giandrewe
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lunedì 13 gennaio 2014
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dallas buyers club: la redenzione di woodroof
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Il texano sex & drugs addicted, non che omofobo, Ron Woodroof (Matthew McConaughey) dopo un incidente sul lavoro scopre presto di essere malato e gli viene diagnosticato l'HIV. Comincia perciò a curarsi seguendo un corso di medicina alternativa dove incontra Rayon (Jared Leto), drag queen sieropositiva. Gli vengono dati solo trenta giorni di vita ma grazie all'aiuto di Rayon e della dottoressa Sacks (Jennifer Garner) riuscirà a sopravvivere per molto più tempo.
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Il texano sex & drugs addicted, non che omofobo, Ron Woodroof (Matthew McConaughey) dopo un incidente sul lavoro scopre presto di essere malato e gli viene diagnosticato l'HIV. Comincia perciò a curarsi seguendo un corso di medicina alternativa dove incontra Rayon (Jared Leto), drag queen sieropositiva. Gli vengono dati solo trenta giorni di vita ma grazie all'aiuto di Rayon e della dottoressa Sacks (Jennifer Garner) riuscirà a sopravvivere per molto più tempo. "Dallas Buyers Club" è sicuramente un film che merita di essere visto, soprattutto in questo periodo che stiamo vivendo, dato che l'AIDS continua a mietere vittime anche nel 2014. E' interessante vedere che, per una volta, il protagonista sieropositivo è un eterosessuale interpretato da un bravissimo Matthew McConaughey, che ci fa dimenticare, quasi, il suo passato composto da commediole mediocri, superando come intensità perfino la sua interpretazione di Joe in "Killer Joe" di Friedkin. Qui gioca a suo favore la carta della perdita di peso, ma è indispensabile per il personaggio. La storia è bella, ma prevedibile, che però non è vista e rivista. La figura dell'omosessuale c'è in secondo piano nel ruolo di Rayon, interpretato da un Leto perfetto per la parte, ma che non regala una performance da standing ovation. Complessivamente più che bravo, anche se nel premiarlo trovo sia una premiazione alla Octavia Spencer in "The Help". E' il personaggio tenero ed umano che intenerisce e conquista lo spettatore/giudice e non l'interpretazione.
La nota stonata del cast è Jennifer Garner, adatta a recitare solo commedie. Film consigliato!
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robertoredsox
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lunedì 25 novembre 2013
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emozioni texane
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Da applausi. Ci rappresenta alla perfezione la figura del Texano medio. Fondamentalmente burbero, tenace, orgoglioso ma anche parecchio chiuso verso il modo di pensare "non Texano".
Il vero uomo del Texas ha queste priorità e rigorosamente in quest'ordine: il Texas, il dollaro, il bestiame e gli Stati Uniti d'America. Una sorta di ignoranza verso il mondo esterno mischiata all'orgoglio d'appartenenza rende il Texano molto ancorato a vecchie tradizioni e modi di pensare molto maschilisti, razzisti e poco inclini ad accettare la galassia gay che invece è una grossa realtà sempre più visibile e dichiarata nell'epoca moderna.
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Da applausi. Ci rappresenta alla perfezione la figura del Texano medio. Fondamentalmente burbero, tenace, orgoglioso ma anche parecchio chiuso verso il modo di pensare "non Texano".
Il vero uomo del Texas ha queste priorità e rigorosamente in quest'ordine: il Texas, il dollaro, il bestiame e gli Stati Uniti d'America. Una sorta di ignoranza verso il mondo esterno mischiata all'orgoglio d'appartenenza rende il Texano molto ancorato a vecchie tradizioni e modi di pensare molto maschilisti, razzisti e poco inclini ad accettare la galassia gay che invece è una grossa realtà sempre più visibile e dichiarata nell'epoca moderna. L'ignoranza e la chiusura verso il tabù dell'AIDS si sente sulla pelle. L'ottusità e gli interessi economici delle case farmaceutiche fa di questo mondo una lotta continua, una guerra tra medici e autorità federali da una parte e malati sempre più solidali tra loro dall'altra. Filmone assolutamente da non perdere. Emozioni vere.
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shiningeyes
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mercoledì 13 novembre 2013
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commovente, irriverente,vero!
