paride86
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mercoledì 5 febbraio 2014
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significativo
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Storia di Ron, malato di AIDS, che cerca di importare dal Messico dei farmaci non ancora approvati dall'FDA americana.
Biopic interessante e realistico che non diventa mai strappalacrime, ottimamente interpretato da Matthew McConaghey e Jared Leto. Entrambi meritano di vincere l'Oscar.
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bilo1983
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martedì 4 febbraio 2014
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un film stupendo
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Un film davvero bello con tematiche forti e attori in stato di grazia,McConaughey da oscar mi dispiace per Di caprio ma questa volta non c'è chance....DA VEDERE
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flyanto
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martedì 4 febbraio 2014
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una storia del tutto personale al fine di racconta
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Film che racconta la vera storia di Ron Woodford, un uomo a cui negli anni '80 fu diagnosticato di essere malato di Aids e di avere solo una trentina di giorni di vita. Dal primo rifiuto ad accettare questa realtà alla conseguente ribellione a non soccombere a questo suo triste destino, Ron reagisce cercando di ottenere a tutti i costi una cura che, se non riesca a guarirlo gli prolunghi almeno la propria esistenza nel migliore dei modi,alleviandogli anche il dolore. Dopo svariati rifiuti da parte dei medici statunitensi a curarlo in quanto ormai ritenuto privo di speranza e dopo le conseguenze negative dall'aver assunto di proprio pugno dei farmaci poco adatti, Ron comincia a trovare la giusta cura grazie ad alcuni medicinali somministratigli da un medico messicano che deciderà d'ora in poi di importare illegalmente negli Stati Uniti e così ad iniziare un traffico di medicinali (che poi gli verrà confiscato dall'FBI) a favore di tutti quelli malati dal virus dell'HIV.
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Film che racconta la vera storia di Ron Woodford, un uomo a cui negli anni '80 fu diagnosticato di essere malato di Aids e di avere solo una trentina di giorni di vita. Dal primo rifiuto ad accettare questa realtà alla conseguente ribellione a non soccombere a questo suo triste destino, Ron reagisce cercando di ottenere a tutti i costi una cura che, se non riesca a guarirlo gli prolunghi almeno la propria esistenza nel migliore dei modi,alleviandogli anche il dolore. Dopo svariati rifiuti da parte dei medici statunitensi a curarlo in quanto ormai ritenuto privo di speranza e dopo le conseguenze negative dall'aver assunto di proprio pugno dei farmaci poco adatti, Ron comincia a trovare la giusta cura grazie ad alcuni medicinali somministratigli da un medico messicano che deciderà d'ora in poi di importare illegalmente negli Stati Uniti e così ad iniziare un traffico di medicinali (che poi gli verrà confiscato dall'FBI) a favore di tutti quelli malati dal virus dell'HIV. Terminerà i suoi giorni dopo molti anni rispetto a quando glielo avevano predetto.
Questa pellicola affronta in generale la tematica concernente la malattia dell'Aids proprio nel corso dei primi anni quando cominciò a diffondersi velocemente, colpendo sempre più persone e le conseguenti e svariate cure e ricerche che furono condotte al fine di debellarla o, per lo meno, di ridurne l'aggressività. La storia presentata concerne però un fatto del tutto personale, e cioè quella di un personaggio eterosessuale, sessualmente molto promiscuo e dedito fortemente al'alcool che rimase colpito proprio in seguito alle sue molteplici "scorribande" con le donne. Ed interessante è proprio questa tematica singolare ed, appunto, totalmente personale che fa sì che il film non si riduca ad uno delle tante opere concernenti il tema della malattia in generale, ma atto proprio a far comprendere allo spettatore il clima vissuto in quegli anni da chi ne veniva colpito e le varie e conseguenti reazioni.
