ggmymovies
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sabato 1 febbraio 2014
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grandi attori per grandissimi temi
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McConaughey-Leto(-Garner) e AIDS-omofobia-lobby farmaceutica-sanità americana. Ecco la ricetta per un capolavoro.
Non si può non partire dallo straordinario Matthew McConaughey per commentare questo film. L'attore, alla prima candidatura all'oscar, ha indubbiamente cambiato passo negli ultimi tempi, passando dalle commediole americane con cui si è fatto conoscere (e amare) dalle fan di tutte il mondo, fino ad arrivare a fare l'Attore, per davvero. Il dimagrimento (23 kg) è solo la punta dell'iceberg di una performance eccezionale, fatta non solo di un racconto della malattia perfetta in ogni suo stadio (rifiuto, rabbia, angoscia, accettazione), ma anche di dialoghi densi di rabbia e fervore che, nonostante il doppiaggio prova a sminuire, lasciano lo spettatore a bocca aperto davanti allo schermo.
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McConaughey-Leto(-Garner) e AIDS-omofobia-lobby farmaceutica-sanità americana. Ecco la ricetta per un capolavoro.
Non si può non partire dallo straordinario Matthew McConaughey per commentare questo film. L'attore, alla prima candidatura all'oscar, ha indubbiamente cambiato passo negli ultimi tempi, passando dalle commediole americane con cui si è fatto conoscere (e amare) dalle fan di tutte il mondo, fino ad arrivare a fare l'Attore, per davvero. Il dimagrimento (23 kg) è solo la punta dell'iceberg di una performance eccezionale, fatta non solo di un racconto della malattia perfetta in ogni suo stadio (rifiuto, rabbia, angoscia, accettazione), ma anche di dialoghi densi di rabbia e fervore che, nonostante il doppiaggio prova a sminuire, lasciano lo spettatore a bocca aperto davanti allo schermo. I sipariatti con Jared Leto sono a dir poco brillanti e lo spazio per un doppio oscar c'è tutto. Infatti è l'intero cast a sembrare calzato a pennello per lo script, e Jared Leto non fa eccezione, anzi, e il breve ma intenso monologo davanti allo specchio (fatto più di movenze e sguardi che altro) ne è la prova.
L'altro ingrediente fondamentale di questa ricetta vincente sono le tematiche trattate. E come sono toccate. Infatti ciascun argomento viene centellinato alla perfezione, in modo da non lasciar lo spettatore con momenti di sovraffollamento tematico e altri di scarsa densità, ma è un costante miscuglio, che lascia l'audience sempre in attenzione massima. Infatti si parte dal racconto del Texas degli anni '80, pieno di odio e pregiudizi nei confronti di gay e AIDS, si aggiunge il difficile percorso di un malato neigli ospedali americani, tra scarsa professionalità e sperimentazioni-business, si passa attraverso la narrazione degli anni del boom dell'AIDS, con uno sfondo denso di burocrazia medica e pazienti-cavie. Ad ogni modo è la redenzione del 'rude e volgare texano omofobo' (Leto dixit) a difensore dei diritti del malato e dei gay a rimanere impressa nella testa di chi guarda. Infatti è netta e decisa l'evoluzione di McConaughey, tanto che quegli insulti di inizio film (che danno quasi fastidio dalla violenza con cui sono pronunciati) sembrano non poter provenire dalla stessa persona che litiga con gli amici(e con i dottori) per Jared Leto e che alla fine riesce anche a commuoversi.
Per trovare delle pecche a Dallas Buyers Club bisogna davvero usare la lente d'ingrandimento. Uno è proprio il titolo, forse. Infatti per il pubblico italiano medio vuol dire davvero poco, rischiando di rimanere vuoto e poco accattivante. Un altro è un parere personale che forse avrebbe dilungato troppo il film: sarebbe stato bello approfondire il tema del rapporto padre (yuppie) con il figlio gay (Leto), che viene solamente accennato in una scena e poi mollato lì. Ma sono sottigliezze. Il capolavoro rimane.
A chi non bastasse...è una storia vera.
