deborissimah
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domenica 26 gennaio 2014
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un vero egoista che lotta per tutto il mondo
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Un vero texano Ron Woodroof, un macho che fa un lavoro da uomo, che ha hobbies da uomini, che frequenta donne e donnacce e se la spassa con gli amici tra rodei, alcool e droga; un personaggio sporco, rozzo, uno di quelli che fregherebbero chiunque, anche gli amici. Eh no, non è certo il classico eroe buono il protagonista di questo capolavoro di film, ma più lo conosciamo, questo texano ben piantato nei suoi stivali, e più ci fa simpatia, finché la simpatia non diventa qualcosa di più e, anche se non diventerà un angelo, finiamo per stare dalla sua parte, perché è un vero combattente, perché è un vero eroe.
E' una storia vera quella raccontata in DALLAS BUYERS CLUB, la storia vera di Ron Woodrof, che nel 1985 scopre di avere quella che allora era ancora considerata "la malattia dei gay", l'AIDS, e a cui vengono concessi non più di 30 giorni di vita: "in tutta onestà" gli dice il medico "ci sorprende che sia ancora vivo".
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Un vero texano Ron Woodroof, un macho che fa un lavoro da uomo, che ha hobbies da uomini, che frequenta donne e donnacce e se la spassa con gli amici tra rodei, alcool e droga; un personaggio sporco, rozzo, uno di quelli che fregherebbero chiunque, anche gli amici. Eh no, non è certo il classico eroe buono il protagonista di questo capolavoro di film, ma più lo conosciamo, questo texano ben piantato nei suoi stivali, e più ci fa simpatia, finché la simpatia non diventa qualcosa di più e, anche se non diventerà un angelo, finiamo per stare dalla sua parte, perché è un vero combattente, perché è un vero eroe.
E' una storia vera quella raccontata in DALLAS BUYERS CLUB, la storia vera di Ron Woodrof, che nel 1985 scopre di avere quella che allora era ancora considerata "la malattia dei gay", l'AIDS, e a cui vengono concessi non più di 30 giorni di vita: "in tutta onestà" gli dice il medico "ci sorprende che sia ancora vivo". Ma Woodroof non si arrende e comincia la sua battaglia per sopravvivere il più a lungo possibile e i giorni da 30 diventeranno 2557.
Il viaggio comincia dall'abbandono di tutti i suoi amici e prosegue accanto a Rayon, essere a metà tra due mondi, che mai avrebbe pensato di potere avvicinare prima di allora, prima compagna d'affari, poi sempre più vicina, fino a diventare amica inseparabile. Oltre a raccontare la vicenda legale di Ron Woodroof, Dallas Buyers Club ci conquista soprattutto quando segue l'evoluzione di questo rapporto, raccontato per accenni, per piccolissimo movimenti, per sguardi e microespressioni da due attori che hanno sottratto la recitazione per diventare i personaggi che interpretano.
Leggendo le note di regia non stupisce trovare commenti di tutti quelli che hanno partecipato a questo film, è infatti evidente che una tale armonia si poteva raggiungere solo con un gruppo perfettamente affiatato, partendo dal sacrificio fisico di Matthew McConaughey e Jared Leto, dimagritissimi per rendere al meglio i rispettivi personaggi, proseguendo dalla scelta di girare solo con luci naturali e con una camera a spalla che seguiva i personaggi senza spegnersi mai, e ancora con tutte le maestranze, dagli scenografi, ai costumisti, ai truccatori, completamente ammaliati da questa storia, ognuno di loro con un motivo personale per contribuire a raccontarla; anche tutto questo ha fatto sì che il film sia il capolavoro che è, una bellissima storia umana raccontata quasi fosse un documentario, cercando di rispettarne al massimo la veridicità, ma anche l'emotività; la storia di una battaglia per la vita, contro interessi diversi da quelli di chi sta morendo, come capita troppo spesso, la storia di un'amicizia che va oltre i sentimenti di chi la sta vivendo, la storia di un uomo che partendo dall'egoismo ha combattuto per il mondo intero.
Consiglio: Imperdibile!