In aggiunta a ciò, occorre doveroso ed assolutamente necessario evidenziare che la riuscita del film si basa anche, se non soprattutto, sull' eccellente interpretazione di Matthew Mc Conaughey, qui eccessivamente dimagrito proprio al fine di rendere perfettamente l'idea dello stato emaciato prodotto dalla malattia, che rende il proprio personaggio altamente credibile e dunque realistico. Anche in questo caso, si deve pienamente appoggiare la sua candidatura all'Oscar perchè meritatissima e perchè grazie a questo ruolo Mc Conaughey è riuscito a riscattarsi come attore dalle sue usuali parti di bello ed un pò superficiali.
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fabiofeli
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martedì 4 febbraio 2014
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maledizioni divine e umane
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Sembra un percorso Zen o di purificazione religiosa degna di un Monaco buddhista quello che intraprende Ron Woodruff (Matthew Mc Conaughey, apparso in una parte di contorno in The Wolf of Wall Street di Scorsese, con una decina di chili in più addosso), quando gli diagnosticano la positività all’HIV e la condanna a morte per AIDS nel giro di un solo mese. Il calendario scandisce i giorni insensati del malato alla ricerca disperata di soluzioni. I medicinali che circolano, tra i quali il micidiale AZT, non sono adatti a stroncare solo il male ma fiaccano ed avvelenano l’organismo di chi li assume senza arrestare l’implacabile malattia.
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Sembra un percorso Zen o di purificazione religiosa degna di un Monaco buddhista quello che intraprende Ron Woodruff (Matthew Mc Conaughey, apparso in una parte di contorno in The Wolf of Wall Street di Scorsese, con una decina di chili in più addosso), quando gli diagnosticano la positività all’HIV e la condanna a morte per AIDS nel giro di un solo mese. Il calendario scandisce i giorni insensati del malato alla ricerca disperata di soluzioni. I medicinali che circolano, tra i quali il micidiale AZT, non sono adatti a stroncare solo il male ma fiaccano ed avvelenano l’organismo di chi li assume senza arrestare l’implacabile malattia. Non conta offrirsi per la sperimentazione farmaceutica dei cocktail di farmaci, perché a metà dei pazienti viene fornito esclusivamente un placebo di acqua zuccherata per verificare se la cura è veramente efficace.
I pregiudizi degli eterosessuali, convinti che la malattia sia una sorta di maledizione divina per gli omosessuali colpiti in maggior numero per i disinvolti comportamenti sessuali non protetti, isola Woodruff dalle sue amicizie, persuase di sbandate omosessuali dell’amico. Nell’ospedale nel quale gli hanno diagnosticato il male Ron corrompe un infermiere per ottenere i medicinali necessari alla cura, ma il gioco viene scoperto ed interrotto. Mentre il male avanza, trasformando la figura fisica dell’uomo in una larva ascetica, egli si spinge in Messico a cercare farmaci non proibiti dalla FDA, l’agenzia americana che controlla l’efficacia e la non pericolosità delle medicine somministrate per i vari malanni. Cerca di importarli negli USA, ma spesso vengono intercettati e requisiti. Decide di fondare un club di compratori, ottenendo da essi 500 dollari per l’iscrizione e importando le novità farmaceutiche dai più veri paesi del mondo. Si lega alla dottoressa Eve Saks (l’espressiva Jennifer Garner) e a Rayon (Jared Leto), un giovane omosessuale di una ricca famiglia colpito dall’AIDS. Continua la sua battaglia con puntiglio quasi religioso e si scontra duramente con i vecchi amici quando tentano di deridere Rayon. La comunanza del destino avvicina i due, al di là degli opposti gusti sessuali, e cresce il rispetto reciproco e un sentimento di fraterna amicizia. Quando sta per soccombere alle beghe legali, Rayon fornirà un aiuto decisivo in denaro, ottenuto dal padre che lo aveva cancellato dai suoi sentimenti.
Una dura storia vera - 7 anni dopo la diagnosi Ron Woodruff morirà - che mostra il calvario ai quali sono sottoposti i malati, quando si scontrano con le difficoltà create dalle grandi case farmaceutiche, di certo non votate a una missione per la salute dell’uomo ma piuttosto al guadagno sulla sua pelle.