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pisa93
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venerdì 31 gennaio 2014
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la voce della vita
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Ron Woodroof è il classico texano dedito alla vita dissoluta ed ai rodei, ma quando scopre di essere positivo all'HIV la sua vita cambia radicalmente.
Che cosa faresti se ti dicessero di avere solo altri trenta giorni di vita? Dallas Buyers Club cerca di dare una risposta a questa domanda, insegnando a vivere. Mai arrendersi, mai pensare che tutto sia perduto, perché ogni cosa potrebbe ancora cambiare. La voglia di vivere smuove le montagne e la speranza è un sentimento così potente che è in grado di mantenere in vita.
Il film trasmette queste grandi emozioni attraverso un cast d'eccezione.
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Ron Woodroof è il classico texano dedito alla vita dissoluta ed ai rodei, ma quando scopre di essere positivo all'HIV la sua vita cambia radicalmente.
Che cosa faresti se ti dicessero di avere solo altri trenta giorni di vita? Dallas Buyers Club cerca di dare una risposta a questa domanda, insegnando a vivere. Mai arrendersi, mai pensare che tutto sia perduto, perché ogni cosa potrebbe ancora cambiare. La voglia di vivere smuove le montagne e la speranza è un sentimento così potente che è in grado di mantenere in vita.
Il film trasmette queste grandi emozioni attraverso un cast d'eccezione. Matthew Mccnaughey ha perso venticinque chili per la parte e fa davvero impressione. Ai limiti dell'anoressia, riesce a fornire una grande interpretazione nei panni di un emaciato e sofferente malato, che non ha mai perso la voglia di vivere. La sofferenza di un uomo diventa il grido di battaglia di molti.
Dall'altra parte troviamo Jared Leto, che ha saputo reinventarsi e stupire con un'interpretazione "al femminile" davvero azzeccata. Il film affronta, infatti, il tema dell'omofobia e della transessualità, argomenti che sono ancora oggi discussi e dibattuti. La società texana che viene descritta disprezza entrambe le categorie, ma Ron sarà capace di superare i "credo comuni", riappacificandosi con una parte di se stesso.
Il film si costruisce e si snoda attraverso grandi tematiche ancora molto attuali, ma ci si rende conto che oltre al cast poco altro rimane.
La regia non è degna di nota e i fatti sembrano essere raccontati in maniera un po' troppo macchinosa. Solo gli attori riescono ad innalzare un film che altrimenti si trascinerebbe faticosamente verso un inevitabile finale.
In conclusione, Dallas Buyers Club è un film impegnato e potente, capace di far vivere grandi emozioni, ma a cui manca un po' di quella "verve" che serve ad entrare nell'Olimpo del cinema.
Ancora plauso al cast, che la sera del 2 marzo farà la parte del "leone" alla notte degli Oscar.
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thril.ler
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venerdì 31 gennaio 2014
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erbe cattive
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La gente di Dallas negli anni '70 , amava circondarsi di certezze. Nei giardini, fioriti e ben curati da parsimoniosi padri di famiglia,che marcavano i lunghi viali , non c'era spazio per la diversità. Le erbacce andavano estirpate prima che potessero diffondersi e compromettere lo splendore delle foglie di edera, fresche di lucidatura. Nei primi anni '70 Hiv e omosessualità erano i nomi scientifici delle gramigne più temute da tutti i giardinieri di tutto il mondo. Il diserbanti più utilizzati erano l'odio e la violenza sia fisica che verbale.
Ron Woodroof, interpretato da Matthew McConaughey, lavora da elettricista in un cantiere , arrotonda con i rodei,ama circondarsi di belle donne e non disdegna l'alcool e le droghe.
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La gente di Dallas negli anni '70 , amava circondarsi di certezze. Nei giardini, fioriti e ben curati da parsimoniosi padri di famiglia,che marcavano i lunghi viali , non c'era spazio per la diversità. Le erbacce andavano estirpate prima che potessero diffondersi e compromettere lo splendore delle foglie di edera, fresche di lucidatura. Nei primi anni '70 Hiv e omosessualità erano i nomi scientifici delle gramigne più temute da tutti i giardinieri di tutto il mondo. Il diserbanti più utilizzati erano l'odio e la violenza sia fisica che verbale.