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jnana
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lunedì 3 febbraio 2014
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un film da oscar
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Spiegare le emozioni che può creare un film come questo, tratto da una storia vera è impossibile. Le sensazioni variano da soggetto a soggetto, ma è al quanto palese che ti lascia un segno, che ti fa riflettere e rivalutare molte cose della tua vita. Grandissimo cast, basti pensare ad un Matthew McConaughey,che cambia totalmente non solo fisicamente (perdendo 15 kg) ma anche come persona, e allo stesso modo Jared Leto, che da frontman dei Thirty Seconds To Mars, dopo sei anni, lavora in un capolavoro di film, mettendo corpo e anima, immedesimandosi alla perfezione. Ogni sorriso o lacrima di Ron Woodrof e Rayon, ti coinvolgono, lasciandoti quasi senza fiato. Scene inaspettate, frammenti di vita reale, il film mostra al mondo una società che purtroppo ancora oggi si preoccupa maggiormente delle "scelte" sessuali altrui, piuttosto che della salute fisica, ma, anche se in una piccola parte, esiste la tolleranza, l'amicizia, la convivenza, la stima, l'amore, che sovrasta ogni altra tipologia di scelte di vita.
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shiningeyes
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mercoledì 13 novembre 2013
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commovente, irriverente,vero!
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Una volta che esci dalla sala dopo aver visto “Dallas Buyers Club” pensi subito che sia un film emozionante e che lasci il segno. Anche se in una fredda analisi ne troverai alcuni difetti, la sensazione di aver visto a qualcosa di veramente valido e toccante, rimane. Parliamoci chiaro: il film in fondo non possiede certamente una sceneggiatura da Oscar; risulta buona e lineare ma poco importa, perché vedendolo non ti ci soffermerai sulla storia, ma ti concentrerai sull’intensità dei personaggi presenti e sulle loro sofferenze, che riempiono di colori e sfumature il film come riempiono una tela bianca di un pittore.
Ciò è merito soprattutto di un coinvolgente e commovente Matthew McCounaghey, mai così in forma in tutta la sua carriera e capace di portarci un personaggio reale come il texano omofobo Ron Woodroof, che si troverà a fare i conti con la “malattia da froci” (a detta sua) creando un personaggio sincero e a modo suo divertente con i suoi volgari modi di fare e con le sue battute razziste; d’altronde lo studio del personaggio Ron è impeccabile e portatore di consensi, nonostante il deprecabile comportamento e stile di vita.
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Una volta che esci dalla sala dopo aver visto “Dallas Buyers Club” pensi subito che sia un film emozionante e che lasci il segno. Anche se in una fredda analisi ne troverai alcuni difetti, la sensazione di aver visto a qualcosa di veramente valido e toccante, rimane. Parliamoci chiaro: il film in fondo non possiede certamente una sceneggiatura da Oscar; risulta buona e lineare ma poco importa, perché vedendolo non ti ci soffermerai sulla storia, ma ti concentrerai sull’intensità dei personaggi presenti e sulle loro sofferenze, che riempiono di colori e sfumature il film come riempiono una tela bianca di un pittore.
Ciò è merito soprattutto di un coinvolgente e commovente Matthew McCounaghey, mai così in forma in tutta la sua carriera e capace di portarci un personaggio reale come il texano omofobo Ron Woodroof, che si troverà a fare i conti con la “malattia da froci” (a detta sua) creando un personaggio sincero e a modo suo divertente con i suoi volgari modi di fare e con le sue battute razziste; d’altronde lo studio del personaggio Ron è impeccabile e portatore di consensi, nonostante il deprecabile comportamento e stile di vita. A tenergli testa ci sta un sempre più valido attore come Jared Leto, artista a tutto tondo che fa i film per hobby, si può dire: il suo personaggio, Rayon, trans tutto al femminile, è un perfetto pezzo mancante che serve a mostrare il lato tenero e dolce della pellicola che solo un transgeder di buon cuore saprebbe dare, con la sua sensibilità e bontà verso il prossimo.
Il tema dell’AIDS in piena esplosione è trattato in maniera semplice e ben spiegata, il regista Vallèè è abile nel raccontare il contesto di un’America tenuta sotto scacco da quella terribile malattia e dilaniata dalla paura e dagli squali dell’industria farmaceutica che comanda a forza di tangenti il sistema sanitario insensibile al numero sempre crescente di morti e malati che non dà cure adeguate con deplorevoli scuse burocratiche pur di raccattare qualche soldo. E’ un film d’alto tasso qualitativo che sa ben incorniciare gli eventi, ma se proprio vogliamo trovare qualcosa che non va lo troviamo solo in un soggetto che bene o male è già stato detto e ridetto e che comunque non raggiunge certo l’ispirazione e valore di un “Philadelphia”; un McCounaghey forse un po’ troppo presente e che copre troppo gli altri personaggi e anche un minutaggio troppo scarso per l’altrettanto bravo Leto, potremo aggiungere sulle cose che non vanno. Il bello è che sono cose che contano ben poco, e che non scalfiscono più di tanto un film da una carica emotiva così grande da non lasciarti per niente indifferente, e ben poco conta anche chi lo potrebbe giudicare un tantino ruffiano come film (non avrebbe manco tutti i torti). “Dallas Buyers Club” potrà anche commuovervi, ma vi lascerà anche una piccola parte di cinismo e allegria grazie ad un personaggio che nonostante il male che lo affligge rimane il cinico omofobo di sempre, con tanto di battute sui gay e modi maschilisti così spontanei da rasentare una stupidità irriverente, oltre che, farvi riflettere su un argomento ancora assai delicato come l’AIDS.