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Una volta che esci dalla sala dopo aver visto “Dallas Buyers Club” pensi subito che sia un film emozionante e che lasci il segno. Anche se in una fredda analisi ne troverai alcuni difetti, la sensazione di aver visto a qualcosa di veramente valido e toccante, rimane. Parliamoci chiaro: il film in fondo non possiede certamente una sceneggiatura da Oscar; risulta buona e lineare ma poco importa, perché vedendolo non ti ci soffermerai sulla storia, ma ti concentrerai sull’intensità dei personaggi presenti e sulle loro sofferenze, che riempiono di colori e sfumature il film come riempiono una tela bianca di un pittore.
Ciò è merito soprattutto di un coinvolgente e commovente Matthew McCounaghey, mai così in forma in tutta la sua carriera e capace di portarci un personaggio reale come il texano omofobo Ron Woodroof, che si troverà a fare i conti con la “malattia da froci” (a detta sua) creando un personaggio sincero e a modo suo divertente con i suoi volgari modi di fare e con le sue battute razziste; d’altronde lo studio del personaggio Ron è impeccabile e portatore di consensi, nonostante il deprecabile comportamento e stile di vita.
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Una volta che esci dalla sala dopo aver visto “Dallas Buyers Club” pensi subito che sia un film emozionante e che lasci il segno. Anche se in una fredda analisi ne troverai alcuni difetti, la sensazione di aver visto a qualcosa di veramente valido e toccante, rimane. Parliamoci chiaro: il film in fondo non possiede certamente una sceneggiatura da Oscar; risulta buona e lineare ma poco importa, perché vedendolo non ti ci soffermerai sulla storia, ma ti concentrerai sull’intensità dei personaggi presenti e sulle loro sofferenze, che riempiono di colori e sfumature il film come riempiono una tela bianca di un pittore.
Ciò è merito soprattutto di un coinvolgente e commovente Matthew McCounaghey, mai così in forma in tutta la sua carriera e capace di portarci un personaggio reale come il texano omofobo Ron Woodroof, che si troverà a fare i conti con la “malattia da froci” (a detta sua) creando un personaggio sincero e a modo suo divertente con i suoi volgari modi di fare e con le sue battute razziste; d’altronde lo studio del personaggio Ron è impeccabile e portatore di consensi, nonostante il deprecabile comportamento e stile di vita. A tenergli testa ci sta un sempre più valido attore come Jared Leto, artista a tutto tondo che fa i film per hobby, si può dire: il suo personaggio, Rayon, trans tutto al femminile, è un perfetto pezzo mancante che serve a mostrare il lato tenero e dolce della pellicola che solo un transgeder di buon cuore saprebbe dare, con la sua sensibilità e bontà verso il prossimo.
Il tema dell’AIDS in piena esplosione è trattato in maniera semplice e ben spiegata, il regista Vallèè è abile nel raccontare il contesto di un’America tenuta sotto scacco da quella terribile malattia e dilaniata dalla paura e dagli squali dell’industria farmaceutica che comanda a forza di tangenti il sistema sanitario insensibile al numero sempre crescente di morti e malati che non dà cure adeguate con deplorevoli scuse burocratiche pur di raccattare qualche soldo. E’ un film d’alto tasso qualitativo che sa ben incorniciare gli eventi, ma se proprio vogliamo trovare qualcosa che non va lo troviamo solo in un soggetto che bene o male è già stato detto e ridetto e che comunque non raggiunge certo l’ispirazione e valore di un “Philadelphia”; un McCounaghey forse un po’ troppo presente e che copre troppo gli altri personaggi e anche un minutaggio troppo scarso per l’altrettanto bravo Leto, potremo aggiungere sulle cose che non vanno. Il bello è che sono cose che contano ben poco, e che non scalfiscono più di tanto un film da una carica emotiva così grande da non lasciarti per niente indifferente, e ben poco conta anche chi lo potrebbe giudicare un tantino ruffiano come film (non avrebbe manco tutti i torti). “Dallas Buyers Club” potrà anche commuovervi, ma vi lascerà anche una piccola parte di cinismo e allegria grazie ad un personaggio che nonostante il male che lo affligge rimane il cinico omofobo di sempre, con tanto di battute sui gay e modi maschilisti così spontanei da rasentare una stupidità irriverente, oltre che, farvi riflettere su un argomento ancora assai delicato come l’AIDS.
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[+] una pellicola impegnata, densa, toccante.
(di antonio montefalcone)
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