Ron Woodroof, interpretato da Matthew McConaughey, lavora da elettricista in un cantiere , arrotonda con i rodei,ama circondarsi di belle donne e non disdegna l'alcool e le droghe. In maniera del tutto personale è innamorato della vita e vive ogni momento al massimo, senza lasciare briciole a chi sta dietro. Un pomeriggio,dopo un rodeo che non gli aveva dato grandi soddisfazioni, si risveglia su un letto di ospedale. Due dottori con le mascherine in volto gli comunicano di aver riscontrato valori anomali nelle analisi del sangue. Ron ha l' HIV e gli viene data una speranza di vita di 30 giorni. Mangiatore di donne,non ha mai avuto rapporti promiscui e il solo pensiero che la gente possa associare la sua malattia a una presunta omosessualità lo manda su tutte le furie. Incredulo , solo a mente fredda realizzerà che la causa dei suoi mali risiedeva nei rapporti sessuali non protetti. Inizia a sottoporsi alle cure palliative proposte dall'ospedale. Dosi giornaliere di AZT,antivirale creato per prolungare la vita dei malati di Aids ma ancora poco testato sugli uomini. . In realtà non è altro che l'ennesimo intruglio tossico che garantirà all'azienda produttrice un bel balzo del 12% sugli utili annuali, anche la comunità scientifica ne è a conoscenza. In ospedale conosce Rayon, interpretato da un Jared Leto che si dimostra decisamente a suo agio tra lustrini e parrucche. Rayon è un transessuale tossicodipendente affetto da AIDS.Dati gli scarsi risultati della cura Ron decide di tentare l'ultima carta a sua disposizione, va in Messico e inizia un trattamento a base di proteine e farmaci ,non approvato dalla comunità scientifica. I risultati sono sbalorditivi, i 30 giorni sono ormai passati e sono diventati 90. Ron è vivo, sta bene e decide di iniziare un business in Texas vendendo la proteina miracolosa ai malati di AIDS. Decide, quindi, di arruolare la tanto odiata Rayon. Il suo intento non è solo quello di fare soldi ma di aprire gli occhi alla gente malata. L'AZT , è tossico e distrugge le cellule, viene utilizzato solo perchè le industrie farmaceutiche hanno versato ingenti somme alla FDA(food and drug administration) la quale non intende indagare sugli effetti miracolosi della Peptide T. Con la malattia, Ron scopre il piacere di aiutare gli altri, il divertimento senza gli stupefacenti ma soprattutto l'inutilità del razzismo. Accoglie il transessuale Rayon e gli dà tutto l'aiuto possibile. Capisce di aver troppo poco tempo a disposizione per perdersi in forme di odio precostituite. “Bisogna eliminare ciò che ci corrode da dentro” dice Ron ai suoi pazienti. Dei 30 giorni rimane solo un vago ricordo. Ron Woodroof morirà nel 1992, ben sette anni dopo. Il regista,Jean-Marc Vallée, riesce a creare un contesto simbiotico per lo spettatore. Il caldo, l'afa e la secchezza degli scenari del Texas e del Messico accompagnano i veloci dimagrimenti dei protagonisti, gli improvvisi svenimenti, i ricoveri in ospedale e la lentezza dei loro corpi che leggeri e svuotati cercano di combattere un sistema sanitario grottesco. L'azienda farmaceutica aveva infatti occultato tutti gli studi che dichiaravano altamente tossico l'AZT, e continuava a somministrarlo solo per poter condurre dei finti test ai fini della commercializzazione. Questa volta i killer seriali non indossano passamontagna e giubbotti di pelle, bensi' giacche sartoriali, camicie appena stirate e cravatte personalizzate. Giardinieri della domenica e casalinghe perfezioniste prestate attenzione ai fiori che crescono nei vostri giardini, anche i più colorati, i più profumati potrebbero rivelarsi più dannosi delle tanto temute erbacce.
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(di hollyver07)
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gaiart
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venerdì 31 gennaio 2014
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cosa faresti se ti rimanessero 30 giorni di vita?
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COSA FARESTI SE TI RIMANESSERO 30 GIORNI DI VITA?