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[+] una pellicola impegnata, densa, toccante.
(di antonio montefalcone)
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beppe baiocchi
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venerdì 21 febbraio 2014
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mcconaughey feat leto, gran prova per un buon film
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1985, Texas. Ron Woodroof (Matthew McConaughey) è un omofobo elettricista Texano, amante di vita sregolata, droghe, e sesso poco protetto. Un giorno, quasi per caso, scorprirà di aver contratto il virus dell' HIV e che gli resta davvero poco da vivere, cerca ogni modo per ottenere un farmaco in via di sperimentazione contro questo virus, l'AZT. Quando non riesce più a trovarlo in Texas decide di andare in Messico per maggior fortuna. Arrivato devastato dalla malattia, che nel frattempo era degenerata in AIDS incontra il dottor Vass che afferma che il farmaco che sta cercando è altamente tossico e non fa che peggiorare la sua situazione, invece di migliorarla.
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1985, Texas. Ron Woodroof (Matthew McConaughey) è un omofobo elettricista Texano, amante di vita sregolata, droghe, e sesso poco protetto. Un giorno, quasi per caso, scorprirà di aver contratto il virus dell' HIV e che gli resta davvero poco da vivere, cerca ogni modo per ottenere un farmaco in via di sperimentazione contro questo virus, l'AZT. Quando non riesce più a trovarlo in Texas decide di andare in Messico per maggior fortuna. Arrivato devastato dalla malattia, che nel frattempo era degenerata in AIDS incontra il dottor Vass che afferma che il farmaco che sta cercando è altamente tossico e non fa che peggiorare la sua situazione, invece di migliorarla. Cercherà di curarlo in modo alternativo e trovato giovamento Ron decide di smerciare questi farmaci alternativi (illegali in america, ma che danno un effettivo miglioramento della situazione) aggirando la FDA (Food Drugs Administration) e fondando un club che con una misera parcella di ingresso avranno cure gratuite contro l'HIV e l'AIDS. Di lì incomincerà la sua battaglia contro la FDA.
Dallas Buyers Club è un film dai forti contenuti, una dura malattia da raccontare, un sistema sanitario nazionale corrotto,l'omofobia e l'omosessualità tutti miscelati in una pellicola potente, ben girata da Jean-Marc Vallè (è il primo film del regista che vedo, ma mi sembra decisamente bravo con la macchina da preso, struggente ed emozionante. Certo il ritmo è miglioraribile, ma essendo un film dai forti toni drammatici, dove l'azione è poca rispetto ai contenuti non si poteva fare molto di più, ma oltre questo Vallè mi ha colpito davvero tanto. Ma chi stupisce ancora di più del regista sono due attori, a cui io sinceramente non avrei MAI scommesso molto, ma si dimostrano davvero ottimi. Parlo del protagonista Matthew McConaughey e di Jared Leto. Il primo, sempre presente nella parte del belloccio in commedie romantiche di dubbia qualità si dimostra qui un vero attore, dimagrisce di una 30ina di chili, perde il suo fisico statuario per entrare nei panni di un uomo degerato dall' AIDS alcolista, drogato ed omofobo, emaciato, emotivamente distrutto ma tanto forte e coraggioso. Ma soprattutto il secondo (Leto) nei panni di Rayon, un travestito, anch'esso malato, emaciato e drogato che aiuterà Ron Woodroof a mettere in piedi il suo club. Presente anche Jennifer Gardner, che però non mostra il carisma dei primi due attori, dando una prova discreta, ma incolore.