La recitazione di Matthew Mc Conaughey è a tutto tondo e regge da sola l’intero film, permeato dall’angoscia per la ricerca di una soluzione difficilissima da raggiungere. Anche gli altri due protagonisti forniscono una buona prova e la pellicola, pur non eccelsa, è buona.
Valutazione ***
FabioFeli
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catcarlo
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martedì 4 febbraio 2014
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dallas buyers club
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Nel momento in cui più che una malattia l’AIDS sembrava un flagello divino, Ron Woodroof si scopre sieropositivo dopo un controllo di routine: un marchio difficile da portare per uno come lui, omofobo elettricista che partecipa ai rodei, vive in un piccolo mondo dalle vedute ristrette come le sue e ha con il sesso un rapporto di puro consumo. In ospedale gli danno trenta giorni e una medicina che lo fa stare peggio: Ron decide di reagire, va in Messico alla ricerca di una cura alternativa e, quando la trova, mette su un’importazione parallela (nonché illegale) per distribuirla ad altri nelle sue condizioni attraverso il club di cui al titolo, ingegnosa trovata per aggirare il divieto di vendita diretta.
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Nel momento in cui più che una malattia l’AIDS sembrava un flagello divino, Ron Woodroof si scopre sieropositivo dopo un controllo di routine: un marchio difficile da portare per uno come lui, omofobo elettricista che partecipa ai rodei, vive in un piccolo mondo dalle vedute ristrette come le sue e ha con il sesso un rapporto di puro consumo. In ospedale gli danno trenta giorni e una medicina che lo fa stare peggio: Ron decide di reagire, va in Messico alla ricerca di una cura alternativa e, quando la trova, mette su un’importazione parallela (nonché illegale) per distribuirla ad altri nelle sue condizioni attraverso il club di cui al titolo, ingegnosa trovata per aggirare il divieto di vendita diretta. Ad aiutarlo c’è soprattutto il travestito Rayon, che gli allarga a dismisura la clientela, ma presto arriva il contrasto con la rigidità della medicina ufficiale e con le case farmaceutiche: una battaglia persa, ma, prima di morire ben sette anni dopo rispetto a quando gli era stato pronosticato, Ron riuscirà a ottenere, almeno in parte, ragione. E’ curioso che, anche adesso che la malattia è stata culturalmente metabolizzata, i film sull’AIDS continuino a essere assai rari: l’argomento sembra restare tabù e anche questa sceneggiatura di Craig Borten e Melisa Wallack ha fatto una gran fatica a venire alla luce. Il progetto, nato quando Woodroof era ancora vivo, è passato per tante mani ed è stato finalmente realizzato solo grazie al contributo di McConaughey e al contenimento dei costi: solo venticinque giorni di riprese (se non altro, i due protagonisti hanno così evitato di morire d’inedia) e attrezzature ridotte al minimo. Con queste ultime, il canadese Vallée firma un dramma classico in cui si narra la parabola di redenzione di un uomo ignobile che ha il coraggio di sfidare il destino e i mulini a vento (ovvero Big Pharma), superando al contempo i propri pregiudizi mentre mette in mostra un fino a quel momento sopito spirito imprenditoriale. Come si nota, tutta una serie di classici temi del cinema statunitense che vengono però raccontati con il piede ben piantato sul pedale del freno: i patetismi sono banditi in favore di uno sguardo molto naturalistico (magari un po’ aiutato dalla carenza di mezzi) che sembra ispirarsi a certe opere di Cassavetes. Il Texas che ne esce è un postaccio, dove lo squallore degli ambienti si somma alle ristrettezze mentali di chi ci vive senza alcun desiderio di allargare l’orizzonte: solo la malattia arriva a portare un sconvolgimento tale da far cadere le barriere, ma il prezzo è venire esclusi senza pietà dal proprio ambiente. Proprio per la capacità di narrare tale sconvolgimento, la prima parte del film si rivela più interessante della seconda, dove hanno