Da questa domanda claustrofobica parte il film. E, in effetti, poiché ognuno di noi pensa sempre di essere immortale, ogni tanto aiuta porsela. Se non altro per vivere meglio quello che abbiamo.
Di sicuro la mia risposta che, guarda caso coincide con quella del protagonista Ron Woodroof, (il dimagritissimo, quasi irriconoscibile Matthew McConaughey) è cercare di acquisire giorni in più.
Così, all’improvviso uno scopre che sta per morire. Il passaggio da una vita piena di eccessi con sesso, (non protetto), droga, rock and roll, a un Aids conclamato diagnosticato al protagonista, un cow boy elettricista texano, è brevissimo.
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COSA FARESTI SE TI RIMANESSERO 30 GIORNI DI VITA?
Da questa domanda claustrofobica parte il film. E, in effetti, poiché ognuno di noi pensa sempre di essere immortale, ogni tanto aiuta porsela. Se non altro per vivere meglio quello che abbiamo.
Di sicuro la mia risposta che, guarda caso coincide con quella del protagonista Ron Woodroof, (il dimagritissimo, quasi irriconoscibile Matthew McConaughey) è cercare di acquisire giorni in più.
Così, all’improvviso uno scopre che sta per morire. Il passaggio da una vita piena di eccessi con sesso, (non protetto), droga, rock and roll, a un Aids conclamato diagnosticato al protagonista, un cow boy elettricista texano, è brevissimo.
A Woodroof rimane, secondo i medici, un solo un mese di vita, ma egli riesce a rimanere vivo per 8 anni, cercando di curarsi da solo.
E quando non gli vengono forniti i farmaci che agiscono meglio, se li procura da solo in Messico o ovunque nel mondo: Israele, Giappone, Francia per andare contro la FDA, l’organizzazione americana che, in teoria, dovrebbe tutelare la salute dei suoi cittadini ma che, in realtà, maschera e protegge interesse economici giganteschi.
Dallas Buyers Clubnon è un capolavoro. In realtà è una storia forte, peraltro vera, che insegna molto e l'averla messa in luce ha di per sé dei meriti, al di là della sceneggiatura, della fotografia o delle riprese.
Quando la vita supera l’arte, ci sono in questo tipo di film degli insegnamenti forti, che è bene ricordare:
1) mai fidarsi delle case farmaceutiche
2) non essere omofobi
3) lottare per avere qualcosa, inclusa la propria vita
4) imparare ad amare anche chi è diverso da te
5) non mollare mai, anche a scapito di tutto quello che è contro
6) mai fidarsi del tutto dei medici
7) capire che sulla tua pelle ci possono mangiare in tanti…
e molto altro ma conviene trarlo da soli. Da vedere!
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(di hollyver07)
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idarte
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giovedì 30 gennaio 2014
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un film da oscar
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Per chi ha detto che l'applauso alla prima Roma sia stato tiepido bhe si sbaglia io c'ero.con questo aggiungo che a differenza di altri film sull AIDS ,qui non c'è mai quel pietismo un film verità giusto senza troppi fronzoli . Mi è piaciuta la re.gia la sceneggiatura e la sub lime interpretazione dei due personaggi principali . Mi spiace per i soliti disfattisti questo film avrà gli Oscar che merita!!!!!!
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meddows
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mercoledì 29 gennaio 2014
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due ottime interpretazioni non fanno un capolavoro
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Alla presentazione al Festival del cinema di Roma, Dallas Buyers Club raccolse molti buoni commenti (e anche un favoleggiato applausone a fine proiezione che in realtà era un timido applauso di 30 secondi) forte della sua storia e dei suoi personaggi. Adesso che i suoi protagonisti viaggiano diretti verso la notte degli Oscar, l'attesa per la sua uscita italiana sta creando isterismi che sarebbe bene tenere a bada perché, questo va detto fin da subito, Dallas Buyers Club non è il capolavoro che tutti stavamo aspettando. Non perché manchi di una certa forza drammatica che la storia vera comunque gli conferisce e non perché il regista (di cui ricordiamo il sottovalutato C.