Un film dunque che vive dei contenuti fortissimi e della prova magistrale dei due citati attori. Un film che non valuto un capolavoro, forse un po' paraculo (in senso buono chiaramente) nei contenuti, non dico banale, ma credo che se si voleva raccontare questi temi penso che lo si poteva fare in maniera diversa con maggiore effetto e privo di quel pizzico di ritmo in più che poteva renderlo meno "pesante" per tutti ( credo che sia abbastanza importante rendere il film accessibile a tutti per essere considerato un masterpiece) ma che comunque va visto. Un 7/10 in pagella non glielo toglie nessuno
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filippo catani
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domenica 2 febbraio 2014
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ottimi mcconaughey e leto per un buon film
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Texas anni 80. Un elettricista omofobo e dedito alle scommesse d'azzardo, al bere e alle prostitute contrae il virus dell'HIV. Dopo un momento di rifiuto e di comprensibile disorientamento dovuto ad una diagnosi che gli lascia un mese di vita, l'uomo decide di offrire delle cure alternative a quelle farmacologiche.
Il film ci riporta indietro al momento più difficile della terribile storia dell'AIDS e cioè quando il contagio si diffuse rapidamente portando con se la terribile caccia all'untore. A farne le spese furono inizialmente i membri della comunità omosessuale e poi coloro che avevano contratto la malattia (terribile la scena in cui la casa e il quartiere in cui vive il protagonista sono tappezzate di scritte ingiuriose).
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Texas anni 80. Un elettricista omofobo e dedito alle scommesse d'azzardo, al bere e alle prostitute contrae il virus dell'HIV. Dopo un momento di rifiuto e di comprensibile disorientamento dovuto ad una diagnosi che gli lascia un mese di vita, l'uomo decide di offrire delle cure alternative a quelle farmacologiche.
Il film ci riporta indietro al momento più difficile della terribile storia dell'AIDS e cioè quando il contagio si diffuse rapidamente portando con se la terribile caccia all'untore. A farne le spese furono inizialmente i membri della comunità omosessuale e poi coloro che avevano contratto la malattia (terribile la scena in cui la casa e il quartiere in cui vive il protagonista sono tappezzate di scritte ingiuriose). Ovviamente con il passare del tempo si cercarono di identificare meglio le cause che portavano a contrarre la malattia e da allora si cerca una cura che possa rallentare più possibile la riproduzione del virus. Ecco che il film vive un po' di questi elementi. Il protagonista è il classico texano tutto birra e rodeo che ovviamente disprezza come la peste gli omosessuali ma dopo la scoperta della malattia riuscirà a costruire un complicato rapporto con un sensibile ragazzo che si veste da donna. Allo stesso tempo l'uomo cercherà di importare dal Messico (e non solo) rimedi più o meno naturali che facessero concorrenza ai colossi del farmaco. Ecco quì diciamo che comincia a venire un po' meno l'originalità del film in quanto ovviamente lo spettatore finisce a solidarizzare con il Dallas Buyers Club piuttosto che con BigPharma così come farà la giovane dottoressa che segue il protagonista (una Garner un po' stralunata). Insomma il film vive delle straordinarie interpretazioni di un magrissimo McConaughey (che ultimamente si è inserito nel circuito "di qualità") e di un commovente Leto (da Oscar) insieme ad una bella colonna sonora. Resta nel complesso la sensazione di aver visto un buon film ma sinceramente forse le 6 candidature agli Oscar paiono un po' eccessive anche se sappiamo quanto l'America e l'Accademy siano sensibili a queste storie.
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[+] yep...! bella recensione
(di hollyver07)
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dario carta
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mercoledì 12 marzo 2014
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da crisalide a farfalla
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Va accreditato al regista franco-canadese Jean-Marc Vallée il merito di aver saputo accompagnare,in "Dallas Buyers Club",alla metamorfosi fisica di Matthew McConaughey,il linguaggio di cinema speciale,un apostrofo sulla fotografia di un attore che pare rinascere come una crisalide da uno stato artistico pre-embrionale.
Pupazzone belloccio per commediole rosa Hollywoodiane,nell'ultimo lavoro di Vallée,l'attore si scolpisce addosso i tratti di un dramma umano,scollandosi dai suoi clichès di bambolotto amoroso,per trasformarsi in ragno scheletrico e malato. Non sono tanto i 20 Kg persi da McConaughey per diventare un cowboy omofobo affetto da HIV,che tracciano le linee guida del film,quanto piuttosto una sorprendente personalizzazione (peraltro già ventilata nel precedente "Mud"),di un protagonista fortemente empatico ed una interpretazione così intensa e magnetica da far ignorare ogni altra figura gli giri intorno,fatta eccezione per Jared Leto,frontman dei 30 Seconds to Mars,affiancato a McConaughey in una illuminante formula di spettacolo intelligente.
