemporanea: accurati prodotti di serie che non sorprendono e semplificano una realtà complessa.
[+] lascia un commento a writer58 »
[ - ] lascia un commento a writer58 »
|
|
laurie074
|
martedì 14 ottobre 2025
|
|
è un film che dovrebbe ispirare molto di più.
|
|
|
|
L''idea che esista un unico paradigma di ''perfezione cinematografica'' rappresenta, a mio avviso, una riduzione del discorso critico. Non tutti i film nascono per suscitare un''emozione estetica o per innovare il linguaggio audiovisivo; alcuni scelgono consapevolmente di privilegiare la funzione testimoniale, documentaria, civile. Spotlight appartiene a questa categoria. La sua apparente linearità narrativa e la sobrietà della messa in scena non sono limiti, bensì precise scelte di poetica. McCarthy adotta un linguaggio quasi ascetico, depurato da ogni retorica visiva, per restituire il metodo e la disciplina del giornalismo investigativo. La tensione non risiede nella costruzione drammatica, ma nel rigore del processo conoscitivo: nell''atto stesso dell''indagare, verificare, pubblicare.
[+]
L''idea che esista un unico paradigma di ''perfezione cinematografica'' rappresenta, a mio avviso, una riduzione del discorso critico. Non tutti i film nascono per suscitare un''emozione estetica o per innovare il linguaggio audiovisivo; alcuni scelgono consapevolmente di privilegiare la funzione testimoniale, documentaria, civile. Spotlight appartiene a questa categoria. La sua apparente linearità narrativa e la sobrietà della messa in scena non sono limiti, bensì precise scelte di poetica. McCarthy adotta un linguaggio quasi ascetico, depurato da ogni retorica visiva, per restituire il metodo e la disciplina del giornalismo investigativo. La tensione non risiede nella costruzione drammatica, ma nel rigore del processo conoscitivo: nell''atto stesso dell''indagare, verificare, pubblicare. In questo senso, la ''freddezza'' emotiva diventa una forma di rispetto per i fatti, per le vittime, per la verità. Spotlight non cerca l''immedesimazione sentimentale dello spettatore, ma la sua partecipazione etica. È un cinema che non estetizza il dolore, non lo spettacolarizza, ma lo circoscrive nel suo contesto reale, lasciando che sia il peso dei dati, non la messa in scena, a produrre risonanza. Ciò che la recensione interpreta come convenzionalità è in realtà una rinuncia deliberata alla manipolazione emotiva. La forma giornalistica non è un difetto di stile, ma il cuore stesso della sua estetica: un cinema che rifiuta l''enfasi per restituire la sostanza. In un panorama dominato dalla drammatizzazione e dalla ricerca dell''effetto, Spotlight recupera la sobrietà come valore politico. Non è un film ''freddo'', ma un film temperato dalla responsabilità. E la responsabilità, in certe narrazioni, vale più dell''invenzione.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a laurie074 »
[ - ] lascia un commento a laurie074 »
|
|
d'accordo? |
|
|
|