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Alla presentazione al Festival del cinema di Roma, Dallas Buyers Club raccolse molti buoni commenti (e anche un favoleggiato applausone a fine proiezione che in realtà era un timido applauso di 30 secondi) forte della sua storia e dei suoi personaggi. Adesso che i suoi protagonisti viaggiano diretti verso la notte degli Oscar, l'attesa per la sua uscita italiana sta creando isterismi che sarebbe bene tenere a bada perché, questo va detto fin da subito, Dallas Buyers Club non è il capolavoro che tutti stavamo aspettando. Non perché manchi di una certa forza drammatica che la storia vera comunque gli conferisce e non perché il regista (di cui ricordiamo il sottovalutato C.R.A.Z.Y.) non sia abile nel dosare dramma e ironia come nella migliore tradizione hollywoodiana. Il vero limite del film sta nel perdere per strada molti degli elementi che vorrebbe raccontare: per questo alcuni personaggi finiscono con lo sbiadire più avanza la storia e per questo su alcuni aspetti tende a sorvolare perché finisce con il mettere troppa carne a fuoco che poi non riesce ad approfondire del tutto. In realtà, l'entusiasmo per il film nasce innanzitutto dalla sorprendente interpretazione di McConaughey (che fino a qualche anno fa nessuno riteneva essere un attore degno di nota), fisicamente ed emotivamente riuscita in quanto nel film egli stesso ha creduto per anni. Interpretazione che non sarebbe stata completamente vincente se non si fosse specchiata nell'altro grande protagonista della storia, il travestito interpretato da Jared Leto. Ma due buoni interpretazioni non fanno un grande film, così come non bastano a far dimenticare le sbavature della sceneggiatura, la mancata realizzazione di tutti i personaggi che ruotano intorno ai protagonisti e la regia troppo trattenuta nell'indagare un problema fin troppo attuale, quello della regolamentazione dei farmaci e della loro sperimentazione. Il rischio è che si tenda ad idolatrare chi ha fatto da sé, dato che il film ad un certo punto sembra dimenticare il contesto culturale e politico dentro il quale la vicenda si muoveva (l'omofobia e la percezione che dell'AIDS quella cultura omofobica trascinava). Tutto ciò non nuoce alla godibilità del film, all'affetto che si prova per i due protagonisti e per la loro vicenda, anche se sui titoli di coda rimane l'amarezza che si sia spinto troppo sul melodramma e troppo poco sull'aspetto politico.
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(di hollyver07)
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bastogne74
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martedì 28 gennaio 2014
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non capisco
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Ho apprezzato molto il film e non condivido affatto la recensione. E' chiaro lo squilibrio nel peso dei persoanaggi ed è, anzi, un brillante espediente per sottolineare l'egoismo di un uomo che fa quello che fa non per salvare il mondo, ma inizialmente neppure se stesso. Il concetto forte del film è proprio quello, il fatto di dare un contributo importante pur senza avere l'umiltà o la sensibilità per rendersene conto. Fra l'altro Jared Leto, una vera sorpresa, ha vinto tutti i premi possibili come miglior attore non protagonista e non certo per pietismo, ma perché interpreta con sensibilità impressionante una persona normale, profondamente umana, che tanta gente ignorante, a partire da woodruff, considererebbe con superficialità un freak.
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Ho apprezzato molto il film e non condivido affatto la recensione. E' chiaro lo squilibrio nel peso dei persoanaggi ed è, anzi, un brillante espediente per sottolineare l'egoismo di un uomo che fa quello che fa non per salvare il mondo, ma inizialmente neppure se stesso. Il concetto forte del film è proprio quello, il fatto di dare un contributo importante pur senza avere l'umiltà o la sensibilità per rendersene conto. Fra l'altro Jared Leto, una vera sorpresa, ha vinto tutti i premi possibili come miglior attore non protagonista e non certo per pietismo, ma perché interpreta con sensibilità impressionante una persona normale, profondamente umana, che tanta gente ignorante, a partire da woodruff, considererebbe con superficialità un freak. Forse quindi il ruolo non è tratteggiato così male come sostiene l'autore della recensione di mymovies.