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Va accreditato al regista franco-canadese Jean-Marc Vallée il merito di aver saputo accompagnare,in "Dallas Buyers Club",alla metamorfosi fisica di Matthew McConaughey,il linguaggio di cinema speciale,un apostrofo sulla fotografia di un attore che pare rinascere come una crisalide da uno stato artistico pre-embrionale.
Pupazzone belloccio per commediole rosa Hollywoodiane,nell'ultimo lavoro di Vallée,l'attore si scolpisce addosso i tratti di un dramma umano,scollandosi dai suoi clichès di bambolotto amoroso,per trasformarsi in ragno scheletrico e malato. Non sono tanto i 20 Kg persi da McConaughey per diventare un cowboy omofobo affetto da HIV,che tracciano le linee guida del film,quanto piuttosto una sorprendente personalizzazione (peraltro già ventilata nel precedente "Mud"),di un protagonista fortemente empatico ed una interpretazione così intensa e magnetica da far ignorare ogni altra figura gli giri intorno,fatta eccezione per Jared Leto,frontman dei 30 Seconds to Mars,affiancato a McConaughey in una illuminante formula di spettacolo intelligente.
Il Woodroof di McConaughey è un individuo rozzo e spaccone,che tossisce i germi che abitano un residuo umano,un malato rabbioso e omofobo che fuma,beve,fa sesso tra le roulottes dei rodei e che vive la malattia come una prova fallita e un'umiliazione al suo status. La performance di McConaughey è scarnificata e cruda,una carnale rappresentazione del ceto emarginato e agitato che scorre nella carne dell'America rurale e di provincia.
La regia di Vallée è tagliente e disinibita e si fa largo senza troppi riguardi o fronzoli nelle scomodità di un'America spesso maldisposta verso una malattia che non sembra limitarsi a contaminare la carne dell'uomo,ma pare infettarne la moralità. Ma l'urgenza del regista si scuote di dosso ogni intenzione etica e si fa attenta al processo che anima gli interessi tessuti fra enti governativi e case farmaceutiche ("Side Effects"?). Il ritmo è coinvolgente e ossessivo,come un rumore sordo che disturba e toglie il fiato e Vallée non si fa remore nello scolpire una narrazione dura e ruvida,senza mezzi termini e priva del piccicore dolciastro di un pietismo da melodramma.
McConaughey si mastica nella sua parte di uomo rabbioso e scavato,come un cuoio usato dal sole e dalla fatica,su cui la cinepresa insiste in modo morboso e incalzante,in una prova che l'attore supera con il plauso che gli è dovuto.
Il Rayon di Jared Leto,il transessuale dapprima emarginato da Ron e in seguito diventatone amico e collaboratore, è un affascinante ritratto del contraltare. Leto pare riversare sullo schermo la sfida emotiva e spirituale affrontata per potersi calare nel profondo del suo personaggio,una persona gentile,seducente,divertente e con il cuore disponibile,non una drag queen,non un clichè,ma una persona reale.
A tratti venato da ironia e da un creativo senso di umorismo,"Dallas" è un ispirato dramma di uomini al limitar di Dite ,un lavoro che, libero dalle pastoie del virtuosismo,fotografa una realtà che il regista,gli scrittori e gli attori hanno saputo tradurre nella migliore forma di cinema lontano da ogni didattica e ipocrisia.
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thril.ler
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venerdì 31 gennaio 2014
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erbe cattive
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La gente di Dallas negli anni '70 , amava circondarsi di certezze. Nei giardini, fioriti e ben curati da parsimoniosi padri di famiglia,che marcavano i lunghi viali , non c'era spazio per la diversità. Le erbacce andavano estirpate prima che potessero diffondersi e compromettere lo splendore delle foglie di edera, fresche di lucidatura. Nei primi anni '70 Hiv e omosessualità erano i nomi scientifici delle gramigne più temute da tutti i giardinieri di tutto il mondo. Il diserbanti più utilizzati erano l'odio e la violenza sia fisica che verbale.
Ron Woodroof, interpretato da Matthew McConaughey, lavora da elettricista in un cantiere , arrotonda con i rodei,ama circondarsi di belle donne e non disdegna l'alcool e le droghe.
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La gente di Dallas negli anni '70 , amava circondarsi di certezze. Nei giardini, fioriti e ben curati da parsimoniosi padri di famiglia,che marcavano i lunghi viali , non c'era spazio per la diversità. Le erbacce andavano estirpate prima che potessero diffondersi e compromettere lo splendore delle foglie di edera, fresche di lucidatura. Nei primi anni '70 Hiv e omosessualità erano i nomi scientifici delle gramigne più temute da tutti i giardinieri di tutto il mondo. Il diserbanti più utilizzati erano l'odio e la violenza sia fisica che verbale.