il sopravvento le disavventure del protagonista con la DEA e con la giustizia del suo Paese diminuendo in qualche modo l’intensità della pellicola anche se l’impostazione visiva rimane coerente: si veda il tristissimo ristorante in cui Ron cena con la dottoressa Saks (Jennifer Garner), l’unica esponente della medicina ‘ufficiale’ che si degni di dargli ascolto. E’ probabile che gli dia ascolto anche perché, sotto i baffoni e dietro l’aspetto pelle e ossa ottenuto perdendo circa venti chili, c’è il fascino di Matthew McConaughey, la cui prova d’attore, con incluso tour de force fisico, è il vero valore aggiunto di ‘Dallas buyers club’ che, grazie a lui, passa da lavoro discreto a pellicola da vedere: l’immedesimazione è sia fisica sia psicologica per una recitazione che, come il film, riesce a trasmettere la carica emotiva pur sforzandosi di non mostrarla in modo palese. Accanto a lui, gli altri attori danno vita a onesti ruoli di supporto (anche Garner risulta sacrificata e non è particolarmente incisiva) con la sola eccezione di Jared Leto che – dopo una pausa di cinque anni – si toglie una decina di chili per incarnare un/una Rayon molto femminile: una bella prova solo messa un po’ in ombra da quella di McConaughey che magari fa un po’ la figura di quei chitarristi abbonati all’assolo che mettono in secondo piano il resto della band ma, tutto sommato, meriterebbe proprio l’Oscar.
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chicca*
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lunedì 3 febbraio 2014
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il miglior film di questo periodo.
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Bellissimo film! il migliore che ho visto in quest'ultimo periodo.
Grande cast.Matthew McConaughey stentavo a riconoscerlo cosi dimagrito,intertrepretazione eccenizionale.
L'ho sempre stimato come attore, ma in questo film l'ho trovato molto cresciuto artisticamente..
Tratta un tema molto serio come L'AIDS,con un sottofondo di leggera ironia, che non appesantisce il film
Bello da vedere,bello davvero.Fa' riflettere...mi ha colpita veramente tanto...lasciandomi i brividi addosso e un po' di malinconia per la realta' dei fatti narrati.
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jnana
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lunedì 3 febbraio 2014
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un film da oscar
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Spiegare le emozioni che può creare un film come questo, tratto da una storia vera è impossibile. Le sensazioni variano da soggetto a soggetto, ma è al quanto palese che ti lascia un segno, che ti fa riflettere e rivalutare molte cose della tua vita. Grandissimo cast, basti pensare ad un Matthew McConaughey,che cambia totalmente non solo fisicamente (perdendo 15 kg) ma anche come persona, e allo stesso modo Jared Leto, che da frontman dei Thirty Seconds To Mars, dopo sei anni, lavora in un capolavoro di film, mettendo corpo e anima, immedesimandosi alla perfezione. Ogni sorriso o lacrima di Ron Woodrof e Rayon, ti coinvolgono, lasciandoti quasi senza fiato. Scene inaspettate, frammenti di vita reale, il film mostra al mondo una società che purtroppo ancora oggi si preoccupa maggiormente delle "scelte" sessuali altrui, piuttosto che della salute fisica, ma, anche se in una piccola parte, esiste la tolleranza, l'amicizia, la convivenza, la stima, l'amore, che sovrasta ogni altra tipologia di scelte di vita.
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simone magli
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lunedì 3 febbraio 2014
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molto bello
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Un film molto bello e toccante con un'interpretazione straordinaria, da oscar, di Matthew McConaughey che, da spavaldo cowboy, attraverso la sofferenza riesce a vincere l'omofobia e diventa più umano e tollerante. Un punto in più per la sua sprezzante ironia, che colora e rende il film più leggero e godibile.