Non capisco fra l'altro come mai con una recensione che è un massacro, abbia dato al film tre stelle... mah
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deborissimah
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domenica 26 gennaio 2014
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un vero egoista che lotta per tutto il mondo
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Un vero texano Ron Woodroof, un macho che fa un lavoro da uomo, che ha hobbies da uomini, che frequenta donne e donnacce e se la spassa con gli amici tra rodei, alcool e droga; un personaggio sporco, rozzo, uno di quelli che fregherebbero chiunque, anche gli amici. Eh no, non è certo il classico eroe buono il protagonista di questo capolavoro di film, ma più lo conosciamo, questo texano ben piantato nei suoi stivali, e più ci fa simpatia, finché la simpatia non diventa qualcosa di più e, anche se non diventerà un angelo, finiamo per stare dalla sua parte, perché è un vero combattente, perché è un vero eroe.
E' una storia vera quella raccontata in DALLAS BUYERS CLUB, la storia vera di Ron Woodrof, che nel 1985 scopre di avere quella che allora era ancora considerata "la malattia dei gay", l'AIDS, e a cui vengono concessi non più di 30 giorni di vita: "in tutta onestà" gli dice il medico "ci sorprende che sia ancora vivo".
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Un vero texano Ron Woodroof, un macho che fa un lavoro da uomo, che ha hobbies da uomini, che frequenta donne e donnacce e se la spassa con gli amici tra rodei, alcool e droga; un personaggio sporco, rozzo, uno di quelli che fregherebbero chiunque, anche gli amici. Eh no, non è certo il classico eroe buono il protagonista di questo capolavoro di film, ma più lo conosciamo, questo texano ben piantato nei suoi stivali, e più ci fa simpatia, finché la simpatia non diventa qualcosa di più e, anche se non diventerà un angelo, finiamo per stare dalla sua parte, perché è un vero combattente, perché è un vero eroe.
E' una storia vera quella raccontata in DALLAS BUYERS CLUB, la storia vera di Ron Woodrof, che nel 1985 scopre di avere quella che allora era ancora considerata "la malattia dei gay", l'AIDS, e a cui vengono concessi non più di 30 giorni di vita: "in tutta onestà" gli dice il medico "ci sorprende che sia ancora vivo". Ma Woodroof non si arrende e comincia la sua battaglia per sopravvivere il più a lungo possibile e i giorni da 30 diventeranno 2557.
Il viaggio comincia dall'abbandono di tutti i suoi amici e prosegue accanto a Rayon, essere a metà tra due mondi, che mai avrebbe pensato di potere avvicinare prima di allora, prima compagna d'affari, poi sempre più vicina, fino a diventare amica inseparabile. Oltre a raccontare la vicenda legale di Ron Woodroof, Dallas Buyers Club ci conquista soprattutto quando segue l'evoluzione di questo rapporto, raccontato per accenni, per piccolissimo movimenti, per sguardi e microespressioni da due attori che hanno sottratto la recitazione per diventare i personaggi che interpretano.
Leggendo le note di regia non stupisce trovare commenti di tutti quelli che hanno partecipato a questo film, è infatti evidente che una tale armonia si poteva raggiungere solo con un gruppo perfettamente affiatato, partendo dal sacrificio fisico di Matthew McConaughey e Jared Leto, dimagritissimi per rendere al meglio i rispettivi personaggi, proseguendo dalla scelta di girare solo con luci naturali e con una camera a spalla che seguiva i personaggi senza spegnersi mai, e ancora con tutte le maestranze, dagli scenografi, ai costumisti, ai truccatori, completamente ammaliati da questa storia, ognuno di loro con un motivo personale per contribuire a raccontarla; anche tutto questo ha fatto sì che il film sia il capolavoro che è, una bellissima storia umana raccontata quasi fosse un documentario, cercando di rispettarne al massimo la veridicità, ma anche l'emotività; la storia di una battaglia per la vita, contro interessi diversi da quelli di chi sta morendo, come capita troppo spesso, la storia di un'amicizia che va oltre i sentimenti di chi la sta vivendo, la storia di un uomo che partendo dall'egoismo ha combattuto per il mondo intero.
Consiglio: Imperdibile!
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blasiusack
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domenica 19 gennaio 2014
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mcconaughey e jared leto straordinari!