Ron Woodroof, interpretato da Matthew McConaughey, lavora da elettricista in un cantiere , arrotonda con i rodei,ama circondarsi di belle donne e non disdegna l'alcool e le droghe. In maniera del tutto personale è innamorato della vita e vive ogni momento al massimo, senza lasciare briciole a chi sta dietro. Un pomeriggio,dopo un rodeo che non gli aveva dato grandi soddisfazioni, si risveglia su un letto di ospedale. Due dottori con le mascherine in volto gli comunicano di aver riscontrato valori anomali nelle analisi del sangue. Ron ha l' HIV e gli viene data una speranza di vita di 30 giorni. Mangiatore di donne,non ha mai avuto rapporti promiscui e il solo pensiero che la gente possa associare la sua malattia a una presunta omosessualità lo manda su tutte le furie. Incredulo , solo a mente fredda realizzerà che la causa dei suoi mali risiedeva nei rapporti sessuali non protetti. Inizia a sottoporsi alle cure palliative proposte dall'ospedale. Dosi giornaliere di AZT,antivirale creato per prolungare la vita dei malati di Aids ma ancora poco testato sugli uomini. . In realtà non è altro che l'ennesimo intruglio tossico che garantirà all'azienda produttrice un bel balzo del 12% sugli utili annuali, anche la comunità scientifica ne è a conoscenza. In ospedale conosce Rayon, interpretato da un Jared Leto che si dimostra decisamente a suo agio tra lustrini e parrucche. Rayon è un transessuale tossicodipendente affetto da AIDS.Dati gli scarsi risultati della cura Ron decide di tentare l'ultima carta a sua disposizione, va in Messico e inizia un trattamento a base di proteine e farmaci ,non approvato dalla comunità scientifica. I risultati sono sbalorditivi, i 30 giorni sono ormai passati e sono diventati 90. Ron è vivo, sta bene e decide di iniziare un business in Texas vendendo la proteina miracolosa ai malati di AIDS. Decide, quindi, di arruolare la tanto odiata Rayon. Il suo intento non è solo quello di fare soldi ma di aprire gli occhi alla gente malata. L'AZT , è tossico e distrugge le cellule, viene utilizzato solo perchè le industrie farmaceutiche hanno versato ingenti somme alla FDA(food and drug administration) la quale non intende indagare sugli effetti miracolosi della Peptide T. Con la malattia, Ron scopre il piacere di aiutare gli altri, il divertimento senza gli stupefacenti ma soprattutto l'inutilità del razzismo. Accoglie il transessuale Rayon e gli dà tutto l'aiuto possibile. Capisce di aver troppo poco tempo a disposizione per perdersi in forme di odio precostituite. “Bisogna eliminare ciò che ci corrode da dentro” dice Ron ai suoi pazienti. Dei 30 giorni rimane solo un vago ricordo. Ron Woodroof morirà nel 1992, ben sette anni dopo. Il regista,Jean-Marc Vallée, riesce a creare un contesto simbiotico per lo spettatore. Il caldo, l'afa e la secchezza degli scenari del Texas e del Messico accompagnano i veloci dimagrimenti dei protagonisti, gli improvvisi svenimenti, i ricoveri in ospedale e la lentezza dei loro corpi che leggeri e svuotati cercano di combattere un sistema sanitario grottesco. L'azienda farmaceutica aveva infatti occultato tutti gli studi che dichiaravano altamente tossico l'AZT, e continuava a somministrarlo solo per poter condurre dei finti test ai fini della commercializzazione. Questa volta i killer seriali non indossano passamontagna e giubbotti di pelle, bensi' giacche sartoriali, camicie appena stirate e cravatte personalizzate. Giardinieri della domenica e casalinghe perfezioniste prestate attenzione ai fiori che crescono nei vostri giardini, anche i più colorati, i più profumati potrebbero rivelarsi più dannosi delle tanto temute erbacce.