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babis
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domenica 2 febbraio 2014
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dal rodeo all'aids
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Ron Woodroof ama la droga, l'alcool e le donnacce e trascorre una vita senza senso; un giorno scopre di avere contratto il virus HIV e che gli restano 30 giorni di vita; anichè farsi curare con il farmaco che gli propongono in ospedale, decide di seguire una nuova strada, acquistando un altro farmaco, non approvato negli USA, in Messico e poi creando un club, in cui vendere questo ed altri farmaci ad altri malati ed iniziando così una battaglia legale con il governo degli USA; per farlo si lega ad un socio transessuale, Ray con cui passa da un odio omofobo ad una profonda amicizia.
Ron, un'ottimo Mc Conaughey, rappresenta alla perfezione il passaggio da una vita inutile nella salute, ad una vita nella tragedia della malattia, spesa per potersi curare con i farmaci che lui, e no il governo, vuole: un film intenso e davvero inaspettato nella sua bellezza.
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filippo catani
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domenica 2 febbraio 2014
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ottimi mcconaughey e leto per un buon film
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Texas anni 80. Un elettricista omofobo e dedito alle scommesse d'azzardo, al bere e alle prostitute contrae il virus dell'HIV. Dopo un momento di rifiuto e di comprensibile disorientamento dovuto ad una diagnosi che gli lascia un mese di vita, l'uomo decide di offrire delle cure alternative a quelle farmacologiche.
Il film ci riporta indietro al momento più difficile della terribile storia dell'AIDS e cioè quando il contagio si diffuse rapidamente portando con se la terribile caccia all'untore. A farne le spese furono inizialmente i membri della comunità omosessuale e poi coloro che avevano contratto la malattia (terribile la scena in cui la casa e il quartiere in cui vive il protagonista sono tappezzate di scritte ingiuriose).
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Texas anni 80. Un elettricista omofobo e dedito alle scommesse d'azzardo, al bere e alle prostitute contrae il virus dell'HIV. Dopo un momento di rifiuto e di comprensibile disorientamento dovuto ad una diagnosi che gli lascia un mese di vita, l'uomo decide di offrire delle cure alternative a quelle farmacologiche.
Il film ci riporta indietro al momento più difficile della terribile storia dell'AIDS e cioè quando il contagio si diffuse rapidamente portando con se la terribile caccia all'untore. A farne le spese furono inizialmente i membri della comunità omosessuale e poi coloro che avevano contratto la malattia (terribile la scena in cui la casa e il quartiere in cui vive il protagonista sono tappezzate di scritte ingiuriose). Ovviamente con il passare del tempo si cercarono di identificare meglio le cause che portavano a contrarre la malattia e da allora si cerca una cura che possa rallentare più possibile la riproduzione del virus. Ecco che il film vive un po' di questi elementi. Il protagonista è il classico texano tutto birra e rodeo che ovviamente disprezza come la peste gli omosessuali ma dopo la scoperta della malattia riuscirà a costruire un complicato rapporto con un sensibile ragazzo che si veste da donna. Allo stesso tempo l'uomo cercherà di importare dal Messico (e non solo) rimedi più o meno naturali che facessero concorrenza ai colossi del farmaco. Ecco quì diciamo che comincia a venire un po' meno l'originalità del film in quanto ovviamente lo spettatore finisce a solidarizzare con il Dallas Buyers Club piuttosto che con BigPharma così come farà la giovane dottoressa che segue il protagonista (una Garner un po' stralunata). Insomma il film vive delle straordinarie interpretazioni di un magrissimo McConaughey (che ultimamente si è inserito nel circuito "di qualità") e di un commovente Leto (da Oscar) insieme ad una bella colonna sonora. Resta nel complesso la sensazione di aver visto un buon film ma sinceramente forse le 6 candidature agli Oscar paiono un po' eccessive anche se sappiamo quanto l'America e l'Accademy siano sensibili a queste storie.
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[+] yep...! bella recensione
(di hollyver07)
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