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Davvero un film bellissimo, destinato a portarsi più di una statuetta a casa ai prossimi Academy Award!
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claudiofedele93
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mercoledì 15 gennaio 2014
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mcconaughey e leto da oscar, ma il film solo buono
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Dopo lo storico The Young Vittoria, Jean-Marc Valée decide di portare sul grande schermo la storia del rude ed omofobo texano Ron Woodroof, al quale viene diagnosticato l’HIV.
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Dopo lo storico The Young Vittoria, Jean-Marc Valée decide di portare sul grande schermo la storia del rude ed omofobo texano Ron Woodroof, al quale viene diagnosticato l’HIV. Siamo nel 1986, gli anni in cui l’AIDS comincia ad entrare nella vita delle persone e presentarsi come la morte nera del ventesimo secolo. Wroodroof, a cui viene dato un solo mese di vita, decide di non seguire i consigli e le cure che i medici vogliono dargli e parte per il Messico, con la speranza di poter trovare una soluzione e vivere più a lui di quanto gli è stato profetizzato.
Valée nel raccontare la travagliata, quanto drammatica, esistenza di un uomo che da egoista, solitario ed omofo bo si ritroverà a lottare contro le case farmaceutiche, l’uso dei medicinali tossici per i pazienti e che farà dell’amore vero il prossimo, anch’esso condannato a vivere nella malattia e nel pregiudizio, un cardine fondamentale dell’esistenza, regala al pubblico un film che ha nei due interpreti principali il vero punto di forza e ai quali chiede molto sopratutto dal punto di vista fisico rendendoli quasi scheletrici. Basandosi su una vicenda realmente accaduta e girando una pellicola del tipo biografico seguendo i canoni del genere, l’autore di C.R.A.Z.Y. confeziona un film che, sebbene non vanti una sceneggiatura da Oscar, riesce a portare a casa qualcosa di inedito e convincente per certi aspetti. La storia, per quanto voglia alla fine esaltare e forse anche in modo un po’ ruffiano nel finale commuovere il pubblico, vede un Matthew McConaughey in perfetta forma, qui forse calato nella interpretazione della sua vita, per la quale decide di perdere ben 25 kg e reggere un interno film sulle spalle, dato che l’attenzione del regista si concentra quasi sempre di lui, mentre attori come Jared Leto attirano l’attenzione dello spettatore grazie al talento ed alla singolarità con cui sono rappresentati riuscendo benissimo a bucare lo schermo. Il frontman dei 30 Second to Mars è forse la vera rivelazione dell’intero lungometraggio, se consideriamo di fatto che questa rappresenti, nel bene o nel male, la consacrazione dell’attore McConaughey ormai definitivamente con la testa sulle spalle da quel Killer Joe di Friedkin.
Dallas Buyers Club non è di certo il miglior biopic di questi ultimi anni e nemmeno il più innovativo, tanto che potrebbe risultare, persino, in alcuni momenti un po’ lento e tirato per le lunghe, complice anche uno script a volte che punta un po’ troppo, sopratutto nel finale, in un percorso di redenzione (se non glorificazione) del protagonista e che cerca in modo astuto di commuovere gli spettatori. Eppure, a fronte di tutto ciò, la pellicola merita di essere vista, se non altro per assistere a due delle migliori performance che questo 2014 (sebbene il film sia stata girato nel 2013 e messo nei circuiti americani lo scorso anno) offre a noi tutti; Privo di ogni fascino, perfetto nelle vesti di un uomo che vuole essere padrone della sua vita, pieno di pregiudizi e odio vero il prossimo, McConaughey si consacra come uno dei (nuovi) migliori attori del momento dando il giusto tono drammatico al suo personaggio e la necessaria profondità, accompagnato da un Jared Leto che a sua volta convince e stupisce. Sullo sfondo di tutta questa vicenda, ci sono le critiche ad una società Americana che non cerca di aiutare i malati ma punta tutto sul guadagno ed il business e che prova ad affondare quelle persone che vogliono avere il pieno controllo delle proprie scelte, metafora che Valée rappresenta con unWroodroof a cavallo di un toro infuriato in un rodeo.
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