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ollipop
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venerdì 28 febbraio 2014
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viaggio verso la morte ma inno alla vita
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volgare rozzo cinico ma davanti alla morte imminente scarica una sorprendente forza interiore una sorta di religiosita' nascosta frutto di un tenace rifiuto verso un male apparentemente incurabile
Ed e' in questa non accettazione di una realta' tanto tragica quanto definitiva che inizia una battaglia per la vita e non solo per la sua contro stereotipi ipocrisie e falsi moralismi
Affresco sempre attuale di un mondo dove sofferenza e cinismo si mescolano a rari momenti di ironico vissuto ma in questo tragico contesto un texano senza apparente cultura o morale riesce a portare non solo un concreto aiuto sul piano puramente farmacologico ma un grande messaggio di speranza e di dimostrazione di quanto lottare per la vita contro tutto e spesso contro tutti e' pur sempre una grande vitt
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volgare rozzo cinico ma davanti alla morte imminente scarica una sorprendente forza interiore una sorta di religiosita' nascosta frutto di un tenace rifiuto verso un male apparentemente incurabile
Ed e' in questa non accettazione di una realta' tanto tragica quanto definitiva che inizia una battaglia per la vita e non solo per la sua contro stereotipi ipocrisie e falsi moralismi
Affresco sempre attuale di un mondo dove sofferenza e cinismo si mescolano a rari momenti di ironico vissuto ma in questo tragico contesto un texano senza apparente cultura o morale riesce a portare non solo un concreto aiuto sul piano puramente farmacologico ma un grande messaggio di speranza e di dimostrazione di quanto lottare per la vita contro tutto e spesso contro tutti e' pur sempre una grande vittoria :la morte arriivera ' comunque ma molto piu tardi di quanto avrebbe voluto o dovuto
splendida allegoria della vita e per la vita : dietro al male non sempre si nasconde il male!
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anna_giulia
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martedì 13 maggio 2014
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un dramma che non lascerà indifferenti
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È il 1985. Sono i primi anni della diffusione dell’AIDS e della ricerca di una cura. Sono gli anni in cui questa malattia sembra essere prerogativa degli omosessuali. Sono gli anni in cui la star di Hollywood Rock Hudson confessa di essere omosessuale e di aver contratto il virus.
Da qui prende avvio la storia di Ron Woodroof (Matthew McConaughey), elettricista texano rude e omofobo con la passione per il rodeo, oltre che per la droga, l’alcool e il sesso. Dopo un incidente sul lavoro e il conseguente ricovero in ospedale gli viene diagnosticato proprio l’AIDS in stadio ormai molto avanzato con la prospettiva di vita di soli 30 giorni. Ron rifiuta la malattia e il suo destino e quando si vede negata la possibilità di partecipare alla sperimentazione di un nuovo farmaco, l’AZT, parte per il Messico dove sperimenta altri farmaci che poi importa illegalmente negli Stati Uniti.
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È il 1985. Sono i primi anni della diffusione dell’AIDS e della ricerca di una cura. Sono gli anni in cui questa malattia sembra essere prerogativa degli omosessuali. Sono gli anni in cui la star di Hollywood Rock Hudson confessa di essere omosessuale e di aver contratto il virus.
Da qui prende avvio la storia di Ron Woodroof (Matthew McConaughey), elettricista texano rude e omofobo con la passione per il rodeo, oltre che per la droga, l’alcool e il sesso. Dopo un incidente sul lavoro e il conseguente ricovero in ospedale gli viene diagnosticato proprio l’AIDS in stadio ormai molto avanzato con la prospettiva di vita di soli 30 giorni. Ron rifiuta la malattia e il suo destino e quando si vede negata la possibilità di partecipare alla sperimentazione di un nuovo farmaco, l’AZT, parte per il Messico dove sperimenta altri farmaci che poi importa illegalmente negli Stati Uniti. Qui insieme al transessuale malato e tossicodipendente Rayon (Jared Leto), conosciuto in ospedale, dà vita al Dallas Buyers Club che rifornisce “gratuitamente”, previa costosissima iscrizione al club, migliaia di malati di farmaci non approvati negli USA ma efficaci. La sua attività attira l’attenzione della dottoressa Eve Saks (Jennifer Garner), ma anche le ire della FDA (Food and Drug Administration) che lo ostacolerà più volte.
Ispirato alla vera storia di Ron Woodroof, morto nel 1992, sette anni dopo la diagnosi della malattia, il film di Jean-Marc Vallée è un ottimo film che ti arriva dritto al cuore o forse sarebbe meglio dire che si presenta come un pugno nello stomaco. Essenziale e diretto, cala empaticamente lo spettatore nella profondità della storia di Ron e della sua maturazione: gli eccessi e le scommesse, la durezza della malattia, l’omofobia, la flebile speranza data dai farmaci non approvati, la voglia di combattere per riprendersi quel poco tempo che resta, fino all’amicizia vera e inizialmente impensabile con Rayon. Perché la storia di Ron è soprattutto una storia di redenzione e di consapevolezza. I suoi iniziali pregiudizi omofobi e la sua patina di uomo rude perdono ogni sostanza quando gli affari e il comune destino di affetto da AIDS lo portano a contatto con tutte quelle persone a cui prima nemmeno si sarebbe avvicinato. Nella malattia Ron trova il suo punto di rottura con il “sé stesso precedente” e dà il via ad una nuova vita e ad un nuovo uomo.
Il punto di forza del film sono sicuramente Matthew McConaughey e Jared Leto che per affrontare questa sfida hanno radicalmente trasformato i loro corpi e perfettamente trasmettono la tragicità, la precarietà e la crudezza della malattia. In particolare il frontman dei Thirty Seconds To Mars, assente dal grande schermo da sei anni ovvero dai tempi di Mr. Nobody, altra splendida prova attoriale, vestendo i panni del transessuale Rayon risulta credibile e commovente e conferma il grande talento che lo caratterizza. Il film candidato a sei premi Oscar, ne ha vinti tre compresi quelli per Miglior Attore Protagonista e Miglior Attore Non Protagonista (che nel caso di Leto si è andato ad aggiungere agli oltre 30 premi già conquistati).
Nonostante questo film tratti temi quali la malattia e la morte, non è tanto questo quello che colpisce a visione conclusa quanto piuttosto la volontà e la necessità del protagonista di continuare a lottare per sé stesso e per gli altri, perché come ha affermato lo stesso McConaughey “Dallas Buyers Club was never about dying- it was always about living."
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gaiart
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venerdì 31 gennaio 2014
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cosa faresti se ti rimanessero 30 giorni di vita?
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COSA FARESTI SE TI RIMANESSERO 30 GIORNI DI VITA?
Da questa domanda claustrofobica parte il film. E, in effetti, poiché ognuno di noi pensa sempre di essere immortale, ogni tanto aiuta porsela. Se non altro per vivere meglio quello che abbiamo.
Di sicuro la mia risposta che, guarda caso coincide con quella del protagonista Ron Woodroof, (il dimagritissimo, quasi irriconoscibile Matthew McConaughey) è cercare di acquisire giorni in più.
Così, all’improvviso uno scopre che sta per morire. Il passaggio da una vita piena di eccessi con sesso, (non protetto), droga, rock and roll, a un Aids conclamato diagnosticato al protagonista, un cow boy elettricista texano, è brevissimo.
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COSA FARESTI SE TI RIMANESSERO 30 GIORNI DI VITA?
Da questa domanda claustrofobica parte il film. E, in effetti, poiché ognuno di noi pensa sempre di essere immortale, ogni tanto aiuta porsela. Se non altro per vivere meglio quello che abbiamo.
Di sicuro la mia risposta che, guarda caso coincide con quella del protagonista Ron Woodroof, (il dimagritissimo, quasi irriconoscibile Matthew McConaughey) è cercare di acquisire giorni in più.
Così, all’improvviso uno scopre che sta per morire. Il passaggio da una vita piena di eccessi con sesso, (non protetto), droga, rock and roll, a un Aids conclamato diagnosticato al protagonista, un cow boy elettricista texano, è brevissimo.
A Woodroof rimane, secondo i medici, un solo un mese di vita, ma egli riesce a rimanere vivo per 8 anni, cercando di curarsi da solo.
E quando non gli vengono forniti i farmaci che agiscono meglio, se li procura da solo in Messico o ovunque nel mondo: Israele, Giappone, Francia per andare contro la FDA, l’organizzazione americana che, in teoria, dovrebbe tutelare la salute dei suoi cittadini ma che, in realtà, maschera e protegge interesse economici giganteschi.
Dallas Buyers Clubnon è un capolavoro. In realtà è una storia forte, peraltro vera, che insegna molto e l'averla messa in luce ha di per sé dei meriti, al di là della sceneggiatura, della fotografia o delle riprese.
Quando la vita supera l’arte, ci sono in questo tipo di film degli insegnamenti forti, che è bene ricordare:
1) mai fidarsi delle case farmaceutiche
2) non essere omofobi
3) lottare per avere qualcosa, inclusa la propria vita
4) imparare ad amare anche chi è diverso da te
5) non mollare mai, anche a scapito di tutto quello che è contro
6) mai fidarsi del tutto dei medici
7) capire che sulla tua pelle ci possono mangiare in tanti…
e molto altro ma conviene trarlo da soli. Da vedere!
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(di hollyver07)
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